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Autore: FunnyBunny    18/04/2011    3 recensioni
"E poi non era certo colpa sua. Hana lo diceva sempre: essere la migliore amica di un idol non era una cosa facile!"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: FunnyBunny
Pairing:
 Key/OC
Words:
 2402
Desclaimer:
 Gli SHINee purtroppo non mi appartengono
Note:
 Non è la prima fanfic che scrivo ma è la prima che mi decido a postare. Non è betata quindi perdonatemi se vedete qualche orrore ortografico! Spero vi piaccia!

 

 

Non è che fosse gelosa, Hana.

Ok, forse un po’ lo era, ma non tanto.

Poco, davvero.

E poi non era certo colpa sua. Hana lo diceva sempre: essere la migliore amica di un idol non era una cosa facile! E se questo idol era bello, simpatico, gentile, affettuoso, sexy, con un corp- Ok, insomma, se questo idol era bello, il tutto si complicava.

Kibum, così si chiamava il ragazzo, lo conosceva da quando aveva memoria. I loro genitori erano buoni amici e, com’era naturale che fosse, i due bambini erano cresciuti a fianco a fianco, tra macchinine, barbie, prime cotte e pomeriggi di shopping.

Ma lui era cresciuto, aveva compiuto 15 anni ed era stato preso come trainee nell’agenzia più famosa della Corea del Sud: sarebbe diventato un cantante, mentre lei sarebbe rimasta lì, in quella noiosa città del sud, a studiare in una qualche università.

Non aveva mai dubitato del talento di Kibum: era un ballerino eccellente e un bravo cantante. Era destinato alla fama. Solo quando però il viso del suo amico comparve su tutti i fogli patinati di Daegu, poté gioire e, perché no, essere anche un po’ gelosa.

Kibum, il suo Kibum, ce l’aveva fatta.

Il suo gruppo acquistò una discreta fama nel giro di pochi mesi, e più il gruppo diventava famoso più le sue possibilità di incontrare Kibum diminuivano. Il ragazzo la chiamava, sì, ma non era più come prima. Sebbene la sua voce si fosse fatta più profonda, ad Hana le mancava il suo sorriso, i suoi abbracci, le sue braccia forti che -nonostante l’aspetto mingherlino- la sostenevano ogni volta che ne aveva bisogno.

La verità è che, anche se lei non lo ammetteva, Kibum le mancava, da morire. Più di un amico, più di un fratello. Passava i giorni ascoltando la sua voce attraverso l’iPod che lui le aveva regalato qualche anno prima, chiedendosi quando lo avrebbe rivisto.

Non era stupida, ma si rifiutava di ammettere cosa provava per il ragazzo. Aveva capito cos’era Kibum per lei il giorno del suo diciottesimo compleanno. Hana aveva aspettato quel momento per settimane, ma alla fine lui non era potuto tornare a festeggiare con lei, che aveva passato la giornata a piangere in camera sua.

Era innamorata.

Era innamorata del suo migliore amico, famoso, che probabilmente la considerava solo come una sorella.

E lei non poteva farci nulla.

 

Gli anni passarono, la scuola finì e lei entrò nell’università migliore della città. Quanto a Kibum, beh, lui era diventato uno degli idol più famosi di tutta la Corea, con i suoi balletti e il suo carattere un po’ egocentrico.

Tutte le volte che s’incontravano, Kibum le parlava dei suoi nuovi amici, quasi tutti star come lui. Non le dispiaceva che avesse nuovi amici -era più che normale in fondo, no?- ma odiava quella strana sensazione che le torturava lo stomaco ogni volta che sentiva parlare di ragazze.

Ragazze molto, molto più belle di lei.

Anche più simpatiche, magari.

Kibum era un ragazzo, era ovvio che si prendesse una cotta almeno una volta nella sua vita, no? Eppure tutte le volte che lei, con un sorriso palesemente finto, gli chiedeva qualcosa in proposito, lui sviava in modo magistrale l’argomento, iniziando a di vestiti o musica.

Hana lo odiava quando faceva così. Kibum le aveva chiaramente intimato di evitare di uscire con qualcuno -non che, in effetti, ne avesse l’intenzione-, mentre lei non poteva nemmeno fare una domanda!

