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Autore: Lily125    22/04/2011    2 recensioni
Tradita da tutti, Selene non sa perchè quelli che l'hanno cresciuta la vogliono uccidere e quindi scappa, ma di notte i boschi non sono di certo sicuri e riservano sorprese tutt'altro che gradevoli. Chi accorrerà in suo aiuto?
Dal Capitolo Primo:
Si alza e mi prende in braccio come una bambina. La mia testa si posa sul suo petto e non proferisco parola. L’adrenalina è sparita ed ora è rimasta solo la convinzione di essere ormai perduta.

La vita di David, solo da sempre se non per i propri compagni, verrà sconvolta da una ragazzina che nasconde misteri senza neanche esserne a conoscenza. Riuscirà a non perdere ciò che ha bramato in segreto da sempre?
Dal Capitolo Secondo:
Non avevo mai sentito la sua risata. Sembrano tanti campanellini mossi dal vento e mi scosto per guardarla. Il suo viso si illumina tutto e gli occhi luccicano come se avesse la febbre. La sua è una risata contagiosa perché dopo poco rido anch’io, ma smetto quasi subito quando i miei occhi si posano sui suoi capelli ancora bagnati.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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UN NUOVO MONDO
 

PRIMO CAPITOLO

POV SELENE


Sedici anni.
Sedici anni di menzogne.
Quelli che amavo, credevo sinceri e protettivi in questi anni mi hanno riempita di menzogne. I miei genitori mi hanno raccontato bugie giorno dopo giorno ed io, stupida, ci ho creduto, ho preso tutto per vero, perché dopotutto si vuole bene ai propri genitori.
I miei però non si meritano nessuna devozione. Mi hanno cresciuta bene, è vero ma hanno giocato con me, mi hanno trattata come se fossi una stupida bambina incapace di intendere e di volere.
 
E adesso?
Adesso mi trovo a correre in mezzo ad un bosco, di notte, con uno zainetto nero in spalla e coperta solo da dei leggings neri, una magliettina azzurra e una felpa blu scuro.
Ho messo nello zaino qualche panino preparato nella notte in fretta e furia e una bottiglietta d’acqua. Mi sono alzata dal letto alle tre di notte e sono scappata.
 
Fino a stamattina ero felice, un’adolescente come tante altre, spensierata, impegnata.
Questo pomeriggio tutto è precipitato.
Ho scoperto dei documenti nello studio di quello che pensavo essere un padre corretto e onesto; più che documenti erano lettere, indirizzate a lui dove si parlava di me come di un problema, qualcosa di cui bisogna liberarsi al più presto, un pericolo. E l’ultima delle lettere, proprio di ieri, breve e terribile recitava così:
 
“Sono lieto di sapere che lei, Sig. Mardego e sua moglie abbiate capito l’importanza della vostra missione. Mi aspetto di ricevere notizie sulla scomparsa della piccola Selene.”
 
Poche parole, ma sicuramente molto esplicite e spaventose per me che mi chiamo Selene e non conosco nessun altro con questo nome. Le possibilità di errore sono praticamente nulle.
Ho detto che i miei mi hanno cresciuta bene, intendevo dire che il cibo non mi è mai mancato, i giocattoli, i trucchi che volevo li ho sempre ottenuti, nella mia vita mi sono mancati i baci, gli abbracci, l’affetto che vedevo espresso dai genitori dei miei amici quando ero piccola.
Con il passare del tempo mi sono convinta che fosse colpa del carattere dei miei genitori, ma ora ho capito che per loro ero solo un lavoro. Continuo a chiamarli genitori ma ho scoperto che quelli veri, quelli biologici sono morti; il motivo non è chiaro.
 
Ora corro, continuo a correre perché so di dovermi allontanare il più possibile da quella casa oscura.
Mi trovo in mezzo al bosco e ad ogni minimo rumore sobbalzo ma non freno la mia corsa, se loro mi trovano mi uccideranno, questo è sicuro.
Corro, a costo di doverci rimettere i miei polmoni ma non mi fermo.
 
Devo fermarmi, non so quanto lontana sono ma non ce la faccio più, il mio fisico non regge più. Sono alta un metro e settanta e la mia figura è piuttosto esile, ho lunghi capelli biondi che arrivano fino ai fianchi e occhi verdi. Spesso mi sono sentita dire che il mio viso ispira fiducia e desiderio di proteggermi, visti i miei tratti da bambina. Guance piene, occhi grandi e labbra pronunciate, un naso piccolo e orecchie delicate, mi fanno sembrare una piccola fata, dolce e perfetta.
Queste caratteristiche però mi rendono indifesa agli occhi di tutti e purtroppo è vero. Non sono mai stata capace di rispondere male, di arrabbiarmi, di impormi. Sono gentile, delicata e in cambio ho ottenuto ogni tipo di falsità.
I miei “genitori” vogliono la mia morte insieme a chissà chi altro, non ho mai avuto una vera amica, perché tutte erano gelose e invidiose e non mi sono mai neanche innamorata perché… beh, non lo so, forse non mi sono mai interessata più di tanto all’altro sesso.
 
