Titolo: Un pugno di sabbia
Fandom: FullMetal Alchemist (manga)
Rating: Pg
Genere: Angst, guerra
Avvertimenti: Flash Fic (se ce lo volete leggere c'è anche lo Slash, ma io lo vedo solo come rapporto di amicizia)
Pairing/Personaggi: Roy Mustang, Maes Hughes
Riassunto: La guerra di Ishbar continua a mietere le sue vittime. Hughes eviterà che Roy sia una di loro.
Note: Storia scritta per la comm e basata sul prompt 2, amicizia della HaWeCha @ Week_challenges 
Disclaimer: I personaggi appartegono a Hiromu Arakawa, tranne Roy, che è mio. Certo. T___T

Un pugno di sabbia

I veri amici vedono i tuoi errori
e ti avvertono.
F. Blatter

La polvere aveva appena smesso di posarsi sulla landa piena di rovine.
Breve pausa dal combattimento. Urla, sangue, morti.
Roy aveva cessato da mesi di guardare i cadaveri con compassione.
Erano solo corpi di quelle che erano state forme di vita.
Pensare che avevano amato, riso, mangiato, dormito, corso, pianto non portava a niente.
Cazzo, non si era mai sentito così vuoto.
Sembrava che il fuoco gli avesse prosciugato ogni sentimento umano dal petto.
Un bambino ancora in vita stringeva al petto il cadavere di un gatto. Un soldato vicino a lui gli sparò.
Roy continuò a camminare senza nemmeno degnare la scena di una seconda occhiata.
- Roy! - lo chiamò una voce che conosceva bene. Rallentò leggermente il passo.
Hughes correndo gli si fece vicino - Roy! Che cazzo! Quel bambino!
- Quale bambino? - chiese Roy dedicandogli un’occhiata stupita.
- Il bambino, il bambino! Quello che ti sei fatto ammazzare sotto il naso senza fare una piega!
Hughes lo guardò al di là degli occhiali sporchi di polvere e macchiati di qualche schizzo di sangue.
Roy proprio non capiva di cosa stava parlando.
- Che ti prende, amico? - sollecitò il più alto con tono preoccupato.
E allora Roy si voltò a guardarlo negli occhi - Non lo so Hughes. Che mi prende?
Hughes fece istintivamente un passo indietro.
Gli occhi di Mustang erano appannati e vuoti, come se non stesse vedendo realmente quello che gli accadeva attorno.
Fai qualcosa, fai qualcosa, fai qualcosa! gridava la sua mente, perché percepire Roy fuori di sé, lui sempre così controllato, sempre così padrone di sé stesso, così capace di assorbire il dolore e aiutare chi gli stava intorno, lui che in quel momento si stava isolando da tutti e tutti... vederlo così... faceva paura.
Fai qualcosa cazzo, prima di perderlo!
Allora gli tirò un pugno: la prima cosa che gli passò per la mente.
I militari attorno a loro si avvicinarono immediatamente, con i fucili puntati contro Hughes.
Roy cadde nella polvere, che si alzò attorno a lui come un velo e andò a ricoprire i suoi capelli.
Scosse la testa, intontito e al contempo più lucido di quanto fosse mai stato.
- Hughes... - esalò. Poi si accorse dei militari - E’ tutto apposto. Riposo.
Scosse la testa di nuovo, e grumi di sabbia misti a sudore scivolarono dalle punte dei suoi capelli.
- Sempre qui? - chiese Hughes allungando una mano per aiutarlo ad alzarsi.
Roy guardò il palmo aperto del compagno di sempre per qualche attimo.
Poi l’afferrò con forza e si tirò su.
- Sempre qui, Hughes, - disse.
Si spolverò la divisa e si incamminò di nuovo, seguito da uno dei suoi fedeli compagni, pronto per bruciare ancora e ancora.
Ma anche pronto a non perdere mai più la scintilla di umanità che sentiva di nuovo viva dentro di lui.
E non importava se lo zigomo si stava gonfiando. Quello un dolore che poteva sopportare.