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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    23/04/2011    1 recensioni
“Sai, io la mia mamma non me la ricordo…” confessò con una certa malinconia il biondino, stringendo un lembo del cuscino su cui era seduto e fissando Tsuna dritto negli occhi: “E non sapevo come fare il compito sulla famiglia che ci ha chiesto la maestra. Ma poi mi siete venuti in mente voi, e Nana-mama. Allora vi ho disegnato, e la maestra era super contenta, ha detto che è bello avere tanti fratelli come voi e che è felice che io sia felice.” disse lui semplicemente, ondeggiando lentamente la gamba sana."
Un piccolo regalo di compleanno per Fuuta de la Stella, che anche se fa gli anni l'11 Gennaio ho voluto festeggiarlo ora!
Con tutti (quasi) i Vongola a festeggiarlo!
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fuuta, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VONGOLA FAMILY DRAWING VER.

 

Tutto contento, Fuuta camminava sulla strada di casa in un tardo pomeriggio di metà gennaio, stringendo al petto l’album da disegno e l’onnipresente librone dalla copertina rossa: il piccolo sorrideva allegro, impaziente di arrivare a casa.

Nana-mama sarebbe stata fiera di lui!

E anche Tsuna-nii e Bianchi-nee, ne era certissimo!

Il biondino allungò il passo, trovandosi finalmente di fronte al cancello di casa: era piuttosto presto, di solito non rientrava per quell’ora, ma era talmente felice che non aveva potuto fare a meno di correre senza frequentare le attività dei club: beh, poco male!

Era successa una cosa così bella che non poteva aspettare.

Con la sciarpa lunghissima che toccava terra e lo faceva incespicare nei propri piedi, Fuuta varcò il cancello e si avvicinò alla porta; ma quando stava per poggiare la manina guantata sulla maniglia per aprirla, sentì distintamente provenire da dentro un gran chiasso e un tonfo spaventoso, seguito dagli inconfondibili lamenti di Tsuna-nii e dalle scuse quasi urlate di Hayato-nii.

Il bambino si fece attento e, incuriosito, si avvicinò alla finestra: i fratelloni avevano lezioni pomeridiane, cosa ci facevano a casa?

Sbirciò all’interno, ma non vide nulla, solo le tende che coprivano la visuale sul salotto.

Imbronciato, Fuuta poggiò lo zainetto a terra assieme al libro e al blocco da disegno e provò ad aprire la porta, ma risultò chiusa; preoccupato, il piccolo cominciò a fare il giro della casa, osservando con attenzione ogni singola finestra, chissà che magari se ne fossero dimenticata una aperta…

Là! Era quella della stanza di Nana-mama al primo piano, ma con un po’ di fortuna sarebbe riuscito a raggiungerla!

E avrebbe scoperto cosa stavano combinando i fratelloni anziché stare a scuola.

Stringendo le manine piccine attorno al tubo metallico e freddo della grondaia, il piccolo fece leva sulle giunture che la tenevano legata al muro per arrampicarsi; una volta a metà, non poteva fermarsi e anche se le ginocchia gli tremavano per la paura e il freddo che s’insinuava sotto i vestiti e il cappotto, riuscì ad aggrapparsi faticosamente al davanzale della finestra.

Fino a riuscire a mettersi in piedi sul balconcino.

Con un sorriso di trionfo stampato sul viso arrossato, Fuuta de la Stella scivolò dentro la stanza.

§§§

Nel frattempo, al piano di sotto, Tsuna cercava di districarsi dalle corde che lo tenevano imprigionato, declinando qualunque aiuto da parte di un Gokudera super-agitato che brandiva un coltello che doveva servire a liberarlo dai legami colorati in cui era ingarbugliato.

“Ahah, Dame-Tsuna-nii!” esclamò ridendo Lambo, sporco di tempera colorata da capo a piedi: “Solo tu puoi cadere dalla scala mentre appendi i festoni!” ridacchiò il Fulmine, saltellando qua e là prima di venir acchiappato al volo da uno Yamamoto sorridente.

Con un paio di forbici, liberò Sawada e trascinò il piccolo killer in bagno per una lavata generale.

“MI DISPIACE JUUDAIME!! AVREI DOVUTO TENERE LA SCALA!”

La voce di Gokudera risuonò fastidiosamente alta e penetrante mentre aiutava Tsuna a rimettersi in piedi; il bruno scosse la testa: “Sono io che avrei dovuto lasciare a te e agli altri i festoni e concentrarmi sulle pulizie, non sono granchè tagliato per fare la scimmia.” dichiarò lui, raccogliendo da terra ciò che restava del cartellone che avevano fatto con tanta fatica.

Sawada si rabbuiò: “È tutto rovinato…” notò amaramente, vedendo le stelle filanti che avevano attaccato lungo tutto il contorno tagliuzzate e i fiori di carta che I-Pin aveva fatto tutti spiegazzati.

“Niente è rovinato!” esclamò decisa la cinesina, appollaiandosi sul tavolino basso del salotto: “Li rifacciamo!” decretò lei, armeggiando con forbici e cartoncini colorati, “E saranno ancora più belli!” affermò, creando rapidamente sotto i loro occhi un meraviglioso fiore colorato sui toni del blu.

