Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: adamantina    19/04/2011    2 recensioni
Vanessa, Blake, Damien, Lily, Charlotte e Jonathan sono diversi.
Non si considerano speciali; i loro "doni" non sono per loro altro che una maledizione che impedisce loro di avere una vita normale come un qualsiasi altro teenager.
Vanessa, Blake, Damien, Lily, Charlotte e Jonathan vivono al Queen Victoria's College, scopo del quale è addestrarli al controllo dei propri superpoteri -perchè è di questo che si tratta, nonostante il termine non risulti loro gradito-, a come sfruttarli, a come nasconderli.
Ma una serie di particolari eventi e un nuovo, strano preside li porteranno a chiedersi se il Queen Victoria's non sia, più che una scuola, una sorta di prigione...
E se lo fosse, sarebbe forse peggiore del mondo esterno, con i suoi schemi, le sue regole e i suoi ottusi pregiudizi?
Genere: Avventura, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Queen Victoria's College'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~GOIN’ ON~

 

[Blake]

 

Alla fine mi chiudo in bagno. Sembrerà assurdo, ma è l’unico posto dove posso stare solo per un po’. Prima, mi ronzavano tutti intorno, temendo una mia reazione improvvisa ed esplosiva.

Ma non ho intenzione di fare nulla di avventato.

D’accordo, Lily se n’è andata. O meglio, l’abbiamo mandata via noi. E allora?

Non vuol dire nulla. Se lo meritava, e questo è tutto.

Certo, come no.

Vorrei disperatamente che fosse così. Vorrei che quelli che lei ha chiamato “principi morali” fossero veramente saldi e immutabili, tanto da non farmi neanche passare per l’anticamera del cervello che potrei aver sbagliato. Che forse lei aveva ragione.

Ma non posso concentrarmi su questo.

È un momento cruciale per noi.

Siamo finalmente liberi, ma ci sono così tante cose a cui pensare: Vahel e Ritch in giro a cercarci, Arthur che sembra essere passato dalla parte dei buoni … sempre che una “parte dei buoni” esista davvero, e non ne sono più sicuro.

Se mi fermassi a riflettere su Lily, non avrei la forza di lottare per andare avanti.

La domanda più grande che mi aleggia nella mente –ok, la seconda più grande- è: cosa faremo adesso?

Dove andremo?

Sospiro ed esco dal bagno, stizzito. Non posso decidere nulla da solo. Ho bisogno di parole, di rumore, di chiacchiere inutili. Di Charlotte che pensi al posto mio.

Trovo Jonathan, Charlotte e Vanessa in corridoio. Charlie è accoccolata contro Jonathan, stretta a lui, in silenzio. Vanessa è seduta poco lontano, lo sguardo perso nel vuoto. Credo sia successo qualcosa tra lei e Damien, ma non sono ancora riuscito a capire cosa.

Mi avvicino, ma non appena sono accanto a loro mi passa la voglia di parlare. Sto diventando lunatico come una ragazza.

-Vado a trovare Damien-, dico.

Percorro il corridoio e apro la porta senza bussare, automaticamente.

La scena che mi si presenta davanti è sconcertante.

Arthur è seduto sul letto accanto a Damien, è chino su di lui e lo sta baciando.

Spalanco gli occhi, incredulo, mentre Arthur si allontana appena. Damien mi guarda, rosso in viso, imbarazzato. Probabilmente meno di quanto lo sono io, però.

-Ehm … Blake! Cosa … ?-, balbetta.

-Io … niente. Scusate.-

Maledicendomi per la mia goffaggine, chiudo la porta e torno dagli altri.

-Credo di aver appena visto Arthur e Damien che si baciavano-, mormoro, ancora sotto shock.

Le loro reazioni non sono quelle che mi sarei aspettata. Vanessa non dice nulla, Jonathan mi guarda interrogativo e Charlotte si stringe nelle spalle, borbottando qualcosa come “l’ho sempre sospettato”.

Sentendomi un idiota, mi siedo e taccio, pensando a Lily.

 

Un paio d’ore dopo siamo tutti riuniti nella camera di Damien.

-Bene-, dice Charlotte, guardandomi. –Che cosa facciamo?-

-Questa è davvero un’ottima domanda-, replico, scuotendo la testa per schiarirmi i pensieri.

-Io voglio tornare a casa-, dice Jonathan senza preavviso. –Non vedo la mia famiglia da una vita. Mi mancano. Mia sorella e mio fratello … i miei genitori, i miei amici. Vorrei tornare da loro.-

-Immagino che si potrebbe fare-, rispondo. –Se ci organizziamo bene, forse … -

Mi interrompo quando Jon mi guarda con aria dispiaciuta.

-Ecco … Blake, intendevo io. Da solo.-

Sento Charlotte fare un respiro profondo.

-Io sono stata accettata ad Harvard, a Yale, a Stanford e alla Columbia-, dice, la voce non proprio ferma. –Ci sono ancora tante materie in cui vorrei una laurea. Credo che mi concentrerò su quello.-

-Io voglio vivere da qualche parte con calma … trovarmi un lavoro, magari, o andare al college, non lo so-, dice Damien.

-Io non ho progetti-, replica con naturalezza Arthur, lanciandogli un’occhiata. –Credo che ti seguirò, se non ti dispiace.-

-Naturalmente no.-

Cala il silenzio. Non era questo che progettavo quando mi chiedevo cosa avremmo fatto. Qualunque cosa avessimo deciso, ero sicuro che saremmo rimasti tutti insieme. Come sempre.

