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Autore: allegretto    24/04/2011    5 recensioni
Jensen e Jared sanno di aver qualcosa di unico che li lega uno all'altro ma nessuno di loro due ha mai avuto il coraggio di confessarlo. Si dice che la notte porti consiglio e al mattino tutto sia più semplice da affrontare. In effetti è quello che succede tra loro due. Soprattutto dopo una notte così elaborata...
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona Pasqua a tutti quelli che seguono, leggono e commentano le mie storie!

 

 

UNA MATTINATA SPECIALE

 

Posando il piatto, ancora gocciolante, sulla credenza accanto agli altri piatti puliti, Jared lancia un'occhiata a Jensen che sta furiosamente asciugando la tazza a righe di Jared.

Stai bene?”

Jensen alza lo sguardo e annuisce, confuso. “Si”

Si, certo, visto che stai asciugando la stessa tazza per la quarta volta”

Jensen si ferma, le mani bloccate a metà di un movimento e si ferma. Poi spinge la tazza nelle mani di Jared e borbotta: “Dannazione!”

Divertito, Jared mette la sua tazza nella credenza, dopo si appoggia contro il ripiano, guardando Jensen asciugarsi le mani e le braccia, perchè fin lì sono arrivare le gocce, bagnando anche le maniche arrotolate della maglia del pigiama.

Che succede?”

Niente”

Jared incrocia le braccia sullo stomaco e arcua un sopracciglio, guardando Jensen dubbioso. Il modo in cui lui ha detto niente non è il termine esatto. Piuttosto qualcosa sarebbe il termine approppriato, magari con la Q maiuscola.

Già. Ho notato!”, ribatte lui, pensando che non deve essere così semplice la questione che turba il suo amico. E poi perchè è tutta la mattina che si comporta in modo strano.

L'ossessiva asciugatura delle tazze è già andata in scena tre volte oggi. La prima volta è stata quando Jared, per qualche misterioso motivo ha infilato due cucchiai di zucchero nel caffè di Jensen, sebbene sappia, dannatamente bene, che Jensen beve il suo caffè nero, e solo nero, e Jensen non l'abbia neanche notato. Lui ha bevuto l'intero contenuto della tazza in pochi minuti senza un singolo commento. Senza sussultare dal disgusto.

Poi, ancora, quando Harley, mettendosi sulle zampe posteriori è riuscito a rubare tre quarti del bacon della colazione di Jensen. E lui lo ha a malapena notato. Infatti perso nei suoi pensieri e guardando con sguardo vitreo un punto dietro la testa di Jared, Jensen ha preso il piatto e lo ha posato a terra, così Harley ha potuto finire in santa pace la colazione. Ciò è qualcosa che Jensen non ha mai fatto prima. A lui piacciono i cani di Jared ma non così tanto da dividere il suo cibo con loro.

Jared è abituato ai brontolii di Jensen, al Jensen poco mattiniero, che scende giù dal letto, mezzo addormentato, con solo l'energia per maledire tutto il creato. Lui sa come trattare con il silenzioso Jensen. Perchè, più o meno, Jensen è sempre presente quando è in quello stato. Oggi lui è distratto come se fosse da un'altra parte.

Cosa c'è?”

Jensen apre la bocca e Jared può praticamente sentire la parola niente ma non esce fuori nulla. Si passa nervosamente lo strofinaccio sulle dita, poi si appoggia al davanzale della finestra e lancia un'occhiata a Jared. Il suo viso assume un'espressione incerta e quasi spaventata.

Ti...ti ricordi di ieri? Vero?”

Ieri. Certo, il giorno prima di oggi!”, Jared scherza, incapace di capire il dramma jenseniano e guadagnandosi così un occhiataccia dall'altra parte della cucina. “Si, dodici ore di scene filmate, secchiate di acqua gelida, pranzo tiepido, birra gelata, ricordo...certo. Oh, ho dimenticato qualcosa?”, aggiunge poi Jared, ghignando.

Jensen appare scioccato. Una serie di emozioni attraversano il suo viso, andando dal sorpreso, incerto, arrabbiato, incazzato e chiaramente, per ultimo, deluso. Ferito.

Si. No. No, quello è...ciò che è successo ieri. Più o meno!”

