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Autore: SailorMercury84    17/04/2011    16 recensioni
Piccola shot su Morea e l'amore...
Dopo un pranzo con le amiche, Morea si dirige verso casa, mentre inizia a piovere. Durante il percorso incontrerà una persona a lei cara...
Tratto dalla storia:
"Grazie amiche mie. Voi avete sempre una buona parola per me, e mi fate sempre sorridere. A volte penso che la mia vita sia vuota, il mio unico ruolo è quello di essere una guerriera e proteggere la principessa, ma quando sono con voi, capisco che non sono sola, che la mia vita non è poi così vuota."
Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Makoto/Morea
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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La principessa di Giove.
 
 
 
Mi guardo allo specchio, quest'abito nuovo che ho comprato con Marta mi sta bene!
Tutto sommato mi reputo carina, e non sopporto il fatto che io venga allontanata per la mia altezza e per la mia forza. I ragazzi mi considerano mascolina, ma io in realtà sono sensibile e femminile come tutte le altre ragazze. Possibile che non riesca ad incontrare la mia anima gemella?
I ragazzi mi hanno sempre fatta soffrire... ogni volta è sempre la stessa storia:
 
" Morea, non piace stare con una ragazza più alta di me!"
 
Bla bla bla!!! Sciocchi ragazzi!
Beh, ora non voglio farmene un cruccio, adesso ho ben altro a cui pensare: il pranzo che devo portare al tempio per me e per le mie amiche! Loro sì che apprezzano le mie qualità, e apprezzano anche la mia forza!
 
 
Con dedizione, Morea preparò un pranzetto succulento per le sue amiche, poi uscì di casa con il suo nuovo abito color smeraldo, e si recò al tempio dove le ragazze l'aspettavano. Non appena arrivò davanti alle scalette del luogo di culto, una ragazza bionda, con dei codini lunghissimi, le si avvicinò zompettando entusiasta e con gli occhi a forma di cuore, dandole sbadatamente una botta sulla mano che reggeva i contenitori con il cibo:
 
 
- Bunny attenta, così mi fai cadere i pacchetti del pranzo! - 
 
- Mmm che odorino! Morea che cosa ci hai portato oggi di buono? Sniff sniff... mmm sento odore di torta alle fragole... mmm e poi mi sa che hai preparato anche la zuppa di miso vero? Yaaaaaaaah quanto dobbiamo aspettare per mangiare? Io ho fameeeeeeeee!!! AHIA!!! -
 
La padrona del tempio, Rea, aveva tirato uno zoccolo sulla testa della povera Bunny:
 
- Insomma, vuoi smetterla di fare la bambina capricciosa Bunny? Lascia entrare Morea, forza! -
 
La bionda replicò, passandosi una mano sul bernoccolo dolorante causato dall'impatto con lo zoccolo:
 
- Ma uffaaaaa, perché sei sempre così cattiva Rea? Se continui così rimarrai a vita una sacerdotessa - zitella acida! -
 
- Cos'hai detto?!? Ripetilo se hai il coraggio, testa di odango!!! -
 
Iniziò una rissa fra le due che si facevano linguacce e si tiravano i capelli, assumendo delle smorfie a dir poco comiche per chi le guardava, così Morea,  iniziò a ridere, evitando di far avvicinare le sue amiche confusionarie, ai suoi pacchetti. Un attimo dopo, Amy e Marta, uscirono dal tempio, raggiungendo le altre. Amy si avvicinò con un sorriso alla cuoca:
 
- Morea dammi qualche pacchetto, ti aiuto a portarlo dentro! -
 
- Sei gentile Amy, grazie! -
 
Intanto, Marta osservò:
 
- Caspita Morea, questo vestito ti sta benissimo! Hai fatto bene a seguire il mio consiglio vedi? Ma ti pare che io, la dea della bellezza, non ti dessi un buon consiglio su un capo d'abbigliamento? Io sono la moda in persona cara mia! -
 
La ragazza accennò un sorriso, e si diresse verso la stanza di Rea per posare i contenitori.
Morea, Amy e Marta, apparecchiarono la tavola, scoperchiando quei contenitori, pieni di profumate prelibatezze.
 
