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Autore: fatina83    18/04/2011    0 recensioni
Sophie è una ragazza semplice che fa l'incontro della sua vita ma il problema e che la sua semplicità andrà a scontrarsi inevitabilmente con quella di lui molto più dura e problematica. Riuscirà a cavarsela e uscirne comunque a testa alta???
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jackson Rathbone
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 22:A CUORE APERTO

 
Abbassai per un attimo lo sguardo. La vidi li, piccola e indifesa tremare sopra le coperte. Allungai la mano e presi il piumone ai piedi del letto e la coprì. Si era addormentata e non volevo svegliarla, l’accarezzai appena e si mosse per un attimo rannicchiandosi contro il mio petto. Come un perfetto contorsionista mi tolsi gli stivai dai piedi e mi sistemai meglio sul letto stringendola ancora più a me. Che strana sensazione provavo in quel momento, mi sentivo bene e quel piccolo scricciolo tirava fuori da me lo stato più affettuoso, quello che ormai avevo perso da tempo. Spensi la tv e mi addormentai con lei al mio fianco, sicuramente avrei potuto dormire tranquillamente, non aveva obbligo di tornare a casa e di sicuro non mi sarei ritrovato suo padre sotto casa pronto con un fucile in mano. Ancora un altro po’ ad immaginarmela nel buio di quella camera e poi anche io chiusi gli occhi abbandonandomi al sonno.
 
Anni a alzarmi presto la mattina avevano spostato di molto il mio orologio e ormai il mio mattino iniziava alle cinque ma, quel giorno stringendola tra le braccia rimasi qualche ora in più a bearmi di quella calorosa stretta e di quella testolina contro il mio petto. Aprii gli occhi e le nuvole sembravano coprire quel pallido sole di dicembre, dalla finestra entrava poca luce e la mia dolce accompagnatrice non si svegliò, si spostò leggermente quando mi stiracchiai un attimo e spostò la testa dall’altra parte. La fissai per qualche minuto considerandomi un uomo fortunato in quel momento anche se ancora non riuscivo a capirla.
A volte le parole di Ashley si ripetevano come un eco nella mia testa, come se  non avesse tutti i torti, come se io non gli piacessi sul serio ….e se da me volesse qualcos’altro?!?
Ero abituato a miriadi di ragazze che per me avrebbero fatto la fila… ma lei no…
donne che si presentavano d’avanti alla mia camera d’albergo e che da me volevano solo una notte di passione… ma lei no…
chi continuava imperterrita a lasciarmi numeri di telefono e chi mi sussurrava parole irripetibili pur di stare con me… ma lei no…  e questo mi faceva impazzire…
Lei era quello che io volevo in quel momento e lei questo non sembrava averlo capito, volevo lei, volevo baciarla, accarezzarla, volevo sentire il calore del suo corpo sul mio, volevo fare l’amore con lei e questo sembrava darmi il tormento, invece lei .. non sapevo neppure cosa volesse lei da me, mi aveva detto che io le interessavo e poi… nulla più… si era appena sbilanciata a Las Vegas, per poi scappare via e non farsi neppure sentire… quella ragazza mi stava dando il tormento e questo strano giochetto fatto di visite coccole baci e basta… iniziava a starmi stretto. 
 
Spostai il mio sguardo di qualche millimetro e inevitabilmente l’occhio cadde sulla scollatura.
Alla camicetta era saltato qualche bottone e alla vista delle sue forme era cresciuta in me una voglia matta di farla mia, di amarla fino a che le mie forze non mi avessero fatto cedere. Distolsi lo sguardo qualche secondo.. poco per la mia debole forza, e poi come una calamita mi avvicinai a lei, con una strano calore nello stomaco che sembrava mozzarmi il respiro. Scivolai sotto le lenzuola sino a che i miei occhi fossero proprio d’avanti alle sue palpebre chiuse. Tesi la mano e delicatamente la passai sul suo viso, sulle sue guance arrossate dal caldo, e sui suoi capelli sparsi sul cuscino. I suoi occhi cercarono di aprirsi piano come uno dei miei sogni più belli, le sue labbra si distesero in un sorriso. Avvicinai la mia bocca alla sua, ancora prima che lei aprisse gli occhi e mi avventai su di lei, forte di quella passione che mi aveva invaso solo pochi minuti prima. Rispose passiva al mio bacio, poi anche le sue labbra iniziarono a muoversi plasmandosi con le mie.
 
