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Autore: xgiuls    29/04/2011    17 recensioni
«Joe sono stanca di litigare, sul serio, non ce la faccio più.» dissi scuotendo la testa leggermente.
Non stavamo insieme da due mesi, non era una cosa campata così dal nulla. No. Erano cinque anni. Cinque fottuti anni.
«Allora credo che dovremmo prendere una decisione.» disse lui serio.
Il mio cuore iniziò a gridare aiuto da dentro il mio petto, più che aiuto, chiedeva pietà.
«Cioè? Lasciarci?» azzardai io con gli occhi lucidi, sperando in una sua risposta negativa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Ti sei bevuto il cervello Joseph? Ma come ti è saltato in mente?» urlai non appena misi piede in casa.

Camminavo in ogni direzione possibile aspettando una risposta decente da parte sua.

«Ben gli sta, così la prossima volta impara a guardarsi.» disse raggiungendomi a meno di qualche centimetro.

Risposta sbagliata amore, prova ancora.

«Stava solo cercando di essere carino e tu gli hai distrutto uno zigomo!» sbraitai avvicinandomi alla sua faccia.

«Senti Corah, ho visto come ti guardava e sono certo che quello voleva essere tutt'altro che tuo amico.» disse alzando la voce, cercando di contrastare la mia.

Era sempre stato geloso, ma non fino al punto di picchiare qualcuno. Aveva superato il limite ed io ero stanca di litigare per cose che accadevano solo ed esclusivamente nella sua testa.

«Joe, ti prego.» dissi chiudendo gli occhi esausta. 

«Stavate insieme. Come puoi pretendere che io stia in disparte a crogiolarmi, mentre tu e Alex scherzate allegramente a uno sputo da me?» disse gesticolando nervoso.

Joe sapeva benissimo tutta la storia che c'era stata tra me ed Alex, sapeva tutto. Quello che non sapeva, era che gli parlavo di lui solo per vedere se da parte sua c'era interesse. Se in qualche modo gli interessavo. Avevo una cotta per Joe. Avevo una cotta pesante per Joe. Tutta la scuola aveva una cotta pesante per Joe, a dir la verità. Stavo con Alex solo per vedere se la cosa gli suscitava gelosia o comunque fastidio, ma questo lui, non l'ha mai capito.

Come potevo provare interesse per una persona per la quale non avevo mai provato niente? Joe era tutto ciò che desideravo avere, e ora che l'avevo ottenuto, ci passavo la metà del tempo a litigare. Avrei dato qualsiasi cosa per poter tornare indietro, all'inizio. 

«"Crogiolarmi"? Cos'è la parola del giorno? L'hai imparata sulle parole crociate?» chiesi io sarcastica stupita dal termine usato nella frase precedente.

Alzò gli occhi al cielo infastidito.

«No, l'ho imparata giocando a tabù.» disse lui incrociando le braccia.

«Okay, non è questo il punto.» portai le mani sui fianchi, facendo un sospiro «Joe sono stanca di litigare, sul serio, non ce la faccio più.» dissi scuotendo la testa leggermente.

Non stavamo insieme da due mesi, non era una cosa campata così dal nulla. No. Erano cinque anni. Cinque fottuti anni.

«Allora credo che dovremmo prendere una decisione.» disse lui serio.

Il mio cuore iniziò a gridare aiuto da dentro il mio petto, più che aiuto, chiedeva pietà.

«Cioè? Lasciarci?» azzardai io con gli occhi lucidi, sperando in una sua risposta negativa.

Non volevo affrontare il problema così. Il separarmi da lui sarebbe stato il mio ultimo pensiero, veniva dopo l'apocalisse.

«Dovremmo sposarci.» disse con la sua solita sfacciataggine.

«Cosa?!» chiesi io socchiudendo gli occhi per poi riaprirli «Stai scherzando vero? Fammi capire se sei serio oppure se stai scherzando.» continuai io chiedendogli spiegazioni.

«Sono serio Corah, potrei scherzare su una cosa del genere?» chiese guardandomi dritta negli occhi.

«Quindi secondo te il matrimonio risolverebbe tutto?!» domandai retorica «Non funziona così Joseph.».

Scossi la testa cercando di autoconvincermi che ciò che stava accadendo era solo un incubo

«Perché no?» azzardò a domandarmi esausto.

«Perché no! Non puoi chiedermelo così. Questa non è una proposta di matrimonio.» iniziai a urlare gesticolano davanti a lui «Una proposta di matrimonio dovrebbe essere studiata, organizzata, preparata. Dovrebbero esserci migliaia di rose gialle e tu dovresti arrivare su uno stupido cavallo bianco.» dissi di getto senza neanche pensare a quello che stavo dicendo.

Mi guardava ferito. Aveva gli occhi di un bambino, ma l'età non coincideva. Mi faceva sorridere quando lo guardavo e mi perdevo nella maestosità del suo sguardo innocente. Mi faceva emozionare e mi lasciava freschezza sulla pelle. Mi inteneriva e mi rendeva serena. Aveva lo sguardo di un bambino e se c'era una cosa che mi spaventava era svegliarmi un giorno e trovare quel bambino cresciuto.

«Ci vediamo domani amore. Facciamo finta che non sia successo nulla.» dissi avvicinandomi a lui per baciarlo dolcemente sulle sue labbra rosee.

Ormai ero diventata brava a chiudere un'occhio nei suoi riguardi, non riuscivo ad arrabbiarmi con lui. Lo amavo talmente tanto che avevo imparato ad accettare tutti i suoi difetti. D'altronde si fa così giusto? Con la persona che si ama.

La voce di mio padre dal piano di sotto mi svegliò "Ma che cazzo succede?" pensai tra me e me. Mi alzai stroppicciandomi gli occhi, dopo di che presi la vestaglia e scesi di sotto, ancora assonnata, a vedere il motivo di tanto chiasso. Tra uno sbadiglio e l'altro scesi le scale gradino per gradino, fino a che non mi fermai di botto sbarrando gli occhi.

Migliaia di rose gialle sommergevano il soggiorno e gran parte della cucina. Guardai fiore per fiore, incredula «Levi subito questi fiori da casa mia!» urlò mio padre al fioraio mentre camminavo tra le rose con gli occhi lucidi.

«Mi dispiace signore, ma è il mio lavoro. Mi è stato ordinato di portarle in questa casa e di farcele restare.» gli rispose il fioraio.

Cercai il divano e mi ci sedetti sopra «È pazzesco! ce ne saranno…» mio padre si bloccò cercando di approssimare la cifra.

«Mille. Mille rose gialle.» bisbigliai io con un sorriso da un orecchio all'altro.

«Esattamente. Non novecentonovantanove e non milleuno. Mille.» precisò il fioraio.

Presi il cordless dal tavolino di fianco al divano e composi il numero mente mio padre ed il fioraio continuavano a discutere animatamente.

«Non dovevi.» dissi appena prese la chiamata.

«Ho fatto di tutto per il cavallo ma non l'ho trovato.» disse mortificato.

Dall'altra parte del telefono scossi la testa.

«Non importa.» dissi trattenendo le lacrime per la felicità, mi morsi il labbro inferiore.

«No, non dire niente. Avevi ragione tu, ho sbagliato a chiedertelo così. Ma devi sapere che non te l'ho chiesto per smettere di litigare, te l'ho chiesto perché ti amo.» disse pacato.

Chiusi gli occhi facendo cadere una lacrima, poi li riaprii.

«Sì.» mi limitai a dire.

«Cosa sì?» chiese lui dall'altra parte del telefono.

«Sì. Voglio sposarti razza di cretino.» 

  
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