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Autore: Karin_    17/04/2011    5 recensioni
Una gita, 4 giorni a Torino.
Ispirata alla mia gita, non so nemmeno io cosa potrebbe accadere...
[Possibile, spero di no, OOC]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Giorno 1.
Prima Parte.
-Senz e te nun pozz sta'..pkke' tu m'appartieeeeen..
pkke' m piac tuuu..senz e te nun pozz sta' te voglio troppo beenee..-
-MA BASTAAA!-
Urlarono tutti all’unisono, dentro quella camionetta ormai intasata dal fetore del sudore.
Dannazione, 10 ore in un pullman erano troppe, senza contare il mal di testa procurato da Fine e Tio che cantavano a squarciagola le canzoni napoletane.
L’autobus, o come lo chiamavano i “profughi” che vi erano all’interno, Barbiebus, per via del pugno nell’occhio che dava quel colore rosa shokking dell’esterno, si stava dirigendo verso Torino.
“Si, come no, attraversando prima il Pacifico e girando poi per le Filippine…”
La turchina non faceva che pensarlo da quando erano partiti, dalle 6.15, fino a quel preciso istante, 21 in punto, ed erano ancora in viaggio.
Aveva visto persino una vecchia carretta fumeggiante andare più veloce di loro, mentre riecheggiava come un sottofondo qualche canzone di Gigi D’Alessio.
-SI PUTESSE VEDE NAPULEEEE…-
Non ne poteva più.
-E si bravi, andate a vedere Napoli… andate, andate.- fece in tono sarcastico Rein alla sorella.
-Ma Reeeein! Tu non comprendi il valore della musica napoletana!!- le rispose la rossa.
Potevi dirle qualunque cosa, ma solo a toccarle la sua musica, iniziava a fare i capricci come una bambina piccola.
-Se vuoi essere sparata a vista appena arriviamo a Torino continua pure.- ironizzò il ragazzo seduto accanto a Rein, nonché suo migliore amico fin da quando erano piccoli.
Si chiamava Bright, aveva i capelli dorati come il grano e le iridi cremisi come il fuoco.
Davvero un bel ragazzo…
E pensare che la turchina aveva persino una cotta per lui, da piccola.
Invece il biondo aveva mirato sempre più su un colore più accesso…
Peccato che, “il colore più acceso”, non si fosse ancora accorto di nulla.
-Non è vero! Tutti riconoscono la bellezza del napoletano!- replicò Fine -Com’è che tutti lo sanno-Tranne te!- cantò l’ultima parte Tio, che era intento ad ascoltare l’omonima canzone.
I due si misero a ridere.
Dopo altre 2 o 3… DECINE di canzoni, si decisero a smettere, e non perché fossero arrivati all’albergo, ma semplicemente perché erano intenti a sgranocchiare di nascosto dal controllore del pullman, qualcosina da mangiare.
-Meno male…Hanno la bocca impegnata ora.- disse Bright alla turchina, che però rispose con un semplice “già..”.
Era intenta a guardare le luci sfavillanti di Torino, sembrava magnifico in confronto a quelle quattro candele che c’erano nella sua città, che tra l’altro funzionavano anche male, la mattina erano accese, mentre di notte spente.
Per Rein che nemmeno voleva andare in gita, quella vista cambiò ogni cosa, sembrava tutto avere un ritmo frenetico, e per una ragazza che amava lo shopping, la visione di tutti quei negozi di alta moda, sebbene chiusi, era come il pass per il backstage del Paradiso.
Peccato che la vista dell’albergo non fu altrettanto soddisfacente…
-Soddisfacente!? E’ piccolissima!- protestò la turchina appena entrò nella sua stanza, la 209.
Era una tripla, con tre letti singoli, tutti appiccicati per farceli entrare, ma nemmeno le camere degli altri erano meglio.
I maschi si erano ritrovati tutti con i letti matrimoniali, e alcuni con quelli a castello.
Gli unici fortunati erano i professori, che se l’erano cavati con una singola enorme confrontata alle altre camere.
-Oddio, soffro di claustrofobia…-
Altezza non era abituata a spazi così piccoli, la sua camera forse era grande quanto l’albergo, per questo non fece altro che protestare tutta la sera con i professori, e minacciandoli di fargli causa perché avevano promesso “un hotel a 4 stelle, e non una topaia come quella!”.
Lione invece, si sistemò con calma sul proprio letto, quello accanto a Rein, e iniziò a svuotare la valigia.