Che male c’era nel voler sapere se il tuo migliore amico ha una fidanzata?

Ok, Hana era molto, molto gelosa.

Ma, ancora una volta, non poteva farci nulla.

 

***

«Che film è?» chiese curiosa lei accomodandosi sul divano, mentre lui trafficava con il lettore DVD. Il ragazzo non rispose subito, imprecando leggermente a bassa voce quando la tv si rifiutò di accendersi.

«Oh, nulla di ché… Davvero, è carino» quel ‘nulla di ché’ l’aveva non poco insospettita, ma decise di rimanere in silenzio.

Lui, d’altronde, non si lamentava mai quando lei voleva guardare per l’ennesima volta Titanic o Pretty Woman.

Kibum fece finalmente partire il film, sedendosi vicino ad Hana, tanto da avvertire il suo calore attraverso le loro spalle unite. Ridacchiò silenziosamente quando sentì il corpo di Hana tremare, mentre un singulto le lasciava le labbra.

Film horror.

Kibum sapeva quanto lei odiasse i film horror, eppure lo aveva noleggiato comunque. Hana sentì un’improvvisa voglia di strozzare il ragazzo, ma stette in silenzio: non si vedevano da quattro mesi, e avrebbe accettato di fare bungee jumping o di mangiare un intera confezione di wasabi pur di stare con lui.

Dopo una mezz’ora in cui Kibum non aveva fatto altro che lamentarsi sulla qualità scadente del film, Hana si era quasi abituata al film. Che avesse trascorso la maggior parte del tempo con il viso tra le mani era solo un piccolo dettaglio comunque.

Poi, proprio quando Hana alzava lo sguardo sullo schermo del televisore, il protagonista di turno fu colto di sorpresa da un qualcosa -uno zombie, forse?- che gli staccò la testa con un unico colpo. Il sangue continuava a scendere ininterrotto e il corpo ancora si muoveva: era troppo per la povera ragazza che, con un urlo strozzato, nascose il suo viso sulla spalla di Kibum, raccogliendo le gambe al petto.

«Yah, Hana! Non vedi che è ket- Oh, questo faceva paura… Guarda! Gli ha staccato un braccio!- esclamò Kibum con un sorrisetto che, però, la ragazza non poteva vedere. In verità lo zombie stava solo trascinando una donna nel suo covo. Hana gli circondò le braccia attorno al collo, tremando come una foglia.

Era terrorizzata, non voleva guardare di nuovo lo schermo, ma erano in quella posizione da tanto, ormai. Avrebbe fatto meglio allontanarsi da lui; avrebbe fatto meglio sedersi al proprio posto e togliere le proprie braccia dal suo collo.

Non lo fece.

Ormai non tremava più per la paura, ma per l’emozione. Il suo cuore batteva fortissimo, le sue guance erano rosee. Le piaceva stare abbracciata a Kibum, respirando quel suo dolce e familiare odore.

E Kibum, dal canto suo, non faceva nulla per sciogliersi dall’abbraccio, ma continuava a guardare il film con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Solo quando Hana cacciò un altro urlo dopo aver sbirciato lo schermo, lui afferrò delicatamente le braccia di Hana e allontanò i loro corpi, permettendo al ragazzo di unire il suo sguardo con quello dell’amica.

«Hana, se non riesci a reggerlo possiamo anche guardare qualcos’altro… Davvero».

«No, no. Scelgo sempre io, questa volta tocca a te» lo rassicurò Hana. Distogliendo lo sguardo dal viso del ragazzo, si sedette al suo posto e appoggiò lo sguardo sul televisore, senza però guardarlo veramente: tutta la sua mente era impegnata ad impedirle di non saltare addosso a Kibum, baciandolo senza preavviso.

«Allora… La scuola come va?» esordì Kibum dopo essersi schiarito la gola.

«Tutto bene…. E tu?»

«Lo sai che non vado a scuola, Hana!» esclamò lui ridacchiando. Quella conversazione era l’apoteosi dell’ipocrisia, eppure entrambi si ostinavano a portarla avanti.

