DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su Saint Seiya, è tutto in mano a Kurumada sensei. Se fosse stato altrimenti... un certo qualcuno non sarebbe il cosiddetto "prescelto/unica speranza del mondo/cocco di Atena", e Miro e Camus sarebbero assieme da un bel pezzo!

ATTENZIONE riferimenti YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!

EPITAFFIO

Stanno salendo.

Li sento.

Salgono...

I loro passi calpestano il mio cuore, rimbombano nella mia anima...

Tu sei con loro, lo so. Lo sento...

Non credevo che avrei dovuto farlo.

Non credevo che ti avrei perduto.

Ma è successo, e mi tortura.

Credevo di aver dimenticato il dolore.

Credevo di aver rimosso il tuo ricordo.

Ma mi illudevo, e lo realizzo solo ora, ora che sei di nuovo qui e sto per perderti ancora una volta.

E scopro il mio pensiero che corre veloce, ripercorre i momenti della nostra giovinezza, indugia sui giorni in cui ti avevo al mio fianco ed eravamo uniti.

Inseparabili.

E il mio corpo trema.

Trema, e si strugge, perché anche lui ricorda.

Ricorda, e anela ancora; ricorda, e brucia.

Ricorda te.

Ricorda noi.

Ed io ricordo con lui, e parimenti mi struggo, respirando il profumo dei tuoi capelli contro la mia pelle nelle mie memorie, vivido e reale come se ti avessi qui, accanto a me.

E piango.

Piango il mio amore perduto.

E poi grido, grido la mia disperazione al cielo, e maledico la nostra promessa di fedeltà, che ti ha fatto tradire Atena per poter tornare a vivere... per me?

Forse, non ne sono certo.

E tuttavia, anche quest'incertezza mi tortura.

Adesso, qui, davanti alla tua lapide, non sono più sicuro di nulla.

Il pensiero che tu possa aver tradito Atena per me, mi fa sentire ugualmente traditore...

Affondo le dita nella terra, quella stessa terra che ha ricoperto il tuo corpo, e che ora grida violata la sua rabbia agli Dèi.

Poso queste mie mani tremanti sulla pietra della tua lapide, lasciando passeggere impronte del mio dolore.

In ginocchio, sfioro con la fronte la nuda pietra, lasciando scorrere le lacrime, permettendo che cadano dov'era un tempo il tuo corpo, atroce testimonianza dello strazio in cui versa la mia anima.

Affronterò l'uomo che è stato il mio amante.

Dovrò uccidere colui che è stato tutto per me.

Sfioro con le dita le lettere che compongono il tuo nome, inciso sulla lastra di pietra; mi alzo, volgendo le spalle a quella lapide, e cammino a testa alta incontro al mio ingrato destino.

Accadrà presto.

Colui che amo dovrà morire di nuovo, e questa volta sarà per mia mano.

O forse, più semplicemente, domani ci sarà un'altra lapide qui accanto.

E finalmente saremo di nuovo uniti.

- Miro. - sento una voce dietro di me che pronuncia il mio nome.

Mi volto: Ioria.

Mi è venuto incontro.

- Sei pronto? - mi chiede, con una luce consapevole negli occhi.

Annuisco.

- Andiamo. - gli rispondo semplicemente, seguendolo.

Presto, Camus, molto presto ci rivedremo.

Aspettami.

Scriveremo insieme il nostro epitaffio.