Manta l’invisibile
Salve,
mi presento: mi chiamo Manta Oyamada e sono il migliore amico di Yoh Asakura,
forse avrete sentito parlare di noi. O meglio, di lui.
Sta
partecipando allo Shaman Fight per diventare il re degli sciamani, e io gli sto
accanto.
Dice
che sono molto utile, ma se non fosse per il mio portatile e per il fatto che
sono l’erede di una ditta d’informatica, penso che potrei anche farmi da parte
e lasciare il posto al primo che capita.
Sono
un piccolo disastro, un fifone cronico e non sono nemmeno uno sciamano di basso
livello. Sono inutile. Posso benissimo scomparire, nessuno se ne accorgerebbe,
mi dico sempre. Detto fatto.
Questa
è la mia storia, di come ho passato un’intera giornata da vero invisibile, ma non
una giornata normale! Da vero invisibile, intendo.
Molti
di voi troveranno questo racconto comico, e non vi biasimo: se fossi un
semplice lettore e non il protagonista, penso che anche io potrei farmi qualche
risata.
Purtroppo
questa storiella non è comica, per niente. Ma lasciate che ve la racconti e poi
sarete voi a giudicare…
Beh,
incomincerei dal fatto che eravamo tutti quanti a Tokyo e che quella mattina,
come al solito, mi ero svegliato ed ero andato a trovare il mio amico Yoh a
casa sua. Tutto normale, avevo preso il mio triciclo (eh si, alla bici non ci
arrivo mica!) ed avevo percorso tutta la strada fuori città sotto il sole
appena sorto che però era già bollente.
Quando
sono arrivato ho trovato Anna in salotto intenta a guardare una fiction con pop
corn alla mano e Yoh era ancora in pigiama ma stava scendendo le scale per
andare a far colazione.
Io
entrai allegro come al solito e gridai: “Buon giorno a tutti, sono arrivato!
Come va?”, ma non mi risposero. All’inizio ho pensato che erano maleducati, ma
poi mi sono convinto che non dovevo aver gridato abbastanza forte e ripetei il
saluto gridando come non mai, ma ancora non ricevo risposta, ne da Anna che è
alle mie spalle ne da Yoh che era lì accanto a me, cinque passi al massimo.
Che
si siano offesi, ho pensato. Ma poi ho fatto un rapido controllo mnemonico e
non mi sembrava di aver fatto nessuna scorrettezza nei giorni scorsi. Allora
che avevano?!?
Ho
lasciato tutti i miei pensieri nel corridoio e corsi a ri-salutare Yoh mentre
si versava il latte in una tazza con su uno scarabocchio simile ad Amidamaru,
il suo spirito custode.
-
Hei, Yoh! Non ti sembra che Manta sia in ritardo?- gli chiese Anna, senza
spostare però lo sguardo dal televisore.
-
Si, è strano. Di solito- rispose lui, alzando lo sguardo all’orologio e notando
che solitamente l’amico arriva almeno dieci minuti prima- E’ già qui…mah, avrà
avuto di meglio da fare!
Ormai
mi ero convinto che lo stavano facendo apposta e che mi stavano prendendo in
giro, era … uno scherzo, ovvio!
Yoh
prese la tazza e andò in salotto, si sedette accanto ad Anna e rimase
ipnotizzato come lei dal televisore, più che dal programma.
Io
mi frapposi tra i due e l’elettrodomestico nella speranza che, se non volevano
sentirmi, perlomeno dovevano vedermi! Ma, con mio gran disgusto, nessuno dei
due fece una piega, nemmeno Anna che di solito lancia in aria tutti i
malcapitati che la interrompono mentre fa qualcosa.
Erano
rimasti lì a fissare la televisione senza nemmeno spostarsi di un millimetro
per vedere la parte di schermo che, bene o male, stavo occupando.
In
quel momento mi venne un dubbio: non è che, nel convincermi che ero inutile e
che se scomparivo, ero scomparso veramente?
No,
mi risposi subito, non è possibile. Però dovetti far ricorso a tutta la mia
lucidità per smettere di ricorrere a quell’ipotesi assurda.
Però
la coppia che stavo cercando di far arrabbiare non faceva una piega…
Basta,
mi dissi, devo controllare.
Con
passo deciso andai in bagno e, dopo essermi alzato facendo appoggio sulla
tavoletta del water, mi guardai allo specchio.
Bene,
ora potete cominciare a ridere: non mi riflettevo.
