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Autore: _aru    21/04/2011    2 recensioni
Il tempo , si diceva, era per i vivi. Lui era morto molti anni prima, piccoli pezzi della sua anima erano andati in frantumi uno dopo l’altro, assieme a quegli orologi.
...
La creatura dimenticata cercava disperatamente il soffio del vento.
L’aria pigra aveva viziato i suoi polmoni fino a farli marcire lentamente, le unghie graffiavano la carne lacerando i tessuti.
Bianco. Rosso.
Nulla più.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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.Un Orologio Rotto non Funziona.




 

Vi invito ad ascoltare la canzone che viene citata prima dell'inizio della storia ^^



 

 [La Corde- Yann Tiersen]                     
 

Dai Rox.. puoi farcela.. è passato un anno da quando non varchi quella soglia.. è ora di..tornare a camminare

Quella scuola sembrava diventata almeno 3 volte più grande dall'ultima volta in cui ci aveva messo piede, o forse era sempre rimasta la stessa ed era stato lui a rimpicciolirsi.. come un sassolino che si sgretola sotto le raffiche del vento, non gli importava.. non gli importava quanto fosse diventato piccolo, nessuno l'avrebbe notato e a lui sarebbe andata bene cosi, anche se fosse stato un gigante nessuno sarebbe riuscito a colmare quel vuoto che lei aveva lasciato, era cosi incapace di crescere e lei non poteva più insegnargli come fare.

Mamma..

La porta si aprì rivelando il viso scarno e invecchiato di un annoiato professore di storia, gli occhi color nocciola lasciarono trapelare un espressione di stupore nel vedere quel giovane viso familiare -Roxas..non credevo che saresti venuto davvero. Su, entra, ti presento ai tuoi nuovi compagni- fece dubbioso.

La classe era rimasta esattamente uguale a come la ricordava: i muri troppo alti, vertiginosi, venivano abbandonati dal loro stesso intonaco ormai ingiallito dal tempo, i banchi avevano mantenuto la stessa disposizione, separati l’uno dall’altro a formare file perfette di fronte alla cattedra, e quell'inconfondibile odore di polvere di gesso che sovrastava in tutta l'aula. Non seppe dire in quel momento se quello che provò fosse nostalgia o solo un mero senso di smarrimento, il suono della voce del professore risuonava in un luogo remoto della sua mente, mentre per riflesso incondizionato si dirigeva verso l'ultimo banco della fila centrale non curandosi degli sguardi curiosi della classe.

Dopo quella breve interruzione il professore continuò la sua lezione, ma l'attenzione di Roxas ricadde su qualcos'altro, qualcosa che non aveva notato prima. Poco distante da lui faceva capolino una folta chioma vermiglia, di un rosso che risultava quasi accecante dal contrasto con i colori spenti e monotoni di quell’ambiente, che ripeteva sé stesso modulatamente, neanche fosse posto fra due specchi.

Attrazione. La sua era un’irrefrenabile voglia di unirsi a quel colore scarlatto, diventare tutt’uno con esso, affogare, perdere il respiro nel calore che quella tinta trasmetteva. Precipitare nel dolore e nell’angoscia di quei ricordi, sentirsi avvolto da quello che c’era stato e che non avrebbe più potuto avere. Rimanere intrappolato in quel rosso come un granello di sabbia in un mare che si tinge di cremisi al tramonto e ricongiungersi con lei, risentire la sua voce e le sue mani che lo carezzavano.

Sentì gli occhi pizzicargli e distolse velocemente lo sguardo, il quale ricadde inevitabilmente sul nastrino rosso che aveva legato al polso. Troppo tardi per tornare indietro, troppo tardi per sviare i pensieri, ormai era sprofondato in quei ricordi, ma ancora una volta senza affogarvi, senza perdere il respiro che da un anno a questa parte continuava a tenerlo in vita. Si era perso nei meandri della sua stessa mente e difficilmente sarebbe tornato indietro, crogiolandosi in quella dolce tristezza dove ogni memoria lo riportava a lei.

- Mamma?-
- Si?-
- perché questi fiori sono rossi?-
-oh tesoro.. questi non sono semplici fiori, sono tulipani rossi, simboleggiano l'amore perfetto-
Sorrideva..quel sorriso ammaliante di luce, travolgeva chiunque la guardasse. Splendeva e quei fiori erano il riflesso della sua bellezza.
- devi sapere che più di mille anni fa ci fu un uomo che amò a tal punto una donna da togliersi la vita per lei. Le gocce del suo sangue tinsero i tulipani che sigillarono in eterno la sua passione diventando il simbolo portante del suo sacrificio-
- ma se è morto come fanno i tulipani a simboleggiare l'amore perfetto? non dovrebbero vivere per sempre felici e contenti?-
-Roxas, amore mio, ma è proprio in questo modo che il suo amore vivrà per sempre, non invecchierà mai e con il tempo non verrà mai dimenticato perché i tulipani continueranno a fiorire anno dopo anno. Nella vita nulla dura per sempre, ma è proprio questa ciclicità che rende quella passione immortale-

Il suono brusco della campanella lo distolse parzialmente da quei pensieri amari che troppo spesso si impossessavano della sua mente, quasi fosse l'eco di un faro in lontananza che richiamava la sua attenzione salvandolo dall'ennesimo precipizio che si prospettava oltre i suoi piedi.