-Altezza è sempre così polemica… Io non avrei la faccia tosta come lei...- commentò Lione, mentre si stava già apprestando a mettere il pigiama.
Era carino, arancione con la testa di un leoncino tenero che spiccava sulla pancia.
Rein si sedette con un tonfo sul letto.
-Si vede che l’anno scorso non è venuta a Capracotta, le camere erano oro in confronto, però il cibo…-
Fece una faccia disgustata.
Non si era mai lamentata molto dei posti in cui andava, però lì si era pur ritrovata  una ciocca di capelli nel piatto.
Senza contare che le bottiglie d’acqua, che erano di plastica, non venivano cambiate quando finivano, ma il giorno dopo venivano solo riempite con l’acqua del rubinetto.
-Già, e chi se la scorda più la colite al ritorno!- ridacchiò l’amica.
Dopo fragorose risate al ricordo di quella gita, tanto bella quanto… “sporchina”, ci furono alcuni attimi di silenzio.
Lione riprese poi a parlare.
-Tu non ti metti in pigiama? Altezza tornerà presto.- chiese squadrandola e vedendo che si era cambiata, ma con altri vestiti.
-Pigiama!? Io stasera vado all’avventura! Faccio una prima ispezione della città!- rispose ammiccando e prendendo la borsa.
-Ma sei pazza!? Ti scopriranno! E poi vuoi andare in una città che non conosci, da sola, di notte…Non è pericoloso?-
La turchina fece finta di pensarci un secondo, ma per lei, che aveva bisogno di adrenalina, questa era solo una spinta in più.
-Nha, vedrai che andrà tutto bene. Se nessuno dice niente…- la guardò di sottecchi con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono.
-Ah no, no! Te lo scordi! Lo vado a dire subito ai professori! Non posso lasciare che tu corra un simile pericolo!-
Il sorrisetto si allargò ancora di più.
-Diarrea. Esplosiva. Multisala.-
-…Okay sto zitta.-
Lione si chiuse immaginariamente la bocca con una zip, poi con il lucchetto e fece finta di buttare la chiave dalla finestra.
-Così mi piaci.- le fece l’occhiolino. -Non ti preoccupare tornerò prima delle 4.-
L’amica annuì, mentre Rein salutando con un ultimo cenno della mano, si calava dalla finestra, cosa che le risultò facile dal primo piano.
Uscendo dall’albergo e facendo attenzione a non farsi notare dalle inesistenti telecamere, giocando a fare la spia, raggiunse il centro di Torino, dove erano aperti innumerevoli pub e discoteche.
L’aria era freddina, la tentazione di infiltrarsi c’era, e l’avrebbe fatto se non fosse stato per la lunghissima fila davanti ognuno di quei locali.
“Certo che la movida non c’è solo in Spagna…”
Ignorando l’istinto che le diceva di coprirsi, guardava estasiata le vetrine dei negozi, tra i quali risaltavano gli abiti da sposa.
Dio quanto avrebbe desiderato provarne uno.
Poi adocchiò una gioielleria, una di quelle dove una pietra, grande quanto una capocchia di spillo costava più della sua casa.
Se non fosse stata sicura che l’arietta la stava congelando, avrebbe pensato che quella cosa che le scorreva dalla bocca fosse bava, come quella di Fine quando adocchiava qualcosa da mangiare.
Mentre continuava a lustrarsi gli occhi con perline e stoffe, continuò a bazzicare per le strade, arrivando sempre più nel cuore della città, fino a perdere l’orientamento.
Forse non l’aveva mai avuto.
All’improvviso l’aria divenne come speziata, e ad un tratto sembrò divenire anche più calda, come una folata di scirocco in pieno inverno.
Si sciolse, quando sentì uno dei suoi profumi preferiti, seppur da uomo, PlayBoy.
Il tono di quella voce con il quale furono pronunciate quelle parole sembrava caldo come il cioccolato e le parole irritanti allo stesso tempo come il peperoncino.
Non c’era accoppiata più interessante.

“Ti sei persa, ragazzina?”
 

 
 



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Angolo Karin:
eccomi qui con una nuova fic ispirata alla mia gita con la scuola a Torino, lo so, lo so, è strana xD
Spero piuttosto di non scandalizzarvi in seguito, e grazie a chi mi seguirà, se ci sarà qualcuno...



  
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