Caddi
per terra e battei su un cassetto aperto picchiando sul mento, ma nel rialzarmi
feci cadere il porta asciugamani che mi trapassò e io, terrorizzato come non
mai, anche più di quando Faust VIII aveva cercato di aprirmi il torace, mi
alzai di scatto urtando le pareti della doccia e facendo cadere tutti i
doccia-schiuma e gli shampoo che vi erano appesi con delle ventose.
Uscii
dal bagno cercando di fare più attenzione a quello che facevo, ma, quando mi
venne incontro Yoh trapassandomi come il porta asciugamani poco prima, capii di
essere…ora vi do il permesso di ridere…ero diventato un fantasma.
Beh,
che c’è? Cosa sono tutte quelle facce incredule? Si, un fantasma! E allora?
E
allora…
Oh,
insomma! Mettetemi nei miei panni! Lo so, non è cambiato molto, ma almeno prima
venivo considerato, quando salutavo anche gli altri mi salutavano e…
-
Non capisco Anna, c’è una tale confusione qui…però non c’è nessuno e la
finestra è chiusa!- il resoconto di Yoh mi fece tornare alla realtà, lui non
sapeva che ero stato io.
-
Sicuro? Guarda bene, potrebbe essere un gatto o simile- rispose Anna, sempre
senza staccarsi dalla tv.
Lasciai
Yoh a raccogliere gli asciugamani e me ne andai in giardino a rimuginare
sull’accaduto. Dopo aver compreso di essere un fantasma e che quindi non mi
potevo far sentire ne vedere in nessun modo, mi rimaneva ancora un punto
oscuro: come diavolo ci ero riuscito!?!?
Rimasi
seduto sul bordo del giardino per almeno mezz’ora, poi un ora e infine sentii
che Yoh stava cominciando a preoccuparsi per me, aveva già telefonato a casa
mia ma ero troppo perso nei miei pensieri che non ci avevo fatto caso.
-
Come dice? Manta è uscito come al solito? No, non è successo niente, non si
preoccupi! Ah, eccolo qui! Arrivederci signora, è stata molto gentile!
Questo
è ciò che disse il mio amico alla quarta volta che telefonava a casa mia,
l’unica in cui gli rispose qualcuno. Quando aveva detto “eccolo qui”, un
piccolo barlume di speranza mi aveva risvegliato: mi vedeva! Ma poi capii che
lo aveva detto solo per non far preoccupare mia madre.
Anna
non sembrava particolarmente preoccupata, ma non lo era mai in effetti.
Desolato
come non mai, uscii dalla casa e cercai di prendere il mio triciclo.
-
Che pena…- mi dissi, quando le mie mani sfioravano senza prendere consistenza
il manubrio rosso del mio mezzo.
Dove
andai? Non lo so! So solo che cercai di andarmene il più lontano da tutti,
ricordo il fiume e il parco, poi sono passato davanti alla scuola e infine sono
tornato al fiume.
Ho
vagato, ecco tutto: ho approfittato del fatto che nessuno poteva vedermi o
toccarmi e ho gironzolato senza far attenzione alle macchine o ai bambini.
All’inizio
facevo un salto di cinque metri per ogni passante che mi “attraversava”, ma poi
ho cominciato a farci l’abitudine e mi arresi all’evidenza.
Bene,
dov’eravamo rimasti? Ah, si, al fiume. Voi come vi sareste sentiti se aveste
avuto l’impulso irrefrenabile di lanciare in acqua un sasso e se aveste scoperto
che non riuscivate nemmeno a sfiorarlo? Beh, io malissimo.
Ho
tirato le somme e in totale sono stato investito la bellezza di 14 volte e ho
trapassato direi tutta la città. Niente male, eh?
Ero
al fiume, dunque, e per mia grande fortuna incontrai Amidamaru, lo spirito
custode di Yoh. Pensai che almeno lui potesse vedermi, ma la sfortuna doveva
avercela con me perché nemmeno lui mi vide.
Che
nervi, solo a ripensarci…
Poi
arrivò anche Yoh. Poi Anna. Poi Horo Horo: tutti mi stavano cercando come
disperati.
Guardai
il mio orologio: in effetti si erano fatte le 16 e mezzo, e il sole cominciava
a tramontare.
Così
corsi da loro per farmi notare, ma tutto sommato era inutile, come al solito
nessuno mi vedeva.
-
Maledizione!- urlai- Perché ho desiderato di essere invisibile! Preferivo
essere inutile prima, almeno i miei amici mi vedevano e io potevo parlare con
loro!
Anna
si voltò verso di me, che mi avesse sentito?
