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Autore: KillianDestroy    30/04/2011    2 recensioni
one-shot scritta di getto, ripensando a un bellissimo film che avevo visto un po' di tempo fa, LETTER DAYS...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perdonami, ma ti dico addio. Ti lascio così, lo so, come un vigliacco, ma è che mi sono innamorato di te. Non doveva andare così, io sarei dovuto rimanere un gioco. Solo e puro sesso. Ma tu mi hai tentato l’anima, hai provato a prendere il mio cuore, e ci sei riuscito. Poi, l’hai ucciso, l’hai distrutto, ma non sei riuscito a rompere il mio amore per te. È tutta colpa tua. Le tue braccia forti mi hanno stretto troppe volte, le tue dita raccolto le mie lacrime, le tue labbra catturato i miei sospiri e i tuoi occhi … i tuoi occhi sono demoni. Mi hanno rubato l’essenza di vita dal primo sguardo, così blu, così intensi. Ma tu sei troppo bravo a mentire, sei un attore e reciti anche quando vivi. Non sei mai stato sincero, lo sentivo, e trovarti lì, in una camera d’albergo a cinque stelle, con un’altra … non ce la faccio. Ti amo troppo. Non so nemmeno perché ti scrivo questa lettera, infondo lo so che non ti importa di me. Ti importa solamente di te stesso, il tuo cuore riesce ad amare solo una persona, e quella sei tu. Non provare a chiamarmi, o a rintracciarmi, tanto non ci riuscirai. Addio,
Blake
 
Con le lacrime agli occhi, piegò in due il foglio, ripose la penna nel suo piccolo astuccio da viaggio, si alzò dalla sedia e uscì dalla stanza. Prese coraggio, prima di entrare in quella che era la stanza di Jared. Non bussò, aprì la porta con la chiave magnetica e accese la luce, sicuro di non trovarlo dentro. E infatti, la stanza era vuota, il letto disfatto e nell’aria un odore amarognolo di sigaretta. Quante volte gli aveva detto di smettere, e lui non gli aveva dato retta. Posò la lettera sulla scrivania, sopra ad alcuni fogli scarabocchiati, vittime della momentanea ispirazione di Jared, dalla quale però non era uscito niente di fantastico o semplicemente accettabile. Uscì e andò a prendere i suoi bagagli, formati solamente da un borsone e un piccolo zainetto. Non passò per la camera di Shannon, sapendo che Jared era lì per decidere insieme al resto della band le scalette per i prossimi concerti. Lasciò l’albergo, impiegando tutta la sua forza di volontà per non tornare indietro e perdonare quel bastardo. Lo amava, sì, ma doveva vivere. Ormai lo stava trattando come un giocattolino, di riserva per di più. No, non doveva voltarsi, non doveva cedere. Prese un taxi, che lo portò all’aeroporto di New York. Passarono per Central Park, e una marea di ricordi inondarono la mente di Blake: il loro primo incontro e il loro primo bacio, sfociato poi in una notte privata in una camera d’albergo. Si erano incontrati proprio lì, in quell’enorme parco. Chiuse gli occhi, facendo passare nella sua mente quel caldo pomeriggio di agosto ….
 
