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Autore: Faith93    29/04/2011    1 recensioni
Era bello e micidiale, come una macchina da guerra. Non di certo come un akuma, mi ricordava più un noah. Sentii una morsa al petto, non ero sicura se quello che avevo davanti era davvero Allen, oppure uno sconosciuto che lentamente iniziava a prendere il suo posto. Odiavo il Quattordicesimo quasi quanto il Conte del Millennio, ma per motivi molto differenti. Il primo stava allontanando il mio amore, il secondo stava rovinando le nostre vite.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allen Walker, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Era notte fonda.
Il caldo opprimente appesantiva l'aria carica d'umidità. La stanza in cui mi trovavo era molto grande e riccamente arredata, le pareti erano ricoperte da quadri e arazzi e il soffitto affrescato. Il pavimento di parquet era ricoperto da preziosi tappeti e uno specchio ovale appeso ad un lato dell'ambiente rispecchiava una porta finestra che si affacciava sul giardino esterno. Il silenzio era assoluto se non per il frinire dei grilli e lo scrosciare dell'acqua di una fontana del parco che circondava la villa. Nella camera aleggiava un leggero profumo di incenso mischiato all'essenza di rosa. Nel centro di essa c'era un letto matrimoniale a baldacchino. Era spaziosissimo, pieno di cuscini di tutte le grandezze e le forme. Rimasi affascinata dalla bellezza e dallo sfarzo della stanza. Quando mi sedetti ad un lato del letto sprofondai nel materasso soffice e terribilmente comodo.
< Non farò fatica a prender sonno...> pensai esausta dalla lunga giornata appena trascorsa.
Quando Hanna aveva saputo dallo zio Cross che casualmente io Allen saremmo passati da Madrid per una missione dell'ordine era impazzita dalla gioia. Lei, una delle tante amanti di Cross Marian, era per me e Allen come una mamma. E noi non la vedevamo da ormai un anno e mezzo, da quando Allen era diventato esorcista e io ero rimasta sola. All'inizio eravamo contenti di rivederla, ed avevamo accettato volentieri il suo invito ad andare a trovarla nella sua nuova abitazione. Poi però era iniziato l'incubo. Ci aveva accolti in grande stile nella sua nuova villa organizzando un ricevimento di benvenuto. Quando questo si era concluso ci aveva mostrato la nostra stanza dicendoci che aveva organizzato tutto come ai tempi della nostra infanzia. In passato durante i viaggi con lo zio Cross avevamo dormito in locande e ostelli poco confortevoli. Spesso ci era anche capitato di dormire insieme nello stesso letto, ma ai tempi il nostro rapporto era molto diverso da quello odierno. Quella sera la donna aprendo una porta ci aveva guidati fino alla camera dove avremmo dormito insieme. Io non avevo trovato il coraggio per rivelargli la nostra relazione e Allen non aveva detto niente, anzi, era sembrato molto tranquillo. Così ora mi ritrovavo ad aspettarlo mentre lui era in bagno a prepararsi per la notte.
Decisi di approfittare dell'attesa per cambiarmi. Lenalee aveva fatto la mia valigia prima che partissi, quindi non mi sorpresi quando trovai al posto del mio pigiama con gli orsetti, una vestaglia di seta nera, decorata da pizzo bianco.
Quando mi resi conto della situazione ancora più imbarazzante che la vestaglia creava mi sentii sprofondare. Già dovevamo dormire nello stesso letto...
< Ci mancava solo la vestaglia di Lenalee..> pensai con stizza. Comunque mi feci forza e dopo essermi cambiata osservai la mia figura allo specchio. Troppo corta e aderente per i miei gusti, ma tutto sommato niente male. Rassegnata all'idea di dormire conciata in quel modo, mi sedetti sul letto e iniziai a districare con un pettine i miei ricci indomabili. Finito di pettinarmi misi a posto il pettine e mi sdraiai supina sul giaciglio. Osservai per un tempo interminabile gli angioletti, le farfalle e le nuvole dipinte sul soffitto. Aspettavo il suo ritorno e ogni minuto che passava il mio cuore batteva sempre più veloce. Decisi di spegnere la luce, poi finalmente sentii il rumore della porta che si apriva e mi alzai a sedere di scatto. Lui entrò in quel momento: indossava dei pantaloni di tuta, ma sopra niente, era a petto nudo. Rimasi senza fiato alla vista delle sue spalle larghe, del suo ventre piatto e dei suoi muscoli sodi e asciutti. Anche il suo braccio sinistro che mi aveva sempre fatto un po' senso era in qualche modo affascinante.
