Videogiochi > Tekken
Ricorda la storia  |       
Autore: Evilcassy    19/04/2011    3 recensioni
I look inside myself and see my heart is black
I see my red door, I must have it painted black
Maybe then I'll fade away and not have to face the facts
It's not easy facin' up when your whole world is black

#5:Anna Williams - -Una come Te .
“La vuoi rubare!” Lo strillo di Alisa era così acuto che Anna fu costretta a scattare e bloccarla fisicamente, una mano sulla bocca. “Che ti frulla in quell’ammasso di chip, emerita stupida? Ora tornatene in camera tua e lasciami andare, tornerò in mattinata, non preoccuparti. A piedi il tuo padrone non ci rimane.”
“Non è il mio padrone” protestò l’androide. “E chi mi assicura che tu non mi stia imbrogliando?”
“Ma fottiti.”
“Non mi fido di te. Non mi sono mai fidata e non comprendo come Lee possa fidarsi di una come te.”
Le mani di Anna Williams furono percorse da un fremito. Inpirò profondamente, prima di recuperare la sua solita faccia di bronzo e appoggiarsi alla Ferrari, le curve del suo corpo bene in vista. “Honey” ridacchiò “Conosco trucchetti che i tuoi circuiti vergini non possono neppure immaginare. E ti posso garantire che se tu fossi capace di fare un quarto delle magie celtiche di Anna Williams, il tuo Lars non starebbe così tanto in giro con l’esercito….”

FanFiction Partecipante al Challenge indetto da ValyChan sul Forum di EFP.
Genere: Dark, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

PAINT IT BLACK.

 

Tekken Challenge -Set NERO.

1    –WORLDWIDE EXECUTION (Capitol Punishment)

 

« La morte di un cittadino non può credersi necessaria, che per due motivi. Il primo, quando anche privo di libertà egli abbia ancora tali relazioni e tal potenza, che interessi la sicurezza della nazione; quando la sua esistenza possa produrre una rivoluzione pericolosa nella forma di governo stabilita. La morte di un cittadino divien dunque necessaria quando la nazione ricupera o perde la sua libertà, o nel tempo dell’anarchia, quando i disordini stessi tengon luogo di leggi. » Cesare Beccaria  - Dei Delitti e Delle Pene, 1763

 

Jin Kazama,

 

Il rullo di tamburi, nel momento in cui il condannato sale i gradini, è stato tolto.

E anche il boia con il cappuccio nero è stato eliminato.

Anche l’impiccagione – troppo barbara – o la decapitazione – troppo datata, evidentemente.

L’unica a non essere stata abolita è proprio la Pena di Morte.

Almeno per questa volta.

Una punizione esemplare, per un criminale esemplare.

Un criminale di guerra. Anzi, l’ideatore stesso della Terza Guerra Mondiale.

E poco importano le sue ragioni, urlate da chi ha cercato di testimoniare in suo favore durante il processo-farsa che si è svolto in soli 189 minuti, solamente tre giorni prima.

Grazie comunque, Lars. Contro al mondo intero per provare a spiegare la verità. Contro anche a chi ti considera un fratello, contro il tuo stesso amore, la cui natura artificiale pare non conoscere il perdono per ciò che le è stato fatto.

I tamburi non rullano, è il cuore a battere velocemente. Batte così forte, mentre percorre l’ultimo miglio che lo separa alla morte, che i secondini che lo scortano posso intravederne il movimento attraverso la stoffa arancione della divisa da prigioniero.

Jin cammina a fatica. Si sforza di mettere un piede davanti all’altro, di non crollare, di non lasciarlo andare. Mai come in quel momento la bestia dentro di lui ruggisce e lo divora. Mai come ora, durante l’ultima passeggiata, Devil gli artiglia lo sterno con violenza.

E lui fatica a tenerlo. Vorrebbe chiedere ai secondini di fare in modo che giunga velocemente al patibolo. Non sa quanto ancora può resistere.

Resta chiuso qui. Ripeté mentalmente a sé stesso, all’altro sé stesso. Solo soffocando il demonio dentro di sé potrà finalmente morire. E’ l’unico modo per trovare la pace.

Grazie comunque Lars, ma è meglio così. E’ questo che voglio.

E gli occhi di Lars si spalancavano senza capire. ‘Se solo la gente sapesse che…

No, Lars, davvero. E’ questo che voglio.

“Tu non meriti questo!” Lars si era votato alla giustizia, aveva cambiato bandiera. Non era più un sottoposto, era lui la mente. Una delle menti, probabilmente, di un mondo più giusto.  Un mondo che però lo vedeva colpevole. Giustamente, per altro.

Lo merito. Eccome. E se non mi reputi colpevole, pensa a quello che ho fatto alla tua fidanzata.

Finalmente aveva taciuto, voltandogli le spalle. Una ferita, quella di Alisa Bosconovitch, che sanguinava ancora. Lei si era risvegliata, ma non aveva dimenticato. Era l’unica cosa che l’androide odiasse realmente, e neppure Lars riusciva a perdonargli davvero.

 

Tre gradini di pietra.