“I-Pin-chan ha ragione, piccoli incidenti del genere non ci fermeranno! E sarà bellissimo!”

Haru aveva fatto il suo ingresso nella stanza, con Lambo e Yamamoto alle sue spalle: “Nana-mama è andata a prenderlo, così ci avvertirà quando saranno quasi a casa, abbiamo tutto il tempo per finire i preparativi; Bianchi-chan e Kyoko-chan hanno finito di cucinare e sono andate a cambiarsi, manca solo Ryohei e saremo tutti qui!” esclamò la bruna, pimpante, “Forza!! Prendete un foglio ciascuno e aiutate I-Pin!” gridò lei, sedendosi accanto alla cinesina e imitandone i movimenti delle mani.

“Ehi, stupida! Non dare ordini al Decimo!” s’irritò Gokudera, alzando il pugno: “Su, su, dobbiamo collaborare; almeno per oggi evitate di litigare.” cercò di mettere pace Tsuna, “Anzi, guarda, Gokudera-kun, mi metto al lavoro anche io.”.

E così dicendo, Sawada prese a sua volta un cartoncino colorato delle sfumature del verde smeraldo e cercò di andare al passo con le ragazze.

Con uno sbuffo, l’argenteo lo imitò e, in breve, tutti i ragazzi, Lambo compreso, si erano messi al lavoro per riparare il pasticcio.

Chi incollava i fiori, incollandosi anche le dita…

Chi legava le stelle filanti ai propri capelli per gioco e per far ridere i bambini…

Chi masticava caramelle e impiastricciava tutto di zucchero…

Chi si faceva spiegare passo passo come fare le parti più difficili…

Chi semplicemente rideva rilassato, guardando con affetto tutti gli amici attorno e ripetendosi che sicuramente sarebbe stato un giorno memorabile…

Chi urlava dalla strada che stava arrivando, con un vocione poderoso che poteva benissimo spaccare i vetri.

“OOOIII! SAWADA!! KYOKO!! RAGAZZI! APRITEMI!!”

Sasagawa Ryohei, in tuta da allenamento, continuava imperterrito a dare pugni agli invisibili nemici che lo circondavano, tenendo sulla spalla la borsa con le protezioni; era allegro come al solito, pieno di energia e pronto a fare qualunque cosa gli fosse chiesta.

Respirò a pieni polmoni la fresca aria invernale, scoccando un’occhiata attorno a sé, quando vide qualcosa di strano.

Sotto la finestra, c’era qualcosa.

Uno zaino rosso, un libro e un album da disegno.

E chi li aveva lasciati lì?

E perché gli sembravano così familiari?

“SAWADA!” gridò, avvicinandosi agli oggetti: “VIENI FUORI! Qualcuno ha abbandonato uno zaino sotto la tua finestra!” annunciò a tutto il vicinato; richiamati dal chiasso, i ragazzi si affacciarono alla fantomatica finestra, notando solo in quel momento la cartella di Fuuta abbandonata lì.

Con un balzo, Yamamoto lo raggiunse, chinandosi a esaminare gli oggetti.

Poi alzò lo sguardo verso gli amici, era visibilmente preoccupato: “Sono di Fuuta.” ammise con voce inquieta; Kyoko e Haru si affacciarono fin quasi a spenzolarsi dal balconcino, “Cosa gli sarà successo? Perché le sue cose sono qui quando dovrebbe essere a scuola?!” esclamò la bruna con gli occhi lucidi.

“Calmiamoci,” disse Tsuna, cercando di mostrarsi il più possibile calmo, ma senza troppo successo, “N-Non sappiamo cosa può essere successo. M-Magari è venuto a casa e poi è andato da qualche amichetto e non lo abbiamo sentito.” propose il bruno.

“IMPOSSIBILE!”.

Era stata Haru a urlare nelle orecchie di Sawada, la ragazza era sull’orlo delle lacrime: “Fuuta-kun avvertirebbe anche solo per andare a giocare in giardino!” strillò lei spaventata; Gokudera poggiò una mano sulla spalla del Decimo, con espressione pensierosa, “Juudaime, detesto ammetterlo ma stavolta Haru ha ragione, Fuuta non si allontanerebbe senza dirlo a qualcuno.” affermò l’argenteo.

L’agitazione nel gruppo si fece palpabile.

“D’accordo, allora andiamo a cercarlo.”.

Era stata Kyoko ad aprire bocca, tenendo tra le braccia Lambo, che si dimenava agitato: “Se gli è successo qualcosa, è nostro dovere di fratelli maggiori occuparci di lui e trovarlo. E si sta anche facendo buio, dobbiamo muoverci ora.” dichiarò la rossa con sguardo fermo; un borbottio di approvazione serpeggiò tra loro e stavano per prendere le giacche e uscire quando udirono un tonfo al piano superiore, seguito da una serie di lamenti di dolore.

“Che succede?!” gridò Ryohei, precipitandosi in casa e parandosi dinanzi alla sorella per proteggerla.