- Ragazzeeeeee, a tavolaaaa!! -
 
Gridò Marta alla miko e alla bionda. Le due entrarono in stanza con i capelli arruffati, le guance graffiate e l'aria distrutta. Amy si rivolse alla sacerdotessa:
 
- Rea, mi meraviglio di te! -
 
La mora arrossì, e indicò Bunny con l'indice:
 
- E' tutta colpa di questa zucchina lessa con gli odango al posto del cervello! Mi dispiace Amy! -
 
Ovviamente Bunny replicò:
 
- Zucchina lessa a me? Ma ti sei vista, sembri una oni* per quanto sei cattiva!!! -
 
Stava di nuovo per nascere una ressa,  quando Morea le fermò:
 
- Adesso basta ragazze! Il pranzo è servito, venite a mangiare! -
 
Il silenzio regnò sovrano, interrotto solo da mugolii di apprezzamento, verso quelle pietanze gustose e deliziose. 
 
- Morea sei fantastica! -
 
Affermò Bunny con la bocca piena e gli occhi chiusi a mezza luna, con aria soddisfatta.
 
- Già, sei una cuoca eccezionale! -
 
Aggiunse Rea con gli occhi che le brillavano di fronte agli onigiri** di salmone.
 
Arrivò il momento del dolce, e Morea tagliò delle fettine di torta alla crema di fragole, che servì poi ad ognuna delle commensali. Di nuovo silenzio e un tacito assenso che aleggiava nell'aria, insieme al dolce profumo della torta.
 
Poi Marta, con la panna agli angoli della bocca esordì:
 
- Morea perchè non ti apri una pasticceria? Sei così brava a fare i dolci! -
 
La ragazza arrossì:
 
- Chi, io? Ma dai, sono solo dolci fatti in casa, non so se sarei capace di portare avanti un laboratorio! -
 
- Secondo me dovresti provarci. -
 
Le disse Amy, inifilando in bocca un cucchiaino colmo di pan di spagna e crema rosata di fragole.
 
Morea era stupita:
 
- Dici? Ma... io non so se sarei in grado... -
 
- Certo che lo saresti! - 
 
Le sorrise con dolcezza, la ragazza dai capelli blu.
 
Le altre amiche annuirono altrettanto sorridenti, e Morea provò una sensazione di calore nel cuore.
 
"Grazie amiche mie. Voi avete sempre una buona parola per me, e mi fate sempre sorridere. A volte penso che la mia vita sia vuota, il mio unico ruolo è quello di essere una guerriera e proteggere la principessa, ma quando sono con voi, capisco che non sono sola, che la mia vita non è poi così vuota. Sì, soffro per la mancanza di un amore al mio fianco, vorrei tanto che almeno un ragazzo si accorgesse di me, eppure mi sento sempre rifiutata. Ma voi invece, mi fate sentire apprezzata e mi dimostrate costantemente il vostro affetto! Ho deciso, quando tornerò a casa, preparerò dei biscotti personalizzati, con ognuna delle vostre facce impresse nella pastafrolla. "
 
Dopo il pranzo, ogni ragazza si recò a casa propria.
Morea distava ancora un venti minuti da casa, e guardò il cielo grigio preoccupata, poichè a momenti sarebbe arrivata la pioggia, poteva respirarlo nell'aria che sapeva di terra bagnata. Così, la  ragazza affrettò il passo, abbassando il viso per proteggersi dal vento che aveva iniziato a soffiare violentemente. Intanto una, due, tre gocce le bagnarono la fronte e capì che stava iniziando un temporale.
Nemmeno il tempo di pensarlo, che iniziò a diluviare. Mancava ancora un quarto d'ora prima che potesse entrare in casa propria, e le strade che la conducevano alla dimora, di certo non l'aiutavano,visto che erano deserte, solo con case circondate da giardini e nessun negozio presente. Non aveva di che ripararsi, ed iniziava a sentire freddo, tra la pioggia che le bagnava il suo vestito smeraldo, e il vento che le schiaffeggiava il volto.
Con gli occhi semi chiusi per evitare i colpi del vento, Morea urtò contro qualcosa, o contro qualcuno. Eh beh si... doveva essere proprio un qualcuno, piuttosto che un qualcosa, visto che egli tuonò:
 
- Hey, fai un pò d'attenzione! -
 
Morea aprì gli occhi, e il cuore smise di batterle per un secondo:
 
- Cia... ciao Moran! -
 
Il ragazzò la guardò stupito:
 
- O cavoli, Morea sei tu! Mi dispiace di averti parlato in quel modo, ma non ti avevo vista bene, dal momento in cui avevo gli occhi semi chiusi per via del vento! -
 
La giovane arrossì e con tono imbarazzato rispose:
 
- Già, non ti avevo visto nemmeno io per lo stesso motivo! -
 
" Cavolo, perchè dovevo incontrarti proprio qui? Dopo che mi hai spezzato il cuore mettendoti con Reika, come puoi parlarmi con tanta naturalezza, come se niente fosse? Non avrei mai voluto rivederti... tu sei come tutti gli altri, anche se non me lo hai mai detto chiaramente, io lo so cosa pensi di me, io non ti piaccio vero? Eppure io te lo avevo fatto capire che provavo qualcosa per te... ma questa ragazza alta e forte, come può attirare un uomo che cerca una donna femminile e aggraziata? Eppure sai Moran, anche io lo sono in fondo... anche io sono femminile... e ho la delicatezza nel cuore, cosa che tu non hai avuto per me. Basta, non voglio più vederti!"
 