Jared non conosce i meandri più nascosti della mente di Jensen, dove lui si nasconde quando è sconvolto o ha paura ma riesce a comprendere quando avviene il passaggio del Jensen razionale a quello con il pilota automatico inserito. E, ovviamente, la sua presa in giro non è affatto carina. Poi, però, Jared pensa che non è stato lui quello che alle tre di notte è sceso dal proprio letto per andare a dormire sul divano perchè spaventato dalle implicazioni di quello che era successo durante la serata. Guidato dal panico o dalla colpa. O qualcosa di completamente diverso.

Svegliarsi da solo nel letto di Jensen è stato strano. Trovare Jensen, mezzo nudo e profondamente addormentato in soggiorno, ancora più strano. Sembrava quasi avesse voluto negare la notte appena trascorsa. Jared aveva così voluto seguire il suo volere.

Jensen si alza e posando lo strofinaccio sulla credenza si avvia verso la finestra che dà sul portico posteriore. Jared blocca il suo movimento percorrendo lo spazio che li separa con soli due passi, determinato a mettere un freno ai giochi e alle guerre dei silenzi di cui Jensen è grande maestro.

Ricordo”, Jared esclama. “Ricordo tutto. Ogni cosa. Perfettamente”, ribadisce, scandendo ogni parola.

Le sopracciglia di Jensen si corrugano, esternando così confusione pura e assume poi un'espressione pensierosa. “Davvero? Allora...Allora perchè non me lo hai detto prima e hai fatto tutta questa sceneggiata?”, chiede, poi, irritato.

Perchè sei meravigliosamente carino quando metti il broncio!”

No. Non lo sono”, Jensen protesta con veemenza. Facendo poi esattamente quello che vuole Jared. Il broncio. Di nuovo.

Lo sei”, Jared, sogghigna. Poi guarda Jensen serio. “E...anche perchè volevo sapere se tu ti sentivi come mi sento io”

Jensen alza il viso per guardare fisso Jared. “E a quale conclusione sei giunto?”, chiede, curioso.

Nervoso. Disorientato. Spaventato che ciò ci possa fregare”, Jared risponde, appoggiandosi alla finestra. “E”, aggiunge, dolcemente, toccando il torace di Jensen con un dito, scivolando poi giù sull'addome, dicendo poi: “Voglio un riepilogo”

Si”, Jensen annuisce lentamente, apparendo quasi stordito. “Mi sembra giusto!”

Credimi, ci vogliono più di quattro birre per dimenticarmi di te. O di quello che c'è stato fra noi due ieri sera”

Per la prima volta nella mattinata, Jensen sorride. “Ok”

Quindi va tutto bene?”

Si, tutto a posto”

Buffo”, Jared esclama dopo un po', mentre sta guardando Jensen morsicarsi nervosamente il labbro. “Tu non sembri così a posto”

Jensen abbassa lo sguardo e scuote la testa. Quando alza il viso, Jared giurerebbe che stia arrossendo. “Io non faccio quello che ho fatto ieri sera così tanto per fare qualcosa!”, mormora, imbarazzato, prima di rivolgere di nuovo il suo sguardo ai suoi piedi nudi.

Lo so che tu non...non è stato un atto dovuto al fatto che eravamo ubriachi e quindi non capiterà più!”, esclama Jared, allontanadosi da Jensen e appoggiandosi allo stipite della finestra.

Cosa vuoi dire?”, chiede Jensen.

Significa che...cavolo...”, Jared tenta di spiegare ma si ferma cercando le parole giuste, anche se sono mesi, forse anni che gli girano in testa. Mai avrebbe pensato di dirle ad alta voce. Forse ora, con gli occhi di Jensen così incollati a quelli di Jared, pendendo letteralmente dalle sue labbra, potrebbe riuscirci. Spera soltanto che siano abbastanza significative da far capire all'altro, quanto lui sia innamorato di quel ragazzo davanti a lui. “Significa che vorrei di più. Più di quello che c'è stato stanotte. Vorrei poter usare la parola 'noi' in quel senso. 'Tu ed io' significhi qualcosa!”, esclama di botto Jared, riavvicinandosi a Jensen e mettendogli le mani sul viso.

Ti ho voluto da...sempre. Perchè tu sei....dannatamente sexy, bello”, Jared continua. Poi si ferma. Osserva Jensen, il quale non sembra particolarmente colpito dalle parole di Jared, piuttosto sembra stanco.

