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Autore: VaniaMajor    01/05/2011    5 recensioni
Sesshomaru e Inuyasha, principi di Nishi, difendono il loro regno dai perfidi Naraku e Soichiro cercando al contempo di utilizzare le spade che il padre ha lasciato loro in eredità. Inuyasha ha trovato la sua vera forza nella miko Kagome, ma chi avrà mai il coraggio di stare accanto a Sesshomaru? Intanto, Naraku diventa sempre più potente, tanto da mettere in discussione la profezia che lo vuole sconfitto...Una AU della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5

VIAGGIO VERSO EST


Jaken uscì dalle cucine con il suo passo barcollante, borbottando fra sé. Anche per quel giorno, il pranzo per quelle maledette principesse dai gusti difficili era quasi pronto. Maledizione anche a loro! Abituate com’erano agli agi, non si accontentavano di piatti normali! E Jaken non voleva che si dicesse in giro che le cucine del palazzo di Sesshomaru non erano in grado di sfamare al meglio quelle sciocche ragazze umane.
Sospirò, desolato. Ma perché Sesshomaru-sama lo aveva lasciato in una situazione del genere? Fortuna che quella Kagome e il kitsune si interessavano di mettere le principesse a loro agio, altrimenti il piccolo demone non avrebbe proprio saputo che fare! Lui non era certo fatto per trattare con quelle donne!
«Vorrei che Sesshomaru-sama le avesse mandate via prima di partire.- borbottò tra sé- Tanto sono sforzi sprecati, non ne sceglierà nemmeno una, non sono degne di…guep!» Un piede lo colpì alla schiena, mandandolo lungo disteso. Quando si voltò per vedere chi era stato, vide ergersi sopra di lui la figura del padrone. «Ah! Sesshomaru-sama!- balbettò, affrettandosi a prosternarsi- Avete sentito…ehm…non era una critica mossa a voi…»
«Dov’è Inuyasha?» gli chiese Sesshomaru, troncando sul nascere le sue giustificazioni.
«Vo…vostro fratello? Credo si trovi nella sala da pranzo dei suoi appartamenti insieme ai suoi amici.- disse Jaken, con una smorfia- E’ quasi ora del pasto, e…»
Sesshomaru non ascoltò il resto della frase, incamminandosi lungo il corridoio per raggiungere le stanze del fratellastro. Jaken, dopo un attimo, si affrettò ad alzarsi e a recuperare il Bastone Ninto, correndo dietro al padrone. Sentiva che c’era qualcosa di nuovo nell’aria e non capiva se era tempesta o meno. 
Sesshomaru raggiunse la porta che dava sugli appartamenti di Inuyasha, da dietro la quale si udivano chiacchiere. Qualcuno disse qualcosa e il gruppo rise, spensierato. Sesshomaru aprì la porta di scatto, zittendo quelle sciocche manifestazioni di ilarità.  Il gruppo di Inuyasha era seduto attorno a un grande bollitore per il tè, e diverse paia d’occhi stavano fissando il nuovo arrivato con aria attonita. C’erano tutti: la miko, il kitsune, il monaco…e una donna umana che Sesshomaru non ricordava di aver mai visto.
«Ehi, Sesshomaru…sei tornato, finalmente!- disse subito Inuyasha, aggrottando le sopracciglia- Eravamo stufi di star dietro a quelle…»
«Inuyasha, per favore!» lo censurò Kagome, evidentemente stanca di sentire quel genere di lamentele.
«Dove sei stato?» chiese Miroku. La donna che gli stava a fianco gli si avvicinò un po’ di più, un movimento non del tutto conscio. Sesshomaru la squadrò, mentre alle sue spalle si fermava Jaken.
«Chi è quella donna?» chiese. Il gruppo si scambiò occhiate incerte.
«Il mio nome è Sango dei Taijiya.- rispose Sango, fiera- Sono una delle principesse da voi convocate, Sesshomaru-sama.»
«E cosa ci fa qui con voi?» chiese ancora Sesshomaru, secco. Miroku mise una mano sulla spalla di Sango.