Morea fece per andarsene, senza pronunciare alcuna parola, ma Moran la fermò:
 
- Aspetta, dove vai senza ombrello? Non vedi che ti stai inzuppando tutta? Dai, ti accompagno fino a casa, il mio ombrello è abbastanza grande per ripararci entrambi. -
 
- No! No... non è il caso, e poi ormai sono già fradicia, l'ombrello non mi serve a nulla... -
 
- Già, ma non mi sembra bello che continui a prendere altra acqua, e poi stai morendo di freddo, tieni... -
 
Moran si tolse la giacca, per posarla sulle spalle di Morea che batteva i denti dal freddo.
Il ragazzo rimase colpito, notando quell'abito verde che fasciava il corpo di lei, lasciandone intravedere tutte le curve, visto che ormai le si era appiccicato alla pelle a causa dell'acqua... e capì che forse Morea, non era poi così mascolina come aveva sempre pensato. In fondo, quella ragazza sempre sorridente, protettiva e gentile, gli era sempre piaciuta, ma non aveva mai avuto il coraggio di farglielo capire, il perchè non lo sapeva nemmeno lui... o forse si. Poi però era arrivata Reika, e tutto era cambiato, così  dimenticò per sempre quella ragazza dagli occhi verdi. O almeno, fino a quel momento, in cui era riapparsa nella sua vita.
Moran tornò alla realtà allontanandosi dai suoi pensieri, solo quando vide che Morea se ne stava di nuovo andando, porgendogli la giacca con aria arrabbiata:
 
- Tieni, non mi serve grazie. Adesso vado, o mi prenderà un accidente. -
 
- Nemmeno per sogno! -
 
Il ragazzo le poggiò nuovamente la giacca sulle spalle con prepotenza, poi la cinse con un braccio e con l'ombrello che riparava entrambi, iniziò a correre verso casa di lei.
Morea sembrava quasi non capirci nulla, e si lasciò guidare da lui, correndo al suo fianco, stretta nel suo abbraccio.
 
"Ma cosa succede? Perchè adesso fai così? Dio, Morea calmati! Santo cielo, ho il cuore a mille, perché?! Perché di nuovo questa sensazione quando sono con lui? Credevo di averlo dimenticato ormai! Perché sono sono così stupida? Di cosa voglio illudermi ancora?"
 
Nel frattempo un lacrima le rigò una guancia, confondendosi con le gocce d'acqua che le scendevano dalla frangia ormai zuppa.
Arrivarono davanti  casa, ormai anche Moran era gocciolante, nonostante l'ombrello che evidentemente non era poi così grande da riparare due persone come aveva pensato.
 
Morea si allontanò frettolosamente dal ragazzo, e con aria imbarazzata, incrociò le braccia davanti al petto come per coprire le sue forme messe in evidenza dal vestito bagnato. Poi si rivolse a quegli occhi chiari:
 
- Grazie... -
 
- Prego... Morea ascolta... -
 
- Sei fradicio anche tu adesso. Se vuoi puoi entrare per asciugarti. -
 
Disse queste frasi tutte d'un fiato con aria di sufficienza e voltandosi in direzione della porta per non guardarlo in faccia.
Una volta dategli le spalle, la ragazza strizzò gli occhi pensando:
 
" Ma cosa ti salta in mente adesso? Perché lo hai invitato ad entrare? Continui a fare la stupida, Morea! "
 
Nel frattempo, la giovane inserì la chiave nella toppa per aprire la porta, mentre Moran la seguiva silenziosamente dentro casa.
Morea era taciturna, e lui, per rompere il silenzio iniziò a fare dei discorsi di circostanza:
 
- Bella casa sai? Queste pareti verdi, sono rilassanti per gli occhi... -
 
- Già. -
 
Così gli rispose lei, mentre si scioglieva i capelli, provocando una strana sensazione nel petto di Moran, che continuava a fissarla come rapito, finchè lei non proseguì:
 
- Se vuoi, posso darti uno dei maglioni che uso per casa, di solito li uso larghi per stare comoda, dovrebbe starti bene. Te ne metto uno pulito nel bagno, e poi ti lascio un asciugamano sul bordo della vasca. Il phon è nel secondo cassetto sotto al lavandino... -
 
- Va bene... grazie. -
 
Morea continuava a non guardarlo in faccia, anche se stava facendo un enorme sforzo per non farlo. Era attratta da lui, ma ormai con Moran, era una storia chiusa, e poi ormai era fidanzato con Reika.
 
