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Autore: Hotaru_Tomoe    05/02/2006    3 recensioni
Las Vegas: Sara Sidle riflette sulla sua vita attuale, su un amore solo sfiorato che non si realizzerà mai.
New York: Mac Taylor non riesce a staccarsi dalla voragine del World Trade Center, dalla voragine che Claire ha lasciato nel suo cuore.
E’ ora di voltare pagina.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Mac Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: ’NOTTE

Sara Slide sbadigliò per l’ennesima volta, finì la sua tazza di caffè ormai freddo e comunque disgustoso e concluse il suo rapporto su un caso di rapina a mano armata in una banca. Un altro caso risolto con successo. Una settimana, forse due e ci sarebbe stata l’udienza istruttoria. E poi si sarebbe potuto archiviare anche quel caso. E passare al successivo, naturalmente. Sotto a chi tocca, avanti il prossimo.
Come sempre.
Non cambiava mai nulla.
La sua vita continuava sempre uguale a se stessa, giorno dopo giorno, caso dopo caso.

In quel momento Gil Grissom uscì dal suo ufficio, si affacciò sulla porta della stanza di Sara e le augurò la buonanotte: “ ‘Notte Sara.”
“ ‘Notte Grissom.” Rispose lei meccanicamente.
Grissom riprese a camminare lungo il corridoio, salutando allo stesso modo tutti quelli che incontrava. Solo Warrick fu gratificato con un più loquace “Ci vediamo domani.”
Sara sospirò e gettò irritata la penna sul tavolo. Improvvisamente il suo umore era virato dall’apatico al depresso-disgustato e, maledizione, le era venuta una gran voglia di bere una birra. Forse due. No, facciamo tre.
Riflettè se parlarne con Warrick (lui aveva il demone del gioco, lei era stata a un passo dal diventare un’alcolista, quindi si capivano e si aiutavano a vicenda), ma poi capì che le stava già passando, che non era il caso di tormentarlo per così poco e quindi decise di andare a casa.
Certo che era pazzesco – rifletteva asciugandosi i capelli dopo la doccia – come bastasse una sua parola per condizionare il suo umore a quel modo. “ ‘Notte Sara.” L’aveva sempre salutata così e così avrebbe fatto anche in futuro. Improvvisamente Sara era stata come folgorata: aveva capito che tra di loro non ci sarebbe mai stato nulla di diverso da questo: un rapporto di amicizia tra colleghi, stima, fiducia e rispetto. Ma nient’altro. La consapevolezza di quella verità le era piombata addosso come un treno in corsa.
Gil Grissom non l’avrebbe mai guardata con occhi diversi, con occhi innamorati, per intenderci. Non l’avrebbe mai stretta a sé, baciata, amata, come nelle sue fantasie più nascoste. E’ vero, c’erano stati brevi attimi in cui aveva sperato, si era illusa che tra di loro potesse nascere qualcosa di bello, di importante e, perché no, di duraturo. Che mai c’era di male nel sognare di trascorrere la propria vita accanto a un uomo affascinante, colto, intelligente? Nulla. Ma il suo sarebbe restato un sogno. Perché Grissom si era sempre tirato indietro, non aveva mai risposto ai suoi segnali… chiamiamoli con il loro nome: i suoi messaggi supplicanti. La cosa più importante della sua vita era il laboratorio, il suo C.S.I.. Non c’era spazio per lei. E non gliene faceva una colpa, Grissom era fatto così e in fondo lei l’aveva sempre saputo. Però era dura da mandar giù. Maledizione, se lo era!
Che fare? La parte razionale di lei le suggerì di non fare nulla, di continuare a comportarsi come al solito, di guardarsi in giro e uscire con qualcun altro, anche solo per svagarsi. Ma la parte più intima ed emotiva di Sara capì di essere giunta a un punto di non ritorno. “Non ce faccio. Non ce la faccio proprio a tornare lì e convivere ancora con la sua indifferenza.” Dopo quella sera, dopo quella singola parola, si sentiva stanca e svuotata di ogni energia. D’ora in poi sarebbe stato un continuo supplizio e forse un giorno sarebbe davvero sprofondata nel baratro dell’alcol, o peggio ancora. Aveva visto quel baratro solo dall’orlo del precipizio e, grazie mille, le era bastato così.

“ ‘Notte Sara.”

“Addio Grissom.” Mormorò la ragazza nel buio della sua stanza.
Non puntò la sveglia, il giorno dopo si alzò che erano le dieci passate e fece una telefonata ad una impiegata dell’ufficio del personale. Una sua vecchia amica dei tempi dell’università, che le doveva più di un favore per averla aiutata a superare i tre esami di biochimica. “Ciao Angie, come stai? Io bene, grazie. Senti, lo so che ti sembrerò sfacciata, ma ho un favore da chiederti ed è abbastanza urgente.”

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Questa fiction è un po’ strana, è nata abbastanza per caso, una volta che mi sono chiesta “Cosa farebbe Sara se si stufasse di aspettare una risposta da Grissom?” Perché, diciamocela tutta: il bel criminologo ha il suo perché, ma a volte vien voglia di prenderlo a schiaffi per come si comporta con Sara! Poi visto che adesso va in onda la serie NY e mi sta piacendo un sacco, ho unito inconsciamente le due cose. Un po’ mi dispiace anche (ma sarò scema??), visto che la coppia Grissom/Sara è la mia preferita, ma le cose in questa fic andranno diversamente. Vorrà dire che per farmi perdonare, scriverò anche una Grissom/Sara ^__^
Il rating l’ho messo per sicurezza, casomai nel prosieguo ci fossero da esaminare cadaveri o descrivere scene un po’ truculente.
Mi farebbe piacere ricevere critiche e commenti e sapere cosa ve ne pare! Cercherò di aggiornare i capitoli con regolarità, anche se ho da poco iniziato a scriverla.
   
 
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