Nick autore (sul Forum
e su EFP): marta86 – Japanlover86
Titolo: Se gli sguardi potessero uccidere (o anche solo danneggiare)…
Personaggio scelto: Bonnie Bennet
Prompt scelto: Occhi vuoti
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Raccolta di drabble (quattro da 100 parole)
NdA: Queste drabble approfondiscono i pensieri di Bonnie Bennet nel momento
in cui, nell’episodio 1x05, incendia la macchina con i suoi poteri latenti e
inizia a prendere coscienza di un lato nuovo e celato di sé.
Questa storia si è
classificata dodicesima al contest “Drabbles a Mistyc Falls” indetto da
LyndaWeasley e PaytonSawyer. Sono molto contenta del mio posto anche perché è
la prima fic che scrivo su questo fandom meraviglioso. ^^
Ringrazio le giudicie che
hanno dato delle valutazioni davvero azzeccate (per quanto riguarda me!); è
stato davvero un piacere partecipare… Buona lettura!!
Se gli
sguardi potessero uccidere (o anche solo danneggiare)…
La
vedo avanzare in mia direzione.
Ha
una ramazza in mano e uno sguardo che non promette nulla di buono.
“E’
l’ora della ramazza” – mi dice altezzosa.
Che
strega!
Solo
perché Caroline se n’è andata, se ne va in giro pensando di poter comandare…
Fisso
scocciata la pozzanghera sull’asfalto.
Odio
dover sgobbare per eseguire le faccende altrui.
Ma
devo. Altrimenti, chi la sente Caroline?!?
Gli
occhi di Tiky mi perforano la schiena.
Quanto mi piacerebbe
vederli vuoti e immobili, quegli occhi…
Ma
cosa mi metto a pensare!?!
Meglio
che mi concentri.
Se
solo ci fosse un modo per non faticare…
Voglio che si prosciughi.
Voglio che non ci sia una
sola goccia d’acqua.
D’improvviso,
il nulla.
E,
al centro, una macchina lambita dalle fiamme.
La
gente sta gridando.
I
loro occhi vuoti e sconvolti mi lasciano indifferente.
A
stento mi giungono i suoni. E a malapena percepisco l’odore di bruciato che
satura l’aria.
È
come se mi trovassi dentro una bolla.
Stringo
la ramazza tra le mani.
Ormai non serve più.
Il
fuoco s’ingrossa, energico e potente.
Ancora
pochi minuti e della macchina non resterà nulla.
E
anche l’asfalto sarà perfettamente asciutto.
Rapidità ed efficienza.
Questo è il mio motto.
Due
mani forti mi afferrano prepotentemente le spalle, facendomi voltare.
Il
mio nome risuona più volte.
Chi
è? Come mi conosce?
Eppure
la sua voce mi è familiare…
Scuote
il mio corpo, mi costringe ad osservare le sue iridi scure.
Che
riflettono il vuoto dei miei occhi.
E
capisco all’istante.
Le
urla mi assordano, chiaro segno che sono tornata alla realtà.
E
di fronte a me, c’è Stefan.
Preoccupato,
stranito… quasi sbalordito.
Le
stesse sensazioni che affiorano in me quando mi volto verso l’auto bruciata.
È
impossibile.
Non
ci credo.
“Che
è successo?” – chiedo. Pregando di non essere stata io.
Non
capisco cosa mi stia succedendo.
Come
è possibile che io abbia fatto una cosa del genere?
Non
posso essere stata io.
Qualcuno
deve aver preso il controllo del mio corpo.
Ho
paura.
Ho
paura che questa… cosa mi sfugga di
mano.
Senza
neanche rendermene conto, mi ritrovo sulla soglia di casa di mia nonna.
Mi
apre la porta, come se mi avesse sentito arrivare.
La
abbraccio, cercando conforto dalle lacrime che sono sgorgate dai miei occhi
stanchi e vuoti per lo shock.
Devo
sapere. E lei è l’unica in grado di fornirmi delle risposte.
Per
quanto insolite possano essere.