No,
scoprii subito che in realtà aveva solo trovato un sasso di quelli che voleva
lanciare in acqua.
Maledizione,
pensai ancora, maledizione!
Mi
voltai, vidi Yoh che chiedeva a tutti come un disperato se mi avevano visto ma
tutti quanti i passanti scotevano le teste desolati. Amidamaru, si, anche lui
mi stava cercando, volava su tutta la città per cercarmi, quando io ero li
accanto a tutti loro.
La
cosa brutta, forse, è che mi stavo rassegnando. Si, mi ero rassegnato ad essere
un fantasma e le cose peggioravano inesorabilmente. Accanto a me, Anna mi stava
cercando sotto quasi tutti i ponti del fiume e ogni tanto tirava un calcio a
quei maledetti sassolini che mi facevano ardere dalla voglia di tirare sul filo
dell’acqua.
Persi
il controllo e tirai anch’io un calcio a quei sassolini, che nervi!
º o °_ PLUF_° o º
Mi
voltai di scatto: c’ero riuscito, ero riuscito a lanciare un sassolino
nell’acqua! Rimasi in quella posizione da ebete stupito anche quando Anna mi
trapassò per vedere cosa fosse caduto in acqua e allora mi si accese una
lampadina: avevo trovato il modo di farmi notare, forse la chiave stava nella
concentrazione e nella volontà, doti di cui Yoh mi ha sempre parlato.
Cercai
intorno a me un paio di elementi che avrebbero realizzato il mio piano e li
vidi: un pezzo di terra secca e un cespuglio.
Corsi
un poco per raggiungerli e mi concentrai per bene sul rametto che volevo
staccare dalla pianta: poi tentai di prenderlo, ma non ci riusii.
Tentai
ancora, e ancora e ancora. I miei tentativi, poi divennero obbiettivi vitali e
infine la mia mano afferrò quel benedetto pezzo di legno. Senza averci pensato,
talaltro, avevo anche attirato ancora una volta la ragazza bionda, dato che ora
c’era un rametto galleggiante nell’aria.
M’inginocchiai
a terra e con una fatica immensa riuscii a scrivere “Sono qui!”. Quando mi
alzai per vedere se il lavoro era riuscito per bene, mi accorsi che non c’era
più la ragazza, che era stata chiamata da Amidamaru per un probabile
avvistamento.
Beh,
potete immaginarvi senza che le riporti tutte le imprecazioni e tutte le
maledizioni che indirizzai a me, allo spirito e alla ragazza, ma perdersi
d’animo (soprattutto quando è una delle poche cose che ti sono rimaste) non
risulta fra le lezioni di Yoh.
Ormai
erano le 17 passate, Yoh sembrava intestardito come mai in vita sua e il
freschino della sera stava calando in fretta, lui poi indossa sempre una
camicia aperta, se non sentiva freddo lui…
Tornai
sul ponte dove i miei amici si erano radunati a fare il punto della situazione
e lì m’ingegnai al meglio per cercare un nuovo metodo per farmi notare, ma non
sembrava ci fosse nulla nei paraggi, se non tirar calci alla staccionata e
farmi sentire per il rumore.
Oh,
beh, ho tentato anche quello, ma per tutta risposta ho ottenuto un “Quando hai
detto che fanno la disinfestazione delle zanzare? Queste dentro alla
staccionata mi sembrano molto aggressive, lo faremo notare al comune” da parte
di Horo Horo.
Mi
allontanai dal gruppo e continuai a cercare materiali adatti per almeno
un’altra mezz’oretta. Non li trovai ( se no la sfortuna sarebbe stata troppo
buona),ma vidi un furgoncino sospetto targato in maniera del tutto truccata:
c’era un cartellino con su scritto un 2 che serviva a coprire un 7 della targa
originale, in questo modo se avessero fatto chissà che di criminale, bastava accelerare
di colpo che la targa cambiava numero di serie e il veicolo non era più
riconoscibile. Se qualcuno osa chiedermi come avevo fatto a notare subito la
targa, provi a menzionare la mia statura e poi dovrà vedersela con me! O con
Yoh, forse è meglio lui…
Dicevamo:era
parcheggiato in una buona posizione in un parcheggio dei grandi magazzini (la
posizione per la fuga) e per me queste circostanze erano molto sospette.