«Sango è la mia fidanzata, Sesshomaru. Spero che la cosa non ti contrari, visto che abbiamo avvisato di ciò anche la sua famiglia.» disse, apparentemente placido e sereno. Kagome lo guardò con ammirazione per il suo sangue freddo e per la compostezza con cui aveva detto una cosa tanto bella. Inuyasha sbuffò e Sango arrossì.
«Ne devo dedurre che ora anche lei faccia parte del tuo seguito, Inuyasha?- disse Sesshomaru, con una piccola smorfia infastidita- E sia, verrà con noi. Una seccatura in più o in meno non fa differenza. Preparatevi, si parte tra un’ora.»
«Si parte?» chiese Kagome, sorpresa.
«Cosa?» chiese Jaken, a sua volta stupito.
«Ehi, frena un po’! Non puoi presentarti qui dal nulla e ordinarci di partire! Spiegaci che diavolo succede!» protestò Inuyasha, alzandosi in piedi.
«Non ho tempo da perdere con voi.» lo gelò Sesshomaru.
«Feh! Allora vattene da solo.» tagliò corto Inuyasha, tornando a sedersi con aria cocciuta.
«E’ condizione essenziale che voi veniate, e verrete…a costo di costringerti, Inuyasha.» mormorò Sesshomaru, minaccioso, alzando la mano e flettendo le lunghe dita in un gesto denso di minaccia. Inuyasha tornò a balzare in piedi, i pugni stretti, ma Miroku gli stese davanti lo shakujo, frenandolo.
«Sesshomaru, sono certo che tu abbia un buon motivo per richiedere la nostra presenza. Se dobbiamo partire tra un’ora, concedici almeno di pranzare e di far preparare dei bagagli per noi. Nel frattempo potrai raccontarci in breve cosa ti ha portato a prendere una tale decisione.» disse, ragionevole.
«Miroku ha ragione. Non ti faremo perdere tempo.» lo blandì Kagome, con un sorriso. Sesshomaru corrugò la fronte, poi annuì bruscamente.
«Jaken, porta da mangiare a questi ningen e fai preparare il necessario per il viaggio. Non ho tempo da perdere.» ordinò, e il piccolo rospo si affrettò ad eseguire l’ordine. Durante il pasto degli amici, Sesshomaru spiegò con pochissime parole a cosa aveva portato il suggerimento di Myoga e Totosai.
«Quella dea non riesce proprio ad avere visioni un po’ più chiare?» si lamentò Inuyasha, con una smorfia.
«Inuyasha, non credo sia il caso di criticare una dea. Vuoi farti maledire?- obiettò Shippo- E poi, mi pare che ci siano parecchi indizi su cui lavorare!»
«Feh! Tutta la frontiera est è stata attaccata da Naraku. Dovremo setacciarla da cima a fondo.»
«In realtà ci dovremo soffermare solo sugli insediamenti umani, Inuyasha.- disse Miroku, calmo- Parliamo di una principessa umana…perciò le famiglie nobili con figlie già maritate o di età sbagliata, o aventi solo eredi maschi, sono escluse dal conteggio.»
«Sono comunque tante.- sbuffò Inuyasha- Sango, tu non conosci qualche donna dell’est che possa corrispondere alla descrizione?»
«Non ho mai avuto molti contatti con le altre famiglie nobili, a dire il vero.» ammise Sango, scuotendo il capo. 
«Beh, sappiamo che è una principessa e già questo è un vantaggio. Inoltre, dobbiamo cercare una donna forte, che sappia combattere e che odi Naraku con tutte le sue forze.- ricordò loro Kagome- A me non sembra una cattiva base da cui partire.»
«E ricordiamoci che è molto bella, il che restringe ulteriormente le possibilità.» aggiunse Miroku, con aria ascetica. Sango lo fulminò con un’occhiata, indovinando i suoi pensieri reconditi.
«Non mi interessano queste chiacchiere.- tagliò corto Sesshomaru- Finite di mangiare e andiamo.»
«Ecco, abbiamo un altro indizio: per stare con lui quella donna dovrà avere un carattere tremendo.» bofonchiò Inuyasha, sorbendo una quantità eccessiva di ramen e guadagnandosi un’occhiata omicida del fratello.