"Non devi guardarlo Morea, non devi guardarlo. Se per sbaglio incontrassi i suoi occhi, capirebbe tutto. Capirebbe che dentro di te provoca ancora delle sensazioni indescrivibili, e lui adesso è fidanzato. E non merita il tuo cuore... "
 
 
Mentre Moran era in bagno ad asciugarsi i capelli, la ragazza indossò una lunga vestaglia di raso verde, e si cimentò ad impastare una pastafrolla fatta con farina di cocco che emanava un buon profumo, in attesa di potersi asciugare anche lei i capelli.
Sobbalzò poi, sentendosi una mano sulla spalla, e si voltò verso Moran che le disse, quasi in un sussurro:
 
- Grazie... io ho fatto, se ti serve il phon puoi andare... -
 
Lei non disse nulla, ed evitando il suo sguardo, si diresse verso il bagno.
In quei dieci minuti, Moran scrutò tutto di quella cucina: la saliera a forma di mucca, proprio come la zuccheriera e i mestoli; le mattonelle color salmone chiaro, gli utensili ben allineati su dei ganci attaccati al muro. Ma soprattutto, quella cucina profumava di dolci: profumava di cioccolato, di cocco, di vaniglia, di cannella... "Chissà di quale fra questi odori, saprà la pelle di Morea... oddio Moran, ma sei impazzito?!". Il ragazzo si portò una mano sulle labbra, pensieroso e preoccupato. "Perchè Morea mi fa questo effetto? Dio mio... sono un idiota! La mia paura di stare al fianco di una guerriera Sailor, mi ha fatto perdere l'occasione di amarla fino in fondo... fino a dimenticarla. Sono stato io ad allontanarla, è solo colpa mia, sono un vigliacco! Non dimenticherò mai quella volta in cui la vidi trasformare sotto i miei occhi... lei non sapeva che io ero lì ad osservarla... e mi sono impaurito... proprio come un codardo! Ben ti sta Moran, se adesso lei ti tratta in questo modo, te lo sei solo meritato! "
 
Il ragazzo fu distratto da alcuni rumori, e si girò verso la porta della cucina dove vide quella ragazza, la guerriera di Giove, con i capelli sciolti e la sua vestaglia verde... era splendida, e lui non potè fare a meno di ammirarla con la bocca semi aperta, sentendosi gli ormoni a mille.
Dal canto suo, Morea provò una stretta al cuore, un calore forte al centro del petto, notando lo sguardo di lui... poi abbassò gli occhi arrossendo:
 
- Beh, che hai da guardare? Non hai mai visto una vestaglia verde? Senti, adesso dovrei preparare dei biscotti, se non ti spiace, vorrei restare sola. Se vuoi domani ti faccio riportare il maglione da Bunny, al Crawn. -
 
Ma lui non voleva andarsene, aveva voglia di scoprire quale fosse il sapore della pelle di quella donna che gli sconquassava l'anima.
 
"Morea di che sapore è Giove? Sa di cocco? Sa di cioccolato?"
 
Con questi pensieri, il ragazzo si avvicinò a lei; aveva una gran voglia di lasciarsi andare, e le poggiò le mani sulle spalle, cercando il suo sguardo. Poi però pensò a lei: Reika. Non poteva, non voleva farle del male. Ma allora perchè Morea gli faceva provare quelle sensazioni? Perchè adesso come allora, provava desiderio, attrazione e soprattutto un sentimento indefinito nel cuore, alla vista di quella ragazza dagli occhi verdi? Non lo sapeva, non sapeva perché lei gli facesse quell'effetto, che nemmeno con Reika aveva mai provato. Reika era desiderabile e attraente, a lui piaceva da impazzire... ma non gli faceva provare anche quel forte calore nel petto, non sentiva quelle sensazioni che si facevano largo sempre di più nel suo stomaco, nel suo cuore. Non come quando vedeva Morea.
 
Lei si distanziò velocemente dal ragazzo con aria preoccupata:
 
- Vattene! -
 
- Morea, io... -
 
- Va' via! -
 
La ragazza si voltò dandogli le spalle, per nascondere quelle lacrime di dispiacere che non sapevano di dolce, ma sapevano di amaro fiele.
 
