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Autore: floflo    17/04/2011    8 recensioni
Salve a tutti! Non pensavo che l'avrei mai fatto, ma è successo...Ho scritto la mia prima fanfiction!
La mia storia comincia dove le altre finiscono: è ormai assodato che i nostri beniamini Athos e Aramis (o sarebbe meglio dire Renèe) si amano, probabilmente convoleranno a giuste nozze eccetera, eccetera.
Ma vivranno per sempre felici e contenti?
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Aramis, Athos, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il feuilleton del feuilleton'
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1. Prologo





La tempesta sembrava essersi allontanata, le acque erano ancora agitate ma fortunatamente le nubi nere e minacciose col loro seguito di tuoni e fulmini, erano alle spalle.
Per il momento ce l’avevano fatta: la barca era salva e ora veleggiava verso porti più sicuri.

Certo non era stato facile per Athos e Renèe, all’inizio.

Era stata una decisione sofferta, ma necessaria.
Entrambi lo sapevano.
Perché aspettare ulteriormente?
La felicità sembrava a portata di mano, così vicina e allo stesso tempo così lontana per via di qeull’ultimo ostacolo, quel piccolo particolare talmente insignificante…
Era giunto il momento.
Dopotutto ne avevano il sacrosanto diritto.
Uscire allo scoperto come se niente fosse era impensabile!
Ma nemmeno sparire in quattro e quattr’otto, senza nessuna spiegazione, in questo modo avrebbero attirato su si loro la curiosità generale, assolutamente da evitare per quanto possibile.

I moschettieri come l’avrebbero presa?
Qualche insinuazione per la verità c’era già stata, ma dopotutto erano solo voci e maldicenze, nemmeno troppo fantasiose…, se solo avessero saputo come stavano veramente le cose…
Quando si dice che la realtà supera la fantasia!
Innanzitutto evitare lo scandalo, se la notizia avesse cominciato a circolare con troppa disinvoltura, c’era il serio pericolo di mettere alla berlina l’intero corpo dei moschettieri e addirittura l’ esercito francese!
Dovevano pianificare tutto con cura.

Il capitano de Trèville si era così trovato con una bella gatta da pelare, lui aveva buona parte della responsabilità: come aveva potuto accettare una donna travestita da uomo nel corpo scelto dei moschettieri del re di Francia?

Anni prima, si era interrogato a lungo sull’opportunità di mettere una fanciulla in mezzo ai suoi soldati, forse avrebbe dovuto prevedere sin dal principio che una cosa del genere sarebbe accaduta.
Tuttavia, all’epoca dei fatti, non gli era sembrata un’idea così balzana, Aramis era così determinata, aveva superato una durissima selezione, un ancora più duro addestramento, apparentemente sembrava essersi adattata perfettamente alla vita militare e non aveva mai creato problemi di nessun genere.
Perchè no?
Si era detto Trèville, in fondo non ci vedeva niente di male, e aveva deciso di correre il rischio, assumendosene tutte le responsabilità.
Lui, dopotutto, era un soldato avvezzo a rischiare in qsualsiasi circostanza.
Ora però si era trovato davanti al fatto già compiuto e di questo si rammaricava: se solo se ne fosse accorto prima, avrebbe potuto fare qualcosa…, già ma cosa?
Come se si potesse decidere intervenire sui sentimenti altrui!
Nemmeno lui che era Capitano dei moschettieri avrebbe potuto impedire che la ragazza si innamorasse di un suo commilitone.

Che pasticcio! Che disastro! Perdere due dei suoi migliori soldati in un colpo solo!
Questa sembrava essere la sua preoccupazione maggiore.
Altro che scandalo, altro che dicerie!

Se almeno Athos avesse accettato di rimanere…, anche se poi restava il problema di Aramis, dove l’avrebbe collocata?
No, no, troppo complicato.
Già aveva visto l’imbarazzo di quei pochi giorni dopo la rivelazione nel loro comportamento, i loro sguardi che si cercavano e allo stesso tempo che ritraevano, e poi di nuovo che si cercavano…, nel tentativo di dissimulare avrebbero certo finito per dare ancora più nell’occhio.

A malincuore si vedeva costretto a congedarli entrambi, prima uno e poi l’altro, liquidare la faccenda senza dargli apparentemente troppo peso, era il modo migliore per chiudere la partita senza troppo clamore e mettere a tacere le voci.
Avrebbe inventato qualche scusa qualsiasi, il re non avrebbe avuto niente da ridire, e se andava bene a lui, nessuno avrebbe obiettato.

A qualcuno tuttavia Athos e Renèe qualche spiegazione in più dovevano darla: Porthos.
Con D’Artagnan era stato semplice, lui conosceva già parte della verità, ma il gigante buono come l’avrebbe presa?
Aveva già capito tutto o sarebbe caduto dalle nuvole?
Si sarebbe sentito tradito, o sarebbe stato comprensivo?
Solitamente il grosso moschettiere era un tipo di buona compagnia, non si faceva mai mancare un buona e abbondante cena o una partita alle carte o a dadi con qualcuno dei suoi compagni d’armi, forse qualche voce gli era già giunta all’orecchio…, anche se non ne aveva accennato minimamente ai due interessati.
Dopotutto Porthos amava sì fare baldoria, ma sapeva anche all’occorrenza badare ai propri interessi senza fare troppe domande, e aspettava semplicemente di vedere l’evoluzione della faccenda.

E infatti Porthos non si smentì nemmeno stavolta, alla rivelazione non si scompose più di tanto, si fece quattro grasse risate dispensando sonore pacche sulle spalle a tutti, infine tagliò corto aggiungendo:

- Non dovete spiegazioni a nessuno ragazzi, i vostri amici non ne hanno bisogno mentre i nemici non vi crederebbero comunque.-(1)

Nessuno dei presenti poteva immaginare che il “vecchio” Porthos fosse capace di una tale profondità di pensiero, soprattutto dopo averlo visto in azione in qualche rissa, bettola, bordello, bisca e altre amene circostanze.

Sistemate le ultime formalità, la prima a congedarsi sarebbe stata Renèe.
Trèville ritenne fosse meglio fare sparire la pietra dello scandalo nel più breve tempo possibile, anche perché stranamente negli ultimi giorni era sembrata diversa, pensierosa, come se avesse la mente altrove.
A cosa stava pensando?



(1) la frase è una citazione di un filosofo e scrittore statunitense Elbert Hubbart.













   
 
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