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Autore: Fiamma Drakon    24/04/2011    1 recensioni
«Il sangue dev’essere stato estratto prima che venisse ridotta così» commentò Vincent.
«E poi cosparso con cura sul suo corpo» continuò Gilbert in tono freddo, orripilato dalla scena nonostante per sua stessa natura fosse avvezzo agli spargimenti di sangue.
«Chiunque l’abbia fatto dev’essere di sicuro un pazzo» asserì Oz con certezza mista a disgusto, cingendo sua sorella in un abbraccio consolatore «Perché una cura dei minimi dettagli per una cosa del genere non è per niente normale».
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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2_Ritrovamento sconcertante
Dark, creepy and... sweet?
2. Ritrovamento sconcertante

L’assiepamento di persone davanti al municipio era a dir poco mostruoso: ogni singolo spiraglio o pertugio che avrebbe potuto lasciar passare qualcuno era completamente ostruito, anche se c’era un’area libera notevole attorno all’oggetto dell’attenzione di tutti.
Pareva quasi che la folla fosse schiacciata contro una cupola invisibile da una forza inesistente.
Jack e gli altri, preoccupati dalla cosa - ed in effetti non era un qualcosa di normale che i cittadini preferissero rimanere fuori in strada anziché entrare per festeggiare Halloween come si doveva - affrettarono il passo per raggiungerli.
Quando infine arrivarono, Jack picchiettò sulla spalla di una donna in ultima fila, che si volse verso di lui con un’espressione carica di costernazione e spavento.
«Possiamo passare?» domandò il biondo con estremo garbo.
La sua interlocutrice, non appena ebbe riconosciuto chi aveva davanti, si ritrasse ed annuì con una sorta di timore reverenziale, come se temesse che da un momento all’altro Jack la fulminasse con lo sguardo.
I vicini della donna, che avevano assistito alla breve scena, sparsero subito la voce che Jack Bezarius era lì e che voleva vedere. Fu così che lentamente il mare di persone si allargò, poi si aprì al passaggio del giovane, che incedeva incurante della posizione che rivestiva quel giorno: in quel momento era solamente preoccupato.
Occorsero dei minuti affinché lui e la silente comitiva che l’accompagnava arrivassero in prima fila, ma quando vi furono giunti desiderarono ardentemente di non averlo mai fatto.
Innanzi ai loro occhi si presentava il corpo di una donna - una bambola, a giudicare dalla ragnatela di cuciture che si intrecciavano sul suo viso - immobile con gli occhi viola vitrei, fissi su un vuoto dal quale non avrebbe mai più potuto distogliere lo sguardo.
Con un certo orrore intrinseco, Oz constatò che era stata pietrificata. Il busto era leggermente piegato in avanti, le braccia alzate a far scudo al viso, come se avesse voluto proteggersi dall’attacco di qualcosa, anche se, considerata la fine che aveva fatto, non vi era riuscita.
Solo la sottile patina d’un grigio tenue che l’avvolgeva completamente dava l’idea di una rigidità obbligata, eterna.
Per il resto, la donna era “adorna” in svariate parti del corpo da un velo piuttosto spesso di un liquido rosso scuro che somigliava incredibilmente a...
«Sangue» sentenziò Gilbert in tono greve, affiancandosi ad Oz.
Vincent annusò l’aria, poi annuì in conferma: «È sintetico ma è sangue e l’odore è quello tipico di quello di bambola. Ed è ancora fresco...».
«È... raccapricciante» sussurrò Oz con un filo di voce, mentre Ada gli si stringeva al petto in cerca di sostegno, gli occhi sgranati e vinti dall’orrore più puro, che era perfettamente giustificato: il sangue la ricopriva praticamente ovunque. Il suo corpo era avvolto da strisce di sangue che salivano concentriche dal fondo del suo abito fino alla base del collo. Sugli occhi erano state apposte due grosse chiazze di linfa, che erano colate lungo le guance in righe tremule e macabre. Le labbra erano state perfettamente dipinte di rosso e non c’era neppure una goccia che scivolava da esse, come se l’assassino si fosse preoccupato particolarmente di stenderlo in maniera tale che almeno quello rimanesse tutto dov’era.
Il sangue sulla bocca, notò Gilbert, era già in avanzato stato di coagulazione, come si poteva evincere dal colore, più scuro rispetto a quello delle restanti macchie.
Pareva che chiunque avesse ucciso quella donna si fosse poi divertito a decorarla con il suo stesso sangue. Al solo pensarci, molte persone - tra cui la giovane Ada - si sentirono scosse da un brivido.
Chi poteva essere l’artefice di una tale mostruosità?
Fu quella la prima domanda che balenò nella mente di Jack e non solo.
I suoi occhi continuavano ad esaminare la scena, senza volersene staccare, nonostante il suo cervello quasi gli urlasse concretamente di distogliere l’attenzione da quel macabro spettacolo, prima che ne rimanesse traumatizzato.
