E fu in quel momento, in quel preciso istante, che realizzò che l'amore era una grandissima fregatura. Chiuse violentemente la porta davanti a lei, come per eliminare dalla realtà quella visione e iniziò a correre. Corse lontano, senza sapere bene dove, fino a che il fiato non le mancò. Cadde violentemente in ginocchio, noncurante del dolore che si era impossessato delle sue gambe, e pianse tutte le lacrime che aveva in corpo. Un pianto silenzioso. Aveva voglia di urlare, ne sentiva il bisogno, eppure stava in silenzio, troppo stanca perfino per un sussurro. Sentiva un enorme dolore al petto, proprio là dove c'era il cuore, un dolore penetrante che si espandeva pericoloso in tutto il corpo e si insinuava in ogni dove. Poteva sentirlo come se fosse solido. Sentiva tutta quell'amarezza rivestirla come un mantello e soffocarla. Si sentiva vinta dallo sconforto e solo a quel punto poté cpire il perché non si era mai innamorata prima: l'amore faceva male. E proprio non aveva voglia di sentire tutte quelle cazzate sull'amore vero ed eterno che di reale non avevano niente. Si rendeva conto solo ora che tutte quelle menate sull'amore non erano altro che stupide favole inventate de ragazzine illuse che non avevano mai provato sulla loro pelle tutto il dolore che quel sentimento portava. E dire che lei non ci aveva mai creduto, lei era sempre andata avanti senza mai guardare l'altro sesso con certi occchi, non le era mai interessato un sentimento che non portava a niente di concreto. Non credeva nei sentimenti, o meglio non ci aveva mai creduto, fino a quando non aveva conosciuto lui, Matteo. All'inizio le era sembrato un ragazzo come tanti altri, non esageratamente affascinante e un po' farfallone, ma poi l'aveva conosciuto meglio e si era resa conto che le assomigliava molto più di quanto lei credesse: nessun sentimento, solo pensieri razionali. E quello era proprio il colmo, perchè lei, che neanche le più sdolcinate persone erano riuscite a far cadere nella trappola fatale dell'amore, si era innamorata di una persona quasi più insensibile di lei; e quello non era stato altro che l'inizio della fine. Da quel momento tutto il mondo le era sembrato migliore: vedeva amore ovunque e non faceva altro che fantasticare sul suo futuro con lui. Non aveva mai per un solo secondo pensato, da brava deficiente innamorata, che il suo potesse essere un sentimento a senso unico. Non lo aveva mai pensato fino a circa un'ora prima. Stava camminando allegra per il corridoio del dormitorio maschile diretta verso la stanza di Matteo con tutte l'intenzione di invitarlo a bere un caffè con lei al bar poco lontano. Aveva le guance leggermente arrossate e un sorriso che le illuminava di felicità il volto ben stampato in faccia. Era leggermente tesa, come ogni volta che lo doveva incontrare. Finalmente arrivò davanti alla porta della stanza, prese un bel respirò, si sistemò per l'ennesima volta i capelli, e aprì di scatto la porta, senza bussare, da perfetta idiota. Rimase immobile per qualche secondo, la bocca aperta che non riusciva a far uscire nessun suono. Gli occhi le si innondarono di lacrime appena il suo cervello realizzò ciò che stava davanti a lei: Matteo e una ragazza, di cui sinceramente l'identità proprio non le interessava, erano stesi sul letto, mezzi nudi, del tutto presi da un bacio passionale. E così si era ritrovata in quel luogo, neanche lei sapeva dove, e piangeva accasciata a terra da chissà quanto tempo. Un conato di vomito la pervase. Dannazione, non riusciva a smettere di piangere. L'amore, bah, bella roba. Se solo l'avesse saputo cosa pertava non si sarebbe mai permessa un errore simile. L'amore non aveva lieto fine, il suo amore non avrebbe mai avuto lieto fine.