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Autore: marikadreamworld    29/04/2011    1 recensioni
Due ragazzi che hanno sempre vissuto uno accanto all'altra, che non si sono mai parlati, e che non conoscono l'amore. Riusciranno, tra una partita a tennis e l'altra,a capire cos'è l'amore?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jason Orange
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
 
Aprii gli occhi, il sole mi accecò. Chi diamine aveva aperto la finestra? Ma tanto, lo immaginavo già.
Mi alzai, cercando di evitare il mucchietto di vestiti vicino al mio letto che ormai non entravano più nel mio piccolo armadio e mi diressi direttamente in cucina. Mi avvicinai al frigorifero e mi accorsi che qualcuno, prima di me, aveva già preso la bottiglia del latte. Mi avvicinai al tavolo e mi sedetti, preparandomi i miei cereali.
H-“Buongiorno eh…”
M-“Mhm….”
Non gli risposi. Chissà che nervi che gli venivano.
Guardai invece il ragazzo seduto davanti a me.
M-“Cos’è?” Mi dissi sporgendomi verso la sua tazza.
J-“Caffè… Non l’ho ancora bevuto però, è ancora caldo… Ce n’è dell’altro nella caffettiera.” Mi rispose senza alzare lo sguardo e continuando a leggere la sua rivista.
La caffettiera, pensai, troppo lontana. Presi la sua tazza e feci a scambio con la mia.
Mio fratello mi guardò.
M-“Che c’è?” Gli mimai ad bassa voce. Se ce n’era dell’altro, poteva anche alzarsi lui, no?
Finì di bere il suo, ora mio caffè e andai in camera mia, per chiudermi di nuovo e passare un’altra giornata al pc.
Sentii solo dire:”Il  mio caffè!!”
 
