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Autore: alister_    26/04/2011    4 recensioni
Lontano da casa, Tyler osserva la luna e ripensa a quello che ha lasciato a Mystic Falls.
[Tyroline, scritta per il TVG!fest]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tyler Lockwood
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Pack up the Moon and Dismantle the Sun'
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Nota: storia scritta per il TVG!fest di The Vampire Geometry, con il prompt Caroline/Tyler - "So excuse me forgetting but these things I do You see I've forgotten if they're green or they're blue Anyway the thing is what I really mean Yours are the sweetest eyes I've ever seen" Your song - Elton John; titolo rubato agli A Perfect Circle.

 

 


 

 

Thinking of You

 

Aveva imparato ad odiare la notte, l'oscurità, il cielo stellato, e, soprattutto, la luna, la maledetta puttana che lo condannava ad un'esistenza come suo servo. Quella sera, poi, sembrava addirittura ghignare, mentre scivolava lenta ma inesorabile a formare un cerchio perfetto.

Mancavano poche notti al plenilunio. Ancora una settantina di ore e si sarebbe trovato a fare i conti con la sua seconda trasformazione, e la cosa peggiore era che, malgrado avesse passato settimane ad assimilare l'esperienza di Jules, si sentiva più terrorizzato del mese precedente.

Chiuse con un scatto le tende della camera d'albergo che l'ospitava da qualche giorno. Arredamento spartano, servizio scadente, comfort pressoché inesistenti: Richard Lockwood avrebbe storto il naso vedendo il suo unico figlio dormire in una simile bettola. D'altra parte i soldi e tutto ciò che portavano con sé avevano perso ogni importanza dal momento in cui Sarah aveva smesso di respirare. Tutto il prestigio e il denaro della sua famiglia non erano serviti ad evitare la maledizione, né potevano servirgli ad affrontarla.

No, c'era soltanto una cosa di cui Tyler aveva bisogno: sostegno.

Aveva lasciato Mystic Falls proprio per trovare in Jules quella comprensione che rimpiangeva di aver perso con Mason, per non sentirsi più solo e spaventato. Ma non era servito a niente: quel senso di smarrimento che non lo abbandonava da quando la verità sulla maledizione gli era stata svelata, anziché attenuarsi grazie al sostegno di qualcuno come lui, aveva finito con l'accentuarsi. Perchè l'unico palliativo alla sua angoscia era lontano chilometri da lui.

Socchiudendo gli occhi nella penombra della camera, provò ad immaginare che cosa stesse facendo in quel momento. La vedeva seduta accanto alla finestra della sua camera, a pensare, fissando l'oscurità. La speranza che stesse pensando a lui fu subito cancellata da un'altra immagine: lei e Matt insieme, intenti a baciarsi e a ridere ad un tavolo del Grill. Quei due erano sicuramente tornati insieme dopo la sua partenza, e, per quanto il pensiero lo infastidisse, era giusto così: dopo quello che le aveva fatto, come avrebbe potuto Caroline tenere ancora a lui?

Non ci sarebbe stata per la sua seconda luna piena, né per tutte quelle a venire: era questa la differenza che rendeva questa seconda trasformazione più spaventosa della prima. Probabilmente sarebbe stata più rapida, meno dolorosa, ma non avrebbe avuto le sue mani fredde a stringerlo tentando di alleviare le sue fitte di dolore, né avrebbe sentito la sua voce chiamarlo dall'altra parte della porta all'arrivo dell'alba. E, soprattutto, non ci sarebbero stati quegli occhi a sorridergli il mattino, dicendogli fiduciosi: “Ce l'hai fatta”.

Nella penombra dello scantinato, mentre si contorceva con il corpo che gli bruciava e le ossa che si spezzavano una dopo l'altra, quegli occhi gli erano parsi scuri e profondi, blu come un abisso pronto ad inghiottirlo. Quel ricordo era impresso a fuoco nella sua memoria; ma, a ripensarci, dubitava che gli occhi di Caroline fossero davvero blu. Erano piuttosto azzurri... Forse con qualche sfumatura grigia. O forse verde?

Non se lo ricordava. Per quanto si sforzasse di immaginarla, non riusciva a ricostruire con precisione il suo volto. Dopo una trentina di giorni di lontananza, tutto ciò che gli restava di lei era un ovale confuso e sorridente, contornato da una chioma bionda. Aveva dimenticato il suono della sua voce, la freschezza della sua risata: se cercava di ricordare le loro conversazioni nel suo salotto, le parole gli tornavano alla memoria sbiadite e incolori.

Non aveva niente di lei con sé. Era partito troppo in fretta per avere il tempo di prendere qualcosa in più di qualche cambio d'abiti. E poi dubitava di avere foto di Caroline Forbes che esulassero da quelle dell'annuario scolastico: si conoscevano da una vita, ma non si erano mai conosciuti veramente fino ad un mese prima.

Non aveva mai realmente visto quegli occhi prima che assistessero all'omicidio che l'aveva condannato a quel tormento. Solo quando si era sentito soffocare dalla paura di quello che aveva fatto e di quello che ne sarebbe seguito, l'aveva guardata negli occhi, e vi aveva letto la sua stessa fragilità.

Erano stati quegli occhi - blu, azzurri, o verdastri - a dargli la forza di affrontare quello che lo attendeva. Anche se in quel momento non riusciva a visualizzarli nella sua mente, di una cosa era certo: nessuno l'aveva mai guardato con uno sguardo tanto pieno di preoccupazione e sollecitudine. Perchè a Caroline importava davvero di lui; e i suoi occhi erano i più dolci che avesse mai visto.

 

   
 
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