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Autore: xraiseyourvoice    24/04/2011    8 recensioni
Dieci anni e il loro destino, seppur per un giorno, si unisce di nuovo. Stavolta non sono più in due, ma in tre. E tutti e tre sanno che il loro amore sarà senza fine.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Swann, Will Turner
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ehm... Salve ._. Spendo giusto qualche parolina prima di lasciarvi a questa OS. Sono molto, molto appassionata alla coppia William - Elizabeth, per cui ho deciso di scrivere questa... Cosa, all'una di notte, dopo aver rivisto per la millesima volta "Ai confini del mondo". Dopo aver pianto come al solito per la separazione dei due personaggi in questione, mi è venuta un'ispirazione improvvisa dovuta al fiume di tristezza che mi ha travolto. Proprio per questo, vi chiedo di essere clementi se non è un granchè: è stata più che altro una via di sfogo per far rincontrare come si deve questi due poveri ragazzuoli, me fanno pena dai çwç
Sì, il banner fa piuttosto schifo ed è poco fantasioso, ma l'ho fatto molto molto random in cinque minuti per mancanza di ispirazione LOL

Detto questo, buona lettura :)







Endless.
 



« Mi sei mancato, Will. Ogni singolo centimetro del mio corpo implorava la tua presenza qui, ma non aveva risposta. Vivere tutto questo tempo come un’attesa e non come dieci anni qualunque, è stata la cosa più straziante che abbia mai fatto in vita mia. »
William la guardava senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso. L’espressione era la stessa di dieci anni prima, quando era turbata. Gli piaceva ascoltarla, in quel momento come mai prima. Era stata dura la vita in giro per il mare, senza poter toccare terra e soprattutto, senza poter vedere lei.
Elizabeth sentiva lo sguardo del marito sul suo viso, sentiva quegli occhi scuri che la scrutavano nel profondo, che assaporavano ogni movimento della sua bocca.
« Per fortuna c’è stato lui. È stato come averti sempre accanto… Credo che sia stata l’unica cosa che mi ha dato la forza di andare avanti, di sentire che tu eri sempre qui con me. »
Si voltò verso la luce fioca che proveniva dal letto del figlio.
« Ti somiglia così tanto, Will. Quando mi guarda, riesco a vedere nei suoi occhi la profondità dei tuoi. Quando lo vedo pensieroso, mi sembra di rivederti con le braccia incrociate ad osservare il mare, poggiato al parapetto della Perla. »
Elizabeth si voltò verso William. Sospirò ripercorrendo con lo sguardo i lineamenti del suo viso, e i suoi capelli ricci legati da un codino dietro la nuca. Poi passò ad osservargli il collo, un paio di lacci neri tenevano stretti diversi amuleti. E infine, gli guardò il petto. Solcato da quella cicatrice ancora evidente, rozza, irregolare, che aveva segnato quella battaglia che, combattuta dall’interno, era sembrata senza fine.
William, il suo Will era senza cuore, ora?
D’istinto, gli accarezzò quella traccia più scura rispetto al resto della pelle, sfiorò quel lieve rilievo sul petto.
In lei si fece vivido il ricordo di quel momento, il momento in cui era piegata su di lui. Ricordava perfettamente il modo in cui nella sua anima si era fatto strada un senso di impotenza vedendo quella spada conficcata nel cuore di William. E lei era lì, stava assistendo alla morte dell’uomo che amava e non poteva far nulla.
« No, no! No! Non lasciarmi! »
Poi aveva sentito due braccia forti, sicure, che l’avevano presa e portata lontana da lui. Jack. Si era stretta al suo petto mentre delle fitte di dolore le spaccavano a metà l’anima.
Venne scossa da un brivido al ricordo. Finché non tornò alla realtà, quando la mano di lui si posò sulla sua. La strinse forte e ne accarezzò il dorso con il pollice.
Will se la portò sulla guancia e chiuse gli occhi, lasciandosi sfiorare il viso. Poi li riaprì.
« Ti amo. »
Un altro brivido le percorse il corpo. Le sembrò di sentire di nuovo quelle parole, sul ponte della nave, in battaglia. Quando lui le aveva appena chiesto di sposarlo.
Barbossa li aveva uniti in matrimonio proprio lì, e la situazione era talmente ironica, meravigliosa e dolce che l’aveva spinta a combattere con più animo.
Finché non era arrivato quel bacio, quel momento tanto atteso in cui le loro labbra si erano incontrate.
Erano sposati finalmente, erano marito e moglie, Signore e Signora Turner.
Erano il sole in mezzo alla tempesta, erano il bene in mezzo al male, erano… Erano amore in mezzo all’odio.
Forse era per questo che nessuno li aveva disturbati in quell’attimo, forse perché quella scena era così perfetta vista da fuori che nessuno, nemmeno il più spietato dei pirati avrebbe osato interromperla.
O forse no, forse semplicemente nessuno aveva avuto il tempo di pensare a loro. Comunque, questo non le interessava in fondo.
« Ti amo, Will. »
Un attimo, due, tre.
Sembrarono contare quelle frazioni di secondo con una clessidra.
E poi le loro labbra si incontrarono di nuovo, si assaporarono, si cercarono a vicenda per tutta la notte.
Attimo dopo attimo, entrambi volevano imprimersi bene nella testa il respiro, il caldo della bocca, l’effetto che faceva passare le mani nei capelli dell’altro.