«Lo so... Chiedevo… In generale»

«Ah. Tutto a posto. Piuttosto, non sei uscita con nessuno, vero?» Kibum si girò verso di lei, aspettando una risposta che tardava ad arrivare.

Beh…

Non è che fosse proprio andata ad un appuntamento… Più che altro quella poteva considerarsi un’uscita amichevole. E poi a lei quel ragazzo non piaceva nemmeno. Lui aveva insistito e lei aveva accettato, giusto per mettere fine alle sue insistenti chiamate.

Nulla di serio, insomma.

«Hana, sei uscita con qualcuno?»

Mentire e o dire la verità?

«Non era un appuntamento, Kibum. Lui insisteva e io l’ho accontentato! Tutti qui, ti giuro!» continuò a dire, vedendo il viso di Kibum incupirsi. «E poi… E poi perché non posso frequentare nessuno?! Quando tu invece non mi dici neanche se ti piace qualcuno o se sei fidanzato!»

 

Oh, aspetta.

Forse questo non doveva dirlo.

Sapeva quanto il suo migliore amico fosse sensibile sull’argomento “Frequentazioni”, ma lei-

«Potevi dirgli di no! Potevi dirgli di lasciarti in pace! Vi siete baciati?» chiese con un’espressione disgustata sul viso, alzandosi in piedi.

«Cos- E se lui mi piacesse? Questi sono affari miei, Kibum!» Anche Hana si alzò in piedi, con le guance rosse per la rabbia e il respiro affannato.

«Hai appena detto che insisteva e che tu lo hai accontentato! E questi sono affari miei, dal momento che siamo migliori amici! Lo hai baciato?!»

«Dio Kibum, NO! NO, NON L’HO BACIATO, OK?! E senti chi parla! Tu che non mi hai mai detto nulla di nulla sulla tua vita!» il tono di voce si alzava gradualmente ad ogni parola che usciva dalla bocca dei due ragazzi, che, senza accorgersene, si erano avvicinati l’uno all’altro.

«Non ti ho detto nulla perché non esco con nessuno, ok?!»

«Quindi io non posso frequentare nessuno perché tu non esci con nessuno!»

«Non voglio che tu esca con qualcun altro perché non voglio dividerti con nessuno! Tu sei mia

 

«Mi… Stai prendendo per il culo?» mormorò rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato tra di loro.

Hana, in effetti, non aveva altra spiegazione: Kibum si stava prendendo gioco di lei, altrimenti perché avrebbe detto quella cosa? No, era impossibile che lei gli piacesse, e tanto meno che si stesse dichiarando nel bel mezzo di un litigio!

«No. Non ti sto prendendo in giro, Hana» ribatté lui, continuando a fissarla.

Kibum era bravo a mentire. Per quanto ne sapesse Hana, quella poteva essere tutta una messa in scena, un modo per allentare la tensione. O magari, più semplicemente, lui aveva capito che Hana era innamorata di lui e la stava prendendo in giro.

Guardandolo scioccata decise che sì, Kibum sapeva che lei era innamorata e che quella era tutto un suo piano. Pensandoci meglio, avrebbe capito che quello a cui stava pensando era impossibile, ma in quel momento la sua mente era annebbiata. Annebbiata da rabbia infondata e, soprattutto, da imbarazzo. Il cervello si scollegò dal resto del corpo, poi sua bocca si aprì, facendo defluire un fiume di parole che nemmeno lei pensava essere capace di formulare.

«Si invece, lo stai facendo! Tu… Tu lo sai… Sai ch- che io sono innamorata di te! Lo sapevi e hai messo in scena questa cosa! Solo per mettermi in imbarazzo! Avrei dovuto saperlo, cazzo!» voltando le spalle al ragazzo, decisamente esterrefatto, si diresse verso l’ingresso e, infilandosi alla meno peggio le sue All Star, uscì in strada.

Non piangere. Non piangere. Non p-

«Cazzo, no…» mormorò toccandosi la sua guancia sinistra: nonostante i suoi tentativi, le lacrime avevano iniziato a bagnarle il viso senza sosta. Imprecando, corse verso la porta dall’altra parte della strada: casa sua.

