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Autore: yonkerauhl    30/04/2011    1 recensioni
volevo seguire il mio sogno. odiavo questo mondo. L'aria che si respirava qua sulla terra, mi bruciava nei polmoni. Li corrodeva peggio del fumo e mi confondeva la mente, offuscava tutto con quel fumo e io non riuscivo più a vedere niente. Le persone accanto a me diventavano ombre mielose, difficili da identificare. Io non capivo più niente, a caussa sua ero finita nell'oblio più totale. sola. Nessuno capiva ciò che sentivo, il dolore che mi squarciava in pezzi il cuore. nessuno l'aveva mai provato.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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era mezzanotte e cinquantasei minuti ed io ero stata precississima. L'ora della sua nascita, un orario che nessuno avrebbe dimenticato. Avevo preso tutto, meno che il cellulare, ovvio. Avevo la Nikon e la mia borsa con quella tracolla che tanto odiavo; era insopportabile, mi spingeva sulla spalla con tutto quel peso, da farmi un male atroce. Avevo raccolto i suoi cd, la biografia, qualche dollaro raccimolato dalla vacanza New York dell’estate scorsa e un po’ di cambi. Ero una ragazza con un gran sogno, dai potete capire. Uscii dal cancello di casa, mi girai e scoppiai a piangere. Smisi subito, se avessi continuato tutto ciò che avevo in programma scoppiava. E dopo mi sarei sentita in punto di morte, come un'idiota, simile al bambino a cui scoppia accidentalmente il palloncino. Avevo deciso tutto, da sola. Volevo uscire da ‘sto casino e avere un po’ di ciò che mi meritavo. seguire il mio sogno. Avevo buttato il cellulare, legato il braccialetto portafortuna al polso e e scovato nella mia anima quel po’ di speranza che rimaneva. salutai senza sapere neanche io a chi dicevo addio con un semplice cenno, a quell’ora della notte nessuno sarebbe stato molto arzillo. Neanche un alcolizzato dopo aver bevuto il suo whisky. Ero distrutta, il sonno mi mangiava l’anima poco a poco. Ma ero peggio di una drogata, amavo sentire un qualcosa che mi scorresse nelle vene. Mi facevo dosi di speranza, spesso. e oh, quel giorno la mia dose aveva avuto più effetto del solito. Feci un respiro profondo e mi avviai all'areoporto. Avevo caldo, le mie guance avevano un colorito rosso fuoco. Era tutto quel coraggio, che bruciava sotto pelle. le luci dell’aeroporto abbagliavano parecchio e io avevo ancora gli occhi intorpiditi dal sonno tanto che iniziai a lacrimare, un po’ per la cagata che stavo per fare e un po' per la luce che mi colpiva di sorpresa ovunque guardassi. Presi i biglietti, ricordo troppo bene quell’odore cartaceo che sapeva tanto di libertà. Salii sull’aereo, il primo che trovai, era per la Spagna, se non sbaglio. Una volta sull’aereo, la noia si impossessò di me, cercai l’Ipod tra le mille tasche della borsa, ma senza risultati. Avevo dimenticato la cosa più importante, il piccolo bambino cicciotello in gita che dimentica la merendina preferita; un classico. cercai di dimenticare, non dovevo farmi abbattere da nulla. Questo viaggio doveva andare come volevo io. In Spagna ci sarebbe stata la tappa del tour successiva e ‘sto viaggietto incasinato sarebbe cominciato da lì. Non avevo i biglietti, ma avrei trovato un modo per arrivare da lui. avrei dato tutto. Un’oretta di viaggio, circa. Scesi e per colpa del sonno mi inciampai nello scalino, per fortuna nessuno se ne accorse e non fece domande sul motivo del mio viaggio tutta sola da così piccola. Il rumore del motore mi risvegliò da uno stato di trans. Strofinai gli occhi, sistemai la borsa sulla spalla in modo da sentire meno il dolore ed entrai in un’edicola. Solo giornali spagnoli, non potevo sprecare soldi per sei pagine di carta stampata che non avrei mai letto. Erano soldi che mi sarebbero serviti a tempo indeterminato, o almeno fino a quando non avessi avuto un lavoretto. Tre anni di lezioni di spagnolo mi aiutarono abbastanza. uscii dall’aeroporto e camminai a vuoto fino a una specie di hotel, anche se un po’ mal ridotto. Dovevo accontentarmi, non dovevo spendere troppo. Salii nella camera, la tre. Il mio numero preferito, diciamo che 'sta