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Autore: chiara98    28/04/2011    0 recensioni
Questo storia è intrigata, e non se ne viene a capo, ma soprattutto è un giallo di cui dovrete immaginare voi l'assassino di John Hobbie...
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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27 APRILE

Oggi non va. Da ieri non va. Anzi, da due settimane non va.

Non va per niente: prima muore mio marito (tanto John non lo sopportavo più), poi mi padre rischia d'essere arrestato e secondo me lui è innocente (però era d'accordo con me sul fatto che John fosse diventato insopportabile) e poi...ora mi ritrovo rinchiusa in una sudicia stanza di prigione, con una pazza furiosa rinchiusa nella cella a fianco. Giuro che se continua a sbraitare così, faccio un buco nel muro e... e... e non posso fare niente: le guardie girano continuamente aventi e indietro con la solita faccia da funerale.

Ora vi racconto la storia dall'inizio, con tutti i particolari possibili (probabilmente vi lasceranno un dubbio: sono davvero io l'assassina di John Hobbie, mio marito? O forse mi hanno rinchiusa qui senza motivo o senza prove schiaccianti? Sta a voi decidere...).

Allora, martedì 14 aprile, girovagavo tranquillamente nel cortile dell'hotel disperso nel deserto (o quasi) del Mozambico, ero lì per una noiosissima vacanza, scelta ovviamente da John. Mio padre mi chiamò dalla finestra dell'hotel con il tono di uno che è stato condannato alla Caina, dicendo piano, ma abbastanza forte perchè capissi:

- John è...è morto! -. La sua voce tremava, ma io non ci badai troppo, fino a quando non realizzai l'idea di quello che era accaduto: John Hobbie, mio marito da dieci anni, era morto! Salii al secondo piano dell'hotel, dove avevamo prenotato la stanza.

Lo vidi sdraiato su una moquette con una chiave conficcata in gola. Cominciai a tremare anch'io alle gambe, ma solo per poco, perché poi notai che le chiavi erano quelle di casa MIA, che lui chiamava ostinatamente “casa nostra”.

Da un lato ero felice che fosse morto, perché ero veramente stufa e arcistufa di lui: secondo me aveva una stretta relazione con Mary-Linn, la sua segretaria, quella alta, bionda e...perfetta! Avevo anche le prove: sotto il nostro letto avevo trovato una maglietta e un reggiseno usati che non erano miei!

E poi, a John non lasciavo nemmeno le chiavi di casa MIA e arrivava prima di me, lo lasciavo chiuso fuori: avevo paura che portasse in casa la segretaria.

Inoltre, io volevo avere figli e lui no; su questo avevamo discusso più di una volta e lui aveva cominciato a menarmi, ogni volta un po' più forte e un po' più duramente.

Era così schifosamente noioso che, se avessi potuto, avrei ingaggiato un assassino mercenario per farlo uccidere. E invece, tutto il denaro che lui guadagnava con il suo lavoro “da proprietario di ben quattro catene di supermercati”, lo spendeva per sé o, al massimo, per un'altra noiosa vacanza come quella in cui ci aveva lasciato la vita.

- Che dici? Lo nascondiamo? Non voglio chiamare la polizia- -Sì, ma...dove?- gli chiesi io, poi ci ripensai: - No, assolutamente! Non lo voglio nascondere! Vado alla reception e faccio la scena della moglie disperata e sposata con un matto molestatore, tanto non mentirei del tutto, visto che ultimamente andava così sul serio-.

Scesi le scale, ma dimenticai di bagnarmi le guance con dell'acqua, in modo da insegnare delle lacrime. Arrivata all'ultimo scalino me ne ricordai, quindi feci una corsa fulminea in bagno e non dimenticai nemmeno di tracciare il segno lasciato dalle lacrime sull'ombretto e sul fondotinta. Alla reception, recitai meglio che potevo l'accaduto e l'albergatore, spaventato al massimo, corse a chiamare il proprietario dell'hotel. Quest'ultimo, Stain Molansky, uscì dall'ufficio con aria allarmatissima e chiamò velocemente la polizia.

Io raccontai di aver dimenticato l'ultimo ricordo di mio marito nella stanza della scena del crimine. Intanto salii le scale e dissi a mio padre di fingersi anch'esso dispiaciutissimo dell'accaduto, poi, lo aiutai a rimettersi sulla sedia a rotelle (era disabile da quando aveva avuto l'ictus fulminante due anni prima).

La polizia e l'ispettore Gray cominciarono ad indagare. C'erano molti elementi che contrastavano: lo sapevo che non avrebbero mai scoperto fino in fondo la verità, ma anche che mi avrebbero arrestata comunque (al posto di mio padre, forse), perché lui doveva rimanere in ospedale quasi tutti i giorni.

C'erano due elementi che andavano a scontrarsi: il primo era che era stato ritrovato un farfallino sul corpo di John, quindi l'assassino doveva essere un uomo.

Poi sulla parte della chiave rimasta all'esterno della gola della vittima (“l'impugnatura”), era rimasta un pezzo di unghia smaltata. Quando Gray chiese di vedere le mani di tutte le signore, la mia unghia dell'indice sinistro risultava rovinata , ne mancava un pezzettino ed era proprio smaltata di rosso!

Io fornii la prova che non sono mancina e che quindi non avrei potuto esercitare la stessa forza che possiedo nel braccio destro (sufficiente a conficcare una chiave di ferro nella gola di un adulto) con il braccio sinistro. Gray allora cambiò pista, per concentrarsi un po' sulla situazione di mio padre. Anche da lì, scaturirono indizi sempre più confusi: il primo fu che il farfallino ritrovato non era nero, ma blu chiaro, quello che mio padre aveva fatto fare su misura e che quindi andava bene soltanto a lui.

Gli indizi ipotizzano che i due dovessero aver lottato, infatti, il medico legale scoprì dei segni sulle mani e sul collo di John. Mio padre, essendo disabile e con l'artrosi, non poteva avere ucciso un uomo! Poi ci fu il fatto dei lacci da scarpe di mio padre, sporchi di sangue.

Controllando, il medico legale scoprì che il sangue sui lacci risaliva ad un anno prima ed era proprio di mio padre. (spesso sanguinava dal naso o dalle unghie a causa delle sue malattie). Gray, il detective, non riusciva ad individuare l'assassino: non potevano essere state più persone per i diversi motivi scientifici elencati dal medico legale. Io e mio padre, quindi, non potevano essere gli assassini. Ora mi chiedo perché sono rinchiusa qui (e ci starò per altri quindici anni). Sto cominciando a pensare di scrivere una serie di racconti gialli.....

 

 

Chiara98

   
 
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