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Autore: Feel Good Inc    22/04/2011    1 recensioni
Era un po’ come... Un po’ come affondare le mani nella paglia. Sì, ecco, proprio così. Un sentore profumato, primaverile e vagamente appuntito. Va bene, magari esistevano immagini più poetiche per descriverlo; però Hunk non era un genio – si accontentava delle cose semplici, lui.
{ Hunk x Dorothy; pre-movie }
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio , Dorothy Gale
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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L’inconfutabile Legge del Carretto

{ sogno di un pomeriggio di mezza stagione }

 

 

 

Doveva essere un teorema universale. Quando hai bisogno di aiuto, sta’ pure sicuro che ti ritroverai da solo. La Prima Legge di Hunk o giù di lì. Magari doveva esporla a qualche luminare giù in città; un brevetto doveva pur valere qualcosa.

Si passò la manica della camicia sugli occhi, cacciando via polvere e sudore, e guardò con aria sconfitta il bullone ancora svitato per metà sopra di sé. Era ovvio che il carretto dovesse rompersi proprio nel giorno libero di Hickory. Era ovvio che a Zeke venisse un principio di polmonite proprio nel giorno in cui si rompeva il carretto. Ed era ovvio che a quel punto la signora Emma venisse da lui, con lo sguardo altero e le mani sporche di terra avvolte nel grembiule, a dirgli senza mezzi termini che La Manutenzione Del Carretto era della massima priorità in una fattoria come quella.

« A tutto il resto penseremo Henry ed io, Hunk. Tu occupati del carretto. »

Il carretto, il carretto, il carretto! Come se tutto ruotasse attorno al carretto. Oh, be’. In realtà tutto ruotava attorno al carretto. Senza carretto il signor Henry non poteva andare a vendere nessun prodotto in nessuna fiera; senza carretto non si poteva neppure andare a messa alla domenica; e – soprattutto – senza carretto era impossibile portare Dorothy a fare una passeggiata. Dannata Prima Legge di Hunk.

Fu con quell’ultimo pensiero, e con un formidabile sbuffo iracondo che gli smosse la polvere fin dai risvolti dei pantaloni, che si dedicò di nuovo al suo lavoro, impugnando saldamente la chiave inglese e ficcandosi nelle recondite profondità sotto il carretto per finire di avvitare quell’ostinato bullone, arrugginito come la voglia di Hickory di lavorare.

Non era un mistero per nessuno, quanto Hunk fosse legato alla piccola Dorothy. Lui aveva solo quindici anni quando lei era arrivata alla fattoria, orfana e triste; era stato estremamente naturale cercare di farla ridere, di farla stare bene in quel posto che all’improvviso era diventato casa sua. La signora Emma una volta gli aveva detto che non ce l’avrebbero mai fatta, lei e il signor Henry, da soli: la natura era stata parca con loro, negandogli la gioia di un figlio e concedendogli il dono di quella bella nipotina troppo tardi negli anni – ma Hunk era lì al momento giusto, e così Dorothy era cresciuta allegra e curiosa, sempre aggrappata alla cintola delle sue tute sfilacciate.

Anche adesso che le sue mani erano cresciute abbastanza per poter salire fino ad accarezzargli il viso rude, le cose non erano cambiate. Non così tanto, almeno.

Hunk si ritrovò a sorridere, il sorriso stupido che gli si apriva in volto ogni volta che la pensava, ormai quasi dimentico di quell’accidentaccio di bullone. Dava una bella sensazione, di dolcezza, di tepore, il pensiero di Dorothy. Era un po’ come... Un po’ come affondare le mani nella paglia. Sì, ecco, proprio così. Un sentore profumato, primaverile e vagamente appuntito. Va bene, magari esistevano immagini più poetiche per descriverlo; però Hunk non era un genio – si accontentava delle cose semplici, lui. E avere Dorothy alla fattoria era tutto quanto potesse desiderare.

Sennonché, a volte...

« Hunk! »

Sobbalzò, perse la stretta sul bullone, e batté dolorosamente la testa contro il fondo del carretto.

Per l’appunto. A volte, la presenza di Dorothy si rivelava molto pericolosa per la sua incolumità fisica e mentale.

« Dorothy! » Annaspò, tastandosi il capo alla ricerca del bernoccolo che già si sentiva pulsare. « Diamine, continui a spuntare all’improvviso. Un giorno finirai col farmi uccidere. »

Scostò rapidamente Totò, accorso da lui in cerca del malessere e pronto a medicarlo con la sua infallibile salivazione. Fece per uscire di lì, ma Dorothy fu più veloce, intrufolandosi dietro il compagno a quattro zampe e rannicchiandosi praticamente addosso a Hunk.

