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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    23/04/2011    0 recensioni
[MitsumasaKidoPOV]
"Lei non dice nulla, semplicemente mi prende delicatamente la mano e mi solleva dal letto, mi sento così leggero… Poi, avvicina la sua bocca al mio orecchio, sembra tanto una bambina, somiglia incredibilmente alla mia Saori quando deve confessarmi un segreto: “Io li proteggerò e li accoglierò in me. Perché sono anche i miei bimbi…”.
Gli ultimi pensieri di Mitsumasa Kido prima di morire.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Kido Family'
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MITSUMASA

 

Se chiudo gli occhi, sento la Morte vicina, tremendamente vicina.

La sento fiatarmi sul collo, la vedo sorridere nel buio in cui la mia stanza è immersa, risplende di luce propria, illuminando fiocamente tutto attorno.

Credo di essere l’unico a vederla: Tatsumi, che ormai non fa altro che entrare e uscire di continuo dalla mia stanza, non la nota; è qui per me, lo sento.

Ciò vuol dire che sono ormai giunto alla fine della mia vita.

Ne ero consapevole già da qualche tempo ma ora ne ho la certezza assoluta.

È qui per me, deve solo aspettare un altro po’, solo poche ore ormai, poi potrà fare della mia anima sporca e corrotta quello che vorrà.

Accetterò ogni punizione mi verrà inflitta, la mia presenza su questa terra è stata necessaria, la mia semplice esistenza ha dato il via a qualcosa più grande di me, qualcosa in cui mi sono trovato invischiato, mio malgrado.

Qualcosa che però avrà il supremo dovere di salvare questo nostro mondo dall’odio che noi stessi abbiamo permesso mettesse radici, liberare la luce del sole e porsi a guida dell’umanità contro ogni male e ogni bruttura.

Sino a una decina di anni fa, se qualcuno mi avesse detto tutto questo, l’avrei messo personalmente alla porta senza troppe cerimonie, ignorando le sue parole e ridendoci su.

Eppure, in questi ultimi otto anni la mia vita è cambiata a tal punto che ciò a cui mai avrei dato retta in passato è diventato motivo di faticosi impegni e crucci, di gioie e dolori tremendi.

E tutto per quale ragione?

Un nobile scopo, lo ammetto, ma adesso sento che avrei anche potuto oppormi a questo destino ingrato, alla sofferenza che il mio vivere ha generato.

Sono passati ormai due anni da quando questa casa è tornata silenziosa come una tomba, da quando quei figli che non ho potuto sentire miei sono volati via, incontro al loro destino: destino che per molti non sarà affatto benevolo, già lo so.

Molti moriranno senza sapere cosa sia l’affetto di una famiglia, senza essere mai stati veramente bambini, i bambini che si sarebbero meritati di essere, ma altri vivranno, e forse sarà un fato ancora peggiore di quello dei loro fratellini.

Perché verranno gettati nelle fauci delle bestie che distruggono tutto, portando dovunque la morte.

E soffriranno, soffriranno oltre ogni umana sopportazione, ne sono consapevole.

Dolorosamente consapevole.

Spesso, mi sono chiesto che effetto fa essere chiamato “papà” da una vocetta allegra e spensierata…

Ci ho pensato tanto, tante notti trascorse sveglio in questi ultimi mesi; e alzavo lo sguardo al cielo, pregando per quei piccoli, lontani da me, ma non ho mai trovato una risposta ai miei dubbi e alle mie incertezze, alle mie richieste e ai miei profondi rimpianti.

Perché rimpiango tutto questo, lo rimpiango profondamente.

Dopotutto, anche io sono umano, e non posso fare a meno di sentirmi sporco e in colpa per ciò che ho fatto: ho le mani lorde del sangue dei miei figli e non mi ripulirò mai.

Neppure la morte laverà via questo mio peccato.

L’unica cosa che spero, nel profondo del mio cuore, è che se anche solo uno di loro tornasse alla fine a casa… Che venga trattato come merita, un piccolo eroe, che sappia del suo passato e del mio sangue che gli scorre nelle vene.

L’ho lasciato chiaramente detto, ma chissà se qualcuno tra i miei più stretti collaboratori lo farà…

Quando io per primo ho tranciato, o almeno ci ho provato, ogni legame che potevo avere con loro; ma ogni volta che li guardavo negli occhi… Rivedevo le loro madri, gli stessi loro sguardi si specchiavano nel mio.

Loro sapevano, sapevano tutto della mia missione, ancora non riesco a crederci, e hanno fatto di tutto per aiutarmi, pur consce che la strada che avremmo tutti intrapreso sarebbe stata lunga e che non l’avremmo mai vista finire, e che avremmo dovuto lasciare il sangue del nostro sangue a cavarsela da sé.

Sono state decisioni difficili, notti piene di lacrime mentre tante piccole vite cominciavano a vedere scampoli di una luce che gli sarebbe ben presto stata negata; ma sono state coraggiose, forse le donne più coraggiose che io abbia mai conosciuto.

Non si sono mai tirate indietro, che Athena abbia loro portato consiglio e conforto?

Non lo so, non l’ho mai saputo…

Ma è questa la mia speranza.

Che anche solo uno di loro torni, anche se io non ci sarò più, e che sia lui a portare avanti la missione per cui tanti sono morti e stanno soffrendo.

Che almeno uno sappia.

Socchiudo gli occhi, mentre attorno a me comincia a splendere tutto: una luce abbagliante, calda, come un abbraccio, è una mia impressione o qualcuno mi sta accarezzando il viso?

Una mano gentile e morbida, una mano di donna.

Faticosamente, apro gli occhi, e nella corona di luce intensa che splende dinanzi a me, distinguo la sagoma snella di una fanciulla dalla pelle bianca come la neve, col capo coperto da un elmo di metallo intarsiato, un sorriso materno che mi scioglie il cuore…

E due occhi di un azzurro così intenso da poterci affogare.

Trattengo il fiato quando realizzo di essere al cospetto di Athena.

Lei non dice nulla, semplicemente mi prende delicatamente la mano e mi solleva dal letto, mi sento così leggero… Poi, avvicina la sua bocca al mio orecchio, sembra tanto una bambina, somiglia incredibilmente alla mia Saori quando deve confessarmi un segreto: “Io li proteggerò e li accoglierò in me. Perché sono anche i miei bimbi…”.

Le sue parole mi confortano e mentre vengo portato via dalla luce, finalmente, posso dormire sonni sereni.

Prima o poi, ci rivedremo.

Addio, figli miei.

Addio…

   
 
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