Hellfire
 

Lingue di fiamma sibilanti parevano prendersi gioco di lui. Erano così piene di vita e di calore. Come lo era stata lei. Bianca. Coraggiosa, impavida, dolce Bianca.
Era tutto ciò che lui non era mai stato. Lui era sbagliato, perverso, un errore. Non sarebbe mai dovuta andare così. Sarebbe dovuto essere lui a morire, e non lei. Era tutta colpa sua.
Lei era morta, e lui non l’aveva impedito. Poteva accusare Percy, certo, poteva anche vendicarsi, in fondo anche lui ne era responsabile, aveva promesso di proteggerla e non l’aveva fatto.
Ma non poteva mentire a sé stesso. Non quando la morte sussurrava parole di miele al suo orecchio. Non c’era posto per entrambi i fratelli di Angelo in quel mondo. Uno dei due sarebbe dovuto morire. E lui aveva lasciato che fosse lei.
Sorrise amaro tra le lacrime, e gettò un’altra carta tra le fiamme. La manticora. Il mostro che aveva iniziato tutto. Fu un piacere vederla bruciare.
Bianca era morta per una carta come quelle. La più rara di tutte, quella che lui aveva cercato ovunque. Ade. Ironico che fosse anche suo padre.
Un’altra carta, un’altra fiamma. Poseidone. Il padre di quel bastardo. Quello era un presagio, si disse con un ghigno. Il figlio avrebbe bruciato nelle fiamme dell’inferno come il padre bruciava nelle fiamme del figlio dell’inferno stesso.
Nico sorrise. Era stato un bambino, ma era giunto il momento di lasciarsi i giochi alle spalle. Era giunto il momento diventare un uomo.
Le carte bruciavano. E la sua infanzia ardeva dello stesso fuoco.