Aprii la pagina del mio blog. Beh, la mia descrizione non era molto interessante. Voglio dire, cosa c’è di interessante in una nullafacente che vive in un piccolissimo appartamento con il fratello e il migliore amico di suo fratello? Beh, niente, a meno che il tuo cognome non sia Donald e tu non viva con due dei scapoloni più ambiti di Inghilterra.
Eh, già. Erano ormai (quanti anni?), beh parecchio che vivevamo tutti insieme. Io, Howard e Jason. Si, proprio lui. Voi direste: Jason dei Take That, il dolce Jason, il bellissimo Jason. Beh, io non dico così. Perché è la persona più odiosa e antipatica del mondo. Non ci parliamo molto, ma quel poco basta e avanza.
E non potevo neanche andarmene a vivere da un’altra parte. Beh, loro possono, sono milionari. Io no. E’ già tanto se ho un gruzzoletto sulla mia carta di credito. Come vi ho detto, sono una nullafacente doc, mi hanno messo il bollino all’ufficio dei nullafacenti. Perché le battute stupide e infelici come la precedente?
Sono single. Eternamente single. Beh, voi direste, come fai ad essere single? Sono single. Purtroppo. E in questa casa siamo tre single disperati. Anche se non lo facciamo vedere. Howie ha lasciato sua moglie, ed ora è scapolo con figli annessi, e Jason… Beh, Jason io non l’ho ancora capito. Le soluzioni sono due: o è gay, o è più depresso di me.
Comunque, oggi sarei dovuta uscire. Un altro incontro di lavoro, un altro colloquio, sicuramente fallito.
Si, stavo cercando un lavoro. Non perché non ero laureata, perché non me lo volessero dare. No, io non lo volevo. Sembra strano, ma è così. Era così bello uscire con le amiche tutto il giorno, che stare chiusa in un ufficio. Ma dico io, proprio in economia e commercio dovevano farmi laureare?? Si, perché non l’ho scelta io la facoltà. Pensate davvero che una come me, con tutti quei sogni e quelle ambizioni, avrebbe voluto laurearsi?? Lasciamo perdere va…
Il mio Blackberry squillò. Un messaggio.
Era una delle mie best…
“Ci vediamo al solito bar, oggi offri tu ;) Alle 16, puntuale, non ti perdere nell’armadio!! ;)”
Alle 16. Fico. Un altro motivo in più per saltare l’appuntamento.
Passai tutta la mattina in camera e uscì solo per pranzare. Le nostre giornate tipo erano così.
M-“Che c’è da mangiare?”
H-“Il solito.”
M-“Bene” Me ne tornai in camera. Il solito voleva dire niente. How mangiava quelle schiefezze surgelate e Jay quella specie di brodetto schifoso. Puzzava da morire.
Arrivarono le 15:30. Mi vestii in fretta e presi la mia borsa, dirigendomi nel piccolo salottino.
H-“Dove vai?”
M-“Amiche, bar, qualcosa di commestibile da mangiare – fu la mia risposta secca - Tu che fai?”
H-“Noi – sottolineò il noi – andremo alle prove.”
M-“Ok...” Andai alla disperata ricerca delle chiavi.
J-“Ti sbagli amico, io non vengo…”
H-“E perché?”
J-“Devo sbrigare una faccenda in banca…”
M-“Cos’è hai finalmente chiesto un mutuo per un appartamento dove potrai finalmente stare solo col tuo ego?”
J-“Spiritosa”
M-“Bene, se rientro, ci vediamo stasera. Addio fratello, addio montato.”
J-“Ciao acida” Lo sentì dire mentre chiudevo il portone.
Stupido idiota.
Arrivai nel nostro bar preferito, e individuai, al solito tavolino, le mie amiche. Erano incredibili, e matte da legare!
Le mie amiche sono delle fashion victim convinte!! Insieme a me, naturalmente. Passiamo le giornate intere a provarci i vestiti, a scegliere gli abbinamenti. Loro lavorano così.  Personal Shopper, consulente di moda. Solo io, della moda, non ci avevo fatto un lavoro. Perché a me la moda non interessava davvero. Da piccola l’adoravo. Mi sentivo una star con tutti i vestiti di mamma e How che mi faceva le foto. E tutti e due che cantavamo e ballavamo come gli scemi…
M-“Buongiorno ragazze. Avete ordinato?” mi sedetti accanto a loro salutandole con un sorrisone.
A-“No, aspettavamo te. Che prendi?”
M-“Cornetto e cappuccino. Non ho mangiato neanche oggi.”
T-“Ma fammi capire, sono loro che non fanno la spesa o la colpa è tua?”
Tutte risero. Questo per loro era il mistero del secolo.
M-“E’ colpa loro. Uno si mangia le schifezze, l’altro quella pappetta schifosa.”
V-“Con te non parleremo più. Ci fai perdere la speranza anche con le pop star.”
Beh, l’unica single non ero io. Alessia, Vania, Chiara e Tania e Veronica erano nella mia stessa situazione e non solo loro: anche le altre ragazze del gruppo che oggi non c’erano erano single. Chi per scelta, chi per lavoro, chi perché non aveva tempo per una relazione e chi per disperazione. Credo che nell’ultima categoria ci fossi solo io. Perché io con gli uomini non andavo d’accordo. Beh, fino a qualche tempo fa neanche con le donne. Ma da quando avevo incontrato le mie amiche la mia vita era cambiata: mi sentivo parte di qualcosa, e questo qualcosa era stupendo. Howard si stupì quando mi vide uscire da casa per andare a farmi un giro con le amiche. Non lo avevo mai fatto. Anzi… Non avevo potuto farlo…
A-“Allora… Che si dice da quelle parti? Dimmi che tuo fratello è ancora single!!”
Ve-“Ti prego, non ci deludere!!” unì le mani e cominciò a ripetere la stessa frase tipo scongiuro.
Era questo il bello delle mie amiche: a loro interessava mio fratello, interessavano i Take That, ma prima venivo io. Tutte le altre volevano solo incontrare i Take That. Loro invece no. Certamente avrebbero voluto incontrarli, ma ero più che convinta che noi eravamo amiche perché ci volevamo davvero bene. Erano le persone più importanti della mia vita, insieme a mio fratello. Le uniche persone che mi conoscevano davvero, le uniche che mi amavano incondizionatamente, le uniche che mi avrebbero amato in qualunque modo io fossi stata, con qualunque scelta io avessi fatto.
M-“Si, è ancora single” risposi dopo aver sorseggiato il caffè.
Ve-“Evvai!!” disse sottovoce.
Erano matte. J
M-“Comunque… chi di voi cercava un lavoro?”
Tutte alzarono la mano.
M-“Voi ce l’avete un lavoro o sbaglio?” Guardai Tania e Chiara.
T-“Che c’entra, dipende dal lavoro. Spara.”
M-“Cercano delle stiliste al tour… E vorrebbero qualcosa di innovativo, nuovo… E ho pensato a voi. Naturalmente dovreste preparare delle proposte, anche perché io non raccomando nessuno.” Assaggiai il mio cornetto e immaginai il mio stomaco dirmi “Grazie” con una faccia molto felice.
Aspettai una risposta ma nessuno mi rispose. Alzai lo sguardo e vidi 5 paia di occhi che mi fissavano sbalorditi.
M-“Che c’è?” dissi a bocca piena.
V-“Ok, quando cominciamo??”
  
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