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Autore: Pharmakon    28/04/2011    1 recensioni
Quando prendi la sabbia tra le mani - scegli la tua vita - ed essa cade, ritornando al principio di natività come morte, non resta che polvere.
Ed hai le mani piene di ricordi e pensieri.
Steve Hewitt e Brian Molko, tra le dita di quest'ultimo.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brian Molko, Stefan Osdal, Steve Hewitt
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Dream brother -




Non c’è bisogno di clessidre lì dove non v’è avventura; una candela è più che sufficiente alla limitata durata della disperazione.
Cola, sempre più, bollente cera bianco sporco; ed una goccia sulla mano è l’ustione effimera: la rassegnazione. Si asciugherà in fretta, pronta a sgretolarsi sotto un graffio.
Che sia di perdono, o di rabbia, può avere importanza?




Brian Molko ha finito il suo teatrino di buone maniere sul palco; un teatrino che in trentasette anni è cambiato davanti gli occhi di cambiate persone e di sguardi sempre verso l’alto, con sogni e speranze ed una mistica comprensione che dagli occhi ti arriva al cuore quando ti ritrovi ad assorbirla e cantarla fuori.
Diventa tua perché d’essere compreso non si può parlare; a stento puoi sussurrarlo, quando nessuno già ipotizza cosa tu voglia dire con una canzone. Dando per scontato che tu voglia dire e non dirti, in tal caso.
Il bello – di quella bellezza nulla, nel bene e nel male – è che una canzone può lasciare e prendersi quello che vuole, ed è affascinante nei milioni di casi che osservi. Ne perde il senso – e la sincerità.
Non è stata scorretta nessuna risposta, dunque, che contraddiceva la penna e la sua mano ed il momento che aveva creato la prima vibrazione – nota dolente.

“Happy You’re Gone non è una dedica.”

Ma lui continua a mentire a se stesso – fin quando non si sorprende bianco, questo merlo, non può davvero ritenersi un bugiardo. È un bagliore diverso: acceca gli altri, proveniente dalla luna, su piume d’argento con lame d’avorio. Basterebbe uno specchio e la cecità scagionerebbe la menzogna con il dramma finale.
Tuttavia, canta – ed il riflesso negli occhi del pubblico è quell’amore che svende, basta a zittire la sincerità. Del resto, alla verità basta essere reale, non per forza sincera.





È strano dalla fine del concerto; Stefan ha avuto la pacata decenza di tacere fino all’arrivo in albergo ed attendere l’affondo inevitabile di Brian su un divano, con la sigaretta a lasciarlo affogare. È naufrago sull’isola dei pensieri, devastato dalla delusione. Chissà quale Titanic è affondato, prima.
Non è un caso che un sospiro possa essere paragonato al fischio d’aiuto.
L’iceberg era piuttosto evidente; e come tutte le cose evidenti, aveva in sé dell’inevitabile. Stefan ha visto bene la scritta “Love Amongst Ruin”, così da ricordarsi delle incisioni sugli arti e dello sfinimento d’accasciarsi inermi ed affascinati. Ogni me, ogni te, ogni loro di un amore facile che Brian si ostina a cantare.
Non ha neanche tutti i torti, visto che vengono sempre cantati i ricordi – e che non possano morire. Il pericolo è far notare al moro l’ingenuo gesto di un fan, perché sollevare la polvere fa tossire, lacrimare gli occhi e bloccare la corsa nel deserto che stanno affrontando. La lotta per il Sole, è per quella di uno meno ardente ed accecante, che balli sull’acqua in mille riflessi.
Nessuno dei due sopporta quell’omertà: bisogna avvertire l’imbarcazione del pericolo, così da lasciar sfogare l’equipaggio per la catastrofe – e consumare la voce, fino al silenzio stanco dei bimbi assonnati.

“L’ho vista anche io.”


Brian deglutisce il residuo della sigaretta – ed uno sputo.
Respirare appare un’azione sempre più meccanica e semplice a confronto della miriade di constatazioni che affollano, con periodi, la sua testa.
Non va bene, è il sunto del periodo e dei significati che una parola può avere nel tempo e nella sintassi.





My killer, my lover.









Brian Molko, Steve Hewitt e Stefan Olsdal non mi appartengono. Non posso comprarli, perché con questa storia non guadagno nulla.

Prima di tutto, voglio precisare che questa storia è ispirata ad un fatto realmente accaduto; se mai darà fastidio, provvederò a cambiare il filo - d'Arianna! - che lega lo sfogo personale al vuoto che Hewitt ha lasciato. Che toni melodrammatici, bah!
Per la verità, non ho voglia di dire altro.
  
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