Elizabeth sollevò la testa strizzando gli occhi, nella stanza era ancora buio.
Dov’era Will?
Era semicoperta dal lenzuolo candido. Si buttò di nuovo sul cuscino e respirò l’odore che aveva la camicia del marito, che lei aveva addosso. Sorrise, poi si alzò in piedi e si rivestì.
William era seduto  nella modesta  cucina, insieme al figlio; erano separati da una lampada ad olio posta sul tavolo. Non l’avevano sentita arrivare: si guardavano negli occhi.
Sembrava che si fossero appena confidati qualcosa, qualcosa che solo un padre e un figlio possono dirsi per poi sorridersi.
Cosa fosse appena uscito dalle loro bocche, questo Elizabeth  non l’avrebbe mai saputo.
Si limitò a non pensarci e a godersi l’istante in cui aveva davanti i due uomini della sua vita.
Uno specchio, questo le sembrava di vedere.
Il passato da una parte, il futuro dall’altra. In quel momento rappresentavano, seppur per un giorno, il suo presente.
Quasi non si accorse di quando i due si voltarono verso di lei.
« Buongiorno, mamma. »
La salutò tranquillo William. Il marito invece si limitò a sorriderle, senza dir nulla: in fondo, che cosa poteva dirle?
Lei lo sapeva già. Sapeva già cosa volevano trasmetterle quegli occhi.
Quel bambino era il frutto del loro amore, era ciò che era nato dalla loro bellezza, dal loro coraggio, dai pregi e dai difetti di entrambi, e ogni parola che usciva dalla sua bocca e ogni espressione che si dipingeva sul suo viso lasciava trasparire quel meraviglioso, naturale e semplicissimo concetto.

William era seduto su uno scoglio, poco lontano dai genitori. Era giusto che venissero lasciati da soli: lui aveva già salutato il padre, ora toccava alla madre.
Non l’avrebbe mai ammesso con nessuno, ma era in un forte imbarazzo.
Si sentiva d’intralcio, così tenne la testa bassa intento a disegnare sulla sabbia.
A qualche decina di metri dal figlio, i due erano in piedi sul bagnasciuga, l’uno di fronte all’altra.
Le passò la mano sulla schiena e la sentì tremare, così la strinse forte.
Entrambi si voltarono verso l’orizzonte, verso la linea di confine tra cielo e mare. Il sole stava per sorgere, lo sapevano.
Le accarezzò una guancia, mentre lei teneva gli occhi chiusi.
« Guardami. »
Le sussurrò. Quando aprì gli occhi, Will stava per dire qualcosa.
« Terrò gli occhi piantati sull’orizzonte. »
Lo anticipò. Si sorrisero.
« Ti amo. »
Una lacrima rigò il viso di Elizabeth.
Perché stava piangendo?
Non lo sapeva neanche lei. In quella lacrima c’era tanto e c’era niente.
C’erano infinite frasi, dette, gridate, sussurrate e anche non dette. C’erano emozioni, sentimenti, sensazioni. C’erano brividi, sorrisi, c’erano pioggia e sole vissuti sulla loro pelle. C’era amore, e tutto quello che esso aveva portato loro.
Lo osservò mentre le lasciava lentamente la mano e si avviava verso l’Olandese, all’orizzonte.
Qualche minuto dopo, di nuovo quel bagliore verde.
Da lì, li separavano altri dieci anni. Ed ognuno di essi sarebbe dovuto scorrere in un modo o nell’altro, giorno dopo giorno, vissuto come un attesa.
Un’attesa che straziava.
Un’attesa che alleviava il dolore.
« Dieci anni, » Sussurrò Elizabeth. « Dieci anni, e sarò di nuovo tua. »
« Dieci anni, » Disse ad alta voce William. « Dieci anni ed anch’io sarò un uomo, papà. Sarò un pirata, te lo giuro. »



Beh, ecco qua. Come avete potuto notare è una OS piuttosto semplice, NON è per niente originale come storia ma, come già detto prima, l'ho scritta per dare un secondo incontro a 'sti poveracci ._. Insomma, prendetela come una consolazione personale (anche se dubito che mi salverà dal fiume di lacrime ogni volta che rivedrò il film xD)
Il significato del titolo penso sia piuttosto chiaro: la storia di Elizabeth, William e il figlio è, appunto, Endless.
Ciao bei bambini.
*corre via piangendo*
ç__ç
  
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