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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    24/04/2011    2 recensioni
[Da qualche parte dopo il Future Arc]
Takeshi Yamamoto è visibilmente abbattuto perchè sembra che nessuno dei suoi compagni, perfino il suo Boss, si sia ricordato del suo compleanno.
Ma se invece fosse tutto il contrario?
Con la partecipazione speciale di Tsuyoshi Yamamoto!
BUON COMPLEANNO, BASEBALL FREAK!
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Takeshi Yamamoto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DI INCOMPRENSIONI E NOTTI STELLATE

“SONO A CASA!”

La voce tonante di Yamamoto risuonò nel locale deserto mentre il ragazzo varcava la soglia; suo padre alzò di scatto la testa dal suo lavoro, guardandolo con sorpresa: “Takeshi, cosa fai a casa a quest’ora?” gli chiese l’uomo, interrompendo la preparazione del sushi, “Non dovevi vederti con Tsuna-kun e gli altri dopo la scuola?” domandò, memore delle parole del figlio al mattino.

A quelle parole, il ragazzo sembrò incupirsi: poggiò le custodie della Shigure Kintoki e della mazza da allenamento in un angolo e andò a sedersi al bancone, senza però alzare lo sguardo sul padre; semplicemente, se ne stava in silenzio.

“Non sono venuti a scuola…” ammise in un sussurro appena udibile, tanto era abbattuto, “Non c’era neppure Ryohei-senpai e Hibari-san non aveva la minima idea di dove fossero finiti tutti; e Kurokawa mi ha detto che Kyoko non si è fatta sentire per tutto il pomeriggio di ieri. Allora sono andato a scuola da Haru, ma mi hanno detto che la sua classe è in gita a Tokyo per tre giorni, a quel punto, sono passato a casa di Tsuna ma non c’era nessuno e neppure dal senpai. E casa di Gokudera sembrava sprangata.” borbottò depresso il giovane, era strano vederlo così abbattuto.

“Che bel compleanno… Avevo portato un bento particolarmente grosso per festeggiare tutti assieme sul tetto, ma mi sono ritrovato a doverlo mangiare da solo.” aggiunse il quindicenne con espressione triste, così poco adatta al suo carattere solare.

“E le attività del club?” chiese suo padre neutro.

Il figlio scattò in piedi con gli occhi lucidi, i pugni stretti al petto: “Non mi importa nulla del baseball oggi, volevo festeggiare il mio compleanno assieme ai miei amici…” era un singhiozzo quello che Yamamoto padre aveva udito? “Ma si vede che, per loro, non conta poi tanto…” mormorò il moro, lasciandosi cadere sulla sedia.

Dopo qualche minuto, si rialzò, visibilmente più calmo e, all’apparenza, di nuovo sorridente.

“Scusa, papà… Mi spiace di aver reagito così.” affermò lui, prendendo in mano la custodia della Shigure; gli scoccò un’occhiata affettuosa: “Vado a fare una passeggiata, tornerò per cena.” gli disse, prima di uscire dal locale in tutta fretta.

Tsuyoshi lo fissò mentre si allontanva, poi, con un sospiro, si guardò attorno.

“Venite pure fuori, se n’è andato.”.

Si udì un tramestio e, dalla porta che conduceva alle parti più nascoste della casa, sbucarono le teste di Tsuna, dei suoi Guardiani e dei vari amici e compagni.

Lambo e I-Pin balzarono fuori e presero a rincorrersi sul bancone e a punzecchiarsi vicendevolmente.

“Grazie di cuore per l’aiuto, Yamamoto-san. Ci spiace per il disturbo.” affermò Kyoko, inchinandosi rispettosamente, imitata da Haru e Bianchi; l’uomo scoppiò a ridere: “Nessun disturbo, so quanto siete affezionati al mio ragazzo ed è un piacere aiutarvi.” replicò semplicemente lui, ritornando ad armeggiare con riso e pesce.

Tsuna si avvicinò a loro, fissando malinconicamente la tenda che ancora ondeggiava al vento di primavera: “Però non l’ho mai visto così giù… Ci deve essere rimasto proprio male, se è arrivato a dire che non gli importa del baseball, ci contava che noi fossimo a scuola, oggi…” borbottò Tsuna, sentendosi in colpa, lo aveva deliberatamente fatto soffrire.

Un braccio muscoloso si avvolse attorno alle sue spalle: “Tanto più è deluso ora, tanto più sarà contento quando vedrà quello che abbiamo architettato, Decimo.” lo rassicurò Hayato, con un sogghigno , “Gokudera-san  ha ragione!” saltò subito su Haru, allegra e su di giri, “Io non sono andata in gita apposta per aiutarvi e sarà SUPER BEAUTIFUL la nostra festa!” esclamò la bruna, prendendo a braccetto Bianchi e Kyoko.