“Non lo so. Vado a vedere.”

Tsuna poggiò I-Pin a terra e le fece cenno di stare con gli altri prima di allontanarsi, rapidamente seguito dai fidi Guardiani della Pioggia e della Tempesta.

I lamenti si fecero più forti a mano a mano che si avvicinavano alla scala che portava di sopra.

Nel corridoio semi-buio, distinsero una figura umana rannicchiata a terra.

“Chi c’è?” interloquì Sawada, aguzzando la vista il più possibile; un singhiozzo disperato gli giunse sino al cuore, seguito da una voce familiare e infantile, rotta dal pianto, che lo chiamava: “Tsuna-nii, vienimi a prendere…” pigolò Fuuta nel buio.

“FUUTA!”gridò il ragazzo, accendendo tutte le luci.

Il bimbo biondo era disteso con la schiena sul parquet, il visetto solcato di lacrime e una caviglia innaturalmente piegata ad angolo: “Ti sei fatto male?” chiese il Decimo, preoccupato, mentre gli levava il cappotto e gli accarezzava la testa; il piccolo annuì, abbracciandolo forte, “Ho sentito confusione… La porta era chiusa… Mi sono arrampicato… Sono scivolato su un gioco e sono caduto…” bofonchiò lui, aggrappandosi al fratellone con tutta la forza che aveva.

“Deve aver sentito la tua caduta dalla scala, Tsuna.” concluse Yamamoto, appendendo la giacca del bimbo sull’attaccapanni, “E s’è ingegnato come poteva.”.

Sawada sospirò rassegnato, senza lasciar andare il “fratellino”: “Ma cosa ci fai a casa? Mamma era passata a prenderti.” Chiese il maggiore, sollevandolo in braccio, “Oggi a scuola è successa una cosa bella… La maestra ci ha restituito i disegni per il compito sulla famiglia.” pigolò lui, riacquistando un poco di sorriso al pensiero del suo compito.

“Testa-a-prato ha trovato il tuo album qui fuori.” gli annunciò Gokudera, sbucando dal bagno con la cassetta del pronto soccorso tra le braccia.

Quando i quattro rientrarono in salotto, vennero subito circondati dagli amici, che fecero sedere Fuuta sulla prima poltrona sotto mano e si prodigarono a bendargli la gamba e a curarlo con impacchi di ghiaccio, venne bonariamente rimproverato dalle ragazze, che però gli diedero subito dopo un leccalecca come consolazione, e obbligato a stare seduto mentre i ragazzi si arrampicavano per appendere lo striscione.

Il piccolino non poteva credere ai suoi occhi…

“Buon compleanno, fratellino.” gli sussurrò Tsuna all’orecchio.

Fuuta era commosso.

Nessuno si era mai ricordato del suo compleanno, nessuno gli aveva mai fatto gli auguri.

Nessuno, da quando era arrivato.

Col cuore che traboccava di felicità, il bimbo si allungò a cercare di prendere il suo album da disegno, glielo passò Bianchi, e lo sfogliò febbrilmente alla ricerca di qualcosa.

Poi, i suoi occhi si illuminarono sino a diventare simili a delle stelle.

Sotto lo sguardo dei ragazzi presenti, scivolò un foglio coloratissimo: sopra, disegnati con uno stile un po’ infantile ma preciso nei dettagli, c’erano tutti loro, non mancava proprio nessuno!

Ecco Tsuna, in primo piano, con Reborn appollaiato sulla testa! Accanto, col braccio avvolto attorno alle sue spalle, c’era Gokudera, e anche Yamamoto, affiancati da Bianchi, Haru, I-Pin e Kyoko-chan; e ancora Ryohei, Basil in un angolo accanto a Chrome-chan e... Era Hibari quello che stava più scostato rispetto a tutti?

E al centro del disegno, c’era Nana-mama, sempre sorridente, con Fuuta in braccio.

Era un bellissimo ritratto di una famiglia enorme, allargata, ma felice, malgrado le pazzie.

“Sai, io la mia mamma non me la ricordo…” confessò con una certa malinconia il biondino, stringendo un lembo del cuscino su cui era seduto e fissando Tsuna dritto negli occhi: “E non sapevo come fare il compito sulla famiglia che ci ha chiesto la maestra. Ma poi mi siete venuti in mente voi, e Nana-mama. Allora vi ho disegnato, e la maestra era super contenta, ha detto che è bello avere tanti fratelli come voi e che è felice che io sia felice.” disse lui semplicemente, ondeggiando lentamente la gamba sana.

Gli occhi di tutti presero improvvisamente a pizzicare a quelle parole, quello scricciolo dai ciuffi dorati era disarmante.

Lo abbracciarono stretto stretto, ai abbracciarono tutti stretti, bambini, ragazze e ragazzi, tutti uniti come fratelli.

E fu così che Nana li trovò, una volta tornata a casa, trafelata e preoccupata per non aver trovato Fuuta ad aspettarla a scuola.

Stretti gli uni agli altri, come una vera famiglia deve essere.

   
 
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