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Autore: yuki013    29/04/2011    1 recensioni
In fondo nella mia vita non avevo provato altro che una dolorosa solitudine. Sin da quando ero nata non avevo avuto uno scopo diverso da quello di essere la cavia per gli esperimenti di una strega.[...]
Ma ciò che avvenne dopo non lo immaginava nessuno, io per prima. Io, e il freddo imperturbabile.
La rosa nera del deserto.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Crona, Death the Kid
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Unsymmetrical Perfection'
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Piccola premessa: perdonate se il capitolo è un pò corto, ma ho dovuto separarlo dal prossimo (che sto ancora scrivendo -.-).
Buona lettura ^___^

 



Liz

Il pigiama party era stato uno spasso. Senza i ragazzi tra i piedi, noi ragazze ne avevamo fatte di tutti i colori, riempiendoci di pizza, patatine e birra. Non c’è che dire, proprio quello che mai ci si aspetterebbe dal gentil sesso.
Alle nove in punto sarebbero iniziate le lezioni, ma quella scema di mia sorella aveva dimenticato i libri a casa e fummo costrette a tornare alla villa. Mi domandavo come fosse andata la serata di Kid, se fosse sopravvissuto alla sua paranoia per la simmetria.
La residenza sembrava tranquilla, molto probabilmente lui era ancora nel mondo dei sogni. «Ohi nee – san, lo sveglio?», mi domandò Patty.
«Sì, chi lo sente se fa tardi a scuola…». E lei sparì al piano superiore.
Avevo appena iniziato ad imburrare un toast quando la mia sorellina mi chiamò bisbigliando. «Psss, Liz! C’è una cosa che devi vedere».
Posai il pane sul tavolo. «Sarebbe?». Senza rispondere mi prese per mano e mi portò davanti alla porta della stanza di Kid. «Fai piano». Era socchiusa.
La prima cosa che vidi fu una massa di stoffa scura proprio vicino all’ingresso della camera: più in là un paio di scarpe da donna. Iniziai a sudare freddo.
Spostai ancora lo sguardo sulla camicia nera buttata in un angolo, sui pantaloni lasciati casualmente sulla sedia, ad un elastico per capelli vicino al bordo del letto. Spinta dalla curiosità aprii la porta senza fare rumore.
Ecco, la mia faccia assunse un’espressione tipica da manga, quando il personaggio si trova in una situazione oltremodo imbarazzante e la bocca arriva fin sotto i piedi riempiendosi di bava, e il naso non smette più di sanguinare. Patty sogghignava dietro di me.
«Hehehe, la serata gli è andata piuttosto bene, no?». Mi buttai su di lei.
«Buaaaah!! Copriti gli occhi, sorellina! Non guardare, non guardare!».
«Ma tanto ho già visto tutto!». Perché tutto era praticamente in mostra: i vestiti che Kid solitamente impiegava ore per piegare e sistemare sparsi per terra, un paio di mutandine in pizzo lanciate sulla lampada del comodino, roba varia qua e là. Ma soprattutto, Kid sdraiato scompostamente sul letto e Krona che dormiva accoccolata al suo petto, coperti a stento dalle lenzuola.
«No tu non hai visto niente! Dimentica se hai visto qualcosa!», le urlai tentando di nasconderle quella scena. Dietro di me sentii lo strusciare della stoffa.
«Liz, Patty, che diav…». Kid guardò me, poi mia sorella, poi la ragazza accanto a lui.
Non saprei descrivere la sua faccia, divenne paonazzo e rimase con la bocca aperta tentando di dire qualcosa. Lo squadrai con occhi accusatori, ma mi soffermai su Krona. Dormiva beata, con un accenno di sorriso, come se non potesse più accaderle niente. Come se la sola presenza di Kid la facesse sentire al sicuro.
«P- posso spiegarvi…», cercò di dire.
«Idiota, almeno sistema dopo». Lui rimase imbambolato, piegando la testa di lato.
«Liz, faremo tardi a scuola! Ciao Kiddo – kun, divertiti eh!». Colsi un vago doppio senso nelle parole di Patty; prima di richiudere la porta gli rivolsi uno sguardo divertito.
«Mi sa proprio che tuo padre non potrà più chiamarti ometto». Osservai soddisfatta la sua reazione scoppiando a ridere, mentre con la mia sorellina uscivamo dalla villa.
Ne vedremo delle belle.
 
