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Autore: Liy    26/04/2011    2 recensioni
“Sono a casa.”
“Ti ho aspettato, Battleeer.”
[Spoiler ep8][BatoBea][Semi-AU]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Battler Ushiromiya, Beatrice Ushiromiya
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: Voix
Personaggi: Battler, Beatrice.
Pairing: BatoBea.
Rating: Verde.
Genere: Fluff, slice of life.
Avvertimenti: One-shot, au, spoiler.

Note: *coff* Questa one-shot dovrebbe essere una specie di prequel di Trébuchet. Dovrebbe. Si capisce anche se non avete letto quello, ovviamente. Ho messo Spoiler ep8 per il semplice fatto che dovrebbe essere ambientata dopo di quello. Tuttavia, in questa one-shot, non ci sono particolari spoiler. Non chiedetemi da dove è saltata fuori questa fanfic; pioveva, ero annoiata ed eccola qui.

Disclaimer: Beato e Battler, come al solito, non mi appartengono. Se mi appartenessero, in questo momento sarebbero in vacanza per godersi decentemente la loro dannatissima e meritatissima luna di miele ;__;


Voix

 

Pioveva quel giorno, mentre Beato aspettava impaziente accanto alla finestra. Con le gambe strette al petto e circondate dalle braccia, attendeva il ritorno di Battler a casa, fissando il giardino spento e senza vita. Negli occhi, l'unico riflesso era quello delle piccole gocce che fissava da ore, la mente svuotata da qualsiasi pensiero se non quello del ritorno di Battler.

(Una lunga attesa che la torturava, nella quale aspettava trepidante e spaventata. Spaventata dal fatto che lui sarebbe potuto non tornare più, e lei sarebbe rimasta da sola ad aspettarlo.)

Non sentì la chiave che girava nella toppa della porta, troppo persa fra i suoi pensieri e troppo concentrata sulla pioggia, ma fu il rumore di passi che aveva imparato a conoscere che si avvicinavano, dietro di lei, che la risvegliarono dal suo torpore e scattò in piedi, gettandosi fra le braccia di lui, che le regalò – come al solito – un sorriso stanco ma sincero. L'ombrello scivolò a terra e laddove cadde iniziò a formarsi una pozza d'acqua, un piccolo specchio che li rifletteva ancora stretti in quell'abbraccio soffocante e disperato.

Battler appoggiò il capo sulla spalla della donna e respirò il suo profumo, tirandola a sé con forza e infilando una mano fra quelle ciocche dorate che incorniciavano il viso perfetto di lei.

“Sono a casa.”

Voce stanca mentre lo diceva, gli occhi chiusi e la mente persa in quel loro semplice contatto.

“Ti ho aspettato, Battleeer.”

Sussurri i loro, voci basse e calme, mentre parlavano silenziosamente con quei gesti basilari e delicati, affamati l'uno della presenza dell'altra e desiderosi di riunirsi, una volta separati.

Si scambiarono qualche bacio veloce, impacciati e frettolosi, le mani che s'aggrappavano sui vestiti dell'altro e i respiri che si facevano sempre più corti ed affannati. Brevi, come gli attimi che passavano con le labbra separate da quelle dell'altro, come i pensieri che le loro menti riuscivano a costruire in quel momento.

Uniti, come avevano promesso di rimanere finché la morte non li avesse separati.

Soli, si sentivano vuoti, come se improvvisamente qualcosa avesse smesso di andare come avrebbe dovuto, come se mancassero pezzi importanti a quel puzzle grigio che era la loro vita, che ogni tanto si tingeva con pochi colori caldi e tranquilli.

“... Ti ha pagato?”, la voce di Beatrice era anche più lieve del solito quel giorno, quando sussurrò quelle poche parole nell'orecchio dell'uomo. Lo sentì irrigidirsi e poi lasciarsi andare fra le sue braccia.

La baciò, velocemente, sfiorandole appena le labbra e soffermandosi a parlare sulla sua bocca.

“Certo.”

Il volo della donna s'illuminò e quell'abbraccio si fece più stretto, più soffocante, più tenero e sempre più sentito. Rimasero in silenzio, il rumore delle grondaie gocciolanti che scandivano i secondi che passavano, che si perdevano in quell'infinità di frammenti chiamati tempo dagli sciocchi esseri umani.

“Hai preso il treno oggi, allora.”

“No, ho camminato un po'. Non volevo sprecare nulla.”

Sbuffò la donna, stringendolo ancora un po' a sé, guardandolo negli occhi con aria di rimprovero.

Fu Battler a scostarla leggermente quando sentì il proprio stomaco brontolare.

Lei lo guardò incuriosita, il capo appena inclinato. E poi iniziò a ridere.

“... Dammi un po' di soldi, vado a fare la spesa~”
Beato gli strinse una mano, guardandolo mentre la fissava imbarazzato. E poi, lentamente l'uomo iniziò a rivoltare le tasche, finché non ritrovò quei pochi pezzi di carta che, dopo una settimana passata a razionare il cibo, avrebbero finalmente permesso loro di godere di un pasto più lauto.