 
Blake stava correndo ormai da due ore, quando decise di fermarsi su di una panchina a riposare. Correre gli faceva bene, lo aiutava a dimenticare Daisy, la bellissima ragazza che lo aveva lasciato per Aaron, il suo migliore amico. Pensò di aver fatto una cazzata enorme, il mese prima, a farli incontrare, ma lui voleva che andassero d’accordo, che fossero amici. Perché aveva perso la testa per lei. ‘La vita va avanti, è inutile piangere ormai’ si era detto, dopo una settimana dalla separazione. Era sempre stato ottimista, ma infondo aveva solo 22 anni e ancora tutta una vita davanti a sé. Si era diplomato col massimo dei voti, ma non aveva continuato l’università. Aveva deciso di trasferirsi a Los Angeles, per cambiare aria, ma quella ragazzina lo aveva trattenuto. Si sedette sulla panchina, anzi si sdraiò, beatamente baciato dal sole. Dopo poco però sentì un leggero languorino e decise di prendersi un gelato. Si alzò ma non vide la magra ma alta figura dell’uomo che stava camminando. Si scontrarono e caddero a terra. “Perdonami, non ti avevo visto” disse prontamente Blake, ma l’altro non l’ascoltò. “Sta più attento, ragazzo. Avrei potuto farmi male!” aveva urlato come una ragazzina, pur non essendo infondo così giovane. Pareva abbastanza maturo, ma sicuramente era molto più in là con gli anni di quanto non lo dimostrasse. Si alzò e cercò di aiutare l’uomo, ma questi rifiutò la sua mano. Sentì la suoneria di un cellulare e lo vide prendere dalla tasca dei jeans attillati un blackberry. “Dimmi! Come è possibile, te ne saresti dovuto occupare tu, Shan. Cosa? Va bene, ti aspetto qui allora.” urlava nel cellulare. Blake per tutto il tempo era rimasto ad osservarlo, senza capire cosa lo aveva veramente colpito. La sua corporatura magra, quasi come quella di un anoressico, eppure muscolosa, i suoi capelli marroni evidentemente tinti tenuti dal gel come se ci fosse il vento, i suoi vestiti che mettevano in risalto il suo fisico e pieni di simboli che era sicuro di aver già visto, oppure i suoi occhi. Mentre parlava si era tolto gli enormi occhiali da sole estremamente costosi e il ragazzo era rimasto a bocca aperta. Due perfette pozze azzurre, chiare come il ghiaccio eppure profonde, che parlavano di un’anima tormentata. Si destò da i suoi pensieri solo quando l’uomo chiuse la chiamate e rimise il cellulare in tasca. Blake riprese a correre, pensando continuamente all’uomo che aveva appena incontrato.

Si rividero pochi giorni dopo, in un negozio di musica. Blake stava osservando come sempre delle chitarre elettriche, incredibilmente costose, che mai si sarebbe potuto permettere. Ma andava almeno una volta a settimana lì, anche se alla fine non comprava mai niente. Gli piaceva l’atmosfera, e il proprietario si era abituato alla sua presenza, facendogli poi provare tutti nuovi arrivi e tenendo molto importante il suo giudizio. Aveva deciso quel giorno di provarne una Les Paul con strisce bianche e nere, quando gli si avvicinò l’uomo. Stava sorridendo e quel sorriso gli faceva brillare gli occhi, come un padre che sorride orgoglioso al figlio. “Sei bravo, ragazzo” gli aveva detto “Piacere, io mi chiamo Jared. Perdonami per l’altra volta,avevo avuto una giornata storta. Spero che non te la sia presa.” “No, no, tutto a posto. Comunque il mio nome è Blake”. Si avvicinò poi a loro un altro uomo, più basso rispetto a Jared, ma più in carne e muscoloso. Non si assomigliavano però era sicuro fossero fratelli. “Ehi Shan, senti Blake che talento! Ragazzo, sai suonare anche il basso?” aveva chiesto Jared, eccitato come una ragazzina che conosce un’altra ragazza con i suoi stessi gusti. “Me la cavo” aveva semplicemente risposta, non capiva tutta quella agitazione. Per il resto del pomeriggio avevano parlato di musica, e Blake aveva scoperto che loro erano Jared e Shannon Leto, rispettivamente il cantante e il batterista dei Thirty Seconds To Mars, il gruppo preferito da sua sorella, una rompiscatole della sua stessa età che fortunatamente si era trasferita a Berlino per studiare architettura. La sera decisero di cenare assieme, però Shannon dovette ritirarsi a letto prima rifiutando un giro per i pub, affermando che il giorno seguente si sarebbe svegliato presto per fare delle foto alla città. Verso le tre di notte, Jared e Blake si ritrovarono a Central Park, ubriachi fradici. A stento si tenevano in piedi e infatti, presto caddero ai piedi di un albero. Lì nascosti da occhi e orecchie indiscreti, parlarono della loro vita. Blake si ritrovò a parlare di Daisy e del dolore che gli aveva provocato e Jared, avvicinandosi, gli aveva sussurrato “Vediamo se riesco a curarti queste ferite”. Gli aveva posato le labbra ancora bagnate dalla vodka sulle sue, per poi rendere il bacio meno casto. Blake lo aveva lasciato fare, gustandosi l’alcool e il sapore dell’uomo. erano rimasti lì per molto tempo, prima di alzarsi e trascinarsi nell’albergo del cantante, facendo attenzione a non essere visti da qualcuno, in particolare dai paparazzi. Entrati nella camera ricominciarono a baciarsi, si spogliarono e caddero in quello che molti definiscono peccato. Al risveglio ricordavano a tratti la notte precedente, ma nessuno dei due aveva risentimenti.
 