«Certamente non una creatura comune» si rispose un momento dopo, continuando a contemplare il corpo della vittima.
«Il sangue dev’esser stato estratto dal suo organismo proprio pochi momenti prima che venisse pietrificata» commentò Vincent.
«E poi cosparso con meticolosa cura sul suo corpo ormai divenuto pietra» continuò Gilbert in tono freddo, orripilato dalla scena nonostante per sua stessa natura fosse avvezzo agli spargimenti di sangue «A giudicare dallo stato di coagulazione, direi che il fatto non è avvenuto molto tempo fa» terminò.
Il sospetto che serpeggiava implicito nelle sue parole era chiaro ai suoi ascoltatori: l’assassinio era stato compiuto durante i festeggiamenti.
L’accortezza di non dirlo ad alta voce salvò Jack dal dover placare un panico generale che avrebbe senz’altro portato al pandemonio.
«Chiunque abbia fatto una cosa del genere dev’essere senz’altro un pazzo» asserì il più grande dei due Bezarius, cingendo sua sorella in un abbraccio consolatore «Perché una cura dei dettagli tanto scrupolosa per una cosa del genere non è normale».
«Ah, Jack... finalmente!».
La familiare voce di Oscar Bezarius li raggiunse un momento prima che l’uomo comparisse fisicamente alle loro spalle, trafelato ed un po’ scosso.
«Jack aiutami a portare tutti dentro! Tra poco arriveranno gli ufficiali e dobbiamo sgombrare l’area! Non voglio che i cittadini assistano oltre a questo scempio!» spiegò dopo, guardando il nipote quasi con supplica.
Il suo desiderio era giusto e sensato, in fin dei conti.
Il biondo annuì con vigore, serio, quindi si girò a fronteggiare la folla alle sue spalle.
«Gente!» esclamò a gran voce, agitando in aria le mani per attirare l’attenzione di tutti «Entrate in municipio! Non c’è più niente da vedere! Tra poco arriveranno gli addetti ai rilevamenti, per cui dovete liberare la strada!» continuò.
Un mormorio soffuso percorse tutta la folla.
Per un momento Oz temette che si rifiutassero di ascoltare l’esortazione del cugino, poi però vide le persone alla periferia della calca dirigersi verso l’interno del municipio, seguiti dai vicini.
Lentamente tutti i cittadini sgomberarono l’area, lasciandoli soli in mezzo alla strada, nei pressi del cadavere.
«Fratellone...».
Il giovane Bezarius sentì la testa della sorella posarsi sulla sua spalla, in cerca di attenzione e protezione. Il ragazzo le strinse le spalle con un po’ più di forza, voltandosi a lei e sussurrandole con un sorriso: «Ada non preoccuparti. Forse è meglio se anche tu entri...».
«Ci penso io».
I due fratelli sobbalzarono assieme nell’udire la suadente e pacata voce di Vincent Nightray.
Il vampiro era in piedi dietro di loro e sorrideva alla più giovane dei due con fare gentile e rassicurante, come se la stesse invitando a ballare, anziché a seguirlo lontano dalla scena di un delitto.
Oz lo squadrò qualche attimo, poi sciolse l’abbraccio attorno alle spalle della sorella e la spinse verso il Nightray.
«Vai con lui. Io ti raggiungerò poi» esclamò, mentre la ragazza si fermava innanzi al vampiro.
Quest’ultimo le prese la mano destra e si chinò a baciarne il dorso, quindi con modi garbati e tono persuasivo, disse: «Se mi vuol seguire, miss Bezarius...».
Ada annuì timidamente, vinta dalle sue maniere galanti, quindi lo seguì.
Se qualsiasi altra persona li avesse visti assieme in quel momento, probabilmente avrebbe pensato che fossero fidanzati, se non addirittura promessi sposi.
Oz osservò il profilo dei due mentre si allontanavano in direzione del municipio, quindi emise un sospiro affranto, alzando gli occhi a guardare il cielo.
«C’è qualcosa che ti turba particolarmente...?».
Il biondo volse all’indietro il busto, incrociando la figura di Gilbert, avvolto nel suo mantello nero, gli occhi simili a scintillanti pietre d’oro racchiuse nelle palpebre pallide.
«Ah, Gilbert sei tu...» esclamò, sorridendogli mesto, per poi voltarsi di nuovo e tornare a contemplare il cielo.
Il Nightray gli si avvicinò silente, simile ad un’ombra che prende forma dalle tenebre circostanti, posizionandosi al suo fianco.
Osservò il viso di Oz senza dire niente, in attesa: lo conosceva abbastanza bene da sapere che quel che reputava in grado di essere rivelato, a lui lo diceva sempre.