« Oh, cielo, mi dispiace, mi dispiace tanto! Ti sei fatto male? Non ti sei ferito, vero? »

« Sto bene, sto bene! » quasi urlò Hunk, turbato più dalla sua vicinanza che dalla sua premura. Faceva dannatamente caldo, sotto il carretto. « Non ho niente di rotto, vedi? La mia testa è abbastanza dura. Non preoccuparti. »

Si batté forte le nocche sul capo, tentando in ogni modo di rassicurarla. Mancò poco che svenisse dal dolore, ma si trattenne eroicamente: non poteva lasciare che Dorothy si preoccupasse per lui.

« Sei sicuro? »

Gli occhi scuri della ragazzina, così vicini ai suoi, avevano lo stesso colore della cioccolata calda, della corteccia, di tante cose in qualche modo accoglienti. Hunk si sforzò di ridacchiare, ritraendosi a malincuore e molto impercettibilmente. Annuì, anche.

« Sicurissimo. Tirati su, tua zia va fuori di testa se ti vede qua sotto. Cos’è che volevi dirmi? »

Dorothy sembrò convincersi. Sorrise; il suo non era affatto un sorriso stupido; era bellissimo, una delle poche cose al mondo in grado di illuminargli la giornata e qualche volta anche i sogni.

« Hunk, mi aiuti a impagliare un nuovo spaventapasseri? »

Hunk la guardò attonito. Uno spaventapasseri? Che diavolo le veniva in mente?

« Dorothy, cosa te ne fai di un nuovo spaventapasseri? Quello che abbiamo va benissimo. »

« È solo che... Non lo so, non mi piace. » La ragazzina fece una smorfia. Una smorfia davvero molto graziosa. « Non spaventa abbastanza i corvi, e poi è vecchio. Mi dà l’impressione di non saper più fare il suo lavoro. »

Hunk non poté evitarsi di ridere. « Be’, non è che debba fare poi chissà cosa, standosene appeso lì tutto il tempo a dondolare al vento! »

Dorothy s’imbronciò. « Significa che non mi aiuterai? »

« Oh » e il contadino smise immediatamente di ridere, mortificato, « no, no, Dorothy, non volevo dire questo. Non è affatto vero. Però vedi... Il carretto si è rotto, e se non lo aggiusto prima di sera tuo zio e tua zia non saranno per niente contenti... Sai bene che ne hanno bisogno, ne abbiamo bisogno tutti quanti. »

« Oh... » Dorothy chinò il viso, grattò Totò dietro le orecchie e sospirò tristemente. Giocherellò con una delle due trecce, come faceva sempre quando era giù di morale. « Peccato. »

« Non fare così... » Hunk rovistò freneticamente dentro il proprio cervello, alla disperata ricerca di qualcosa che potesse consolarla. Perché tenesse così tanto a un pupazzo di paglia, poi, non riusciva proprio a capirlo. Ah, be’. Non che capisse poi tante cose, alla fin fine. Tirò fuori il fazzoletto da una tasca sul davanti della tuta, e con qualche colpetto goffo le tolse un po’ di polvere dal viso. « Dai, non è una disgrazia! Il tuo spaventapasseri possiamo farlo domani, no? Dopo che avrò riparato il carretto, e appioppato a Zeke e Hickory tutto il lavoro che hanno evitato oggi, vedrai che noi due potremo... »

Dorothy sorrise appena, tra i lembi del suo fazzoletto gualcito. « Non capisci che volevo farlo oggi, Hunk? Non sai che giorno è oggi? »

La mano ancora sollevata a mezz’aria, Hunk fece di nuovo mente locale. Scartò subito il giorno in cui si erano conosciuti, quello in cui le avevano regalato Totò e quello in cui le era caduto il suo primo dentino – sì, perché lui ricordava perfettamente ciascuna di queste date. Sapeva tutto di Dorothy, Hunk. E oggi non era né il suo onomastico, né l’anniversario del giorno in cui le aveva insegnato ad andare in bicicletta, né...

Ci arrivò dopo svariati secondi, ma ci arrivò. Allora la guardò più attonito di prima.