Era bello e micidiale, come una macchina da guerra. Non di certo come un akuma, mi ricordava più un noah.
Sentii una morsa al petto, non ero sicura se quello che avevo davanti era davvero Allen, oppure uno sconosciuto che lentamente iniziava a prendere il suo posto. Odiavo il quattordicesimo quasi quanto il Conte del Millennio, ma per motivi molto differenti. Il primo stava allontanando il mio amore, il secondo stava rovinando le nostre vite. Ed erano entrambi fatti per me inaccettabili. Allen si avvicinò piano al letto senza dire niente, lo sguardo magnetico che mi incantava. Non accese la luce, invece dopo aver appoggiato a terra la sacca che aveva portato con sé in bagno, si sedette accanto a me. La paura e l'agitazione per quello che mi aspettava erano scomparse quando l'avevo visto entrare dalla porta. Ora lo contemplavo con tanta ammirazione, ma anche un po' di dubbio. Ero attratta da lui o dal quattordicesimo?
< Scusa se non ho il pezzo sopra della tuta, ma non mi aspettavo di finire in una situazione del genere.> Sentii le guance avvampare.
< Non preoccuparti> gli risposi contenendo l'imbarazzo.
< Comunque bel completo... non sapevo che fossi un tipo da vestaglia provocante> mi sentii morire dalla vergogna e lui appena se ne accorse scoppiò a ridere.
Il silenzio ricadde un momento sulla stanza, poi di scatto fu su di me, il peso del suo corpo che mi schiacciava contro il letto. Lo guardai negli occhi di madreperla,ero sorpresa, ma notai che lo era anche lui. Forse non si aspettava un gesto così avventato e nuovo, ma era stato naturale come ora era per me accarezzargli la guancia, il collo, le spalle. L'espressione dei suoi occhi tramutò in un miscuglio di desiderio e di divertimento. Aveva quasi un'aria da folle e questo lo rendeva ancora più bello ai miei occhi. Non ci fu neanche bisogno di parlare, i nostri corpi lo facevano per noi. La voglia di lui era quasi insopportabile ed era evidente che anche il ragazzo iniziava ad essere impaziente. Iniziò a baciarmi, prima dolcemente, poi sempre più intensamente fino a diventare quasi aggressivo. Rispondevo ai suoi movimenti come in una danza di coppia. L'apprensione del momento lentamente si fondeva con una pace infinita: stavo raggiungendo l'unione con la persona che amavo e il cuore gioiva insieme al corpo e all'anima. Poi mi sfilò con qualche difficoltà la vestaglia e rimasi nuda senza più difese. Si fermò qualche secondo a contemplarmi. Una leggera brezza tiepida entrò dalla finestra facendomi rabbrividire.
< Mi stai mangiando con gli occhi> gli dissi ridendo.
< Non credevo che la bellezza potesse incarnarsi in questo modo.> mi sussurrò dolcemente all'orecchio.
Poi me lo solleticò leggermente con la lingua. Rimasi folgorata da una scarica di piacere mentre iniziava a baciarmi in mezzo al seno sul ventre e sempre più giù. Iniziai a perdere la coscienza di me stessa, consapevole di essere domata da un demone bianco. Fino a quando non fummo entrambi consapevoli di essere pronti. Per la prima volta vidi il mio compagno in tutta la sua bellezza: i capelli bianchi resi argentati dal riverbero lunare, gli occhi di perla, il viso angelico e il corpo scultoreo lo rendevano magnifico. Ricordava un protagonista di una storia mitologica, sembrava figlio di un dio. E poi finalmente per la prima volta mi sentii completa e veramente felice. Io ero completamente sua, come lui era completamente mio. Eravamo un unico essere sospeso nel tempo. Lui era il mio orizzonte, io il suo respiro vitale. Dopo di che, come tutto era iniziato, tutto finì. Allen si accasciò privo di forze metà sul letto e metà su di me. Non mi importò molto, anche io ero sfinita. Rimanemmo in silenzio ad ascoltare i nostri respiri sempre più regolari, poi dopo qualche minuto ci addormentammo entrambi.
Ero tra le sue braccia, ero a casa...
  
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