«Hai idea di dove iniziare la ricerca?» chiese Kagome.
«Partiremo da nord-est, per seguire poi la frontiera. Mi sembra logico.» fu la caustica risposta di Sesshomaru. Miroku corrugò la fronte.
«Sesshomaru…perché non iniziare la ricerca da Karenomi, allora?»
«Karenomi?- sbuffò Inuyasha, poi assunse un’espressione attenta- Aspetta…non è quel villaggio attaccato da Naraku un paio di settimane fa?»
«Esattamente. Quella famiglia ha tre figlie femmine, se non erro, ed è uno dei primi insediamenti sulla frontiera est. Inoltre, Naraku l’ha attaccato da poco e secondo le parole della dea i nostri nemici sono alla ricerca di quella donna. Non mi sembra un segno da sottovalutare.»
Sesshomaru, dopo un attimo di riflessione, annuì. In quel momento Jaken tornò, seguito da alcuni servi che recavano i bagagli degli amici.
«E’ tutto pronto, Sesshomaru-sama.- disse il piccolo rospo, tormentando il Bastone Ninto- Posso…ehm…potrei venire anch’io con voi, stavolta?»
Sesshomaru si alzò e uscì dalla stanza, concedendo al suo servitore un freddo: «Fa’ come ti pare.»
«Ehi, ma come fai a commuoverti così?» chiese Shippo, scuotendo il capo nel vedere Jaken seguire con sguardo adorante e lacrimevole il suo padrone. Gli altri si alzarono in piedi, dando una breve controllata agli involti da viaggio.
«Chissà perché dobbiamo andare anche noi?» borbottò Inuyasha.
«Non è ovvio? Per mediare il caratteraccio di Sesshomaru.- rise Kagome, a cui quella ricerca non dispiaceva- Metterebbe in soggezione qualsiasi donna e rovinerebbe tutto prima ancora di cominciare.»
«Sarà…»
«Non ti dispiace venire con noi, vero Sango?» chiese Miroku, issandosi in spalla il suo bagaglio.
«Macché! Anzi, questo darà il tempo alla mia famiglia di digerire le ultime notizie. Non vorrei che mandassero il mio povero fratello a trascinarmi via dalle mani di questo monaco maniaco. Già Kirara è stata mandata qui…» disse lei, sorridendo e assicurandosi l’Hiraikotsu sulla schiena.
«Sango…» protestò debolmente Miroku, fingendosi affranto.
«Allora, vi muovete?!»
La voce di Sesshomaru li spronò ad uscire dalla stanza, con Jaken che li precedeva, felice e tronfio per non essere stato lasciato a casa.
«Sarà un viaggio stressante.» predisse Inuyasha, sospirando con irritazione. Kagome non ebbe il coraggio di contraddirlo.


***


«Ecco Karenomi.»
«Kami-sama…i danni fatti da Naraku sono ancora ben visibili.»
«Già.»
Il gruppo si trovava in cima a una collina verdeggiante, costellata di larici, e da quella posizione godeva della vista della vallata in cui sorgeva il villaggio di Karenomi. O meglio, quello che ne restava…Nonostante gli uomini del villaggio fossero al lavoro per ricostruire case e magazzini bruciati, c’erano ancora molti segni dell’attacco demoniaco. Una sezione del muro esterno del castello, poi, sembrava essere crollata come una parete di carta e le macerie non erano ancora state sgombrate. Nel villaggio ferveva una grande attività e nell’aria si elevavano gli ordini di chi sovrintendeva ai lavori e i colpi di martello.
«Quel maledetto Naraku ha fatto dei bei danni, ma niente di particolare.» osservò Inuyasha.
«E’ vero. Di solito, quando decide di radere al suolo un villaggio ci mette più impegno.- disse Sango, che in materia era un’esperta- Dev’essere stato disturbato e per questo ha lasciato il lavoro a metà…altrimenti non si spiega.»
«Mi chiedo chi gli abbia messo in mente di attaccare Karenomi. Koga e i suoi sono a soli cinque giorni di marcia da qui, non poteva pensare di crearsi un avamposto.» mormorò Miroku, corrugando la fronte.
