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Autore: Callisto    27/01/2004    3 recensioni
Come ci sente a scoprire che la persona che amiamo si sta solo prendendo gioco di noi? Ispirata alla canzone di Vasco "Brava"
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Brava

 

Sono sdraiata nel buio della mia stanza.

 Oggi l’ho rivisto dopo quasi sei mesi.

 Certo non sono riuscita a dirgli in faccia quello che pensavo di lui, non sono ancora abbastanza forte,  però non mi ha fatto male come pensavo.

 Dallo stereo Vasco ha iniziato a cantare e mentre lo ascolto, penso a quanto bene le parole di Brava descrivano la mia storia…..

 Ti sei accorta di me quasi per caso, quasi per caso hai deciso poi di commettere un piccolo peccato
e quando sei riuscita a farmi cadere con la tua logica di calze nere ti sei voluta prender gioco di me ti sei voluta divertire


Ricordo ancora la prima volta che ho incontrato Daniel.
Ero andata a quella festa poco convinta, solo perché Monia aveva tanto insistito perché l’accompagnassi, diceva che i suoi non l’avrebbero lasciata andare da sola.
Così alla fine mi ero ritrovata lì abbandonata, dato che Monia senza perdere tempo si era buttata nella mischia.

 Me ne stavo seduta sui divanetti guardando l’orologio più spesso di quanto non dovessi, chissà forse speravo che così il tempo sarebbe passato più in fretta.

Ogni tanto quando c’era qualche canzone che mi piaceva particolarmente andavo a ballarla, ma anche in quel caso mi tenevo in diparte. Quello non era affatto un ambiente in cui mi sentissi a mio agio.

Iniziai a guardarmi in giro, osservando le persone che sembravano divertirsi finchè il mio sguardo fu attratto da un gruppetto di ragazzi.
Uno in particolare attirò la mia attenzione, mettendo in ombra tutti gli altri.

Era un gran bel ragazzo, alto biondo con fisico da far invidia a qualsiasi fotomodello.

Senza nemmeno accorgermene mi ritrovai a fissarlo.

Quando lui ricambiò il mio sguardo, mi voltai dall’altra parte con le guance in fiamme.

Dopo un po’, accadde quello che allora mi parve un piccolo miracolo.

Il ragazzo stupendo di poco prima venne a sedersi vicino a me e si presentò.

”ciao io mi chiamo Daniel e tu?”

”Giada.”

”Splendido nome, adatto ad una splendida ragazza. 

Dimmi Giada quanti anni hai?”

”18 e tu?” – chiesi

”23 “

Il resto della conversazione non lo ricordo, ero troppo presa ad ammirarlo, pensando a quanto fosse straordinario che un simile ragazzo si fosse accorto di me.

Dopotutto non è nemmeno importante rammentare quello che ci siamo detti.

Il dado era tratto e il gioco era cominciato.

Già perché allora non lo sapevo ma io per lui non ero che questo: un gioco
.

Ed hai voluto vedere fino a che punto potevi arrivare fino a che punto mi potevi umiliare, fino a che punto mi avresti potuto anche cambiare
E sei riuscita a farmi credere che tu fossi pulita mentre in realtà giocavi solamente, spero che ti sia divertita


Dopo quella sera ci rivedemmo altre volte, ogni volta ero sempre più infatuata rispetto alla precedente. Quando mi baciò per la prima volta mi sembrò di toccare il cielo con un dito.

Quanto doveva apparirgli stupida.

Del resto lui non faceva che faceva che farmi notare tutte le mie “mancanze”

Criticava il modo in cui mi vestivo, in cui portavo i capelli.

Se ero felice per aver avuto un buon voto in francese, raffreddava subito il mio entusiasmo, dicendomi che era una fortuna, così non si sarebbe notata la mia insufficienza in matematica.

Tutto questo in pubblico.

In privato sembrava la persona più adorabile del mondo.

Diceva di amarmi alla follia e non faceva che ripetermi che ero “la cosa più importante della sua vita”.

Se avessi fatto attenzione alle sue parole mi sarei risparmiata molte umiliazioni e sofferenze.
Infatti lui diceva cosa e non persona, in fondo lui mi considerava alla stregua di un oggetto, un giocattolo con cui trastullarsi e da abbandonare una volta che ci si è stancati.

Purtroppo allora trovavo mille scuse per giustificare agli altri e, soprattutto, a me stessa, il suo comportamento.