Blake aprì gli occhi, scuotendo la testa e sorridendo. Erano andati avanti così per mesi, senza che nessuno sapesse niente. Si mandavano messaggi dolci, spesso Jared gli faceva recapitare delle rose a casa; sembravano giusto una smielata coppietta di innamorati. Ma Blake sapeva perfettamente che quando non passava la notte con lui, il cantante era impegnato con la groupie di turno. E questo gli faceva male, al cuore e all’anima. Ma non diceva nulla. Sapeva che per lui non sarebbe di certo cambiato, anche se infondo ci sperava. Poi, prima dell’inizio del tour, Jared gli chiese di andare con loro. Lui aveva accettato subito e aveva trascorso settimane stupende. Finché non entrò per sbaglio nella sua camera e lo aveva visto, nudo, sul letto, con una ragazza. Se n’era corso subito via, e solo il giorno seguente Jared era andato da lui. Lo aveva baciato, accarezzato, sussurrato parole dolci, ma inutilmente. Vedendolo freddo se n’era andato, sbattendo la porta. Non si erano più parlati per una settimana, fino a quando Blake non aveva preso la decisione di andarsene. E così aveva fatto, ed ora, davanti al tabellone delle partenze, pensava solamente a dove poter andare. C’era un volo per Berlino, uno per Los Angeles ed uno per Londra. Non sapeva dove andare, si sentiva in un vicolo cieco. Di certo non sarebbe andato dalla gemella, non le poteva raccontare di Jared ma, se l’avesse avuta davanti, non avrebbe potuto tacere. Los Angeles era la città dove Jared risiedeva, quindi da evitare e Londra sarebbe stata la data seguente del tour. Decise di aspettare un paio d’ore per il volo per Toronto, sicuro che Jared non l’avrebbe nemmeno cercato. Invece, dopo neanche mezzora, il bel cantante fece la sua comparsa, correndogli incontro con le lacrime agli occhi. Lo abbracciò, ma Blake non lo ricambiò. “Scusami, non te ne andare, ti prego” gli ripeteva, ma Blake era impassibile, finché non sentì nell’orecchio due parole che lo paralizzarono “Ti Amo”. Lo guardò stupefatto negli occhi, e vide per la prima volta che non mentiva. Continuava a ripeterlo, finché Blake non gli baciò delicatamente le labbra, scostandosi subito ricordandosi di essere in un luogo pubblico e che qualcuno avrebbe potuto vederli. “Continua, ti prego. Non mi importa che qualcuno ci veda, perché ti amo, è questa la verità.” “Ti amo anche io, Jared.”





Allora, eccomi di nuovo al lavoro! Il film da cui mi è venuta l'idea, anche se in realtà non centra 'na mazza, è LETTER DAYS, molto molto bello, che parla di un ragazzo gay che ha sempre "incontri occasionali" con altri uomini, e di un altro ragazzo, una specie di missionario però che viene da una chiesa molto rigida. Praticamente deve imparare a memoria tutti i versetti del vangelo e poi va in giro a recitarli e fa un po' come i testimoni di Geova che vanno porta a porta. Questi due ragazzi si incontrano e si innamorano però dato che la chiesa non riconosce i gay il ragazzo deve tornare a casa e succede tipo il finimondo. La storia è molto diversa però mi piace la storia d'amore complicata tra due gay.... spero che sia piaciuta anche a voi!
Baci
Manu

  
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