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Autore: _Sihaya    09/02/2006    4 recensioni
Immaginate di essere alla fine dell'anno scolastico e che Rukawa stia per partire perché è stato chiamato per giocare in nazionale. Come reagirebbe Hanamichi Sakuragi?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Do It Wise

 

by Sihaya

 

Scusate per i dialoghi! Ora dovrebbero essere leggibili! Grazie!
Eccomi con un nuovo esperimento!

Ho provato a scrivere una cosa in prima persona: è una breve storia raccontata dal punto di vista di Rukawa. Non è collocata in un punto preciso nel manga, ma diciamo che io la immagino più o meno al termine dell’anno scolastico.

Non so come la troverete, di certo non originale, ma rispecchia molto il modo in cui mi sentivo quando l’ho scritta.

 

* * *

 

So go do what you like,

make sure you do it wise,

you may find out that

 your self doubt means nothing

was ever there,

You can’t go forcing something if it’s just not right.

 

When I come around – Green Day (Dookie)

 

* * *

“Idiota.”

 

“Smettila! Sei solo una stupida volpe arrogante!”

 

Invidia.

 

La tua è soltanto invidia.

 

Sono stato chiamato per giocare in nazionale e tu ora sei invidioso. Sei un vero idiota.

Non capisci che domani parto, che me ne vado da qui, da questo liceo?!

Capisci che da domani non mi vedrete mai più?!

Io sto per diventare un campione, sto per realizzare il mio sogno e tutto quello che hai da dire tu è che sono uno stupido arrogante!

 

“Sei un fottuto idiota, Hanamichi!”

 

Mh?

 

E adesso cosa c’è? Cos’è quella faccia?

 

Ci sei rimasto male, vero? Non ti aspettavi che ti chiamassi per nome, immagino.

Ancora una volta ti ho stupito. Sei prevedibile.

 

Prevedibile e superficiale.

 

Guardati! Ci sei rimasto così male che non trovi nemmeno le parole per difenderti.

 

“Hanamichi…”

 

Lo faccio ancora, ripeto di nuovo il tuo nome. E’ divertente. Dovresti vedere che faccia idiota che hai! Dovresti proprio vederla!

 

“Domani parto.” ti dico quasi sottovoce.

 

Mi guardi storto.

 

Non riesci a capire, vero? Non capisci perché oggi sono così strano, perché non ti tratto come al solito. Non lo capisci perché sei cieco, non vedi oltre il tuo naso.

 

Sei davvero superficiale.

 

Magari ti strofini le mani con soddisfazione perché la kitsune se ne va e ora sarai tu il campione incontrastato di questo liceo del cazzo.

 

Fottiti Hanamichi, tu e quella  bamboccia a cui fai gli occhi dolci.

 

“Parto alle cinque e mezza del mattino”, ci riprovo. Provo di nuovo a strapparti almeno un commento sulla mia partenza. Me ne vado per sempre e tu non hai detto nemmeno una parola.

 

“Non ti aspetterai che io venga a salutarti! Io a quell’ora dormo ancora beato!”, mi dici pieno di te, con le braccia puntate sui fianchi.

 

E poi sarei io l’arrogante.

 

Guardati.

 

Un tuo amico, un tuo compagno di squadra sta per realizzare il sogno più grande della sua vita e tu non sai far altro che essere geloso. Sei un bambino.

 

Io sono bravo, sono uno dei migliori, e tu devi ammetterlo. La mia non è fortuna, è talento, e voglio che tu, Hanamichi Sakuragi, lo riconosca.

Voglio che tu mi dica quanto valgo e che la squadra non sarà più la stessa senza di me.

 

Lo sai. Smettila di nasconderti dietro la maschera del buffone e dimmi quello che pensi veramente di me.

 

“Non tornerò più a Kanagawa”, lo dico perché voglio che sia chiaro. Voglio che tu sappia che non ci vedremo più e questa è la tua ultima occasione per parlarmi.

 

Voglio riuscire a spezzare questa diffidenza che hai nei miei confronti. E’ tardi ormai, ma voglio ancora tentare.

 

“ e allora?”, mi rispondi con un sorriso beffardo stampato su quella tua stupida faccia.

 

Idiota.

 

Idiota dai capelli rossi.

 

 

Va bene, ho capito. Rimango ancora un attimo a fissarti negli occhi, ma questa volta non riesco a parlare. Vorrei dirti come stanno le cose, vorrei dirti che mi mancherai…

 

… tu più di tutti gli altri.

 

Ma non lo farò, non te lo meriti.

 

“Buona Fortuna”, scandisco come ultimo amaro saluto, mettendomi le mani in tasca e voltandoti le spalle.

 

Vorrei vederti, vorrei vedere la tua faccia ora. Vedere se sei pentito di avermi trattato così fino all’ultimo, ma non mi volterò. Non ti faciliterò le cose in questo modo. Rimpiangerai questo momento, Sakuragi, così come lo rimpiangerò io, per sempre.

