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Autore: PollyFTSissi    18/04/2011    2 recensioni
Salve, io mi chiamo Alfred Jones, sono americano ma adesso abito in Inghilterra, a Londra. Dall’America mi sono portato dietro la passione per un attore in particolare: Arthur Kirkland.
Naturalmente ho visto i suoi film e l'ho sempre trovato favoloso. Però ecco, milioni e milioni di anni luce lontano dal mondo in cui vivo, che sarebbe qui, Notting Hill, il mio angolo di Londra preferito.
Notting Hill, adattato alla UsUk. Può Arthur, il più famoso attore del mondo, innamorarsi di Alfred, un uomo qualunque? Venite a Notting Hill per scoprirlo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve, io mi chiamo Alfred Jones, sono americano ma adesso abito in Inghilterra, a Londra. Dall’America mi sono portato dietro la passione per un attore in particolare: Arthur Kirkland.
Naturalmente ho visto i suoi film e l'ho sempre trovato favoloso. Però ecco, milioni e milioni di anni luce lontano dal mondo in cui vivo, che sarebbe qui, Notting Hill, il mio angolo di Londra preferito. C'è il mercato, dove nei giorni feriali si vende ogni genere di frutta e verdura noto all'uomo. La bottega del tatuaggio, con fuori un tizio che si è ubriacato e ora non ricorda perché si è fatto incidere “Sono pazzo di Ken”. I parrucchieri radicali, dove tutti quelli che escano sembrano una delle Spice Girl versione i capelli sono miei e me li gestisco io. E poi all'improvviso è il fine settimana, dall'alba centinaia di bancarelle sbucano fuori dal nulla, affollando Portobello Road fino a Notting Hill Gate e dovunque guardi migliaia persone comprano milioni di oggetti di antiquariato, alcuni autentici altri..non proprio autentici.
E così è qui che passo i miei giorni e i miei anni, in questo piccolo villaggio al centro della città. In una casa dal portone blu che mia moglie ed io abbiamo acquistato prima di scoprire che… Ho altre tendenze, diciamo, e dove ora conduco una specie di mezza vita con un coinquilino di nome Francis Bonnefoy.

«Francis!»
«Oddio Alfred! C’è una cosa importante che devo dirti, è questione di vita o di morte!»
«… Cosa c’è di tanto importante?»
«Finalmente esco con quella strafiga di Jennim e voglio essere sicuro di aver scelto la maglietta giusta!»
«… Quali sono le alternative?»
«Aspettami qui un secondo!»

Salì in camera, poi ne discese con una maglietta con la scritta “I love blood”.
«La prima è questa! Forte, eh?»
«… Diciamo che non trasmette molto romanticismo»
«Ah, giusto»

Cambiò maglietta, questa volta con su scritto “Get it here ⇓”
«Beh, anche qui non le sembrerà che tu cerchi il vero amore»
«E’ il vero amore che vuoi? E il vero amore avrai!»

Cambiò per un’ultima volta la maglietta, “ You are the most beautiful woman in the WORLD”

«Ah, questa è perfetta! Congratulazioni!»
«Grazie! Fammi gli auguri!»

Ma si girò e dietro alla maglietta c’era scritto “Fancy a fuck?”… Si, è proprio senza speranza.

Era uno di quei piatti Mercoledì, in cui posso solo prepararmi per andare a lavoro, senza pensare che quella giornata avrebbe cambiato la mia vita.
Ah, qui è dove io lavoro. In una libreria di libri di viaggi, e ad essere sinceri, non se ne vendono poi molti.

«Profitti per la grande promozione… 375 sterline in meno…»
«Hm… Vuoi un cappuccino? Potrebbe alleviarti il dolore!»
«Ottima idea, ma solo mezzo… Non posso permettermi di più»
«Sì, capisco la tua logica… Mezzo cappuccino in arrivo!»

Dopodiché entrò dalla porta un ragazzo dalla corporatura esile, che iniziò a guardare sul primo scaffale all’entrata.
«Le serve qualcosa?»
Si sporse appena e accennò un sorriso «No, la ringrazio»
«Se è la Turchia che le interessa quel libro non è un granché. Le consiglio questo, sembra che l’autore ci sia stato davvero in Turchia, il che non guasta, e c’è anche un divertente episodio con il kebab, uno dei tanti episodi divertenti…»
«Grazie, ci penserò» disse sempre sorridendo.

Guardò nel monitor e scosse la testa.

«Mi scusi un secondo»

Si avvicinò ad un angolo del negozio, rivolgendosi ad un cliente

«Mi spiace»
«Di cosa?»
«Di avere una telecamera in questo angolo del negozio»
«E allora?»
«E allora le chiederei gentilmente di lasciare quel libro che ha nei pantaloni»

«Io non ho nessun libro nei pantaloni!»

«Allora adesso chiamo la polizia, e se lei non ha un libro nei pantaloni, sono pronto a chiederle scusa»
«… E se io avessi davvero un libro nei pantaloni?»
«Allora la pregherei di rimetterlo a posto o di comprarlo»

Poi ritornò dall’altro cliente e sorrise imbarazzato

«Mi scusi per l’inconveniente»

«Oh, non si preoccupi»
L’uomo di prima di avvicinò al ragazzo con un libro sulla Turchia in mano

«Mi scusi, ma lei non sarà mica Arthur Kirkland?»