Ora piegata sulle ginocchia, con il respiro affannoso mi accorgo di quanto la mia vita è stata vuota, ora mi accorgo di quanto sono stata cieca ed ora mi domando cosa farò da sola in un mondo così grande e adesso so, anche tanto pericoloso.
Cerco di riprendere fiato e tornare a correre, ma le mie gambe si rifiutano di muoversi e così mi siedo in terra, tra gli alberi di una notte d’estate e piango, piango lacrime amare, capisco finalmente che sono realmente sola, che non ho nessuno pronto ad aiutarmi, che devo cavarmela da sola.
Piango fino a non avere più lacrime, i singhiozzi diventano asciutti e continuano fino a farmi sentire ancora peggio.
Non avevo mai pianto se non da bambina quando cadevo o quando un giocattolo rotto mi appariva come una tragedia. Mi accorgo di non aver mai sofferto tanto quanto oggi.
Porto le gambe al petto e le circondo con le mie braccia, mi rannicchio e comincio a dondolarmi sul posto cercando di rassicurarmi senza risultato.
 
Improvvisamente smetto, non singhiozzo più.
Un brivido ghiacciato mi percorre la spina dorsale come se qualcuno mi avesse sciolto un cubetto di ghiaccio sulla schiena. Il brivido non è però di freddo, piuttosto improbabile in una notte così calda, bensì di terrore.
Mi sentivo osservata e non era certo rassicurante; chi poteva esserci in un bosco a notte fonda?
Mi alzo e cerco di correre, ma mi accorgo di non reggermi bene sulle gambe.
Mi fermo, tento di riprendermi e costringo i piedi a muoversi, uno davanti all’altro, sempre più veloce.
Continuo a correre, cercando d’ignorare quella brutta sensazione.
Corro, ma una sagoma sbuca da dietro un albero. Non riesco a frenare e ci sbatto contro, le mie guance bagnate di lacrime, gli occhi dell’uomo davanti a me freddi e insondabili mi guardano affamati. Mi scrutano negli occhi, mi entrano dentro. Una delle sue mani mi stringe un polso per trattenermi e decido che la sua stretta rude non mi piace.
Ho paura.
Per la seconda volta, oggi, ho il terrore di morire.
Con l’altra mano scosta i miei capelli che nascondono il collo e lo accarezzano.
“Mmm… Hai un odore paradisiaco.” Parlò lo sconosciuto avvicinando il viso alla mia gola e annusando.
La paura aumenta inesorabilmente.
La stretta della sua mano sul mio polso aumenta e l’altra mano stringe i miei capelli facendo andare la mia testa all’indietro.
Tremo. Non so cosa sta facendo e mentre cerco di liberarmi dalla sua presa vedo i suoi denti baluginare alla luce della luna piena.
Urlo.
Urlo fino a che la mia gola brucia.
Urlo sentendo la gola farsi secca.
Urlo fino a che non ho più fiato.
Riprendo fiato e urlo di nuovo.
L’uomo infastidito e contrariato dalle mie urla mi lascia i capelli e mi mette una mano sulla bocca per tapparmela. Lo morsico, strattono il polso e corro via.
 
Pochi secondi e mi raggiunge; mi butta a terra e abbassa il viso sul mio collo. Continuo a lottare ma la sua stretta è troppo forte, sono costretta tra il terreno ed il suo corpo. I suoi occhi s’infiammano e i suoi denti mi sfiorano il collo.
Un vampiro.
Ho letto qualcosa su queste creature, ma niente di rassicurante. Mi preparo a morire.
 
Il peso sul mio corpo svanisce.
Apro di scatto gli occhi che nemmeno mi ero resa conto d’aver chiuso e vedo il mio assalitore fronteggiare un altro. Riesco a distinguere solo la corporatura del nuovo arrivato, alto e con una muscolatura resa evidente dalla maglietta bianca che indossa e dai jeans neri.
Poi più niente. Solo un turbinio di figure che si fronteggiano con ringhi innaturali. Svengo.
 
