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Autore: Mirokia    21/04/2011    7 recensioni
-Che diavolo fai lì disteso?-
-Prendo il sole, Hummel.- fece Karofsky scolandosi anche l’ultima goccia di vino che era rimasta in bottiglia.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Motivo numero 4

 

 

 

 

 

Si sa che gli adolescenti americani sono famosi per le enormi quantità di feste che organizzano nella propria villa una volta che i genitori sono partiti per un weekend romantico ignorando del tutto le conseguenze che può avere questa loro scelta.

Questa volta era toccato a Noah Puckerman. I suoi genitori ebrei gli avevano esplicitamente chiesto di non mettere sottosopra la casa, una volta che sarebbero partiti, ma quello, da bravo ragazzo qual’era, aveva deliberatamente deciso di ignorarli e si era preparato una lista degli invitati alla festa che aveva in mente di fissare la sera stessa della partenza dei genitori.

La villa di Puck era grande, ma non gigante e, anche se avrebbe voluto invitare come minimo tutto il McKinley e magari metà della Dalton in modo che le ragazze avessero qualcuno con cui copulare, si sentì costretto a tagliare drasticamente la lista degli invitati. Anche se Kurt l’avrebbe incluso, ovviamente.

 

-Alcol.-

 

-Cosa?-

 

-Mi devi procurare dell’alcol. In casa ho poco e niente.-

Finn fece di no con la testa.

 

-Stai scherzando? Hai forse dimenticato come vi siete ridotti la scorsa volta?-

Puck roteò gli occhi.

 

-Non vorrai farmi la paternale, vero?- chiese e, vedendo che il suo amico se ne stava ancora con le braccia conserte, fermamente deciso a non voler comprare dell’altro alcol o a non volerlo rubare dalla dispensa di Burt Hummel, alzò le spalle e fermò Santana, che passava di lì in quel momento.

 

-Che vuoi, Puckerman?-

 

-E’ per la festa di sabato. Porta dell’alcol.-

Santana diede un’occhiata a Finn che si sbracciava e scuoteva la testa e sillabava più volte un “no” sommesso. Ma proprio per questa avversione da parte di Finn, l’ex cheerleader si voltò verso Puck, sorrise e gli disse che va bene, avrebbe portato lei la roba da bere. E ne avrebbe portata tanta, di roba.

Finn fece una faccia sconsolata e Puck lo guardò vittorioso.

 

*

 

-Qui è Artcedes che parla.-

 

-Noi siamo Brittana. Aspettate, c’è un’altra chiamata.- Santana premette un bottone sul cellulare.

 

-Faberry a rapporto.- disse Quinn tentando di scacciare Rachel che cercava di intromettersi nella telefonata.

 

-Ci andate al party di Artie?-

 

-La festa è di Puck, Brittany.- disse Artie con disappunto.

 

-Peccato, avevo pure fatto la rima.- commentò quella sbuffando. Santana le prese il cellulare dalle mani.

 

-Io ci sarò alla festa. A quanto pare Puck ha invitato anche quelli di football.-

 

-Oh, perfetto. Assisteremo a Karofsky che spinge Kurt giù per le scale, allora. Non vedo l’ora!- esclamò Rachel, che era riuscita a parlare durante un attimo di distrazione da parte di Quinn.

 

-Le scale saranno così piene di gente sbronza che non ci sarà spazio per lasciar rotolare Kurt.- disse Santana, e gli altri rimasero col fiato sospeso. –Sì, ragazzi, avete capito bene. Sarà meglio che non vi presentiate a stomaco vuoto, sabato.- aggiunse, tutta soddisfatta.

 

*

 

-Ci vai alla festa di quel coglioncello con la cresta da moicano?-

 

-Pensavo di sì, tanto non ho niente di meglio da fare, sabato.-

 

-Gli altri credo non vengano, non dopo aver saputo chi sono gli invitati.- disse Azimio mentre sistemava le scarpe nell’armadietto.

 

-Fammi indovinare: gli sfigati del Glee club?- fece Karofsky, convinto di averci azzeccato.

 

-E non solo, anche quel frocio di Hummel. Che sicuramente si porterà qualche finocchio dietro. Credo che il nome più adatto per la festa di Puckerman sia: “Gay pride”.- commentò disgustato.