La spostai facendola sdraiare meglio sul letto, mi alzai quel poco che bastava per continuarla a baciare, mentre la mia mano avida iniziò a muoversi su di lei, facendo saltare quei bottoni che ancora la tenevano celata al mio sguardo. La mia mano lambì quello squarcio di pelle che si intravedeva e l’accarezzai sino ad sfiorare i suoi fianchi, strinsi di poco la presa e la girai verso di me per portarla sul mio petto. I suoi occhi si aprirono all’istante, come se fosse stata svegliata bruscamente, come se le avessi fatto del male, e sgranò per un attimo gli occhi. Mi fermai di risposta e la guardai gelato e colpevole, come se avessi fatto qualcosa che andava contro quello che avevo sempre predicato. La fissai per qualche secondo. Il fiato si era accorciato e i suoi respiri erano di spavento, come se fosse riuscita a fuggire da un serial killer solo pochi minuti prima. Ritrassi via le mani da sotto le coperte e la guardai ancora per qualche secondo, poi la tensione sparì dal suo volto ed un piccolo sorriso si fece spazio a fatica.
 
«Buongiorno Jay» disse sorpresa e meravigliata, mentre piano piano prendeva confidenza con quello che la circondava e soprattutto con me
«Buongiorno a te Sophie» risposi sorridendo, i nervi si sciolsero e in un attimo tutto tornò a bollire e a scaldare le mani che ancora la tenevano stretta al petto.
«Dove siamo?!?» all’improvviso si accorse di essere fuori dal suo letto, gli occhi le si erano schiariti e finalmente fu sveglia.
«Come dove siamo, ieri sera ti sei addormentata e non ti ho svegliata…»
«Come mi sono addormentata… che ore sono….- si tirò su dal letto come una molla e si mise a sedere sulle ginocchia portate indietro in tutta fretta, cercò disperatamente un orologio e dopo aver letto l’ora scattò in piedi in un baleno - O cavolo sono le 7… devo andare a casa» riuscì a trattenere appena la sua mano che tremante si contorceva su se stessa.
«Aspetta un attimo, non c’è nessuno che ti aspetta, ti prego rimani ancora con me…»
«Ma io… » poi con l’altra mano sfregò nervosamente la mia sino a che la lasciai, ma lei non scappò, rimase li, davanti a me, torturandosi le dita sino a farle scrocchiare.
«Ti prego… giuro che farò il bravo» avrei fatto del mio meglio per poter rimanere ancora qualche minuto con lei, solo con lei. Con Ben malato nell’altra stanza, avrei avuto la certezza che nessuno sarebbe venuto a disturbarci.
«Non è quello… e che…» tentennò per qualche minuto, ma per me divenne molto facile scorgere nella sua incertezza dovuta alla mia mancanza di rispetto, si … molto probabilmente aveva paura di me, di quello che era successo tra di noi poche ora prima e di quel colpo di testa mattutino.
«Scusami…»
«Cosa?!?» si fermò all’istante, riaprì gli occhi e mi guardò come non aveva mai fatto fino a quel momento
«Era la cosa più naturale del mondo, innocente e pura credimi …e se ti ha dato fastidio scusami, non avrei mai voluto mancarti di rispetto e mai lo farò»
«Non mi ha dato fastidio … e che…»
«Sento che c’è qualcosa … forse in me che ti da fastidio, forse sono troppo esuberante, troppo spontaneo… forse…» si sedette vicino a me e la sua mano si mosse leggiadra sfiorando con il dito le mie labbra, poi un piccolo respiro uscì dalla sua bocca
«Shhhhhh… non c’è nulla di te che mi infastidisce… non essere stupido - poi quel viso serio si illuminò con un sorriso - ok rimango ancora un altro po’ ma dopo la colazione mi porti a casa…- prese a bacchettarmi come una maestrina, poi alzò gli occhi fissando per un attimo il soffitto - se mio padre sapesse»
«Come tutti gli italiani… me lo ritroverei sotto casa pronto a uccidermi se solo ti avessi toccato»
«No… mi padre non è affatto così… sono io che tendo a non mancargli di rispetto» mi disse risistemandosi accanto a me, le cinsi di nuovo la vita e appoggiai il mento sulla sua spalla.
 