 

Me ne vado.

Fa quello che ti pare Hanamichi, spero solo, per te, che sia la scelta più saggia.

 

 

Cammino nella notte verso casa, con le mani in tasca e la borsa sulle spalle.

 

Non metterò più piede qui. Diventerò un campione, il numero uno di tutto il Giappone e poi partirò per gli Stati Uniti. Voglio diventare il migliore.

 

Questo è il mio sogno.

 

Cazzo.

 

Mi viene quasi da piangere. In questa città ci sono tutti i miei ricordi di bambino e di ragazzo, la mia squadra, i miei amici e… tu, Sakuragi…, non posso metterti fra gli amici.

 

Ma domani ci sarai.

 

Lo so che verrai anche tu a salutarmi insieme a tutti gli altri e finalmente ti vedrò senza quella maschera che indossi ogni volta che mi parli.

 

Idiota.

 

* * *

 

Oggi fa freddo. E’ una mattina schifosa e io sto per partire.

 

Il cielo è scuro e forse pioverà, e io sono qui alla stazione ad attendere il momento che cambierà per sempre la mia vita.

 

Siete venuti tutti qui a salutarmi. Allenatore Anzai, Mitsui, Miyagi, Akagi, e tutti gli altri. Siete qui con parole d’addio e auguri di buona fortuna, e io sono sempre lo stesso, incapace di ammettere quello che provo e di dirvi che mi mancherete.

 

Ma ho un altro pensiero per la testa. Un pensiero che fa male.

 

Tu non ci sei.

 

Ero sicuro che saresti venuto, nella mia infinita presunzione ero certo che non saresti mancato a questo addio, ma non è così.

 

Che mi sia sbagliato? Mi detesti a tal punto?

 

Eccolo, il treno è arrivato. Salgo in carrozza e mi siedo accanto al finestrino, metto il walkman e accendo la musica sperando che mi aiuti a non pensare.

 

Stronzate.

 

Perché non sei venuto a salutarmi?

 

Perché non vuoi riconoscere quanto valgo? Sei uno stupido egoista Sakuragi. Volevo soltanto che condividessi con me la gioia di aver realizzato il mio sogno.

 

Se fosse accaduto a te, io l’avrei fatto.

 

Ma qual è il tuo sogno, che cosa desideri Hanamichi? E’ quella stupida ragazzina che vuoi? Vuoi che s’innamori di te, è questo il tuo desiderio più grande?

 

Siamo compagni di squadra e mi accorgo solo ora di non sapere nulla di te.

Ti trovo banale eppure ora non riesco a rispondere alla più stupida domanda che ti riguarda.

 

Che cosa desideri?

 

Forse anche tu, come me, sogni di diventare un campione?

 

No, mi sbaglio. Tu sei già IL GENIO, dico bene?

 

E’ vero, hai grande talento e ora rimpiango di non aver mai avuto il coraggio di dirtelo. Ma è così difficile parlare con te, non perdi occasione per prendermi in giro ed io sono così dannatamente orgoglioso.

 

Sento il treno che rallenta. Siamo nei pressi di una stazione.

 

Guardo fuori dal finestrino: il sole splende nel cielo. Quelle che credevo nubi cariche di pioggia non erano che una cortina passeggera.

 

Ancora una volta mi sono sbagliato.

 

Il treno riparte.

 

Chiudo gli occhi e mi appoggio al finestrino lasciando che il sole mi scaldi attraverso il vetro. Per un attimo riesco a non pensare, a non rimuginare sul passato mentre la musica suona forte nelle mie orecchie.

 

Poi il silenzio.

 

Anche la musica è finita.

 

“Posso sedermi qui?”

 

La voce di qualcuno mi disturba: perché vuole prendere posto di fronte a me che il treno è mezzo vuoto? Peccato avrei voluto restare solo.

 

Non rispondo, continuo a tenere gli occhi chiusi fingendo di dormire, magari lascia perdere e se ne va.

 

Niente da fare.

 

Il tizio cade pesantemente sul sedile di fronte a me urtandomi un ginocchio. Mi sposto leggermente.

 

Vorrei far ripartire la musica ma non mi muovo: sto fingendo di dormire.

 

Questo silenzio però mi distrugge. Il silenzio che amo e che cerco ogni giorno disperatamente oggi mi pesa più di ogni altra cosa. Ma è il baccano della gente che io fuggo, il rumore odioso di stupide parole buttate al vento, la voce stridula di persone vuote, il sibilo degli ipocriti.

 

Il resto è musica.

 

“Ma allora ho ragione!…” il tizio comincia a parlare. Ho ancora gli occhi chiusi, ma riesco ad immaginarlo, un ciccione in giacca e cravatta, di quelli che non riescono a farsi i cazzi loro.