“Qui, davanti a questo muro.” Ordinò il secondino, sistemandolo con la schiena contro la parete. Il cameraman fece segno di spostarlo un po’ a destra. Jin obbedì con un mesto sorriso.

La sua esecuzione, in mondovisione, su un canale di Youtube interamente dedicato a questo momento,  e su un paio di reti pay-per-view.

Solo due mesi prima, la Tv e i canali di Youtube erano sotto il suo controllo e usati a piacimento per i suoi proclami folli.

Appoggiò le spalle contro il muro dietro di sé, mentre i secondini fermavano i polsi alla parete con catene di ferro.

Catene che per il diavolo sarebbero state semplici da eliminare come pezzi di spago.

Sbrigatevi.

 

“Il plotone, entri.” Ordinò una guardia a sistemazione ultimata.

Sapeva che il plotone era composto da una decina di soldati di diverse nazionalità. Ognuno di loro aveva un fucile carico di munizioni speciali.

Guarda caso, Made in Mishima Laboratories. Munizioni letali, create apposta per uccidere un demonio.

Presto. Pregò mentalmente Jin, sudando. O

gni respiro era una tortura. La testa gli girava. La lotta con l’altro, l’attesa, la morte… era tutto così straziante.

Improvvisamente, mentre il plotone d’esecuzione entrava dalla piccola porta di metallo, si rese davvero conto che quelli sarebbero stati gli ultimi istanti della sua vita infernale.

I suoi ultimi respiri affannosi.

Gli ultimi battiti furiosi del suo cuore.

I suoi ultimi pensieri scomposti. Era ora di lasciarli liberi, almeno quelli. Si costrinse a pensare a qualcos’altro. Il cameraman stava inquadrando i soldati che entravano ordinatamente.

Chissà chi stava guardando la diretta.

Suo nonno? Ah beh, poco ma sicuro. E se suo padre fosse stato ancora vivo, ci poteva scommettere la mano destra che si sarebbe gustato anche lui la scena.

I suoi nemici? Erano tanti. Non tutti però erano così sadici come i suoi parenti più stretti.

Ed Asuka, sua cugina? No, lei non avrebbe mai assistito. E Xiaoyu?

Men che meno.

Anzi, forse faceva parte di quello sparuto gruppo di manifestanti – una dozzina, aveva commentato una guardia un’ora prima – che avevano organizzato un picchetto contro la sua esecuzione, fuori dalla prigione.

Una dozzina di pacifisti e manifestanti dei diritti umani. E Xiao, probabilmente.

L’aveva vista anche fuori dal tribunale, dopo la sua sentenza. Aveva cercato di avvicinarsi, addirittura. E lui non le aveva fatto neppure il favore di rivolgerle lo sguardo.

Grazie Xiao, ma è meglio così. Lascia perdere, scappa via.

I soldati avevano finito di entrare, i potenti fucili sulle spalle, e posizionarsi davanti a lui.  Per ultimo, un uomo con una sciabola.

Lo conosceva, per caso?

Ah si.

Sergei Dragunov, tenente russo. O ex tenente, magari era stato promosso per il suo impegno sul campo.

Gli stava addosso già da un po’ di tempo. Probabilmente aveva chiesto di essere lui a dirigere l’esecuzione per poter avere a sua disposizione il cadavere immediatamente dopo la morte.

Il solco che Nina gli aveva lasciato sulla faccia, durante l’ultimo combattimento, si stava cicatrizzando.

Al russo sarebbe rimasto un bel ricordino della sua più stretta collaboratrice.

Chissà se voleva togliersi anche lo sfizio di veder lei salire sul patibolo. A Nina sarebbe toccato al settimana dopo. Se non fosse arrivata la Grazia dalla corte marziale.

 

A lui era stata preclusa qualsiasi grazia.

Lars aveva detto che aveva provato a giocare anche quest’ultima carta.

Grazie comunque Lars, ma è meglio così. E’ questo che voglio

Il plotone si era posizionato davanti a lui.

Dragunov aveva stretto la mano attorno alla sciabola, posizionandola davanti a sé.

Presto.

Il demonio, percependo l’odore della fine, si stava agitando ancora di più.

Il Russo aveva alzato la sciabola.

Il rumore delle sicure dei fucili che venivano tolte.

Non aveva mai sentito un freddo simile, eppure sudava copiosamente.

Presto!

FIRE!” La sciabola scende.

 

 

 

 

Bene.

Brava EvilCassy. Proprio una gran furbata andarti ad impegolare in questo Challenge. Proprio tu, che lasci languire le tue fic sino allo stremo, che sbatti la testa contro lo schermo del pc perché non hai idee (e voglia, e tempo) di finire quelle DUEe dico DUE fan fiction in sospeso da tempo immemore…

…. Ne inizi un’altra?

No, beh.

Brava EvilCassy, brava.

Se pensi di essere furba così, continua pure…

Soprattutto se il risultato non ti esalta neppure più di tanto. GRRR! Ma l’ispirazione dove l’hai messa? Ti è scomparsa con la pseudo dieta che stai facendo???

 

PS: Grazie Valy per l’idea del challenge… e per tutti gli incredibili set che hai creato!

 

Vostra

EC.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Tekken / Vai alla pagina dell'autore: Evilcassy