Ripresi ad accarezzarla, e subito i nervi si distesero o con loro anche lei che si sistemò di nuovo sotto le coperte coprendosi sino al collo. Poi alzò lo sguardo e iniziò a diventare rossa e a nascondersi intimidita da qualcosa che in quel momento la fece diventare più carina di quanto non lo fosse già.
«Che c’è» chiesi sorridendo
«Nulla è solo»
«E’ solo?!?»
«Che mi è piaciuto il buongiorno.. non è per niente male essere svegliata così» sprofondò sotto il piumone per la vergogna mentre io ridevo di gusto alla luce del sole.
 
Era presto per alzarsi e per fare colazione, rimasi sotto le coperte a parlare con lei, a ridere scherzare ed a parlare di tutto e di niente. Era bello poter parlare liberamente, quel giorno finalmente avevo tutto il tempo per me, per dedicarlo alle persone che amavo e … a parte andare a trovare i miei genitori per i festeggiamenti del nuovo anno, lei era l’altra persona che amavo e a cui avrei sicuramente dedicato la mattinata.

 
Mi ero addormentata a casa sua e vedere ancora prima della luce, i suoi occhi, fu il risveglio più bello della mia vita. Era la seconda volta che ci addormentavamo nello stesso letto e lui non fece mai nulla che potesse violare ciò che io provassi e sentissi nei suoi confronti. Solo quella mattina aveva accentuato il desiderio che lui aveva di me, ma poco dopo aveva indietreggiato chiedendomi scusa, moto probabilmente a causa dei miei turbamenti e delle mie solite insicurezze. Ero sicura di lui, di quello che provavo e l’unica cosa che ci sarebbe stato da fare era chiarire con lui il mio comportamento senza per questo raccontargli il mio dolore, quello che più di tutti mi trasformava in una bambina indifesa.
 
«Aspetta qui… arrivo subito… vediamo se ho imparato a conoscerti»
Sparì dietro la porta, per una attimo sorrisi pensando che aveva addosso ancora i vestiti del giorno prima, ma poi pensai che nessuno forse avrebbe fatto come lui, nessuno avrebbe aspettato così tanto che una ragazza si decidesse, o semplicemente avrebbe approfittato delle due serate passate insieme. Dovevo ammetterlo era un uomo d’altri tempi. Scesi giù dal letto e scalza calpestai il parquet scuro della sua camera, mi avvicinai verso un tavolino dove aveva tutte le foto e vidi che lui era sorridente e allegro, che con gli altri si comportava in maniera normale, smorfie e sorrisi. Poi una foto attirò la mia attenzione, lui abbracciato ad una bionda ragazza, non conoscevo la sua vita passata, e non sapevo neppure come era composta la sua famiglia, ma non sembrava affatto che lei fosse sua sorella. Distorsi lo sguardo un attimo e mi persi tra i miei pensieri, non avrei fatto domande su nessuna delle persona abbracciate a lui; ben che meno della biondina che sembrava strangolarlo abbracciandolo, poi sentii dei passi e subito mi risistemai sul letto. Un attimo dopo la porta si aprì e lui entrò con un vassoio carico di roba da mangiare. Con il piede chiuse la porta evitando così di appoggiare la colazione, sorrisi per quella goffaggine e lui con me.
 