vacanza era iniziata per il verso giusto. Mi buttai sul letto, senza nemmeno cambiarmi. Mi addormentai e iniziai a sognarlo, di nuovo.le luci dell’aeroporto abbagliavano parecchio e io avevo ancora gli occhi intorpiditi dal sonno tanto che iniziai a lacrimare, un po’ per la cagata che stavo per fare e un po' per la luce che mi colpiva di sorpresa ovunque guardassi. Presi i biglietti, ricordo troppo bene quell’odore cartaceo che sapeva tanto di libertà. Salii sull’aereo, il primo che trovai, era per la Spagna, se non sbaglio. Una volta sull’aereo, la noia si impossessò di me, cercai l’Ipod tra le mille tasche della borsa, ma senza risultati. Avevo dimenticato la cosa più importante, il piccolo bambino cicciotello in gita che dimentica la merendina preferita; un classico. cercai di dimenticare, non dovevo farmi abbattere da nulla. Quel viaggio doveva andare, come volevo io. In Spagna ci sarebbe stata la tappa del tour successiva e ‘sto viaggio incasinato sarebbe cominciato da lì. Non avevo i biglietti, ma avrei trovato un modo per arrivare da lui. avrei dato tutto. Un’oretta di viaggio, circa. Scesi e per colpa del sonno mi inciampai nello scalino, per fortuna nessuno se ne accorse e non fece domande sul motivo del mio viaggio tutta sola da così piccola. Il rumore del motore mi risvegliò da uno stato di trans. Strofinai gli occhi, sistemai la borsa sulla spalla in modo da sentire meno il dolore ed entrai in un’edicola. Solo giornali spagnoli, non potevo sprecare soldi per sei pagine di carta stampata che non avrei mai letto. Erano soldi che mi sarebbero serviti a tempo indeterminato, o almeno fino a quando non avessi avuto un lavoretto. Tre anni di lezioni di spagnolo mi aiutarono abbastanza. uscii dall’aeroporto e camminai a vuoto fino a una specie di hotel, anche se un po’ mal ridotto. Dovevo accontentarmi, non dovevo spendere troppo. Salii nella camera, la tre. Il mio numero preferito, diciamo che 'sta vacanza era iniziata per il verso giusto. Mi buttai sul letto, senza nemmeno cambiarmi. Mi addormentai e iniziai a sognarlo, di nuovo.le luci dell’aeroporto abbagliavano parecchio e io avevo ancora gli occhi intorpiditi dal sonno tanto che iniziai a lacrimare, un po’ per la cagata che stavo per fare e un po' per la luce che mi colpiva di sorpresa ovunque guardassi. Presi i biglietti, ricordo troppo bene quell’odore cartaceo che sapeva tanto di libertà. Salii sull’aereo, il primo che trovai, era per la Spagna, se non sbaglio. Una volta sull’aereo, la noia si impossessò di me, cercai l’Ipod tra le mille tasche della borsa, ma senza risultati. Avevo dimenticato la cosa più importante, il piccolo bambino cicciotello in gita che dimentica la merendina preferita; un classico. cercai di dimenticare, non dovevo farmi abbattere da nulla. Quel viaggio doveva andare, come volevo io. In Spagna ci sarebbe stata la tappa del tour successiva e ‘sto viaggio incasinato sarebbe cominciato da lì. Non avevo i biglietti, ma avrei trovato un modo per arrivare da lui. avrei dato tutto. Un’oretta di viaggio, circa. Scesi e per colpa del sonno mi inciampai nello scalino, per fortuna nessuno se ne accorse e non fece domande sul motivo del mio viaggio tutta sola da così piccola. Il rumore del motore mi risvegliò da uno stato di trans. Strofinai gli occhi, sistemai la borsa sulla spalla in modo da sentire meno il dolore ed entrai in un’edicola. Solo giornali spagnoli, non potevo sprecare soldi per sei pagine di carta stampata che non avrei mai letto. Erano soldi che mi sarebbero serviti a tempo indeterminato, o almeno fino a quando non avessi avuto un lavoretto così, trovato su due piedi. Magari come cameriera, tra l'odore di fritto e di caffè fumanti. Tre anni di lezioni di spagnolo mi aiutarono abbastanza. uscii dall’aeroporto e camminai a vuoto fino a una specie di hotel, anche se un po’ mal ridotto. Dovevo accontentarmi, non dovevo spendere troppo. Salii nella camera, la tre. Il mio numero preferito, diciamo che 'sta vacanza era iniziata per il verso giusto. Mi buttai sul letto, senza nemmeno cambiarmi. Mi addormentai e iniziai a sognarlo, di nuovo.
  
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