Karofsky sbiancò per un attimo: s’immaginò la scena di lui che rivedeva Hummel e che, per la felicità, gli faceva uno sgambetto e lo faceva rovinare col naso per terra. Rise un attimo al pensiero, ma subito tornò serio e incrociò le braccia.

 

-Io ci vado solo se ci vieni anche tu.- disse.

 

-Io ci vado solo se c’è da bere.- ribattè l’altro, che continuava a ficcare roba dentro l’armadietto.

 

-Figurati se la Lopez non se ne esce con qualche intruglio per far andare fuori di testa i primi malcapitati.-

Azimio lo guardò con un sorrisetto che la diceva lunga.

 

-Se la Lopez porta da bere e si ubriaca pure, me la faccio.- annunciò con le mani sui fianchi.

 

-Ancora non te la sei fatta?-

 

-Perché, tu sì?-

 

-Certo.- mentì Dave, e non potè fare a meno di distogliere lo sguardo.

 

*

 

La villa di Puck aveva due piani soltanto –sì, soltanto, perché di solito i piani erano tre- e, quando arrivò Kurt, tutti si stavano divertendo al piano terra. Qualcuno si era buttato nella piscina in giardino senza tener conto dei divieti del padrone di casa, e ne era uscito fradicio, per poi entrare in casa ed allagarla.

La carne al barbecue era quasi cotta, ma nessuno sembrava avere fame: erano tutti ben più interessati alle numerose bevande sparse sul lungo tavolo, e si divertivano a fare le gare di bevute.

Quando arrivò Kurt scortato da Finn, quest’ultimo gli raccomandò di stargli vicino.

 

-Non t’allontanare troppo da me.-

 

-Non mi perderò, tranquillo. Sono già venuto qui.- disse Kurt, tranquillissimo.

 

-Non c’entra, è questa gente che mi inquieta.-

 

-Ma Finn, sono i nostri compagni di scuola, li conosci tutti!- esclamò Kurt, e riuscì a far tranquillizzare un pochetto il suo fratellastro.

 

-Ma…Karofsky…- provò ancora a dire quello.

 

-Karofsky non potrà farmi niente, non con Sam, Mike e Puck in giro. Non nomino anche te, perché tanto non hai il coraggio di difendermi.- sorrise Kurt, e Finn dovette ammettere che non si sarebbe mai scontrato con quel bestione. –Quinn ti desidera.-

 

-Quinn…cosa?-

 

-Ti sta chiamando, va’ da lei!-

Kurt spinse il fratellastro verso la piscina, così che finalmente rimase solo.

 

*

 

Era forse già mezzanotte, e Kurt mai avrebbe pensato che quella casa, a  quell’ora, si sarebbe trasformata in un tale bordello. Corpi di ragazzi addormentati giacevano ovunque, non si poteva neanche più andare in bagno perché qualcuno dormiva sul gabinetto o nella doccia. Rachel e Mercedes dormivano sul divano l’una accoccolata all’altra, Brittany vomitava nella piscina e Puck era pronto a spingerla dentro una volta che avesse finito, mentre Finn e Quinn erano spariti. Come anche Santana.

Karofsky non l’aveva ancora incrociato, stranamente. Dovette ritenersi fortunato, allora.

Si chiese come mai non ci fosse un balcone in quella casa, e si disse che forse ne avrebbe trovato uno al piano di sopra. Così salì le scale scavalcando Tina e Mike che ridacchiavano e si pizzicavano le braccia e raggiunse un corridoio col pavimento di legno che scricchiolava un po’. Davanti a sé aveva la porta della camera dei genitori di Puck, che di solito rimaneva chiusa a chiave durante le feste. Però la chiave era nella serratura, e si stupì quando si accorse che, invece, la porta era aperta.

La spalancò, e finalmente trovò il balcone, ma non era vuoto come sperava: un Karofsky completamente andato era disteso supino con al fianco una bottiglia di vino rovesciata. Teneva gli occhi chiusi, così Kurt pensò e sperò che stesse dormendo.

 

-Ti ho visto, fatina.-

Ma la voce rotta di Karofsky mandò in frantumi le sue speranze.

 

-Me ne stavo andando.- ribattè Kurt a denti stretti.

