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Autore: Scarlett Sakura    19/04/2011    2 recensioni
Piccoli pensieri di una fanciulla di fronte a uno dei più grandi drammi nella vita di una donna...
[7° classificata al contest "Scegli l'immagine... Contest" indetto da Taminia.]
Genere: Comico, Satirico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick: Koishan Sokujo
Titolo: Di traumi e dilemmi
Genere: Comico, introspettivo, satirico
Rating: verde
Avvertimenti: one-shot, slice of life
Note: ho ripreso una vecchia fiction postata su fan world e l’ho modificata per il caso.

 

 

 

Di traumi e dilemmi

 

 

 

Noi donne ci perdiamo in un bicchiere d’acqua, sempre e comunque.

Ed io l’ho appena dimostrato.

Si può entrare in depressione per una borsetta? Si, si può. O meglio, solo noi donne possiamo.

Quando arrivi di fronte alla vetrina, a quella vetrina, e ti specchi nella sua purezza, improvvisamente i tuoi occhi si catapultano verso un oggetto.

Una borsetta.

Una cosa che ci ama e ci tradisce in qualunque momento.

Stessa cosa per i decolleté.

Solo noi donne siamo capaci di entrare in panico per una cosa fatta di pelle.

La borsetta con gli strass nera oppure quella color oro lucido?

E’ come chiederci chi salveremmo tra nostra madre e il nostro fidanzato.

Non vi è risposta al quesito.

Così rimani impalata come un tacchino allo spiedo davanti al vetro. Intanto che ammiri quel capolavoro della moda, accade l’irreparabile. Davanti al tuo morbido naso entra una ragazza. Bella, formosa e pure snob, giusto per farti ancora più male.

Quella carogna, quell’essere spregevole, a tradimento non chiede solo una delle borse, no… le chiede tutte e due! Si può essere così sfigata? No, credo di no.

Ed è proprio in quel momento che ripensi a uno spiacevole episodio della tua infanzia, ugualmente traumatico. Ricordi quando eri in campagna, quando tuo padre ti aveva iscritto a lezione di equitazione. Tu pensavi:

<< Che bello, io amo i cavalli! >> quanto avresti voluto rimangiarti quella frase. Nel senso vero della parola.

Ammiravi soddisfatta il tuo puledro dal pelo marroncino che ti ha poi rovinato la vita. Ebbene si, non puoi dimenticare.

Avevi portato con te le alpenliebe, quelle con fragola e panna.

Le tue preferite.

Ti stavi abbuffando alla faccia di tua sorella che, come da copione, si presenta davanti a te esigendone una.

Avevi corso a lungo e ti eri conservata l’ultimo pacchetto, anche perché sapevi che lì, di quelle caramelle, non ve ne era traccia. Saresti rimasta a secco per tre giorni. Impensabile.

Ma, ahimè, scioccamente le lasciasti nello zaino, e quel pulcioso quadrupede le trovò. Non hai mai saputo in che modo, tanto ormai era fatta. Con i suoi dentoni storti, che gli avresti volentieri raddrizzato con un calcio, iniziò a denudare quelle delizie dalla loro maggior copertura. Forse è stata una delle poche volte in cui hai pianto davvero.

Ti rimase un briciolo di speranza quando, causa distrazione da cibo, il cavallo non notò l’ultima alpenliebe. Avevi ancora una possibilità, se facevi in fretta. Ti spostassi poco alla volta, pronta al tuffo finale, pochi centimetri, ci eri quasi… sì!

…. e invece no!

Non contenti del male che inconsciamente ti facevano, quella serpe a sonagli che ha il tuo stesso sangue, quella mangia caramelle a tradimento, vide, con i suoi strabici occhi, l’ultima speranza. Non volendo perdere ancora, tentasti un ultimo (siamo in tema), disperato tentativo.

<< Posso? >> chiedesti allungando la candida manina e con un luccichio tenero negli occhi. E lei cosa fece? Ovvio, ti ignorò. Spogliò il cerchietto bicolore e lo poggiò su una staccionata.

Non potrai mai dimenticare lo sguardo di pura goduria che quel bifolco rivolse alla caramella e l’espressione altamente soddisfatta che invece rivolse a te. Lentamente si avvicinò e, tragicamente, la inglobò nel proprio palato.

Il tutto alla faccia tua!

Davvero incredibile cosa possano farti una caramella e un cavallo. In seguito iniziasti ad odiare sia l’uno che l’altra.

Sperduta nelle tue elucubrazioni mentali, ritorni al presente solo grazie al rumore della cassa che si apre per dare il resto.

Davanti ai nostri occhi si consuma ancora il dramma e quella bertuccia ha pure il coraggio di sorriderti dall’interno del negozio, con la classica faccia da triglia che dice:

<< Chi prima arriva meglio alloggia. >> che ti prenda un colpo! Che ti crolli la maschera di fard e stucco che hai in faccia!

A quel punto capisci due cose: la prima è che la giustizia davvero non esiste, e la seconda è che tua sorella ha ragione a chiamarti invertebrata!



   
 
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