Tsuna annuì, rincuorato: “Forza, sbrighiamoci a impacchettare tutto. Mamma e Fuuta sono già andati al parco a sistemare ogni cosa.”.

§§§

Seduto sul tetto dell’edificio scolastico, Takeshi fissava cupamente il sole calare oltre l’orizzonte, sentendosi profondamente infelice.

E solo.

La spada era abbandonata accanto a sé, nella forma di shinai, mentre la sua custodia giaceva ai suoi piedi, senza che il proprietario facesse alcunché per recuperarla; e poi, che gli importava? Quella spada era stata creata per lo stile Shigure Souen, lo stile che Yamamoto era riuscito a padroneggiare solo per il bene dei suoi amici e della sua Famiglia: ma se la motivazione base per cui si era tanto impegnato veniva a mancare, non aveva più nemmeno senso continuare a praticarlo.

La verità era che non capiva.

Non capiva perché tutti fossero spariti, sapendo perfettamente che quel giorno era il suo compleanno.

Era stato Tsuna a insistere per sapere in che giorni cadessero i compleanni di tutti loro, così da non dimenticarseli, diceva lui, e li aveva pure segnati su un colorato cartoncino che era stato appeso al muro della sua stanza, ogni volta che andavano a studiare da lui lo vedeva, e si sentiva felice.

Ma allora perché era successo quello?

Non se lo spiegava.

Non era da loro, ecco tutto, ed era convinto che tutte le battaglie affrontate assieme, tutte le situazioni brutte o i momenti belli gli avessero permesso di capirli a fondo; forse si sbagliava…

No!

Scosse la testa, cercando di focalizzare la propria attenzione su altro.

Non era assolutamente concepibile che qualcuno come Tsuna si potesse dimenticare una cosa del genere: aveva un sacco di difetti, il suo Boss, ma certo non quello di dimenticarsi un evento come il compleanno di uno dei suoi Guardiani! Era impossibile, di questo ne era certo.

“Ma sono spariti nel nulla, senza farti neppure gli auguri… Come lo spieghi?”

La vocetta che gli martellava in testa da parecchie ore, ormai, era tornata alla carica, malgrado tutti i suoi tentativi di cacciarla via lontano; sospirò, socchiudendo gli occhi e lasciandosi accarezzare dal tocco del vento: chissà, forse al suo risveglio, tutto sarebbe tornato alla normalità.

Forse quello era solo un brutto sogno, una sua paranoia.

“Takeshi-nii! Finalmente ti abbiamo trovato!”

L’assalto di Fuuta lo svegliò di soprassalto e il quindicenne spalancò spaventato gli occhi, trovandosi il piccolo comodamente seduto sulla sua pancia, con Lambo e I-Pin a tirargli affettuosamente i capelli: “Takeshi-nii, dov’eri sparito?” chiese imbronciato lui, “Ti abbiamo cercato dappertutto!” esclamò il bimbo, afferrandogli il braccio per tirarlo su seduto.

Yamamoto lo guardò senza capire, era stupito.

Attorno a loro, ormai era già calata la notte, ma quanto aveva dormito?

“Kyoya-nii ci ha accompagnato sul tetto, ha detto di averti visto qui.” spiegò il biondino con semplicità, dando voce ai pensieri vorticosi che occupavano la mente dello spadaccino; Takeshi si alzò, raccogliendo da terra la spada: “è successo qualcosa?” chiese neutro, aveva pur sempre il dovere di proteggere la Famiglia e se si trovavano nei guai, doveva intervenire.

“Devi venire con noi.” annunciò Lambo, aggrappandosi alle sue spalle: “Lambo-san dice che devi venire con noi dove ci sono le caramelle e i manicaretti di Mama!” esclamò il piccolo killer; Yamamoto fissò sorpreso i tre, cosa stavano dicendo?

“Scusate, ma non sono dell’umore adatto per mangiare.” dichiarò il moro abbattuto, scostando il viso dai bambini, non voleva farsi vedere così triste da loro; la manina morbida del biondo si poggiò sulla sua guancia, accarezzandogliela: “Non essere triste, Takeshi-nii, non è bello.” gli mormorò lui con un sorriso, “Vieni con noi.”.

 

§§§

Stranamente, la strada che imboccarono non era quella che portava a casa di Tsuna ma piuttosto verso il parco.

“Ehi, dove mi state portando?” chiese lo spadaccino, cercando di tenere il passo con il Guardiano del Fulmine che correva davanti a loro, “Muoviti, lumaca!” lo sgridò Lambo, saltando ripetutamente sul posto, “O si papperanno tutto!” esclamò inorridito, come se una prospettiva del genere fosse la cosa più orribile che gli potesse capitare.