Mi
convinsi che c’era qualcosa di losco all’interno e decisi di origliare, ma
inciampai ancora una volta ed entrai direttamente. Era un covo di truffatori,
di quelli che manomettono i distributori automatici e che imbrogliano la gente
per spillar loro qualche quattrino. Uno di loro lo riconobbi, non per motivi
particolari, ovvio: era il proprietario di quel distributore automatico vicino
ai bagni pubblici cui Yoh ha fatto notare che mangiava i soldi e che non dava
merendine. Ci perse circa un migliaio di yen (poco meno di 7 euro) tra un
tentativo e l’altro e alla fine il caso era stato risolto dalle maniere dolci e
pacate di Anna, che aveva addirittura minacciato quell’uomo di denuncia se non
avesse gli avesse ridato tutti i soldi.
Stavo
ripensando a quelle cose quando mi congratulai col mio nuovo io, l’essere
fantasma, che mi stava permettendo di fare cose che non avrei mai immaginato,
mi sentivo come un agente segreto! Eh eh…eh? Ah...
Ehe-ehm! Dicevamo,
stavo ripensando a quelle cose quando notai la foto del mio amico e della sua
fidanzata appese alla portiera del furgoncino: mi pervase subito una sorta di
sudore freddo, oh no, non dirmi che volevano vendicarsi di una cosa così
stupida!
Poi
misi a lucido la vista e notai anche dei piani per terra e uno in particolare,
quello che l’uomo aveva appena raccolto e che era intitolato “Caso Asakura”.
Sapevano
il loro nome, il loro cognome, dove abitavano, tutto! Ah, quelli sì che sono
malfattori, di quelli che se non stai attento sanno anche quanta ne fai in un
giorno! Mamma, ero terrorizzato, che cosa diceva il piano? Che cosa avrebbero
fatto ai miei amici?
-
Piccoli insolenti – disse uno dei due uomini presenti, mentre si accendeva una
sigaretta- per poco non scoprivano i nostri traffici, ma non avranno modo di
indagare oltre.
-
Si, ma noi siamo brave persone, non sentiranno poi così tanto- disse l’altro,
mentre abbassava il foglietto del piano e si allungava per prendere una
revolver.
Lo lessi in fretta e furia: appostamento,
isolamento, colpo, liquido infiammabile, incendio!?!?
Li
volevano uccidere prima con un proiettile e poi inscenando un incendio! Beh,
con quei due non avrebbero potuto fare chissà che, ma era terribile lo stesso!
L’uomo
con la pistola uscì cautamente dal furgone e s’appostò dietro ad un cespuglio,
nascondendo per bene l’arma. Io lo seguii, ma quello prese un sassolino giusto
dal punto in cui ero io (quindi altro trapasso) e lo lanciò in testa a Yoh,
catturando la sua attenzione.
Accidenti,
quanto lo invidiavo, lui c’era riuscito al primo colpo e io eran due ore che ci
provavo…che iella…
Yoh
si voltò a guardare da dove fosse venuto il sassolino, ma in un secondo era in
balia delle onde del fiume. Pensate che quel secondo fu così tanto rapido che
dovetti guardare l’uomo per capire che gli aveva sparato ad un braccio, con una
mira incredibile e solamente una revolver, nemmeno un fucile ad alta
precisione!
Anna
lo seguì seguita da Horo Horo, ma il secondo venne bloccato dall’altro uomo che
intanto era uscito dal furgone e quindi lei procedette sulla riva del fiume da
sola, cadendo in una trappola. Yoh per fortuna riuscì ad aggrapparsi al ramo di
un cespuglio tipo quello di prima e si arenò sulla riva in uno scorrer di
sangue quasi incessante. Accanto a me l’uomo si era alzato dalla sua postazione
ed era corso ad immobilizzare la ragazza, già arrivata al ferito.
Ci
fu una violenta colluttazione, durante la quale i due uomini la spuntarono più
e più volte, molto probabilmente per la loro forza fisica superiore rispetto a
due ragazzini com’erano loro. Anna venne immobilizzata non facilmente, ma
nemmeno tanto presto e Yoh non riusciva a far molto, dopo esser quasi annegato
e con un braccio ferito così gravemente. Accorsi anch’io, ma un pelino più
tardi (menzionate ancora la mia statura, se ne avete il coraggio!), quindi la
scena appena descritta l’ho vista in lontananza.
La
situazione per i miei amici sembrava che potesse solo aggravarsi, e quel
“sembrava” diventò ben presto un “stava”, precisamente quando il secondo uomo,
dopo aver picchiato Horo Horo fino a fargli perdere i sensi, cominciò a
cospargere buona parte della riva con quel liquido infiammabile menzionato nel
piano. Mi dissi che, strano ma vero, ero rimasto in gioco solamente io. Io e le
mie nuove capacità.