«Ehm, sì, sono io»
«Wow, mi farebbe un’autografo?»
«Certamente, come si chiama?»

«Rufus»
«Ecco a lei»
«Cosa c’è scritto?»

«Allora, questa è la mia firma e qui c’è scritto “Rufus, il tuo posto è in galera”»

«Ahahah, buona questa!»

Salutò ed uscì dalla porta, facendo suonare il campanello

«Oh, vedo che c’è anche la firma dell’autore»

«Sì, la mette ovunque, se ne trova uno senza la firma, vale un milione»
«Bene, allora prenderò questo»
«A ripensarci, non è poi così male. Diciamo che alla fine è un classico… Guardi, le do una copia di questo gratis, è ottimo per accendere il camino, incartare il pesce, quella roba lì»

«Grazie»

«Si figuri»

Fece un leggero cenno con la mano e esce di nuovo in strada. Alfred si affacciò alla vetrata, vedendo arrivare il suo collega.

«Cappuccino, come avevi ordinato»

«Non indovinerai mai chi è stato qui»

«Chi? Una persona famosa?»

«Naaah»

«Però sarebbe eccitante se una persona famosa entrasse in negozio»

«Già, sai, una volta ho visto Roger Moore»

«Hm…»

«Ma non sono sicuro che fosse lui, poteva anche essere… De Pato»
«… De Vito»

«Ah, sì… De Vito»

«Anche se De Vito non assomiglia a Roger Moore»

«Oh, non so, era piuttosto lontano da me»

«Magari non era nessuno di tutti e due»

«Giusto… Altro cappuccino?»

«Ma sì, perché no!»

«Anzi no! Diamoci alla pazza gioia! Spremuta d’arancia!»

 

Dopo una lunga giornata di lavoro, andò lui stesso a prendere una spremuta d’arancia per portarla a casa, ma andò a sbattere contro un pedone, rovesciandogli addosso il succo.

«Oddio, mi scusi tanto, mi permetta di aiutarla…»

«Ah!» sobbalzò «Tenga giù le mani!»

«Senta, casa mia è proprio dall’altra parte della strada, sono sicuro da riuscirà a ripulirsi in pochi minuti»

«No, ho solo bisogno della mia macchina»

«Ma no, insisto»

«… Cosa intende con “dall’altra parte della strada”? Quanti metri dista?»

«Circa 17 metri… Guardi, è quella con il portone blu»

Sospirò rumorosamente e si lasciò guidare fino in casa

«Il bagno è di sopra, e il telefono è lassù»

Salì qualche gradino e si guardò intorno

«Salga, sempre su»

Appena fu nella camera di precipitò a pulire, finché non rivolse lo sguardo al ragazzo che era appena ritornato in cucina. Indossava dei pantaloni di pelle attillati e una camicia immacolata, sbottonata all’inizio.

«Le va una tazza di thè prima di andarsene?»

«No»

«Caffè?»

«No»

«Succo d’arancia! … Forse no… Qualcosa di freddo! Coca? Acqua? Una disgustosa bevanda zuccherina che dicono fatta con i frutti della foresta?»

«No»

«Vuole qualcosa da mangiare? Qualcosa da mordicchiare? Albicocche dentro il miele? Perché le fanno nessuno lo sa, visto che smettono di sapere di albicocca e prendono il sapore del miele e se uno vuole il miele va a comprarsi il miele, invece delle albicocche al miele. Ma comunque eccole qui, sono sue se le vuole»

«No»

«Dice sempre di no a tutto?»

«Hm, no»

«Allora buona giornata. Conoscerla è stato bello. Surreale ma bello»

Sorrise appena ed uscì dal cancello. «Surreale ma bello? Ma da dove mi è venuto?» Poco dopo si sentì ancora il campanello.

«Salve»

«Salve!»

«Ho dimenticato la busta»

«Sì, giusto»

Le porse la busta e Arthur gli saltò letteralmente addosso dandogli un bacio, lasciando spiazzato Alfred, che non ebbe il coraggio di muovere un muscolo.

«Mi dispiace per il commento “surreale ma bello”. Un disastro»
«Non fa niente, direi che con le albicocche e il miele avevi già toccato il fondo»

La porta di aprì ed entrò il suo compagno di stanza

«Oddio, non ci sono scuse per il mio coinquilino…»

«Alfred, vado a prendere qualcosa da mangiare e poi ti racconto una storia che ti ridurrà le palle alle dimensioni dell’uvetta passa»

«Forse è meglio non raccontare a nessuno questa cosa»

«Certo, certo, a nessuno. Qualche volta lo racconterò a me stesso, ma sta tranquilla,  non ci crederò»

«Va bene… Ti ringrazio»

«Ciao» fece un sorriso leggermente ebete e lo guardò uscire.

«C’è qualcosa di strano in questo yogurt!»

«Quello non è yogurt, è maionese»

«Ah, allora è buona! Ah, stasera di stai per un video festival? Ho dei veri classici!»

 

Note dell’autrice: Guardare i film con mia madre fa davvero malissimo. Ho pensato a loro due perché ce li vedo troppo, e vi dovrete subire tutto il film. Comunque, per la scena del bacio scusate, ma nel film è proprio così, bacio random. Spero sia di vostro gradimento =)

   
 
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