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Autore: Beat in trip    23/04/2011    0 recensioni
Cosa succederebbe se ad un certo punto tutti si mettessero in fila per cambiare la propria ombra?
Genere: Comico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi accorsi subito che c’era qualcosa di sbagliato in quell’ombra: era troppo estesa, troppo allungata per la mia fisionomia minuta e soprattutto non era la mia.
Una passeggiata al parco, il sole alle mie spalle e la mia ombra, quell’entità che dovrebbe fare compagnia al corpo dalla nascita alla morte e forse anche di più, aveva iniziato a lampeggiare e a sbiadire come un giocattolo con le pile scariche. Una passeggiata al parco, il sole ancora alle mie spalle e un’altra ombra davanti a me, estranea e ostile, sostituiva quella mia che corrispondeva perfettamente al mio corpo.
Strano affare la vita, ci si ritrova a dover guardare anche la propria ombra sparire, cambiare, mutare forma come la luna ogni notte.
Mi guardai attorno ma non notai nulla di strano, nessuna catastrofe naturale per dire o nessun cambiamento climatico soprannaturale, semplicemente tutto era immerso nella normalità eccetto quel piccolo nuovo fastidio attaccato ai miei piedi.
Poco lontano, sul giardino di una casa, notai due ragazze che erano impegnate a saltare con la corda con vera tecnica e professionalità. Mi avvicinai, appoggiai le mani al cancello del giardino e mi alzai in punta di piedi per vedere meglio, si accorsero di me e del mio sguardo ammirato e una di loro parlò per prima:
“Brave vero? Sì, ma ci vuole tanto allenamento per arrivare a questo livello e poi con la tua ombra non andrai per niente lontano!”
La guardai stupito e un po’ imbarazzato, mentre l’altra ragazza prese parola.
“Come vedi noi non abbiamo più le nostre ombre, le abbiamo vendute perché ingombravano nel salto con la corda, sai, erano sempre in mezzo ai piedi.”
“Vendute?? Anche la mia è stata venduta? Questa non è la mia ombra, è più grande, ha un profilo che non combacia e si muove in modo diverso!”
“Credo allora che sia stata semplicemente scambiata e in modo illecito, per quanto possa supporre dal tuo tono inconsapevole. A volte gli egoisti lo fanno, scambiano la propria ombra con quella di un altro senza la sua conferma.”
“E perché mai qualcuno sarebbe interessato alla mia ombra?”
“La tua ombra è giovane, ingenua e innocente. È fantasiosa e limpida come il ghiaccio, non porta il peso degli affanni e non è inquinata da sentimenti volutamente malvagi. Solo un adulto potrebbe volere la tua ombra, un adulto che ha un ombra solcata da troppe cicatrici e pestata da troppo odio, un adulto che vorrebbe riscoprirsi bambino.”
Cominciai a indietreggiare confuso, speravo di vedere tutto appannato come se fosse un sogno ma ogni cosa intorno a me era nitida e reale. Guardai lentamente l’ombra ai miei piedi e la vidi più enorme di come la ricordavo, spigolosa e robusta, così buia che pensai che se avrei potuto staccarmene e fare un passo avanti calpestandola sarei sprofondato nell’inferno.
Fu per spavento della situazione che cominciai a scappare verso una meta indefinita, sperando stupidamente di perdere la mia nuova ombra dietro di me con una corsa al parco e il sole davanti agli occhi.
Avevo sette anni e mi ritrovavo a correre tragicamente seguito da un’ombra più grande della mia anima.


Arrivai in una piazza affollata e vociante, farcita di persone che discutevano animatamente, alcune con un ombra diversa, altre con la propria. Osservai quel formicaio umano con interesse, parlavano credo delle ombre, e cercai di avvicinarmi per avere qualche annacquato indizio.
Notai alcune persone imboccare una via e le seguii, fino a giungere a un’altra piazza, più piccola delle precedenti ma altrettanto affollata: due lunghe file di persone aspettavano il turno davanti a due sportelli esposti da un edificio di media grandezza. Confusione insana di voci che si sovrapponevano. Chiesi ad un uomo.
“Ragazzo, qui si fanno gli scambi ufficiali delle ombre, nulla di più semplice, roba economica”. Protestai.
“Oh no no, ripeto, qui si fanno solo gli scambi, non si chiedono informazioni su uno scambio passato, quel che è fatto è fatto e ora lascia il turno a quelli che stanno arrivando”.
Corsi via.


Quell’ombra faceva quello che le pareva, ecco qual era il problema. Movimenti strani e pesanti, nulla a che vedere con un bambino.
Nessuna possibilità di riallacciarsi con la propria ombra a quanto avevo sentito, troppi uomini erano impegnati in quell’assurdo e sporco affare. Provai ribrezzo.
Dopotutto era una grande tragedia, perdere il riflesso della propria corporeità, quella che a differenza del corpo poteva allungarsi, stirarsi, accorciarsi come un elastico. Era divertente la mia ombra, quasi simpatica. Ma non quella, non il pozzo infernale e buio, il riflesso di chissà quale anima lontana anni luce da qui.
Decisi di camminare sulla spiaggia, trascinato dalla mia nuova ombra senza mai riuscire a pestarla. Fissai per un minuto il mare e mi chiesi che ombra potesse avere lui, forse il cielo. Fissai un gabbiano che volava attraverso l’ombra del mare.
La punta tagliente di un’idea mi trafisse il cervello.

Il giorno dopo mi sembrava di volare.
L’ombra pesante e minacciosa era scomparsa e al suo posto padroneggiava quella di un fiero gabbiano, libero e indipendente.
Ogni passo sembrava sospeso e ogni parola sembrava un canto, a volte correvo e credevo di spiccare il volo, a volte credevo di vedere l’espressione del cielo.
Mi sentivo nuovo, fresco e vitale, un germoglio verde o una nuvola trasparente, gioivo, sorridevo e sbattevo le ali, odoravo il sapore di salsedine, credevo di vedere la mia ombra sul cielo.
Bambini volanti all’orizzonte, magari.

Il giorno dopo qualcosa aveva iniziato a funzionare male, ma proprio male.
Innanzitutto rischiavo di cadere ad ogni passo, non mi tenevo in equilibrio, e ogni tanto i miei piedi mi portavano dove non volevo, se c’era vento poi non ne parliamo. Insomma, uno schifo, una vera scocciatura.
Riflettei, pensai anche che la paghetta di questa settimana era stata scarna e deludente. Ma era ora di cambiare, nuova ombra e nuovo stile di vita.
Una in saldo, magari.
   
 
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