"Moran, cosa diavolo vuoi da me? Prima mi ci fai credere e poi da un giorno all'altro mi eviti fino a fidanzarti con un'altra. Adesso piombi di nuovo nella mia vita e mi fai soffrire ancora... perché? Io non ti ho mai dimenticato in fondo, e tu comportandoti in questo modo, non fai altro che peggiorare la situazione! "
 
 
Moran, nonostante non avesse alcun diritto di sentirsi ferito da lei, si sentì infrangere il cuore.
 
"Perché? Perché mi fai questo effetto? Ho voglia di stringerti a me, di baciarti, di assaporarti... No, io non me ne vado! E adesso ti dirò tutta la verità!"
 
Morea tratteneva singhiozzi, e il ragazzo notò che le sue spalle si muovevano in piccolo sussulti.
Non ne poteva più di reprimere i suoi veri sentimenti, si odiava per essere stato un vigliacco, e voleva almeno essere sincero per una volta, con lei. 
La strinse da dietro in un abbraccio, e portò le sue labbra vicino all'orecchio di lei, che non oppose alcuna resistenza questa volta, consentedogli di sussurrare:
 
- Mi dispiace Morea... sono un codardo, la colpa è solo mia. Mi sono spaventato perché ho scoperto la tua vera identità, e avevo paura di stare al tuo fianco, subendo delle guerre tanto più grandi di me. Ma... -
 
Deglutì e finì il discorso tutto d'un fiato:
 
- ... se... se tu lo vorrai, io... vorrei essere accanto a te adesso. Non voglio più avere paura di una guerra, perché ho più paura di dover rinunciare a te e ai miei sentimenti. Questo l'ho capito solo adesso... perdonami. -
 
Morea si girò verso di lui, avrebbe voluto anche lei lasciarsi andare e baciarlo, ma con le lacrime agli occhi, lo schiaffeggiò.
 
Moran si portò le dita sulla guancia arrossata per il colpo ricevuto e la guardò con occhi lucidi, poi sorrise:
 
- Ho capito... hai ragione tu... adesso me ne vado... -
 
La guerriera di Giove sentì i battiti accelerare e gridò:
 
- Tu sei fidanzato!!! Quante donne ancora vuoi far soffrire eh? Io... io... -
 
Gli si avventò addosso come una furia, colpendolo coi pugni sul petto:
 
- Sì hai ragione, sei solo un vigliacco! Un vigliacco!!! -
 
Il ragazzo inizialmente subì silenziosamente i suoi colpi, come se si sentisse sollevato di ricevere quella che per lui era una giusta punizione, ma quando si accorse che Morea stava piangendo, la afferrò per i polsi, e con una forza maggiore di quella di lei, la fece appoggiare con violenza contro il frigorifero, avvicinando sempre di più il suo viso a quello della ragazza, che non opponeva più resistenza; pertanto lui le lasciò i polsi, e lei fu libera di portarsi le mani sul volto, per nascondere la sua fragilità sfociata nel pianto.
 
Vedendola in quello stato, Moran non riuscì a non seguire il suo istinto e l'abbracciò, e accarezzandole i capelli le sussurrò:
 
- Scusami per averti fatto soffrire, Sailor Jupiter... -
 
Lei tolse le mani dal viso e lo guardò negli occhi:
 
- Come hai fatto a scoprirlo? -
 
- Ti ho vista trasformarti, una volta... e... ho deciso che voglio stare con te, se tu lo vorrai. -
 
- Ma... e Reika? -
 
- Le parlerò, non posso stare più con lei... perché ho capito di aver sempre amato te. -
 
 
In quell'istante Moran, capì che Giove era un mix di dolci, di passione, di dolcezza, di forza... perchè questo era quello che gli suggerivano le labbra di Morea attaccate alle sue.
Da quel giorno, su Giove si creò una nuova atmosfera, perchè la principessa di quel mondo, era tornata a sorridere, inebriando l'aria con il profumo di panna, di cioccolata, di cannella e d'amore.
 
 
 
 
 
 
Note e commenti:
*: demone.
**: polpettine di riso avvolte in una foglia di alga; possono essere conditi con pesce o verdure ^^
 
Questo è un piccolo esperimento: per la prima volta ho voluto scrivere una shot su Morea, sperando di essere riuscita a carpire al meglio le sue caratteristiche e ad averle egualmente descritte ^^
Spero vi sia piaciuta!
SailorMercury84
 
   
 
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