Infatti, di lì a pochi minuti, lo sentì dire: «Perché doveva succedere proprio stanotte?».
Era palese che fosse dispiaciuto perché il fatto era accaduto nella notte che più preferiva e attendeva nel corso di tutto l’anno: Gilbert l’aveva carpito distintamente anche dalla luce malinconica che animava i suoi occhi smeraldini.
Più di tutto, però, il vampiro s’immaginava che fosse dispiaciuto perché quella doveva essere la notte speciale di suo cugino.
Avrebbe voluto dire qualcosa per cercare di consolarlo, magari sdrammatizzare un po’ il momento, ma tutto quel che gli venne in mente fu un greve: «L’assassino ha approfittato della festività per compiere indisturbato il delitto».
Finalmente quelle parole presero forma dalle sue labbra, riempiendo il vuoto che li circondava.
Il Bezarius assentì con un lento gesto del capo.
«Sì, hai ragione. Ma comunque è ingiusto...»
«Pensa a quanto sia ingiusto per la vittima».
Oz a quel punto si girò a guardarlo con un’intensità ed un’innocenza fuori del comune.
«C-che c’è?» domandò Gilbert, colto alla sprovvista dalla sua espressione.
«Queste uscite così tetre non sono da te...» commentò, protendendosi verso il suo viso, scrutandolo come in cerca di una spiegazione.
Se avesse potuto, Gilbert sarebbe arrossito fino alla punta dei capelli. Disgraziatamente, la vita non albergava in lui e sangue non gliene rimaneva quasi più.
Tutto ciò che riuscì quindi a fare fu assumere un’espressione di profondo imbarazzo.
«E-ecco io...»
«Ah! Ho trovato!» esclamò il biondo, illuminandosi all’improvviso.
Senza alcun preavviso piegò la testa esponendo la giugulare, avvicinandogliela.
Le polle dorate di Gilbert individuarono senza alcuno sforzo il vivo pulsare delle arterie sotto la pelle e percepì un familiare formicolio ai canini - i quali si erano allungati ancora e adesso facevano bella mostra di sé anche dalle sue labbra chiuse.
«Che stai...?»
«Avanti, bevi»
«Ti pare il momento?»
«Mi sembri ancor più pallido di prima!» esclamò Oz, abbozzando un sorriso provocatorio.
Il Nightray ammutolì e fissò il suo collo per qualche minuto, indeciso se assecondarlo o rifiutare, magari rimandare a dopo; infine il desiderio di sangue lo spinse a chinarsi su di lui e affondare delicatamente i canini nel suo collo.
Il Bezarius non ebbe alcuna reazione, come se fosse stato un comunissimo cadavere morto sul serio.
«Non importa che tu ci vada così piano. A letto vai tranquillamente più a fondo...» gli sussurrò, la voce densa di malizia e complicità.
Sapeva che si stava trattenendo perché non voleva farsi vedere dagli altri mentre lo mordeva: l’aveva sempre visto come un’azione da svolgersi in intimità, lontano da sguardi indiscreti.
Lui semplicemente credeva fosse una scusa per cercare di nascondere il suo essere estremamente timido.
Gilbert allora, in parte sopraffatto dalla sete di sangue, affondò maggiormente i denti, arrivando a succhiare più in profondità sotto la pelle, nella carne viva e pervasa di vene e capillari.
«Come siete carini ♥! Ma queste sono cose da farsi in ben altri luoghi che vicino ad un cadavere. Così non è per niente romantico ~ ♪».
Il vampiro si sollevò, le zanne sporche di sangue, e si volse in contemporanea con il Bezarius, incrociando una figura ad ambedue ben familiare in piedi alle loro spalle, piegata leggermente in avanti.
Il suo sorriso affettato ed incredibilmente lezioso ad un tempo dava loro profondamente sui nervi, ma non era una novità ed il soggetto pareva far loro quel sorriso ogni volta che gliene capitava l’occasione quasi per dispetto.
Dietro di lui c’era un’altra persona in piedi ed in una posizione di netta superiorità, gli occhi dal taglio allungato socchiusi e rivolti verso i due ragazzi, che sentirono tutto il peso di quell’espressione seria e composta come fosse stato un macigno apposto sulle loro spalle.
Era uno sguardo nobile e pretenzioso, tipico di chi è abituato a far domande ed ottenere risposte senza tante storie.
«Sapreste dirmi qualcosa di quel che è successo qui?».





Angolino autrice
Finalmente riesco ad aggiornare questa fanfic *si sente potente*
Chiedo scusa ai lettori per l'attesa, ma l'Ispirazione mi aveva abbandonata çOç ma adesso è tornata *ride sadica*
Anyway, ringrazio Ely_Van Baust per la recensione allo scorso capitolo e quanti hanno aggiunto la fic alle preferite/ricordate/seguite.
Al prossimo chappy! ^^
F.D.
   
 
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