Non
so bene dirvi come ma, dopo essermi impacciato una marea di volte in un inutile
discorso per i malviventi, riuscii a capovolgere la situazione: mi lanciai
addosso all’uomo con la sigaretta e gli feci perdere l’equilibrio, anche se
come partenza era piuttosto grama, dato che la sigaretta in questione appiccò
il fuoco prima di quanto dovesse accadere, ma se avessi omesso questa scena non
avrei riportato una versione originale dei fatti e lo avrebbe fatto Anna al
posto mio, aumentando in numero catastrofico tutti i miei errori.
Allora,
eravamo rimasti all’incendio, giusto? La mia fortuna è stata il saper
utilizzare l’effetto a sorpresa e anche un po’ d’ingegno: il tizio che teneva
Anna era rimasto stupito da quell’anticipazione dei piani, ma purtroppo non lo
rimase per molto e si riprese troppo presto. Sfilò da dietro i pantaloni quella
maledetta revolver e la puntò alla tempia della ragazza, sconvolgendo in un
attimo tutti i miei piani.
Rigirò
piano il caricatore e, proprio mentre sussurrava “Addio, bambola”, io presi per
mano tutto il coraggio che non avevo mai usato in vita mia e gli sottrai la
pistola con un calcio poderoso che, addirittura, gli fece allentare la presa su
Anna, la quale, come rianimata, si liberò in fretta e accorse da Yoh.
Non
ci credevate, eh? Beh, nemmeno io. Non per la mia azione spericolata e
mega-galattica, quella è…normale amministrazione. Mi riferivo alla fuga dei due
malviventi, quasi quasi sembravano me quando ho visto Amidamaru per la prima
volta, o, ancora, quando ho incontrato Faust dopo, ehm, l’incontro con Yoh.
Devo avergli fatto proprio paura, hanno corso a più non posso e sono ripartiti
in fretta e furia con quel furgoncino che, al momento della partenza, aveva
acquisito un 2.
Ma
non rimasi lì a gongolarmi come se nulla fosse: io, per il calcio, caddi
all’indietro e rotolai per un po’ sulla riva del fiume, mentre Anna era
riuscita a trascinare Yoh fuori dal cerchio di fiamme.
Poi
mi guardò.
-
E tu che ci fai qui?- disse.
Mi
guardai dietro, ma non c’era nessuno. Allora tornai a guardare la ragazza, non
sarà che…
-
Si, sto parlando con te, Manta Oyamada! – mi disse ancora. Una gioia immensa mi
pervase in un istante. Non capivo bene come, ma ero tornato ad essere visto!
-
Anna, mi vedi?- non riuscivo a trattenermi, finalmente tutte le mie rogne erano
migrate altrove.
-
No, sei tutto pieno di polvere – rispose lei, con quel suo modo di fare da
comandina.
Mi
alzai in piedi e notai che ero ancora invisibile, ma che la terra in cui ero
caduto mi aveva reso visibile. Nell’alzarmi notai un segno sotto il mio piede,
una parola: “qui”. Ero piombato proprio sopra al mio messaggio. Sorrisi, le mie
rogne erano davvero migrate altrove!
Aiutai
Anna a trasportare Yoh fino ad arrivare ad Horo Horo, ma poi nessuno dei due ce
la faceva più e chiamammo Ryu affinché ci aiutasse nel trasporto con la sua
motocicletta e ce ne andammo così, stanchissimi ma felici, con l’incendio alle
nostre spalle che divampava da tutte le parti.
Bene,
questa è la mia storiella, la storiella di come ho scoperto il motivo per cui
vedo gli spiriti ma non sono uno sciamano. In serata Anna mi ha aiutato a
levarmi di dosso quello che credevamo fosse un malocchio particolare, ma dopo
un’ora di tentativi siamo arrivati alla conclusione che quello era un mio
“potere”, una mia dote spirituale molto rara.
Se
siete preoccupati per Yoh o per Horo Horo non ce n’è bisogno: ovviamente li
abbiamo portati al pronto soccorso e ora stanno entrambi benone!
Adesso
vi lascio, ma credo che prima o poi tornerò a parlarvi delle mie nuove
avventure, del mio nuovo io, di tutto ciò che comincerà a capitarmi! Perché
adesso io non sono più solo Manta, ma bensì “Manta l’invisibile”, e,
francamente, ne vado fiero ora più che mai.
Manta Oyamada