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Autore: orkaluka    29/04/2011    0 recensioni
Essylt é una donna che vive ai tempi di re Artù e della grande e prosperosa Camelot. é una donna cresciuta dal padre alla guerra, non cucina, ma maneggia la spada come pochi al mondo, perché Essylt é figlia dell'era della spada. Quando i predoni attaccano il suo villaggio si ritrova costretta a chiedere l'aiuto ad Artù e ai suoi leggendari cavalieri, sulla strada per Camelot conoscerà qualcuno che l'accompagnerà nel viaggio per i boschi.
Molte avventure attendono la coraggiosa e indomabile ragazza.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

Essylt

Mi avvolge un caldo torpore, sotto di me percepisco qualcosa di morbido, come…si, come un letto. Cerco di aprire gli occhi ma ancora non ci riesco, così rimango immobile cercando di carpire più informazioni possibili dall’ambiente che mi circonda. Il mio volto è fresco, sento una lieve corrente che giunge da qualche parte alla mia destra, nella stanza sento solo il rumore di un respiro profondo al mio fianco e nient’altro. Desidero immensamente aprire gli occhi, mi impegno ed ecco che le mie palpebre si sollevano, non senza una certa fatica. Muovermi è faticoso, ma tento lo stesso e in pochi minuti riesco a sedermi. Osservo attentamente la stanza in cui mi trovo, è ampia e ariosa, con delle strette finestre da cui entra la luce della luna. Sono seduta su un letto a baldacchino e indosso una camicia da notte da donna, la cosa è assai strana, sono sempre stata abituata ad indossare abiti maschili. Il respiro pesante era di Artù, che si è addormentato ai piedi del letto, in ginocchio e con il capo appoggiato sul materasso.

 “Artù”

La mia voce non è che un roco sussurro, ma lui lo sente lo stesso e si sveglia. Le occhiaie che gli segnano gli occhi sono profonde, ci mette un poco a realizzare ciò che sta accadendo, poi, mi si lancia addosso, atterrandomi sul letto. Ho male dappertutto, ma non dico una parola, il suo volto è vicinissimo al mio, tanto che sento il suo respiro sulle mie labbra. Rimango paralizzata, in attesa, le sue labbra si avvicinano ancor più, finché non si sfiorano in un castissimo bacio che stiamo per approfondire, quando qualcuno bussa alla porta. Artù sembra riscuotersi e si scosta velocemente dal mio corpo. Un uomo altissimo entra nella stanza, mentalmente lo insulto in modi pochi adatti ad una donna.

“Capisco il tuo astio lady Essylt, ma tale espressività di parole non si addice ad una signora del tuo rango.” Rimango basita, ho appena insultato il più grande mago vivente, ma ciò che mi sorprende è il fatto che percepisco distintamente il suo potere nella mia mente, senza pensarci lo caccio fuori, usando un muscolo che pensavo di non possedere. Immediatamente qualcosa mi avvolge strettamente alla gola e mi solleva dal letto, la voce di Merlino risuona nella stanza minacciosa

 “Dimmi dove hai appreso a fare una cosa simile.”

 Artù è basito e il nero sta cominciando ad inghiottirmi la vista.

“Non lo so”

 sussurro, non so neanche cosa ho fatto, Merlino pare credermi e lascia che la magia torni nel suo corpo, io cado sulle coperte e potrei svenire, se non fosse che Artù mi sostiene.

“Perché le hai fatto questo?”

Chiede iroso a Merlino

“è debole, non potrebbe nuocere a nessuno se non a se stessa”

 Mi offendo un pochino anche se non lo do a vedere.

“Mi dispiace è che ha utilizzato la magia senza neanche pensare a ciò che faceva ed è riuscita a cacciarmi dalla sua mente, nessuno dovrebbe essere in grado di fare una cosa simile. Non vorrei fosse un effetto collaterale della cura.”

Cerco di parlare ma non ci riesco, le forze mi hanno abbandonata. Artù accosta il suo orecchio alla mia bocca e io dico

“Mia madre era un’antica sacerdotessa delle arti magiche, ha dovuto lasciarmi appena nata, ma mi ha donato parte di se stessa perché riuscissi a difendermi dagli attacchi magici.”