“Lambo, non dire così. Mama ha detto che ci avrebbero aspettato, perché non si può fare nulla senza Takeshi-nii.” disse Fuuta di rimando, “Vero, e poi abbiamo noi i dolci.” notò I-Pin, scoccando un’occhiata allo zaino del bimbo.

Quelle discussioni sembravano proprio senza senso agli occhi del Guardiano della Pioggia.

Finalmente, arrivarono di fronte al cancello del parco pubblico, che doveva essere teoricamente chiuso a quell’ora.

Ma allora perché il lucchetto era sparito?

“Forza, forza!” lo spinse in avanti Fuuta, seguito dai due confusionari: “Siamo in ritardo, Takeshi-nii, le stelle sono già sorte!” notò con gli occhi splendenti il bimbo, prendendolo per mano: accidenti, malgrado fosse più piccolo di lui, aveva una forza spropositata, constatò il moro; lo seguì di buon grado, era talmente curioso che aveva quasi dimenticato la sua rabbia e la sua delusione per la giornata.

“Eccoli, eccoli!” aveva strillato improvvisamente I-Pin, spiccando un salto verso un punto poco lontano da loro, in mezzo al prato, subito seguita dall’inseparabile killer-bambino.

Aguzzando la vista, Yamamoto vide alcune luci fluttuare nel buio della notte, sentì voci concitate e vagamente familiari farsi sempre più vicine a mano a mano che i suoi passi lo conducevano verso le lanterne di carta montate su pali.

Si, quelle luci erano lanterne di carta di riso, come quelle che si vedono nei taiga drama e nei film, ed erano appese su pali che erano stati montati apposta per l’occasione, e spandevano una luce soffusa tutto attorno, sufficiente per permettere a Takeshi di distinguere i visi delle persone lì riunite.

Sentì gli occhi pizzicare mentre il suo sguardo saettava ora sull’espressione imbronciata di Gokudera, che cercava di non incrociarlo con gli occhi, ora su Tsuna che gli tendeva la mano per stringergliela, e sui suoi amici che gli si erano stretti attorno.

“Auguri, Yamamoto.” disse Sawada, afferrandogli entrambe le mani e stringendole tra le proprie: “E scusaci per oggi. Non volevamo farti del male, ma ci tenevamo a organizzare tutto questo.” disse solo il Decimo, scostandosi appena per mostrargli quello che avevano fatto.

Nel parco di notte, c’erano solo loro, e il profumo di cibarie appena sfornate e del sushi del padre erano gli odori più buoni che avesse mai sentito.

“Non potremmo mai dimenticarci del tuo compleanno, Takeshi-nii.” disse Fuuta, aggrappandosi alle sue spalle: “Ma Tsuna-nii ha insistito per organizzare questa festa.” aggiunse il biondino, guadagnandosi un’occhiataccia da parte dell’interessato, che voltò subito il viso, “Era un segreto!” s’immusonì il bruno.

Ma non potè dire altro.

Perché venne immediatamente avvolto da un abbraccio poderoso, tale da mozzargli il respiro: “Lo sapevo..” bisbigliò lo spadaccino con gioia palpabile nella voce, “Ero certo che non potevi essertene dimenticato, e così anche gli altri... Avrei dovuto riflettere anziché giungere a conclusioni affrettate.”.

Tsuna arrossì vistosamente, ma poteva capire quello che doveva avere provato il suo amico quel giorno: dopotutto, anche per lui era sempre accaduto lo stesso, fin da quando era bambino, raramente qualche amichetto si ricordava del suo compleanno, tanto che neppure per lui era più una giornata di festa.

Si sentì ancora un poco in colpa, ma si impose di scacciare quella sensazione: “Buon compleanno, Takeshi. E grazie di tutto.” gli mormorò all’orecchio, mentre attorno a loro tutti gli altri si univano all’abbraccio.

Erano tutti lì, i ragazzi che avevano affrontato, spalla a spalla, Byakuran e i Varia, che avevano salvato il futuro del loro tempo e non si erano mai arresi, anche quando la situazione sembrava disperata.

I ragazzi che erano la Famiglia di Tsunayoshi Sawada, Decimo Boss dei Vongola.

“Ehi, ehi! Lambo-san è affamato! Mangiamo, mangiamo!”

La voce lamentosa di Lambo ruppe miseramente l’atmosfera che si era creata nel gruppo, strappando una risata sommessa a tutti: “Ora mangiamo, Lambo-kun.” lo rimproverò bonariamente Nana Sawada, prendendolo in braccio e poggiandolo sulla pila di cuscini più vicina, “Tsu-kun, venite a mangiare!” gridò la donna.

   
 
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