 

Cazzo, ma non vedi che sto dormendo! Lasciami in pace…

 

“… sei stronzo così con tutti!”

 

Spalanco gli occhi. Lo stomaco mi balza in gola e trattengo un grido.

 

La tua testa rossa è a dieci centimetri dal mio viso e tu, da perfetto idiota, stai cercando di infilarmi un dito nel naso.

 

Balzo in piedi.

 

“Sakuragi, ma che cazzo fai!?” ti spingo lontano facendoti cadere sul seggiolino di fronte a me.

 

“Trattami bene”, mi dici serio, “mi sono alzato presto oggi, di prima mattina posso essere molto cattivo”

 

Mi viene da ridere. Non mi aspettavo tutto questo e sono ancora sorpreso. So che sei qui per salutarmi, ma voglio che tu me lo dica:” che cosa ci fai qui?”, chiedo retorico.

 

“Devo andare in un posto…”, rispondi vago, ma non mi inganni.

 

“A quest’ora?”

 

“Sì a quest’ora! Da quando in qua ti interessi di quello che faccio?”, dici arrabbiato, incrociando le braccia  sul petto e chiudendo gli occhi. Non sai quanto hai ragione.

 

“Che ne sapevo che anche tu eri su questo treno! Se lo sapevo prima non salivo!”, continui a blaterare. Cretino, non c’è bisogno di fare tutta questa scena, so benissimo perché sei qui.

 

“alla fine sei venuto a salutarmi…”, dico con arroganza.

 

Fingi di non avermi sentito, ma le tue guance hanno preso colore.

 

“non montarti la testa …” mi dici nervoso, guardando fuori dal finestrino.

 

Il silenzio cala di nuovo tra noi, ma questa volta non mi dispiace. Posso percepire il tuo imbarazzo, so che vuoi dire qualcosa ma non trovi il coraggio. Adoro questa quiete, mi dice più di mille parole.

 

“Non tornerò a Kanagawa…” lo ripeto perché voglio che sia chiaro. Questa è l’ultima volta che ci vediamo.

 

Mi guardi dubbioso.

 

“Non mi dirai che ti mancheremo?”, mi chiedi ironico.

 

Ti guardo, cupo. Certo che mi mancherete, idiota! Lo penso, ma è terribilmente difficile dirlo. Mi prende un nodo alla gola, mi appoggio al finestrino senza risponderti, nascondendomi ancora una volta in questo silenzio che mi è così caro.

 

“Ma allora sei proprio scemo!” Mi gridi balzando in piedi e afferrandomi la faccia come fai sempre con il povero Anzai, quale pazienza deve avere quell’uomo! E’ una cosa incredibilmente fastidiosa, però mi viene quasi da ridere.

 

Mi mancherai Sakuragi, voglio riuscire a dirtelo.

 

“Guarda che non vai mica sulla luna! Stupida Volpe…” mi dici con quella tua solita espressione idiota, “…non mi dirai che sei così pigro che non verrai mai a trovarci!?”, mi sorprendi.

 

Sto per risponderti ma mi precedi.

 

“ …e comunque se tu sei troppo orgoglioso per abbassarti a tornare, beh, allora verrò io a trovarti! Perché io sono diverso da te!”, dici lasciandomi senza parole. Ti guardo negli occhi per alcuni interminabili istanti.

 

“Sakuragi…” riesco a dire con un fil di voce ma non sono sicuro che tu abbia sentito.

 

“Chiamami GENIO!”, mi rispondi incrociando le braccia sul petto.

 

Nonostante tutto rimani un idiota.

 

Il treno si ferma.

 

“Io scendo qui”, dici evitando il mio sguardo.

 

Mi alzo anch’io con lo stupido intento di fermarti.

 

“Sakuragi…”, ripeto questa volta ad alta voce, invocando tutto il mio coraggio. Tu ti fermi ad ascoltare dandomi le spalle, “…mi mancherai.”.

 

Silenzio.

 

L’ho detto, sono riuscito a dirlo. Se non lo avessi fatto lo avrei rimpianto per sempre.

 

“Anche tu mi mancherai…”, dici voltandoti verso di me e cogliendomi di sorpresa. Non posso fare a meno di notare che hai gli occhi lucidi.

 

“ … buona fortuna”, dici e poi mi volti le spalle.

 

Grazie Hanamichi.

 

“…e comunque non ti montare la testa Kitsune! Sarò io il numero uno del Giappone!!” ti sento urlare mentre scendi dalla carrozza.

 

Sorrido e mi siedo di nuovo mentre il treno riparte.

 

“A presto amico”, sussurro sottovoce.

 

* * *

 

Allora com’è, vi è piaciuta?

E’ la prima volta che scrivo una storia in prima persona, non so come sia venuta e vi sarei davvero grata se mi deste il vostro parere!

 

GRAZIE di tutto

Sihaya

   
 
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