Rimase immobile, fisso nel suo posto mentre con disinteresse guardava la classe dileguarsi nei meandri di quella scuola che conosceva fin troppo ben. Un tempo sarebbe corso fuori in giardino stendendosi nel soffice manto erboso, tipico della stagione primaverile, aspettando i suoi amici, ma quel tempo era passato e non voleva fare nulla per riaverlo.

Non vivrò l'illusione di una prospettiva di vita migliore di questa

Con stupore si rese conto di non essere rimasto solo, partecipe di un silenzio surreale vi era quel ragazzo dai capelli infuocati, sembrava quasi che il tempo si fosse fermato e gli girasse intorno come a volerlo immortalare nella sua perfezione, il profilo aguzzo e concentrato nella lettura, i suoi occhi che immaginava di mille colori immersi in chissà quale mondo fantastico, magari un mondo del quale avrebbe fatto parte volentieri se solo gli avesse prestato la sua attenzione, eppure quella figura era tanto soave quanto pungente, non poteva permettersi di sanguinare ancora.

Immerso com'era tra i suoi pensieri non si accorse delle fuggenti occhiate curiose che il rosso gli mandava, lo esaminava con diligenza come a non volersi perdere neanche un centimetro di quel viso angelico dall'espressione assente, non gli avrebbe parlato,non ancora, avrebbe aspettato il momento giusto e fino ad allora avrebbe bramato in silenzio il suono della sua voce morbida e suadente.

...

 

Il viso segnato dal tempo si esprimeva in una smorfia di dolore nel vedere il volto di quel giovane ragazzo che mai si sarebbe aspettata di rincontrare. Era passato un anno, ma non rilevava notevoli cambiamenti in lui: gli stessi folti capelli del colore del grano sfidavano la gravità come avessero vita propria, il viso morbido e aggraziato faceva da scenario a due ammalianti occhi cristallini che trattenevano a stento amare lacrime di nostalgia.

-è Incredibile come un anno possa passare cosi lentamente, quando te ne sei andato ho davvero creduto che non avresti più messo piede in quest'isola..-
- Isobel è inutile mentire.. sapevi benissimo che sarei tornato. Che sarei tornato per lui.-
- probabilmente hai ragione..ma avevi fatto la scelta giusta decidendo di partire. Lui non avrebbe voluto che rinunciassi al tuo futuro solo perché non ne vedeva più uno per se-
- Sono venuto qui per ridargli quel futuro-
- non essere sciocco, credi che tornerà sui suoi passi? Conosci mio nipote forse anche meglio di me.. Da quando mia figlia se n'è andata ha chiuso un capitolo della sua vita e non ha voluto più sentire ragioni. Non infliggergli altro dolore.. non costringerlo a respingerti di nuovo, non credo ne avrebbe la forza-
-Isobel.. ci ho provato per un intero lungo anno, ma non posso vivere sapendo che si è confinato qui, senza voler vedere più nessuno, è parte integrante della mia anima, l'unico che abbia mai amato, come potrei pensare di lasciare che si autodistrugga in questo modo?-
- La perdita di Maylinn è stata dura per tutti noi..per Roxas specialmente, non è più il ragazzo che hai lasciato qui un anno fa.. te ne renderai conto, ma io non posso intromettermi, sai che vi ho sempre appoggiato e anche Maylinn vi sosteneva.. ma le cose sono cambiate-

- Cloud! cosa ci fai qui?!- Roxas era immobile davanti a loro, con il respiro affannato e gli occhi spalancati, incredulo di fronte a quello che aveva appena visto, lui era li, Cloud era li, in quella casa che ancora sapeva di lui, il suo profumo ipnotico e avvolgente era rimasto imprigionato tra i muri deciso a scaturire ricordi malati di un tempo ormai lontano.

 Roxas io..-
- ti prego vattene- lo interruppe il più piccolo prima che l'altro potesse dire qualsiasi cosa che gli facesse cambiare idea.
- Roxas..-

Le sue gambe presero a tremare incerte finché non iniziò a correre, voleva scappare via da quella situazione troppo grande per lui, il suo cuore non era pronto ad affrontare quell’incontro così improvviso ed impensato, così doloroso. Si erano detti addio un anno prima, allora perché era di nuovo li? aveva già versato quelle lacrime una volta vedendolo partire, non poteva essere stato cosi crudele da presentarsi di nuovo di fronte a lui.

