Anime & Manga > Bleach
Segui la storia  |      
Autore: alchemist    18/04/2011    5 recensioni
Mi sono chiesta spesso che senso abbia creare dei personaggi tanto belli per fargli fare delle parti cosi piccole e insulse... per cui è bene che almeno tra di loro gli "eternamente secondi e dimenticati" si facciano forza a vicenda, non vi pare?
Ammetto di non essermi impegnata, spero comunque che non risulti disastrosa... buona lettura!
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arisawa Tatsuki, Renji Abarai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 Abbandonati

Tatsuki se ne stava ferma davanti al bar. Era l’unico bar della città che vendeva alcolici senza chiedere documenti e lei stava ragionando sull’eventualità di approfittarne. In fondo se lo meritava, aveva avuto una vera e propria giornata di merda.
Ripensò a tutti quelli che una volta aveva considerato suoi amici... non si chiese dove fossero, perché sapeva benissimo che non erano dove avevano detto che sarebbero andati. Aveva smesso di cercarli, perché era stanca: stanca di preoccuparsi per loro, quando loro la ignoravano e le mentivano, stanca di essere lasciata da parte qualunque cosa facesse per dimostrare loro che era una persona affidabile, una persona su cui si poteva sempre contare.
Ma ora, arrivati a quel punto, sapeva di essere rimasta completamente sola. Entrò nel bar.

- Ciao, bimba! Che ti do? – Tatsuki tentò di ignorare il nomignolo usato dal barista e chiese sconsolata: - Qual è la cosa più forte che hai... a parte di sakè? – aveva sempre odiato il sakè... gli ricordava i vecchi e, per quanto si sentisse stanca, era ancora lontana dal sentirsi vecchia.

Quello si gratto la testa mezza pelata: - Vodka... oppure whiskey?
-  Certo che non hai una gran scelta... vada per il whiskey... – mormorò lei e si sedette al bancone.