«Come non mi spiego che significa tutta questa tranquillità vicino al confine.- disse Inuyasha, incrociando le braccia sul petto- E’ più di una settimana che viaggiamo e avremo incontrato sì e no un paio di spie tra le più scarse. Se Naraku ha richiamato i suoi demoni, mi chiedo a quale scopo.»
«Non hai tutti i torti…» ammise Miroku, pensieroso.
«Dov’è Sesshomaru?» chiese Kagome, accorgendosi che il demone non era in vista. Inuyasha accennò col capo verso sinistra e Kagome scorse un lampo bianco tra i larici, su una cima più alta rispetto al declivio su cui si trovavano loro. Sesshomaru stava quasi sempre per i fatti suoi, spostandosi su sentieri paralleli ai loro per avere con il gruppo meno contatti possibili. Ora, il demone dai capelli d’argento prese a scendere lungo il fianco della collina, dirigendosi verso il villaggio con Jaken che gli trotterellava dietro.
«Seguiamolo, o va a finire che lui entra nel castello e noi restiamo fuori.» sbuffò Inuyasha, facendo agli altri cenno di incamminarsi. Il gruppo scese dalla collina, raggiungendo Sesshomaru e seguendolo a breve distanza. Kirara si trasformò sotto ordine di Sango, non volendo spaventare più del necessario gli abitanti. Quando giunsero al villaggio, Jaken si affrettò a portarsi in testa alla fila e ad intimare alla gente del villaggio di spostarsi.
«Largo! Largo a Sesshomaru-sama!» diceva, tronfio, spostando di qua e di là il Bastone Ninto. Secondo i presenti era fatica inutile: chiunque si sarebbe spostato nel vedere apparire Sesshomaru, Signore dei Demoni di Nishi, e l’espressione gelida sul suo volto era sufficiente a convincere anche i più restii a farsi da parte. Quando giunsero alla porta del castello, piantonata da guardie, Jaken si erse in tutta la sua non considerevole statura e proclamò: «Dite al vostro signore che Sesshomaru-sama, Principe di tutti gli yokai e garante dei ningen di Nishi, è giunto alla sua porta per essere ricevuto immediatamente.»
La guardia corse dentro per la gioia del piccolo rospo. Gli altri attesero dietro di lui di ricevere il permesso di entrare.
«Non mi pare una richiesta cortese, la sua.» osservò Sango, storcendo le labbra. Teneva Kirara in braccio e le accarezzava dolcemente la testa.
«Sesshomaru può permettersi di essere brusco. Se non ci fosse lui a dirigere la difesa di Nishi, questo paese sarebbe nel caos.» le rispose Miroku, in un mormorio. Era meglio non farsi sentire dal diretto interessato. In quell'istante, la porta venne aperta.
«Questa dimora è onorata di accogliervi. Gensuke-sama vi dà il benvenuto nel castello di Karenomi. Se volete seguirmi, vi condurrò da lui.» disse un uomo oltre la soglia, inchinandosi profondamente.
«Visto?» disse il monaco, sorridendo a Sango che sembrava comunque contrariata. 
Sesshomaru e il suo seguito entrarono nel cortile del palazzo. Anche lì, come nel villaggio, fervevano i lavori di preparazione. Le occhiate che vennero loro lanciate, però, sembravano piuttosto tese. Inuyasha si guardò attorno con aria corrucciata, avvertendo un’atmosfera che non gli piaceva.
«C’è qualcosa che non va, qui.» disse infine a Kagome, sfiorando senza realmente pensarci l’elsa di Tessaiga.
«Beh, è ovvio che dopo l’attacco di Naraku…» mormorò lei.
«No, non leggo la tipica paura nei loro occhi. Questa gente mi sembra…non so, ansiosa.- cercò di spiegarsi Inuyasha- Non mi piace. C’è sotto qualcosa.»
«Inuyasha, non giungere a conclusioni affrettate.- disse Kagome- Magari sono solo tutti molto stanchi e la visita improvvisa di Sesshomaru li sta turbando. Non sanno perché sia qui e quindi sono agitati.»