Non avevo pensato che ognuno sarebbe andato via per conto proprio. Non rientrava affatto nei miei piani. Per questo non ho pensato a nulla. E l’idea improvvisa di essere solo, con tutto il mondo davanti e infinite possibilità, mi fa girare la testa. Non necessariamente in senso positivo.

La riunione finisce in fretta.

Sembra che, adesso che ci vogliamo dividere, non abbiamo più argomenti comuni di cui parlare. Non siamo più una squadra.

Esco sul balcone dell’ospedale, guardando la strada poco trafficata al di sotto.

Ho terribilmente paura.

Paura di scegliere, paura di sbagliare.

Paura di restare solo.

La porta-finestra si apre e Vanessa mi raggiunge.

-Non hai detto nulla-, mi fa notare, e sento nella sua voce un tono malinconico che non conoscevo.

-Neanche tu.-

-Perché non so cosa fare. Di tornare a casa non se ne parla: mi ci hanno cacciata via a forza. In quanto allo studio, non c’è niente di particolare che mi interessi. E lavorare … che possibilità ho, senza nemmeno la licenza superiore? Dovrei andare a farmela dare da Vahel?- Sorride senza traccia di ilarità. –Non ci ho mai pensato, Blake. O meglio … tutte le volte che ci ho pensato, dividevo il mio futuro con Damien.-

Ah, ecco il problema. Damien.

-Pensavo foste solo amici.-

Mi guarda storto, probabilmente chiedendosi come fanno i maschi ad essere così tardi.

-Per lui è così-, taglia corto.

-Beh, potresti sempre andare a rapinare banche, signorina invisibile.-

-Ottimo piano. Se vuoi venire anche tu, mi farai risparmiare sui candelotti di dinamite.-

Ci guardiamo con serietà per un momento prima di scoppiare a ridere. La battuta non è poi così divertente, ma è passato troppo tempo dall’ultima volta che abbiamo potuto ridere davvero, di cuore, e così arriviamo alle lacrime, per una volta non di tristezza ma di gioia.

Poi torniamo seri, a fatica.

-E tu?-, mi chiede con un sorriso. –Quali sono i tuoi progetti?-

-Non ne ho idea. A casa non posso tornare. Ho sempre odiato studiare, e in quanto al lavoro … non lo so, non ho mai pensato a cosa mi piacerebbe. Forse mi basterà rifletterci su per un po’ … l’idea di trovarmi solo, senza tutti voi, mi ha lasciato spiazzato. Tutto qui.-

È un “tutto qui” piuttosto rilevante, ma Vanessa ci passa sopra.

-Credo che andrò in California, sai?-, dice all’improvviso, gli occhi luminosi che osservano il panorama desolato come se vedessero l’intero universo a loro disposizione. –Dopotutto non ho bisogno di un ragazzo per andare avanti. E ho sempre desiderato visitare San Francisco. Potrei prendermi del tempo per me. Spiare di nascosto i surfisti, cose così.-

Sorrido.

-Abbiamo diciotto anni e tutta la vita davanti-, dico, malinconico, invidiando la sua determinazione, che però credo sia solo di facciata, -Ma ho la sensazione che la mia si sia appena conclusa.-

-È stata una parte importante della nostra vita, Blake-, mi corregge Vanessa, ammirando il tramonto, -Ma dobbiamo voltare pagina. Ci sono così tante cose da fare, posti da vedere. Riusciremo anche noi a trovare la nostra strada, vedrai.-

-Lo spero proprio.-

Ci sono tante cose che avrei voluto fare ma non ne ho mai avuto la possibilità. Vedere le piramidi, fare bungee-jumping, camminare sulla Muraglia Cinese, lavorare su una spiaggia assolata, fare un safari in Africa. Non ho molti soldi al momento, se non qualche centinaio di dollari nel mio conto in banca, ma potrei sempre cominciare.

Il sole sparisce dietro l’orizzonte e un crepuscolo ancora chiaro preannuncia una nuova notte.

-Grazie per la chiacchierata, Ness-, dico.

Lei sorride sinceramente.

Per un istante immagino cosa succederebbe se mi avvicinassi, le carezzassi il volto con dolcezza e la baciassi.

Ma poi scaccio via il pensiero.

Questo non è il momento di legarsi al passato.

Questo è il momento di guardare in avanti.

Senza rimpianti.

Senza la squadra.

Senza Lily.

Esco dall’ospedale e raggiungo la più vicina cabina telefonica. Inserisco i pochi spiccioli che ho in tasca nella fessura e consulto l’elenco telefonico.

-Salve. Vorrei prenotare un volo per Il Cairo. Sì, domani sarebbe perfetto. Il mio numero di carta di credito è … sì, esatto. La ringrazio.-

Da qualche parte bisogna pur cominciare.

E le piramidi sono un ottimo punto di inizio. Non so ancora cosa farò quando sarò lì. Forse cercherò un lavoro, o magari farò l’autostop fino in Sudafrica e andrò ad aiutare qualcuno a costruire scuole, oppure cambierò idea e deciderò di tornare in America.

Magari tra qualche tempo andrò a cercare Lily e le dirò che ho sbagliato.

Ma questo è il momento dei cambiamenti, e ho appena fatto il primo passo.

Tutti quelli che verranno dopo saranno in qualche modo più facili: dicono che la vita funziona così. Se è vero, ho ancora tanto tempo per capirlo.

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: adamantina