 
 
Death the Kid
 
Non riuscivo a crederci. Le mie partner mi avevano sorpreso a letto con Krona.
Il cuore non si decideva a calmarsi, considerando che l’accaduto era stato irrimediabilmente, drammaticamente e altamente imbarazzante e scandaloso. Solo quando sentii chiudersi la porta di casa ritrovai la tranquillità.
Gettai uno sguardo sul letto: Krona riposava con il capo e le braccia appoggiate al mio petto, respirando al mio stesso ritmo; i capelli avevano perso ogni residuo di forma propria, ma il trucco sugli occhi non era sbavato. Le sue gambe erano intrecciate alle mie, il calore della sua pelle come una droga. La osservai a lungo dormire così in pace, accarezzandole la schiena e la chioma violetta, dandole dei piccoli baci sulla fronte.
Soltanto quando mosse un poco la gamba mi sentii mancare. Eravamo ancora nudi, e il suo ginocchio combaciava perfettamente con il mio basso ventre. Il desiderio della sera prima minacciava di impossessarsi nuovamente della mia testa.
Mentre mi concentravo per pensare a tutto fuorché a quello lei si stropicciò gli occhi.
«Ehi, buongiorno», le dissi.
Per un istante lei sorrise, poi come risvegliandosi da un bel sogno divenne bordò e si infilò sotto le coperte. Cercai di calmarla sfiorandole un braccio.
«Krona, che c’è che non va?». Tremava.
«K- Kid… n- noi abbiamo fatto… abbiamo fatto…».
«Abbiamo fatto sesso. Anche se è più giusto dire che abbiamo fatto l’amore», e la baciai attraverso il tessuto. Lei si fece convinta e uscì fuori fino al collo. Era davvero imbarazzata.
«I- io non so se ho fatto tutto bene. Ho sbagliato qualcosa?».
La strinsi forte a me, ignorando le sue proteste. «Sbagli a farti mille paranoie. È stata la cosa più bella che io abbia mai fatto in vita mia, davvero».
«Anche se ho urlato tanto?». Sobbalzai. Come può parlarne così ingenuamente?
«Non mi è dispiaciuto affatto sentire la tua voce», le dissi. Lei silenziosamente si strinse nel lenzuolo e prese gli slip da dove li avevo buttati, infilandoseli sotto le coperte. Per fare la stessa cosa fui costretto ad alzarmi, visto che i boxer si trovavano al centro della stanza, dove lei me li aveva sfilati la sera precedente. Mi guardava di traverso.
«A che pensi?», le chiesi.
«Penso che sei davvero sensuale, Kid». Rimasi di nuovo stupito dalla sua sincerità. «E mi domandavo se i graffi ti facessero male».
«Quali…». Mi voltai verso lo specchio.
Dalle spalle partivano dei lunghi segni rossi che finivano all’altezza dei fianchi, solchi che grazie alla mia pelle di Shinigami sarebbero guariti presto. «Oh», dissi sospirando.
«Non farci caso, domani saranno già spariti. Anche se vorrei che restassero», ammisi tornando nel letto accanto a lei. «Sei stata parecchio avida, stanotte».
«È… è che… non so che mi è preso. Non riuscivo a fermarmi», confessò arrossendo.
La abbracciai guardandola negli occhi. «Sei adorabile», e le diedi un bacio. Si mise comoda fra le mie braccia, lasciandosi cullare dal motivetto che canticchiavo.
«Musica di Soul?», domandò.
«Iris, Goo Goo Dolls. La conosci?». Fece cenno di no con la testa. «Te la farò ascoltare».
Lasciai che il sonno si riappropriasse delle nostre menti, lasciando scivolare via ogni cosa che non fosse quella cantilena e gli accordi che vibravano sulle corde delle nostre anime. 



"And all I can taste is this moment
And all I can breathe is your life
'Cause sooner or later it's over
I just don't want to miss you tonight"





"E tutto quello che posso assaporare è questo momento
e tutto ciò che posso respirare è la tua vita,
perchè presto o tardi sarà finita
e io non voglio perderti questa notte"




 




N.d.A. Kid, perchè sei tu, Kid?!? -Perchè sei tu un bonazzo della madonna 8Q___-
Piccolo capitolo...hehehe e adesso? Le sorelline Thompson hanno scoperto la dura verità (hehe DURA verità...quanti doppi sensi ci saranno d'ora in poi XD), e gli altri del gruppetto come la prenderanno? Tutto nel prossimo chapter *o*
Iris ** dovevo inserirla in qualche modo, la dedico ai piccioncini u.u Baci a tutti,
-Yuki che si ascolta i Within Temptation, scrive le fic, disegna, guarda Kuroshitsuji e va a comprarsi i mochi. Che vita éwè

 

   
 
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