«Hai accettato di fare colazione con me, e qui c’è tutto, spero di essermi ricordato cosa ti piace»
Si sistemò sul letto e appoggiò il vassoio sulle ginocchia, poi mi passò una tazza e sorridendo indicò ed elencò tutto quello che era riuscito a mettere su quel minuscolo rettangolo, poi mi sorrise e mi passò un Muffin.
«hai mirtilli vero?»
«sì»
«Che fortuna…era l’ultimo… se Ben non fosse stato malato ti avrei fatto assaggiare i suoi pancake»
«Non li ho ancora mangiati»
«Cosa?!?.. sono … quanti 4 mesi che sei qui e non hai ancora mangiato i Pancake… - feci un piccolo cenno di dissenso – allora quando Ben starà bene sei ufficialmente invitata a colazione qui da noi»
 
Consumammo la colazione in religioso silenzio, c’era dell’imbarazzo tra di noi, forse per le domande che uno voleva porgere all’altro e forse nessuno dei due aveva il coraggio di fare. Quel silenzio stava per consumarmi i timpani, così decisi che era ora di fare la prima mossa. Schiarii la voce ed iniziai a dirgli quello che sentivo.
«Jay, io… volevo scusarmi con te»
«per cosa?!?»
«per come mi sono comportata con te, e per come mi comporto ancora oggi»
«di cosa stai parlando?!?»
«mi dispiace averti fermato ieri sera, e sta mattina, ma… io non mi sento ancora pronta..»
«ti capisco… ma io…»
«fammi finire, ti prego… non vorrei tornare di nuovo a parlare delle solite cose, ma tu sei per me qualcosa di inarrivabile»
«io sono qui… con te» prese le mie mani e le appoggiò sul suo petto 
«non era quello che intendevo… vedi, tu sei perfetto, se non fossimo lontani da casa, se io non avessi così paura, tu saresti l’uomo per me, ma ho mille incertezze che mi girano in testa»
«continui con la questione della distanza, con il fatto che devi tornare in Italia… ci sono tante opportunità di lavoro qui, perché non consideri anche questa di opzione»
«perché sarebbe sbagliato, un giorno tu potresti non tornare da me, ed io mi sentire sola in quest’enorme città, e non sarei in grado di affrontare la cosa»
«ma non rimarrai sola, la vita va avanti, tutto cambia, le persone cambiano, crescono e fanno nuove conoscenze, magari sarai tu a non volermi più, magari salterà fuori un lato di me che non ti piacerà o addirittura ti potrai innamorare di qualcun altro ed io sarò quello che si sentirà solo»
«ma io devo tornare in Italia Jay, io non posso rimanere qui per sempre» quelle parole sembrarono aprirmi un mondo
«è solo questo che ti frena… o c’è dell’altro… forse non vuoi dirmi la verità, che io non ti interesso, che io non sono…»
«Ok … forse non mi sono spiegata… forse così …» mi avvicinai e gli sfiori le labbra, sentivo il suo sapore nella mia bocca e il suo caldo respiro solleticarmi la guancia, i nostri occhi rimasero chiusi per non so quanto tempo, poi riprendendo fiato continuai.
«vedi, io … ti tengo a te, provo qualcosa per te, ma ti prego dammi del tempo per decidere cosa fare, per capire come comportarmi»
«cosa vuol dire che io devo farmi da parte?!?»
«no, al contrario, voglio che tu continui a cercarmi, a starmi vicino… a provarci se ne senti il bisogno, ma devi anche essere disposto a tirarti indietro se vedi in me un briciolo di imbarazzo o di tristezza» sorrise e mi baciò
«Contanci… approposito… ho in mente una sorpresa… a te piacciono le sorprese?!?»
«No… io odio le sorprese»
«Bene… allora dovrai solo aspettare... tra una settimana avrai la tua sorpresa»
«Di che si tratta»
«Naaaa… non funziona così… devi resistere»
Incrociai le braccia e feci il broncio, poi si avvicinò a me, ma io prontamente mi girai dall’altra parte, ci provò svariate volte, e ogni volta il suo sorriso si apriva sempre di più sino a diventare una fragorosa risata, divenne contagiosa ed infine fu il mio telefono a riportarmi con i piedi per terra. Dovevo andare, Katy telefonò agitata chiedendomi che fine avessi fatto e che appena a casa avrei trovato una sorpresa…
«Due sorprese non riesco a reggerel»
«Ok.. ma tieniti forte… tua sorella è qui e non solo lei»
  
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