Ormai non riusciva nemmeno più a contare i pochi bicchieri che le si erano accumulati davanti per quanto era ubriaca quando entrò nel bar un uomo che, ad una prima occhiata, poteva essere appena uscito da un film sugli hippy o qualcosa di simile.
Dentro Tatsuki montò una rabbia cieca che controllò solo perché sapeva di essere ubriaca al punto da rischiare di cadere se si fosse mossa troppo in fretta.
Il tizio con i capelli rossi invece non la riconobbe, si accostò al lato del bancone e ordinò del sakè caldo, proprio come un vecchietto.
La sua espressione, nonostante avesse appena sconfitto un hollow di grosse dimensioni che era stato spedito all’inferno, era tutt’altro che felice. Come avrebbe potuto essere felice, quando, anche in un momento di tranquillità come quello che stava passando la Soul Society in quel momento, non aveva trovato nessuno con cui gli andasse di divertirsi? Come avrebbe potuto, infatti, chiedere una cosa del genere a Rukia, quando sapeva benissimo che non vedeva l’ora di toglierselo di mezzo per starsene un po’ da sola con Ichigo? Come poteva chiedere a qualche altro tenente di fargli compagnia quando sapeva di non potersi aprire con nessuno, per paura di diventare lo zimbello di tutte le compagnie?
Già, era così, lui non aveva più una persona abbastanza fidata a cui raccontare i propri problemi e, benché non volesse ammetterlo nemmeno a se stesso, quel qualcuno gli mancava terribilmente.
Dentro di sé sapeva che, per quanto potesse essere un uomo forte, che si era fatto da solo... non era altro che un fallito che tutti consideravano tale guardando il suo fallimento dall’alto, compatendolo.
E lui odiava essere compatito, odiava sentirsi in quel modo, odiava sapere di essere così debole, sempre dannatamente troppo debole per fare la differenza. “E i deboli perdono su tutta la linea... perdono gli amici, perdono il prestigio... perdono le persone che amavano, scoprendo di non essere mai stati nulla per loro..”
Ora li odiava tutti. Odiava la sua compagnia, odiava Ichigo, odiava il capitano Kuchiki, odiava Rukia. Odiava perfino il ragazzino che lo adorava e lo seguiva, perché non si sentiva degno della sua stupida ammirazione. Odiava se stesso.
- Ehi tu! – si sentì chiamare a un certo punto, la voce era quella di una ragazza resa però gracchiosa dall’alcol. Si girò stanco in quella direzione, aspettandosi una sgualdrina qualunque che lo aveva scambiato per qualcun altro. Per cui fu sorpreso quando vide dirigersi verso il suo tavolo, malferma sulle gambe, una donna che aveva già visto più volte. Un’amica di Ichigo... com’era che si chiamava? Ah, già... Arisawa, Arisawa Tatsuki!
L’aveva vista allenarsi qualche giorno prima... colpiva il palo di allenamento della palestra come se stesse tentando di scaricarvi sopra tutte le sue frustrazioni.
E si accorse anche di un’altra cosa, quella ragazza così diligente, quell’atleta professionista era ubriaca fradicia e, per qualche arcano motivo, incazzatissima con lui.
La ragazza si avvicinò puntandogli il dito contro: - Tu! Tu e tutti quelli come te! È tutta colpa vostra se la mia vita è diventata una merda! – strillò quasi cadendo dalla panca su cui era seduto lui e sulla quale lei si era messa in ginocchio. D’istinto fece per sorreggerla, ma lei allontanò la sua mano con uno schiaffo violento e lo prese per la giacca. Renji si chiese se quella ragazza volesse davvero provare a picchiarlo.
Per quanto potesse essere brava entrambi sapevano che non aveva la minima speranza contro di lui. Ma forse, quel giorno, poteva permettersi di non reagire, di fare il superiore e... insomma, che figura ci avrebbe fatto a prendersela con una donna ubriaca?
In fondo lei aveva le sue buone ragioni per odiare gli Shinigami, e lui aveva il dovere di proteggere gli esseri umani... per quanto potessero essere antipatici e bellicosi.
Per cui non reagì quando lei lo prese per il bavero della giacca di pelle e continuò a sputargli in faccia tutti gli insulti che conosceva, insulti che non lo avrebbero raggiunto, così pensava... per una volta voleva provare cosa si sentiva ad essere veramente superiore a qualcuno, potersene fregare veramente di quello che gli veniva detto.
Poi però lei cominciò ad urlare cose compromettenti, cose che non avrebbe dovuto sapere e che invece sapeva e stava dicendo a tutti gli avventori del bar che si erano fermati a guardare la sua sfuriata con divertimento.
- Schifosi Shingami! Mi avete portato via tutte le persone a cui volevo bene! – strillò ancora e, infuriata, gli tirò un sinistro in faccia. Un pugno davvero forte, nonostante fosse anche ubriaca.
Quel pugno lo risvegliò e Renji si chiese se veramente se lo meritasse... si stava facendo picchiare da una ragazzina umana, ma non lo faceva per fare il superiore, perché il suo pugno non gli era passato inosservato... non lo stava facendo nemmeno perché si sentiva di dover proteggere come poteva il ruolo di Shinigami... no, si stava facendo picchiare perché una parte di lui gli diceva che forse se lo meritava... perché lui non era capace a far nulla.
