Nick: Koishan
Sokujo
Titolo: Di traumi e dilemmi
Genere: Comico,
introspettivo,
satirico
Rating: verde
Avvertimenti: one-shot, slice of
life
Note: ho ripreso una
vecchia fiction
postata su fan world e l’ho modificata per il caso.
Di
traumi e dilemmi
Noi
donne ci perdiamo
in un bicchiere d’acqua, sempre e comunque.
Ed
io l’ho
appena dimostrato.
Si
può entrare
in depressione per una borsetta? Si, si può. O meglio, solo
noi donne possiamo.
Quando
arrivi
di fronte alla vetrina, a quella vetrina,
e ti specchi nella sua purezza, improvvisamente i tuoi occhi si
catapultano
verso un oggetto.
Una
borsetta.
Una
cosa che ci
ama e ci tradisce in qualunque momento.
Stessa
cosa per
i decolleté.
Solo
noi donne
siamo capaci di entrare in panico per una cosa fatta di pelle.
La
borsetta con
gli strass nera oppure quella color oro lucido?
E’
come
chiederci chi salveremmo tra nostra madre e il nostro fidanzato.
Non
vi è
risposta al quesito.
Così
rimani
impalata come un tacchino allo spiedo davanti al vetro. Intanto che
ammiri quel
capolavoro della moda, accade l’irreparabile. Davanti al tuo
morbido naso entra
una ragazza. Bella, formosa e pure snob, giusto per farti ancora
più male.
Quella
carogna,
quell’essere spregevole, a tradimento non chiede solo una
delle borse, no… le
chiede tutte e due! Si può essere così sfigata?
No, credo di no.
Ed
è proprio in
quel momento che ripensi a uno spiacevole episodio della tua infanzia,
ugualmente traumatico. Ricordi quando eri in campagna, quando tuo padre
ti aveva
iscritto a lezione di equitazione. Tu pensavi:
<<
Che
bello, io amo i cavalli! >> quanto avresti voluto
rimangiarti quella
frase. Nel senso vero della parola.
Ammiravi
soddisfatta il tuo puledro dal pelo marroncino che ti ha poi rovinato
la vita.
Ebbene si, non puoi dimenticare.
Avevi
portato
con te le alpenliebe, quelle con fragola e panna.
Le
tue
preferite.
Ti
stavi
abbuffando alla faccia di tua sorella che, come da copione, si presenta
davanti
a te esigendone una.
Avevi
corso a
lungo e ti eri conservata l’ultimo pacchetto, anche
perché sapevi che lì, di
quelle caramelle, non ve ne era traccia. Saresti rimasta a secco per
tre
giorni. Impensabile.
Ma,
ahimè,
scioccamente le lasciasti nello zaino, e quel pulcioso quadrupede le
trovò. Non
hai mai saputo in che modo, tanto ormai era fatta. Con i suoi dentoni
storti,
che gli avresti volentieri raddrizzato con un calcio, iniziò
a denudare quelle
delizie dalla loro maggior copertura. Forse è stata una
delle poche volte in
cui hai pianto davvero.
Ti
rimase un
briciolo di speranza quando, causa distrazione da cibo, il cavallo non
notò l’ultima
alpenliebe. Avevi ancora una
possibilità, se facevi in fretta. Ti spostassi poco alla
volta, pronta al tuffo
finale, pochi centimetri, ci eri quasi… sì!
….
e invece no!
Non
contenti
del male che inconsciamente ti facevano, quella serpe a sonagli che ha
il tuo
stesso sangue, quella mangia caramelle a tradimento, vide, con i suoi
strabici
occhi, l’ultima speranza. Non volendo perdere ancora,
tentasti un ultimo (siamo
in tema), disperato tentativo.
<<
Posso?
>> chiedesti allungando la candida manina e con un
luccichio tenero negli
occhi. E lei cosa fece? Ovvio, ti ignorò. Spogliò
il cerchietto bicolore e lo
poggiò su una staccionata.
Non
potrai mai dimenticare lo sguardo
di pura
goduria che quel bifolco rivolse alla caramella e
l’espressione altamente
soddisfatta che invece rivolse a te. Lentamente si avvicinò
e, tragicamente, la
inglobò nel proprio palato.
Il
tutto alla
faccia tua!
Davvero
incredibile cosa possano farti una caramella e un cavallo. In seguito
iniziasti
ad odiare sia l’uno che l’altra.
Sperduta
nelle
tue elucubrazioni mentali, ritorni al presente solo grazie al rumore
della
cassa che si apre per dare il resto.
Davanti
ai
nostri occhi si consuma ancora il dramma e quella bertuccia ha pure il
coraggio
di sorriderti dall’interno del negozio, con la classica
faccia da triglia che
dice:
<<
Chi
prima arriva meglio alloggia. >> che ti prenda un colpo!
Che ti crolli la
maschera di fard e stucco che hai in faccia!
A
quel punto
capisci due cose: la prima è che la giustizia davvero non esiste, e la seconda è che
tua sorella ha ragione a chiamarti invertebrata!