Pov. Will

Dopo dieci lunghissimi anni passati a vagare nell'oceano, stavo per riuscire, finalmente, a vedere la mia amata Elisabeth e il piccolo Bill che più tanto piccolo non era. Aspettavo da troppo tempo questo momento e in quel momento il mio agognato desiderio si stava avverando.

Eccola, la vidi.

Port Royal.

La costa dove dieci anni fa lasciai la mia famiglia ad una lunghissima attesa, quella città dove tutto è iniziato e concluso.

Ero ad un passo dalla felicità e da ciò che la rappresenta.

Ma...

C'era qualcosa di strano nell'aria...

Sentivo... Come uno strano... Odore.

C'era odore di fumo... La collina!

Mi voltai spaventato in direzione della nostra villa e ciò che vidi mi fece venire un colpo al cuore anche se il mio cuore non apparteneva più al mio corpo.

La casa, la mia casa, era in fiamme.

Appena sceso dalla barca corsi a perdifiato fin sopra la collina. C'era troppo silenzio per essere il posto che mi ricordavo. Era successo qualcosa di orrendo.

Appena arrivato alla pianura dove abitavo vidi un corpo per terra.

Era un giovane, avrà avuto circa vent'anni. Aveva corti capelli biondo scuro, era abbastanza alto e con un fisico che testimoniava anni di allenamento.

Da una ferita sulla spalla usciva copioso del sangue. Doveva essere accaduto non molto tempo prima, un'ora al massimo.

Vicino alla mano destra stava una spada. La riconobbi.

Era la spada che avevo fabbricato per mio figlio per il suo decimo compleanno.

Il sangue mi gelò nelle vene. Era Bill.

Corsi verso quella figura inerme e mi inginocchiai accanto al ragazzo.

Era vivo. Sentendo qualcuno accanto a sè Bill aprì gli occhi. Quei fantastici occhi color nocciola con sfumature verdi. Adesso erano intrisi di paura e disperazione.

Cercò di dirmi qualcosa, ma dalla uscì solo un gemito incomprensibile e poi svenì.

 

Pov. Bill

Aprii gli occhi.

Il soffitto era di legno grezzo, diverso da quello della mia casa. Dov'ero?

Mi alzai a fatica, la spalla mi faceva molto male. Improvvisamente mi ricordai di quello che era accaduto.

–Madre!–

–Bill! Ti sei svegliato!–

Era la voce sbagliata. Non apparteneva a mia madre, ma ad uomo. Spaventato cercai la spada con la mano, ma non la trovai. Mi ripetei di non aver paura, ma gli uomini che avevano portato via Elisabeth mi tornarono in mente con terrore.

–Dove sei? Chi sei?–

–Una domanda alla volta ragazzo.–

Il possessore della voce si fece avanti dall'ombra. Era un giovane, avrà avuto dieci anni in più di me. E mi assomigliava terribilmente.

–Chi sei?–

L'uomo sorrise divertito: –Non mi riconosci?–

Scossi la testa in segno di diniego.

Gli occhi dell'uomo si fecero tristi, ma il sorriso rimase: –Bill, sono Will.–

Will? Questo nome mi suonava famigliare, ma non riuscivo a ricordare.

L'uomo fece un passo avanti: –Bill sono William Turner... tuo padre.–

Il cuore mi si bloccò per un istante.

Erano passati dieci anni, ora ricordavo.

–Pa... Padre. Sei... Sei... Sei tornato.–

Will mi sorrise e mi venne incontrò abbracciandomi.

Non ci volevo credere. Era passata un’eternità, ma adesso era tornato.

Il sorriso mi si spense dalle labbra quando sentii di nuovo la sua voce: –Bill, dov’è Elisabeth?–

Mi staccai da lui. Come facevo a raccontargli quello che era accaduto?

–Wi… Padre, Elisabeth è stata rapita.–

Gli occhi di Will si ridussero a due fessure, sospirai e poi dissi: –Siediamoci, così ti racconto.–

Lui annuì senza parlare.

Ci sedemmo e io iniziai a parlare: –Ieri sono arrivati dei pirati a Port Royal. Ma non quelli che ci aspettavamo. Erano almeno una cinquantina. Hanno distrutto tutto ciò che trovavano sul loro cammino, ed erano diretti qua. Appena entrati a casa, Elisabeth ha chiesto che ci facevano lì e loro hanno risposto: “La portiamo a fare un giro, altezza.” E sono scoppiati a ridere. Ho cercato di fermarli, ma… è stato tutto vano.–

Dopo il  mio racconto ci fu un lungo silenzio.

Alla fine Will chiese: –Che bandiera avevano?–

–Teschio nero su sfondo bianco. L’opposto dei pirati che ho visto fin ora.–

–Dannazione! Sono tornati! Ma come facciamo a…–

Lo interruppi: –Padre che stai dicendo? Chi sono tornati?–

Lui non mi rispose: –Figliolo… Dobbiamo chiamare Calypso. Sta per iniziare la Seconda Grande Guerra dei Mari.–

Rimasi in silenzio cercando di comprendere le parole di mio padre, quando un granchio entrò dalla finestra.

–Ma…–

Will mi fece segno di star zitto e rivolgendosi al granchi disse: –Mia signora… Ho bisogno di parlarvi.–

Ma… Era diventato matto? Mettersi a parlare con un granchio?

Il granchio s’illuminò di una luce abbagliante e comparve una donna. Will s’inginocchiò, io lo imitai.

–Capitan William Turner. Perché mi chiami? Spero sia per un motivo valido.–

Will s’alzò e disse: –Lo è. Sono tornati. Hanno rapito… il Re dei Pirati.–

La donna annuì pensierosa: –E così, la tua richiesta sarà quella di poter affrontare questa battaglia. Sbaglio forse?–

–No, mia signora.–

–Per compiere questo dovresti cercare gli altri. Riunire la vecchia alleanza.–

–Sì, mia signora.–

–E così sia. Ti concedo un anno di tempo. Non di più. Sfruttalo al meglio.–

E sparì.

Lo guardai scioccato.

Lui con un sorriso beffardo che mi ricordava un certo pirata che avevo già incontrato mi disse: –Bill, ti porto da un mio…. Carissimo… amico. Jack Sparrow. Capitan Jack Sparrow.–

 

Angolino autrice:

Per favore! Abbiate pietà!!

È la mia prima fanfiction… Grazie per aver letto fin qua.

Vorrei ringraziare la mia… carissima… Ekiyo per avermi fatto trovare questo magnifico sito e per avermi revisionato il capitolo.

Per favore lasciate un commento che sia positivo o negativo va bene lo stesso!

Al prossimo capitolo!