- I miei amici mi ignorano, la mia migliore amica per cui avrei dato la mia vita, non fa che mentirmi su dove va e sui suoi strani poteri e il ragazzo che ho sempre considerato come un fratello... lui.. lui più di tutti gli altri! – urlò e caricò un altro pugno. Ma sentendo quelle parole Renji ora sapeva di non meritarsi quei pugni, di non meritarsi un simile trattamento. No, non si sarebbe preso dei pugni per Ichigo Kurosaki.
Infuriato schivò il pugno e le tappò la bocca con la mano: - Smettila... non me lo merito. – sussurrò schiacciandole forte la mano sul viso, per non farle dire altre cose che non solo avrebbe dovuto cancellare in seguito dalla mente degli altri frequentatori del bar, ma che lui non sarebbe riuscito a sopportare di sentire oltre.
A quel punto però, mentre lei si divincolava, le persone lo fissavano. Si alzò dal tavolo tenendo con una mano la ragazzina e con l’altra ancora sulla sua bocca.
Lei si divincolava con tecnica, nonostante non avesse la forza per ribaltare la situazione, e per lui tutto quello stava diventando un problema.
Uscì dal locale più in fretta che poté, trascinandosi dietro la ragazza, non curandosi degli ubriachi che lo fissavano.
Tatsuki si divincolò, tentando più volte di infilargli una gamba tra i piedi per farlo cadere, di tirargli un calcio sulle parti basse, ma la stretta dell’uomo non cedeva, intrappolandole le braccia lungo i fianchi e stringendo fino quasi a farle scricchiolare le ossa.
Nel tentativo estremo di liberarsi fece una cosa che aveva visto fare solo alle donne disperate e in seguito si vergognò di aver fatto: gli morse con violenza la mano.
Lui ritirò la mano e la lasciò andare spingendola lontano. Le sue gambe malferme non la ressero e cadde duramente su marciapiede. Renji si guardò la mano sanguinante.
- Brutta stronza! Con chi credi di aver a che fare, vuoi morire?
- Oh ma guarda! Anche i demoni sanguinano! – fece lei guardandolo male.
- Attenta a quello che dici, donna, se continui a sparlare su cose che non ti riguardano sarò costretto a cancellarti la memoria. – la minacciò lui, pulendosi il palmo della mano sui jeans sdruciti.
- Lascia perdere... me ne vado a casa, pensavo che picchiarti mi avrebbe fatto sentire un po’ meglio... ma da te non riuscirei nemmeno ad avere questa soddisfazione.
- Che vorresti insinuare con questa frase!? – chiese lui alzando la voce: no, non si sarebbe fatto compatire un’altra volta.
- Sto dicendo che sei un povero sfigato, a partire da come vai in giro vestito! – lo sfotté lei squadrandolo con gli occhi resi lucidi dal troppo alcol.
Renji stava per ribattere, ma poi si ricordò del vero motivo che l’aveva spinto a trascinarla fuori da quel locale: voleva chiarire subito un malinteso.
- Senti... – cominciò a dire mentre lei faceva del suo meglio per rimettersi in piedi e capire dove si trovava. – Io non c’entro davvero nulla con in tuoi amici.. a dire la verità hanno piantato in asso anche me. – sussurrò un po’ imbarazzato.
- Questo perché non hai le palle. – fece lei grattandosi la testa.
- Prima di dare fiato a quella fogna, perché non ti guardi un po’ allo specchio, stupida umana! – urlò lui infuriato. – Alla prossima giuro che ti faccio fuori. – ringhiò, ma lei rise, anzi, si piegò in due dalle risate, poi bisticciò: - L’avresti già fatto se avessi potuto, non è forse così?
Lui si morse la lingua, sapendo che la sua espressione lo tradiva e che quella ragazzina aveva colto nel segno: - E tu sei davvero sicura di essere ubriaca?
- E tu lo sai che stai tentando di farmi un discorso serio mentre io sono completamente partita?
- Beh... così per lo meno domani mattina te lo sarai dimenticato e io non dovrò vergognarmi per il resto della mia vita. – bisbigliò lui amaro e lei rise ancora.
- Wow, sai essere divertente quando vuoi!... ma da che parte sarà casa mia? – bisbigliò assorta, poi sorrise e lo guardò. – Senti... tu che sei mezzo sobrio, sai per caso da che parte è casa mia... è vicina a quella di Ichi_ - si interruppe di botto, come se volesse evitare di pronunciarne anche solo il nome.
Renji si grattò la testa e si guardò intorno: - Credo da quella parte. – disse indicando un punto dietro le sue spalle.
Lei si girò verso quella direzione e quel movimento le fece perdere il precario equilibrio che aveva riacquistato per miracolo. Renji la prese per le spalle prima che cadesse di nuovo sul marciapiede. Tatsuki si appoggiò stanca contro di lui, sospirando e cercando invano di rimettersi in piedi.
Il giovane costrinse a convincere la sua mente che non sapeva quello che stata facendo, quando, con un sospiro, prese in braccio la ragazza ubriaca. Lei protestò mollemente, già mezza addormentata.

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bleach / Vai alla pagina dell'autore: alchemist