Certo è un peccato però sai allora ero puro, allora forse avrei potuto anche amarti davvero e adesso invece non ci credo più, non credo più a niente e sono di quelli che non rischiano più per nessuno e per niente

Poi arrivò il giorno in cui il mondo mi crollò addosso, in cui per la prima volta aprii gli occhi su Daniel e sul suo “amore”

Fu una telefonata che ricevetti per errore a chiarire tutto, a far andare finalmente tutte le tessere al loro posto.

Ero appena tornata a casa, dopo uno stupendo pomeriggio trascorso con lui.

Quando eravamo soli era meraviglioso.

Anche se ultimamente continuava ad insistere perché gli dimostrassi il mio amore, diceva che se l’amavo veramente non c’era nessuna ragione di aspettare ancora.

Ma io non mi sentivo ancora pronta a fare il grande passo e speravo che lui avrebbe capito.

Il telefono squillò, quando vidi il suo nome sul display il mio cuore iniziò a battere a mille, come succedeva sempre.

Capii subito che quella telefonata era stata fatta per errore, probabilmente aveva dimenticato di bloccare la tastiera del telefono,
, che così aveva chiamato da solo.

 Sapevo che non era giusto ascoltare, che avrei dovuto mettere giù ma la curiosità aveva avuto la meglio, mi era sembrato di sentire il nome.

Volevo solo capire cosa dicevano di me, poi avrei messo giù

”Allora Danny, sei riuscito a portartela a letto? Ci esci già da due mesi, di solito impieghi molto meno tempo.”

”Non ancora, ma l’ho quasi convinta.

Poi dopo che avrò ottenuto quello che voglio, ognuno andrà per la sua strada……Sono stanco di fare da baby sitter a quella ragazzina”

“Tutto come al solito insomma.

Hai già scelto la prossima candidata?”

A quel punto chiusi il telefono.

Quello che avevo sentito mi aveva lasciato di ghiaccio.

Io per lui non significavo niente, non gli importava assolutamente nulla di me.

Non ero che un passatempo, una delle tante.

Ed io che mi illudevo che mi amasse davvero.

Dunque quella era la verità e bisognava che l’accettassi.

Almeno mi ero risparmiata l’umiliazione finale di essere scaricata senza troppi complimenti.

Chissà quante volte aveva riso di me con i suoi amici.

Quella però sarebbe stata l’ultima perché io avrei interrotto il gioco.

Mi chiamò il giorno seguente, con la sua solita voce suadente.

Io gli chiusi il telefono in faccia.

Provò a richiamarmi, questa volta misi il telefono davanti alle casse dello stereo e gli feci ascoltare il ritornello di una famosa canzone di Masini.

Mi mandò degli sms, in cui chiedeva spiegazioni per il mio comportamento ai quali  io non risposi mai.

Dopo qualche giorno si stancò e non si fece più sentire.

Probabilmente aveva iniziato a giocare con qualcun’altra.

Da quel giorno è passato parecchio tempo ed io non sono più la stessa Giada di prima, ci sono stata male a lungo ma alla fine sono riuscita a superare il dolore, l’umiliazione e la rabbia per essere stata presa in giro.

Ho smesso anche di odiare Daniel, perché uno come lui non merita nemmeno il mio odio.


Certo eri brava però tu sai a fare l’amore, sembravi nata per farlo ricordo bene, ricordo bene

Certo ho superato il dolore, ma i segni restano ancora, come dice una canzone  
non è il male, né la botta, ma purtroppo è il livido”.

Non sono più la stessa ragazza che si fidava di tutti quelli che dicevano di volerle bene.

Ora ci vuole del tempo prima che io apra il mio cuore agli altri, prima che io arrivi a fidarmi di una persona.

Quello che Daniel mi ha fatto, per quanto doloroso è servito a farmi crescere, a farmi capire che per quanto presi si possa essere presi da una persona, bisogna sempre ragionare con la testa e non farsi accecare dall’amore.

Vorrei amare di nuovo, ma la ferita si è chiusa da poco ed io ho ancora troppa paura di soffrire ancora.

Cerco di ricordare i momenti in cui sono stata felice con lui, evitando di pensare che stava solo recitando.

Non voglio finire col restare sola per sempre, diffidando di tutto e di tutti.

Non voglio che Daniel rovini tutta la mia vita.

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