Il problema è che vorrei essere qualcosa di più che bello e sexy!”, ribatte Jensen, allontanandosi da Jared e andando verso la brocca del caffè. “E' tutta la vita che sento queste parole. Vorrei che tu ti fossi accorto di altre mie qualità, semmai ne abbia alcune, a questo punto!”, conclude, mentre si versa una generosa dose di caffè bollente nella sua tazza.

Lo so, così sono sembrato superficiale ma quello che penso di te non me lo hai lasciato dire. Tu sei affettuoso, comprensivo, dolce e generoso e il tuo senso dell'ironia colora la mia vita inutile e monocroma!”, Jared esclama, con trasporto. “Io sono quello che ride, scherza ed è sempre sorridente. Tu sei quello ombroso, irascibile e brontolone. Nonostante ciò, tu mi sopporti, mi lasci fare lo scemo e io adoro quando fai finta di non tollerare la mia presenza, perchè so che non è vero! E poi mi piace da impazzire essere il tuo parafulmini preferito!”

Si, il mio cavaliere servente nella sua scintillante armatura argentea! Avremmo dovuto vivere al tempo dell'amor cortese!”, ribatte Jensen, sornione,

E magari Ariosto avrebbe dovuto scrivere un poema su noi due....”

Questa volta Jensen ridacchia e quello è il suono più bello che Jared possa sentire. Quel modo di ridacchiare, così gutturale è tipico di Jensen così ricco di significato, così spontaneo e contagioso. . “E' bello sentirti ridere in questo modo. Sei sempre così serio, guardingo, troppo spaventato di lasciar trapelare il vero Jensen e far capire agli altri che quello che vedono tutti i giorni è solo una maschera. L'uomo di cui mi sono innamorato. L'uomo con cui vorrei passare tutta la mia vita, sei tu!”. Le ultime parole, praticamente sussurrate, sebbene portino un significato pesante. “Ti amo. Questo volevo dirti. E non voglio perderti né ora né mai”

Jensen sbatte le palpebre e chiude la bocca. Le mani tremano e per posare la tazza sul tavolo, lo deve fare con entrambe. Non sa cosa dire. Come si può rispondere a una persona che ti ha fatto una dichiarazione d'amore così intensa, romantica e sensuale al tempo stesso? Tutto quello che gli viene in mente è un semplice: “UAO!”

Non esattamente quello che si aspettava, Jared esclama, un po' risentito: “UAO?”

Che diavolo dovrei dire allora? Ciò sembra stupido e senza senso, lo so. Ma non mi viene in mente altro che possa minimamente stare al passo con quello che mi hai appena detto”, esclama Jensen, tentando di difendersi. Poi si rende conto che l'unica cosa che potrebbe dirgli è che lo ama anche lui. Maledizione alla sua emotività adolescenziale e alla sua malefica timidezza!

Ti amo, Jared. Amo tutto di te. E non potrei vivere senza di te!”, esclama poi avvicinandosi a lui, afferrandogli un lembo della maglietta, lo tira verso di sé e lo bacia con trasporto.

Jared realizza in quel momento quanto possano essere verdi gli occhi di Jensen quando sono inondati di lacrime e sprizzanti gioia allo stato puro. Come se vedesse attraverso di loro i prati di Irlanda a primavera.

Ripetilo, per favore!”, chiede Jared, incredulo.

Ti amo, stupido. Hai sentito bene!”, risponde Jensen.

Jared lo bacia di nuovo. Le sue labbra sanno di caffè e Jensen. Spera in quel momento che quel particolare miscuglio lo possa accompagnare per tutta la vita. Poi si abbracciano. Jared inizia a baciarlo sul collo dove ha scoperto, la notte prima, risiede un punto di forte eccitazione. Sente in Jensen un brivido e un gemito risalire dalla gola dell'altro, seguito subito dopo da un forte rumore di porcellana in pezzi. Jared guarda in terra con un ghigno diabolico. Segue poi lo sguardo dispiaciuto di Jensen rivolto al liquido scuro che si è allargato su tutto il pavimento della cucina.

Era la mia tazza preferita!”, esclama Jensen, con tono funereo, neanche stesse parlando di un caro amicoa ppena morto. Il suo broncio ferito vale più di un migliaio di tazze rotte.

Te ne comprerò una nuova”, ride Jared. “Promesso!”

Sarà meglio!”

E quando le tue mani tremeranno per davvero, te ne comprerò una di plastica!”

  
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