 

-Sì, vai, vattene, scappa. Non vorrei mai romperti un braccio in uno scatto d’ira.- lo disse ironicamente, quasi a fargli capire che, se fosse rimasto lì dov’era, non gli avrebbe fatto nulla di male.

Kurt strinse le labbra, indeciso.

 

-Stavo cercando un balcone.- disse poi.

 

-Me n’ero accorto. L’unico che c’è è questo. Ma scappa, adesso, o potrei minacciarti di morte un’altra volta.- di nuovo quello strano tono ironico.

 

-Che diavolo fai lì disteso?-

 

-Prendo il sole, Hummel.- fece Karofsky scolandosi anche l’ultima goccia di vino che era rimasta in bottiglia.

 

­-Sei un incosciente.- disse Kurt, riferendosi a tutto l’alcol che aveva dovuto ingerire Karofsky.

 

-E allora? Tu sei un finocchio, ma mica te ne faccio una colpa.- ribattè l’altro stravaccandosi meglio sul pavimento piastrellato.

 

-Ah, questa è buona!- esclamò Kurt, che già si stava innervosendo.

 

-Urla di meno, femminuccia. Ho la testa che mi gira.-

 

-E chissà come mai, eh?- fece quello indicando la bottiglia che adesso rotolava verso i piedi del bullo. –Mi spieghi che bisogno c’era di bere così tanto?-

 

-Io ho sempre un buon motivo per bere.- disse Dave per poi cercare di mettersi a sedere. Ma ci rinunciò subito e tornò supino.

 

-Sentiamo.- Kurt incrociò le braccia.

 

-Motivo numero 1:- ed alzò in aria il dito. –Ho sempre sete.-

 

-Non mi sembra un valido motivo.-

 

-Motivo numero 2: vado male a scuola.-

 

-Un altro motivo non valido. Basta impegnarsi quel poco in più e…-

Karofsky lo interruppe di nuovo.

 

-Motivo numero 3: sono un fottuto frocio.-

Abbassò la mano e cercò la bottiglia coi piedi, ma quella sembrava essersi volatilizzata. Meglio, perché avrebbe potuto romperla e uccidere Hummel, o meglio uccidersi.

 

-…Non è un motivo valido. Anche io lo sono, eppure sono astemio.- disse Kurt, stupito da quanto l’alcol sciogliesse la lingua.

 

-Senti, Hummel, non rompermi i santi coglioni, ok? Perché non te ne vai? Anzi, scappa in quella scuola di froci come hai già fatto, che qui c’è un mostro cattivo pronto a mangiarti in un sol boccone.- disse l’altro, con la voce che gli tremava e gli faceva pronunciare le parole a metà. Gli scappò un singhiozzo, poi si passò la manica sugli occhi, perché qualche lacrima gli stava cadendo prepotentemente sul volto. –Ah, ‘fanculo.- aggiunse, e di nuovo singhiozzò.

Kurt lo guardò scuotendo la testa, e maledicendosi per quello che stava per dire.

 

-Tu hai bisogno di aiuto, Karofsky.-

 

-No, principessa, ho bisogno che tu mi chiami per nome.- ribattè l’altro mentre si strofinava gli occhi.

 

-Non è un problema per me.-

 

-Lo è per me, perché io non riesco a chiamarti per nome, solo finocchio, checca e fatina.-

 

-E principessa.- lo corresse Kurt.

Dave si alzò improvvisamente, e sentì la testa vorticare e la vista vacillare, ma lo stesso tentò di resistere, e afferrò Kurt dalla camicia azzurra.

 

-Io ti odio.- indebolì la presa. –O forse ti amo. Non lo so.- lo mollò, e si sedette sulle proprie ginocchia.

Kurt alzò gli occhi al cielo e si chiese perché dovessero capitare tutte a lui.

 

-A questo punto dovresti uscirtene con una frase del tipo “Sei ubriaco. Non sai quello che dici.”- fece Karofsky con sguardo languido.

 

-Sei ubriaco. Non sai quello che dici.- ripetè l’altro, tanto per fargli un dispetto.

 

-Non prendere i miei sentimenti per un gioco, hai capito?- sbraitò afferrandolo di nuovo per il colletto della camicia. Kurt strinse gli occhi temendo un qualche pugno in pieno volto, ma si rilassò quando vide che Dave era tornato con la testa sul pavimento. –Voglio morire.- mormorò dopo un po’.