 

In quello stesso istante, ancora in piedi, Kibum continuava a fissare il vuoto, pensando a ciò che era successo in quei minuti. Lui si era dichiarato, -anche se involontariamente-, Hana lo aveva accusato di prenderla in giro, Hana si era dichiarata, Hana se n’era andata.

Perfetto, direi.

«Quella ragazza ha seri problemi mentali» mormorò tra se e se mentre correva in strada, dirigendosi verso la casa dove aveva passato la maggior parte della sua infanzia.

Com’era prevedibile, conoscendo la ragazza, la porta di casa non era chiusa a chiave, così, correndo su per le scale, si ritrovò in pochi attimi davanti ad una particolare porta bianca, un cartello con scritto “keep your head out” appeso ad essa.

Provò ad aprire la porta, ma era chiusa a chiave. Sussultò, quando sentì un rumore più che familiare al di là della parete: singhiozzi. Hana stava di nuovi piangendo e lui, lì fuori, non poteva farci nulla. Gli si stringeva il cuore, immaginando il viso della ragazza rigato dalle lacrime, seduta sul suo letto, mentre probabilmente abbracciava uno di quei peluche che aveva nascosto in una scatola sotto il letto.

«Hana… Hana! Per favore, ascoltami. Non piangere, ok? Dai, fammi entrare. Se non entro non riesco a spiegarti!»

«Vattene»

«Ok, ok. Parlo da qui fuori, ok? Però ascoltami e non piangere, lo sai che effetto fa su di me» appoggiò la fronte contro quella parete fredda, la mano ancora sulla maniglia, e iniziò a parlare.

«Non è come pensi, tutto quello che è successo poco fa… Beh, non è come pensi! Quello che ho detto lo penso davvero, non ti stavo prendendo in giro. Io non sapevo che anche tu… Insomma, lo sai. Non sapevo che io ti piacessi, ecco l’ho detto. Per tutto questo periodo ho cercato di impedirti di uscire perché non volevo che tu ti innamorassi di un altro ragazzo. Ero egoista, ma cosa potevo fare? Non sapevo se tu avresti ricambiato i miei sentimenti o se mi avresti riso in faccia e, conoscendoti, ero più propenso alla seconda opzione. Io… Io ti amo. Ti ho amato per non so quanti anni, non so nemmeno quando è iniziato tutto. Ma tu sei la ragazza più onesta, gentile, premurosa, bella, matura e perfetta che abbia mai conosciuto. Sono un idiota, Hana, finisco sempre per farti piangere. Come quella volta in cui ti tirai i capelli, in quinta elementare, ti ricordi? P-perdonami per favore…»

All’improvviso, dopo attimi di intenso silenzio, si sentirono dei passi avvicinarsi alla porta. Kibum fece appena in tempo a staccare la testa dalla quest’ultima che essa si aprì di scatto, mostrando la figura intera di Hana, con gli occhi rossi e le labbra leggermente aperte.

Il ragazzo stava ancora pensando a qualcosa da dire, quando una mano raggiunse il suo collo e lo spinse giù, fino a toccare, finalmente, le labbra di Hana con lei sue.

Non era certo il primo bacio, per nessuno dei due, eppure una scossa percorse entrambe le schiene dei ragazzi appena le loro lingue iniziarono ad esplorarsi a vicenda. Hana sentiva le ginocchia tremare e le braccia stringersi inconsciamente ancora di più al collo di Kibum.

Si staccarono, qualche secondo dopo, di malavoglia. Gli occhi di Hana erano ancora rossi, ma rosse erano anche le sue guance, mentre osservava Kibum sorridere soddisfatto.

«Avresti… avresti potuto chiedermi se mi piacevi o no molto tempo fa» sussurrò Hana cercando di trattenere un sorrisino.

«Non potevo mica venire lì e dirti tipo “Hey Hana, sei innamorata di me, per caso?”» rispose ridacchiando.

«E chi lo dice… Ti avrei risposto»

«Sì, come oggi: urlandomi contro e andandotene»

«Certo, come no»

«Hey, come si chiama quel ragazzo con cui sei uscita? Vorrei parlarci»

«Zitto e baciami, scemo»

Hana era gelosa si, ma non era certo l’unica.

  
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