Detto questo svengo di nuovo, spero con tutta me stessa che il prossimo risveglio sia migliore.

 

Artù

La copro fino al mento con le coperte pesanti e le carezzo il volto dolcemente. Poi mi volto verso Merlino e rimango in silenzio attendendo le parole che so stanno per abbandonare la sua bocca.

 “Frederik non ci ha mai parlato della sua compagna, nessuno sospettava che potesse essere un’antica sacerdotessa, ciò era assolutamente imprevedibile.”

Annuisco e chiedo

“Ma ciò che ha detto è vero? È possibile che sua madre le abbia lasciato una parte di se stessa per difendersi dagli attacchi magici?”

 Merlino scuote la testa.

 “Non ne sono del tutto certo ma non mi sembra sia possibile, vado a compiere ricerche accurate riguardanti l’argomento. Sarebbe meglio che tu stessi con lei e che non la faccia uscire di qui.”

 Annuisco intanto che merlino scompare. Solo in quel momento mi concedo di pensare a ciò che sarebbe potuto avvenire se non ci avessero interrotti. Le sue labbra erano così morbide e delicate, e fresche. Scaccio i pensieri sconvenienti e mi sdraio al fianco della donna per cui, lo ammetto, provo qualcosa. Mi addormento velocemente, sono due quattro giorni che il mio corpo non si riposa.

 

Essylt

Questa volta aprire gli occhi è facile e piacevole, la luce del sole sorgente illumina la stanza di un’intensa luce dorata. I dolori sono quasi del tutto scomparsi, per fortuna, mi sento decisamente meglio. Artù dorme al mio fianco, schiacciato contro un lato del letto, il più lontano possibile dal mio corpo. Sorrido involontariamente, è proprio un cavaliere di Camelot. Con non poca grazia mi alzo dal letto e sposto Artù al centro di esso, poi lo copro con le coperte fino al mento ed esco dalla stanza in cerca di qualcuno che possa aiutarmi. Non conosco bene l’etichetta eppure sono quasi certa che è vietato girare in vestaglia per il castello. Incontro una serva appena fuori dalla porta e le chiedo cortesemente

 “Scusi, non è che qualcuno potrebbe darmi dei vestiti da indossare? Vorrei tanto passeggiare per il castello.”

 La donna si inchina e corre alla ricerca di vestiti. Io intanto rientro nella stanza e mi guardo intorno. Essa è disadorna, gli unici oggetti d’arte sono i tappeti e due spade appese al muro incrociate. Non so dove sia finita la mia, così ne stacco una dai chiodi e provo a fare alcuni affondi, con il braccio destro non riscontro problemi, provo con il braccio sinistro e anche quello funziona perfettamente. Metto via la spada appena in tempo per essere squadrata da una donna dai capelli grigi che porta in mano un vestito.

 “Signorina, se vuole seguirmi, oltre quella porta c’è il bagno.”

Mi avvio oltre la porta e mi ritrovo in un luogo spartano come l’altra parte della camera e con al centro una grande vasca di legno rettangolare. L’acqua che ne fuoriesce è calda, appena tolta la vestaglia mi immergo in quei vapori assaporando per la prima volta da tanto tempo il calore dell’acqua. Godo di quel bagno finché l’acqua non diviene fredda e la donna di prima mi ordina di uscire. Mi alzo in piedi, mi asciugo, e lei mi veste di una stoffa stupenda, di un celeste intenso. Vorrei indossare i miei calzoni da uomo e la mia camicia lunga, ma la donna non desiste. Così con un sospiro mi lascio anche acconciare i capelli in modo che non mi cadano davanti al volto con un fermaglio.

 “Se vuole uscire signorina dovrebbe indossare un mantello, glielo porto immediatamente.”

Sta per sparire oltre la porta ma la fermo e chiedo.

 “Potrebbe anche portare la mia spada ci sono particolarmente affezionata.”

 La donna annuisce e fugge dalla stanza. Appena ricevo spada e mantello fuggo anche io da quella stanza, sperando di non incontrare nessuno. Voglio trovare un posto isolato dove riposare e pensare in solitudine.

 

Artù

“Mio signore?”

 No, non voglio destarmi.

 “Mio signore, dovrebbe levarsi, il sole è già alto.”

 Non mi sveglio e sento dei sussurri divertiti.