Dorothy arrossì, e si strinse nelle spalle. « Lo so che non è carino chiederti aiuto per fabbricare il tuo regalo di compleanno, ma non credo di poterci riuscire da sola. »

Hunk rimase lì incerto per un bel pezzo. Si chiese se davvero facesse così caldo – il che, be’, certo avrebbe significato che non esistevano più le mezze stagioni – o se non fossero più semplicemente Dorothy, i suoi begli occhi scuri, il suo odore di buono nell’ombra stretta del carretto.

A proposito del carretto.

« Tua zia mi ucciderà, poco ma sicuro. »

Eppure – si disse mentre Dorothy quasi strillava di gioia e lo tirava fuori, le dita morbide avvolte sulle sue – eppure era così piacevole essere di nuovo riuscito a farla sorridere.

Totò abbaiò al tonfo della chiave inglese che cadeva nell’erba; poi iniziò a seguirli, tentando di mordicchiare le lunghe scarpe del fattore. Lui non ci dava peso. Qualche volta, probabilmente più di qualcuna, il mondo si riduceva tutto nelle mani di Dorothy.

Doveva essere qualcosa come la Seconda Legge di Hunk. Il fatto che, se solo Dorothy lo guardava, ogni altra legge naturale veniva sistematicamente distrutta, e che neppure lo sguardo altero della signora Emma aveva più alcun significato. Figuriamoci un indispensabile, irreparabile, insopportabile carretto.

 

 

 

Ed io, senza nemmeno pensarci su, le corsi dietro al volo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Non guardatemi così. Come se temeste per la mia salute mentale. Lo so già di mio che sono irrecuperabile. ;D

Non so perché, ma dovevo scriverla. Dovevo scrivere una Hunk/Dorothy antecedente al film. Forse è solo che volevo staccare un po’ la figura di Hunk da quella dello Spaventapasseri, dimostrare che vuole bene a Dorothy di suo, non perché semplicemente anche la sua controparte ad Oz lo fa. Poi è naturale che i riferimenti allo Spaventapasseri ci sono sempre; ma questa invece è una mia personalissima Legge inconfutabile. <3

Sappiate che questa shot annovera dei collegamenti, più o meno velati, che vado ad esporre a chi è venuto a sbirciare per pura noia ma non ricorda un’acca del film:

 

- arrugginito come la voglia di Hickory di lavorare: Hickory nutre aspirazioni artistiche, come dice alla zia Emma nella parte iniziale del film. Mi è sembrata dunque una buona idea utilizzare questo duplice riferimento, poiché arrugginito richiama il Boscaiolo di Latta, controparte di Hickory, e la poca voglia di lavorare il suo animo di attore. (Con il massimo rispetto per gli attori, che fanno uno dei mestieri più belli del mondo. Esprimevo solo il punto di vista di Hunk.)

- lui aveva solo quindici anni quando lei era arrivata alla fattoria: nel film (appurato dal copione, sono informatissima u_ù) Dorothy ha tra i sedici e i diciassette anni; l’età di Hunk non viene specificata, ma è abbastanza naturale pensare che abbia almeno il doppio di quella di lei. Sarà per questo che il finale romantico è stato tagliato. ;_;

- Tutti gli accenni alla presunta semplicità/stupidità di Hunk, nonché alla paglia, sono palesi riferimenti allo Spaventapasseri.

- Tutti gli accenni all’infanzia e all’adolescenza di Dorothy e Hunk alla fattoria sono puramente inventati.

- Il modo di esprimersi di Hunk vuole ricalcare lo stesso del film, dove nella versione originale – che vi consiglio, perché il doppiaggio per quanto ben fatto toglie molto – Ray Bolger adotta un accento e un linguaggio perfettamente consoni al ruolo di contadino del Kansas; la narrazione vuole essere un po’ più ironica e ricercata per manifestare, per contro, l’alta purezza dei sentimenti del mio adorato protagonista, e la sua innata allegria.

- Il fazzoletto è un volutissimo omaggio a The way forward, the way back di EmmyScarlet.

- Il sottotitolo è un vago (ma neanche poi tanto) riferimento a Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare.

- Il verso finale è tratto da La ragazza col filo d’argento di Roberto Vecchioni.

 

Concludo annunciando, per gli eventuali curiosi, che l’idea per questa storia mi è venuta dalla scena in cui Hunk, Hickory e Zeke riparano il carretto all’inizio del film, e Hunk si pesta un dito. Da brava fangirl mi piace pensare che avesse appena visto Dorothy avvicinarsi, e che si fosse conseguentemente distratto. Non posso farci niente. Per me Ray Bolger è amore <3

Se siete arrivati fino a qui, perché non lasciare anche un commentino? <3

Aya ~

   
 
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