 

-Non dovresti desiderare qualcosa di così estremo.-

 

-Ma ho un buon motivo per farlo.- borbottò, mentre dava la schiena a Kurt.

 

-Sentiamo.-

 

-Motivo numero 4: faccio la corte a qualcuno che ha paura di me.- disse con la mano in aria che segnava il numero 4.

 

-Se spaventare la gente è il tuo modo per fare la corte a qualcuno, allora ti posso assicurare che non farai colpo su nessuno.- fece l’altro, tutto impettito.

 

-Su di te non ho fatto colpo.- era più un’affermazione che una domanda.

 

-No, infatti.-

 

-Fanculo.- borbottò. –Allora merito davvero di morire.-

 

-La vuoi piantare di fare l’adolescente depresso? Adesso ti alzi, così andiamo di là e…-

 

-Io ti amo per davvero.- lo interruppe Dave cercando nella semi oscurità gli occhi brillanti di Kurt, che avrebbe voluto rispondergli uno sprezzante “ma io amo Blaine”. Però non ce la fece, Karofsky aveva una faccia troppo sconsolata e patetica. E intanto si stava pure avvicinando al suo viso, cercando magari un conforto più fisico che morale.

-Io mi uccido.- disse Dave quando si ritrovò a pochi centimetri dal volto di Kurt.

 

-Non parlare così, o fai star male pure me…-

 

-Magari, Hummel, magari potessi patire tutto quello che ho patito io! Te lo auguro con tutto il cuore!- esclamò, e intanto si sentiva lo stomaco in subbuglio. Kurt voleva andarsene, ma lo stesso non aveva intenzione di lasciare Karofsky in quelle condizioni. Sarebbe stato capace di buttarsi di sotto.

-Hummel…?-

 

-Che c’è?-

 

-E’ troppo tardi per chiedere scusa?-

 

-Sei poco credibile da ubriaco.- disse Kurt.

 

-Da sobrio non ci riesco. Allora scusa.-

 

-Per tutto?- il più piccolo chiese conferma.

 

-Tutto tutto.-

 

-Anche per il bacio?-

 

-Sì, giuro che non lo farò più.- mormorò Dave deglutendo. Poi si voltò verso Kurt per vedere che espressione potesse avere: sembrava tranquilla e posata. Bene, meno male. E alla fine si dimenticò dell’ultima frase che aveva appena pronunciato, si allungò sopra Kurt e gli diede un bacio sulle labbra prima che lui potesse rendersi conto di quello che stava accadendo.

Hummel si portò una mano alla bocca, proprio come era successo la prima volta.

-Porca puttana se sei bello.- disse Karofsky sforzandosi di sorridere ma, dato che non ci riusciva, lasciò perdere. Guardò Kurt, che ancora era scioccato dal bacio ricevuto.

-Hai ragione, adesso me ne vado, così potrai telefonare al tuo amico nasone e lamentarti per il mio tentato stupro.-

Si aggrappò alla porta che dava sul balcone e si alzò in piedi rischiando di crollare sul posto. –Ha! Finocchi.- commentò, prima di uscire dalla camera da letto e sbattere più volte contro il muro.

 

Kurt si stava ancora sfiorando le labbra, e pensò che, forse, avrebbe voluto che Karofsky fosse perennemente ubriaco. Non tanto da fargli avere istinti suicidi, ma abbastanza da permettergli di dire certe cose, e di dare certi baci.

Si stese sotto il cielo stellato nella stessa posizione in cui si trovava poco prima Karofsky, e lì s’addormentò, con la speranza che il giorno dopo si sarebbe dimenticato del modo in cui il cuore gli stava battendo in quel momento.

 

 

 

§

 

 

 

Sono le 3, Cristo, devo smetterla di stare sveglia fino a tardi a scrivere. Ho bisogno di sonno.

Ed ecco che cosa esce dalla mia mente poco sana alle 3 di notte. Una roba così a caso, tanto per ricordare che lo scorso sabato ho bevuto un po’ troppo. Solo che io non mi sono dichiarata a qualcuno del mio stesso sesso e non ho desiderato di morire e non mi sono distesa sul balcone. Forse per strada, ma non sul balcone XD

Mi dite che ne pensate? Grazie :3

 

 

 

Mirokia

 

   
 
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