La voce di Cloud lo raggiunse a malapena, percepì un calore avvolgente alla mano destra e si voltò di scatto, inevitabilmente lo sguardo traboccante di lacrime incrociò il suo, troppe volte si era specchiato in quegli occhi riconoscendo una parte di se che apparteneva solo a lui, ma ora quello che intravedeva era il riflesso di un estraneo.

- perché sei..- due labbra avide sigillarono quella frase che si perse nei meandri della sua mente facendo esplodere mille emozioni represse che in quell'anno aveva dimenticato, il sapore di amarezza in fondo alla gola, la percezione di sprofondare tra i suoi respiri, la voglia di affogare nella sua bocca per non risalire mai più. Avrebbe preferito morire in quel momento piuttosto che interrompere quel bacio che racchiudeva in se mesi di agonia.

Roxas esigeva quel contatto con attrazione quasi morbosa, la sua assenza l'aveva lacerato lentamente, il suo profumo era diventato un veleno soporifero, eppure quella separazione l'aveva voluta lui, l'aveva spinto ad andarsene prendendo la decisione di non seguirlo. Non si sarebbe mai pentito di una scelta presa in passato.

Improvvisamente si irrigidì ponendo fine a quell'incantevole illusione.

- Cloud.. perché sei tornato?- pose quella domanda con voce quasi morta mentre si congedava da quel’abbraccio sofferente, nostalgico, in qualche modo rassicurante.
- perché non sarei mai dovuto andare via. Non avrei mai dovuto lasciarti. Sono partito dandoti ascolto, ti ho lasciato del tempo come desideravi, ma non posso più sopportare il peso che comporta starti lontano.- Lo sguardo del più grande era intenso, determinato, voleva riprendersi quell’amore che gli era stato negato per un intero anno, 365 giorni maledizione! 12 mesi senza sentire la sua voce, senza respirare il suo profumo, con il solo ricordo del suo sorriso che andava svanendo. Era passato un anno da quando non vedeva il suo riflesso in quegli occhi profondi e non aveva intenzione di separarsi da tutto questo ancora una volta. Era deciso, ma dietro la fermezza di quegl’occhi giaceva la consapevolezza. Sapeva che Roxas non lo avrebbe più reso parte integrante della sua vita, ma non voleva arrendersi, non ancora.

- io.. non tornerò indietro. Non sono più il ragazzo che hai lasciato su quest'isola un anno fa, non voglio cercare di riavere quella parte della mia vita, e tu avresti dovuto continuare a percorrere la tua strada. Non c'è nulla che riguarda il tuo futuro in questo posto ormai..-
- mi aspettavo queste parole da te, in fondo..-
- non saresti dovuto venire- lacrime bollenti scorrevano sulle sue guance gelide, cercare di trattenerle ormai era inutile.
- quando smetterai di avere il brutto vizio di dire alle persone quello che dovrebbero fare?-
- non rendere la cosa più difficile di quanto non lo sia già -
- sei tu che rendi complicato quello che in realtà dovrebbe essere semplice-
-non abbiamo più niente da dirci- teneva gli occhi fissi sul pavimento di legno, strinse i pugni per trattenere un singhiozzo, non poteva rendere quella scena ancora più umiliante. Cloud l'afferrò per un braccio attirandolo verso di se, non avrebbe lasciato che le sue parole lo ferissero nuovamente, non se ne sarebbe più andato senza di lui.
- non mentirmi Roxas, quel bacio lo volevi almeno quanto me, avresti potuto respingermi ma non l'hai fatto.-
-lo sto facendo ora-
questa volta i suoi occhi puntarono quelli del più grande con uno sguardo gelido che non credeva di avere.

Quelle parole gli perforarono i timpani, non poté che mollare la presa avvolto da un senso di vuoto spiazzante, era tornato per lui, ma dov'era finito il ragazzo del quale si era innamorato? il ragazzo per il quale aveva rinunciato a tutto? Il Roxas che conosceva era scomparso dietro due occhi di ghiaccio che in quel momento lo stavano trapassando, dimentichi del loro amore, di quello che c’era stato. Distolse lo sguardo prima che quello di Roxas lo ferisse troppo in profondità, prima che lo squarciasse in modo irrimediabile.

Sentiva i suoi passi allontanarsi, lentamente, incerti in un primo momento e poi sempre più rapidi e sicuri, immaginava la sua schiena farsi più piccola mentre si dileguava nel buio di quel corridoio, lontano da lui.

- Non mi batterò per te Roxas. Ti conosco fin troppo bene, ma sappi che non ho smesso neanche per un secondo di amarti e questa volta non potrai mandarmi via dall'isola-




[ ringrazio Liexju che mi ha aiutato nella correzione e nella stesura del capitolo ^^ perdonatemi se non ho detto nient'altro,ma avrò modo di rimediare nei prossimi capitoli, spero che vi sia piaciuto ^^']

  
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