“Andiamo insieme a farla”, protestò Battler, alzando il denaro sopra la sua testa, costringendo la donna a saltare con un braccio teso verso la sua mano.

“Battleeeer~! No, tu stai a casa. Riposati, hai lavorato tutto il giorno.”

“Non sono troppo distrutto per passare del tempo con te. Anzi, vorrei proprio stare un po' con te, ho passato l'intera giornata senza vederti.”

Beatrice sorrise – e in volto le si diffuse un marcato rossore, premendo nuovamente il petto contro quello di Battler, e piegò le labbra nell'espressione più allegra e lieta che l'uomo avesse mai visto. Sembrava così innocente, così giovane e fragile, stretta fra le sue braccia con quel sorriso speciale che regalava solo a lui. Sembrava una persona come le altre, una che però, in mezzo ad una folla, per Battler era unica e spiccava come un piccolo, fragile, sole, che lo illuminava e lo attirava a sé con la propria luce.

E poi, all'improvviso, un singolo pensiero attraversò la mente dell'uomo e il sorriso scomparve da quelle labbra, subito sostituito da un'espressione cupa a tesa. Un velo di tristezza e rammarico, mentre guardava verso il loro salotto senza in verità vederlo.

“... Ne hanno parlato anche oggi alla televisione?”

Beato esitò, afferrandogli con forza una manica della giacca e mordendosi un labbro.

“Sì”, rispose infine, abbassando lo sguardo, “sospettano ancora di Ev—”
“Va bene”, tornò a guardarla, una mano fra le ciocche dorate della donna, mentre le scompigliava i capelli, “andiamo a fare la spesa.”

 

Quella sera, a letto, Beato si sporse verso Battler, accoccolandosi contro il suo petto e chiudendo gli occhi. Lui rimase in silenzio e, distrattamente, iniziò a giocare con quelle ciocche tanto morbide e profumate. Lo fece per forza d'abitudine, arrotolando le dita attorno ai capelli color del miele e sospirò quando la donna gli tirò appena la canottiera che aveva indosso.
“Beato...”, un altro sospiro, “... non riesco a dormire.”

“E' perché sei sempre così teso...”, una mano che cercava la sua, afferrandola e stringendola forte, “su, prova a ricordare quei momenti allegri e spensierati. Ricorda di quella volta che siamo rimasti a casa a far nulla per una settimana intera...”

“Quando ci siamo sdraiati a terra...”

“... e siamo rimasti a fissare il soffitto, su ricorda...”

“... di come mi hai strappato la maglietta di dosso...”

“Ehi, anche tu mi hai—”
“Di come abbiamo staccato il telefono per non farci disturbare...”

Beato lo osservò chiudere gli occhi, lasciarsi andare nel cuscino e voltarsi verso di lei, stendendosi sul fianco.

“... di come hai voracemente finito tutto il gelato al cioccolato che avevamo in casa.”

“L'hai mangiato anche tu”, broncio in volto, le braccia ora conserte.

“Io non mi sono sporcato tutta la maglietta.”

“Ooh~? Mi era sembrato che non ti fosse dispiaciuto così tanto quando mi sei saltato addosso e hai leccato via il cioccolato così lentamente e attentamente, anche dove non c'era. E mi era sembrato che non ti fosse dispiaciuto nemmeno quando mi hai tolto i pantaloncini e hai continuato a—”

“H-ho sonno ora, Beato.”

“Mmh~”, rise la donna, uno sguardo lascivo in volto mentre tirava appena la canottiera che aveva indosso Battler.

“B-Beato, se la tiri troppo...”

Non rispose e continuò a strattonare, una gamba fra quelle di lui che lo stuzzicava. “Mmh~”

“B-Beato... domani devo lavorare...”
“E alloraa~?”, premette il petto contro quello del giovane e, issandosi appena sul gomito, sfiorò il naso di Battler con il proprio e lasciò un bacio leggero sulle labbra che non si sarebbe aspettata di trovare secche. Respirava lentamente, gli occhi chiusi e le braccia avvolte attorno al cuscino. “Non hai proprio voglia, eeh?”

“... Sono solo stanco.”

“Allora riposa”, passò una mano fra quelle ciocche rosse e posò le labbra sulla fronte dell'uomo, sorridendogli.

“Ehi, Beato.”

Gli occhi ancora chiusi, la voce un sussurro quasi.

“Che c'è, Battleeer~?”

“R-rimandiamo a domani... va bene...?”

La donna rise, accoccolandosi ancora una volta accanto a lui.
“Non so se ne avrò ancora voglia domani, Battleeer~”

Lo vide sorridere, le labbra impercettibilmente increspate quando allungò le braccia verso di lei per stringerla a sé. Il respiro lento, calmo e controllato.

“Aah... è inutile Beato, è tutto inutile...!”

 

   
 
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