***
 
“Ragazzina.” Una voce melodiosa.
“Riprenditi.” Di nuovo quel suono.
“Su, non posso portarti a casa sennò.” Cerca di convincere qualcuno quella voce così bella.
La voce mi porta piano piano a riprendere conoscenza. Le palpebre tremolano e finalmente si aprono. Metto a fuoco un viso che quasi tocca il mio.
Soffoco un urlo.
Quel viso incredibilmente bello è troppo vicino per i miei gusti. Tento di allontanarmi ma non ci riesco, la caviglia pulsa e mi scappa un gemito di dolore.
“Cosa c’è? Cosa ti fa male?” Chiede lui preoccupato senza spostarsi.
Lo guardo bene senza rispondere, lo riconosco, è quello che mi ha salvata.
Un altro vampiro, realizzo terrorizzata. Dai miei occhi traspare tutto.
“Rispondi!” Ordina alzando la voce.
I miei occhi si riempiono di lacrime. Mi avrà sottratta da quell’altro per uccidermi lui stesso? Perché?
“No, no, non piangere, non volevo spaventarti, però puoi rispondermi, se me lo permetti ti aiuterò.” Cercò di rassicurarmi.
Lo guardo negli occhi che mi accorgo essere di un grigio incredibile che con il riflesso della luna sembra argenteo e decido di fidarmi. Non ho niente da perdere.
“La caviglia destra.” La mia voce esce tremante e finalmente vedo il suo viso scostarsi dal mio per andare a controllare. Sospiro leggermente e mi metto seduta. Le sue dita calde sfiorano la mia caviglia e a me sfugge un gemito. I suoi occhi tornano al mio viso.
“Te la sei slogata. Dimmi dove abiti, i tuoi familiari sapranno cosa fare.” Afferma sicuro.
“No. Non posso andare a casa.” Ribatto altrettanto determinata.
“Perché? Hai litigato con i tuoi genitori e sei scappata come una tipica adolescente?” Mi chiede ironico.
Di nuovo le lacrime, ma non scendono, tiro su col naso e rispondo.
“No, non ho litigato e sono scappata perché non voglio morire.” Lo informo tremando.
“Che cosa vuoi dire?” Mi chiede con una sfumatura di preoccupazione nella voce, avvicinando il viso al mio.
Cerco di nascondere il terrore alla vista della sua bocca che cela agli occhi la sua arma più pericolosa e serro ostinatamente le labbra. È comunque uno sconosciuto e non sono ancora sicura che non mi voglia uccidere, è probabile che voglia prima giocare e poi nutrirsi.
“Per favore, rispondimi, ti ho già detto che voglio aiutarti; non credi che se non mi importasse ti lascerei qui? Fidati.” Mi prega.
Lo guardo di nuovo, i suoi occhi sembrano sinceri, ma… la fiducia fino a ieri l’ho concessa a chiunque e per poco non vengo uccisa.
“Come faccio a fidarmi di te? Non ti conosco.” Tento di dire poco sicura.
Vedo che mi guarda negli occhi e sospirando si siede di fianco a me con uno sguardo rassegnato. Continuo a controllare i suoi movimenti, ma fino ad adesso non ha fatto nulla di spaventoso, tutt’altro.
“Lo so. Ma devi riconoscere che ti ho salvata: questo non ti sembra motivo di riconoscenza?” Chiede poco convinto.
“Si. Hai ragione. Grazie per avermi salvato la vita. Ma io come faccio a sapere che non sarai tu a uccidermi al posto di quell’altro. Sei come lui, vero?” Gli chiedo.
“Sono un vampiro come lui, ma non uccido le persone.” Mi guarda di sottecchi per vedere la mia reazione. E sospira di nuovo vedendo il mio sguardo vacuo.
“E va bene. Comunque io mi chiamo David.” Dice con voce stanca.
Si alza e mi prende in braccio come una bambina. La mia testa si posa sul suo petto e non proferisco parola. L’adrenalina è sparita ed ora è rimasta solo la convinzione di essere ormai perduta.
Il movimento della sua camminata leggera mi culla e piano scivolo in un sonno dominato da incubi.
Canini esposti, sangue, coltelli, pistole, morti… Immagini macabre all’inverosimile.
E poi Lui, che veniva e mi salvava. 

NOTE AUTRICE
Allora... Il primo capitolo mi sembra abbastanza carino però aspetto i vostri commenti per dirlo. Mi è venuta in mente questa trama prima di addormentarmi e così ieri ho cominciato a scrivere e oggi ho postato. Il prossimo capitolo è quasi pronto, perciò aspetto qualche recensione per sapere se ne vale la pena. Ho cominciato questa fanfic, ma ne sto già scrivendo un'altra perciò non so quanto gli aggiornamenti possano essere regolari, di certo non vi farò aspettare un mese e per qualsiasi problema vi avviserò.
Se vi va potete dare uno sguardo anche all'altra fanfic, SOLI CONTRO L'UNIVERSO e dirmi cosa ne pensate di entrambe.
Io vi saluto sperando che questo inizio vi sia piaciuto e vi faccio i miei migliori auguri di Buona Pasqua (in anticipo!).
Un abbraccio, Ila.

  
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