 “Mio signore, lady Essylt è sparita.”

Questo mi desta completamente.

 “Che cosa?”

 Urlo io spaventando i presenti, che sono poi Merlino e Alfred. Il secondo dice al primo

 “te l’avevo detto io che avrebbe funzionato.”

 Non ascolto neanche le parole e comincio a vestirmi in modo pesante, fuori fa freddo.

 “L’avete cercata?”

 I due annuiscono e Merlino dice

 “L’abbiamo anche trovata, ma non si fa catturare, i miei incantesimi su di lei non hanno effetto e le guardie sono state tutte battute, ha detto che conferirà solo con te e con nessun’altro, sembrava furiosa ed era in lacrime.”

Cavoli, si fosse trattato di una donna qualunque non mi sarei preoccupato molto, ma Essylt è una guerriera e le guerriere non piangono, mai.

 “è in cima alla torre nord”

Mi dice Merlino, io mi avvio correndo.

La trovo esattamente dove mi ha suggerito il mio fidato compare, in cima alla torre nord, che sta combattendo contro tre cavalieri in contemporanea, questa donna non finirà mai di sorprendermi. Mi avvicino e dico di smettere, i tre cavalieri ubbidiscono con lo sguardo a terra, mentre la lady mi fissa con astio.

 “Lasciateci”

 Dico rivolto ai cavalieri

 “Ma, signore…”

 “Ho detto lasciateci, non mi farà del male.”

 I tre annuiscono e scendono dalla torre. Io mi avvicino a Essylt e le chiedo cosa abbia scatenato la sua ira. “Perché mi hai portata a Camelot con l’inganno? Perché appena appresa la notizia che Merlino aveva mandato i cavalieri a salvare il mio villaggio non me lo hai riferito? Perché non mi hai lasciato proteggere ciò che reputo essere la mia casa?”

Ad ogni frase si è avvicinata di un passo ed ora siamo vicinissimi. Lei continua ad urlarmi contro.

“Non ti ho fatto domande inopportune, ho accettato il fatto che tu abbia nascosto la tua vera identità inizialmente e non mi sono lamentata quando hai deciso di procedere per il bosco per non essere scoperto. Mi sono fidata di te, ho quasi sacrificato la mia vita per te!”

 Rimango basito di fronte alle sue parole, ha ragione, perché avrei fatto una cosa del genere?

“Ho fatto una promessa a tuo padre…”

 Mi interrompe.

“Tutti hanno fatto promesse a mio padre! Macus, Artù, mia madre, tutti voi avete fatto una promessa a mio padre, anche io ho fatto una promessa a mio padre: gli ho promesso che nessuno avrebbe mai scelto per la mia vita al posto mio, ma ciò sembra non poter accadere! Sono stufa!”

 è in lacrime, completamente distrutta da questa sfuriata. Si ricompone lentamente, ridivenendo davanti ai miei occhi la guerriera che ho conosciuto dal primo giorno.

“Artù Pendragon, chiedo di essere uccisa per sua mano. Il mio villaggio è morto, mio padre è morto e mia madre anche. La mia vita è dedicata alla protezione di ciò che mi è caro con la spada, ma tutto ciò che mi è caro è morto, anche io devo soccombere.”

 La proposta è del tutto inaspettata, non voglio ucciderla.

 “No”

 Sussurro, incapace di esprimermi meglio. Lei allora si toglie un guanto di quelli che indossa e lo lancia ai miei piedi

“E allora vi sfido secondo le regole dei cavalieri di Camelot.”

Non voglio prendere quel guanto in mano, eppure devo, rinunciare sarebbe folle, sarebbe un modo per minare la fiducia che il popolo ha in me e ciò non può accadere. Così raccolgo il guanto, la vedo sorridere tristemente. Sta per abbandonare la torre quando le dico

 “Oggi, a mezzodì”

Annuisce e se ne va.

 

Note dell’autore

Ecco qui il nuovo capitolo! Mi scuso per il ritardo e spero che non siate troppo arrabbiati con me. Perdonatemi, vi prego! Il racconto risulta essere più lungo di quel che pensavo, spero che la cosa non vi dispiaccia. Siamo comunque quasi alla fine, probabilmente mancano ancora solo due capitoli. A presto! Luka. 

  
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