«Mmh…sarà.» borbottò Inuyasha, poco convinto.
Giunsero all’ingresso della dimora, ove un uomo piuttosto grasso sulla quarantina li stava aspettando.
«Sono onorato di accogliere i principi degli yokai di Nishi in questa casa.- disse l’uomo, che evidentemente era Gensuke-sama, con un inchino- Sesshomaru-sama, voi mi fate un onore che non merito.»
Sesshomaru annuì appena, notando come già Inuyasha aveva fatto la tendenza dello sguardo del padrone di casa a sfuggire a destra o a sinistra dell’interlocutore.
«Ehm…Sesshomaru-sama, siete qui a causa dell’attacco che abbiamo subito? Vi assicuro che i nostri guerrieri hanno combattuto strenuamente per ricacciare gli yokai di Naraku.» disse il signore di Karenomi e la sua voce ebbe un piccolo cedimento. Inuyasha stirò le labbra in un sorrisetto e si rilassò. Ecco spiegata l’agitazione: quel tizio aveva paura di sentirsi accusare di debolezza contro il nemico e di vedere Sesshomaru fargli una strigliata.
«Forse avevi ragione tu.» sussurrò a Kagome, che lo guardò con perplessità. Lei non aveva notato quelle sfumature.
«Non è questo il motivo per cui sono qui.- disse Sesshomaru, gelido, dopo un istante- Tu hai figlie.»
«S…sì, Sesshomaru-sama.» balbettò l’uomo, facendosi pallido. La sua carne sembrò davvero flaccida, in quel momento, dando un’idea di quanto poco quell'uomo fosse abituato a combattere.
«Mostramele.- gli ordinò Sesshomaru, iniziando a salire gli scalini del portico- Una di loro potrebbe avere l’onore di diventare la mia consorte.»
L’uomo impallidì di più, poi si illuminò, poi ancora diventò paonazzo, mentre si sbrigava a fare strada all’interno farfugliando qualcosa di incomprensibile sull’onore ricevuto e sulla bellezza delle sue figlie.
«Speriamo che siano belle davvero, o sarà un viaggio sprecato.» disse Miroku, sospirando, prendendosi una gomitata nelle costole da Sango.
«La gente ha paura di Sesshomaru.» osservò Kagome, un po’ dispiaciuta.
«Feh! Altrimenti come farebbe a tenerli in riga? E’ giusto che i ningen provino paura per noi.» disse Inuyasha, entrando nella casa, su cui regnava una rilassante penombra. Kagome sospirò, scuotendo il capo, ma non replicò.
«Muoviamoci, altrimenti ci lasciano indietro!» disse Shippo. Sesshomaru e il padrone di casa non stavano certo facendo la fatica di aspettarli, così fu il capo dei servitori a scortarli fino ad una sala accogliente, in cui i due sovrani si erano già sistemati. Venne servito loro del sake di buona qualità, mentre Miroku spiegava a Gensuke-sama i termini della profezia.
«Bene…sì, bene! Sarei onorato di allacciare un tale legame con il Signore di Nishi.- disse l’uomo, tormentandosi le mani con aria agitata- Vi presento subito le mie figlie, Sesshomaru-sama, gioielli della mia terra. Somigliano tutte alla loro defunta madre.»
Con un cenno brusco, Gensuke-sama mandò il servitore a chiamare le figlie. Sesshomaru, nel frattempo, rimase seduto in silenzio, senza toccare il sake. Quell'uomo emanava un’accozzaglia di odori sgradevoli. Sotto i profumi molli che usava, c’era il tanfo del sudore impregnato di ansia e timore. Era eccitato alla prospettiva di una tale alleanza con il Signore di Nishi, per il prestigio che la famiglia Seimei avrebbe racimolato. Al contempo, aveva paura. Sesshomaru riteneva che quell'uomo si sentisse colpevole di una mancanza nei suoi confronti e che avesse il terrore di essere scoperto. Ma una mancanza di che tipo? A una prima occhiata, non sembrava esserci nulla di strano.
«Perché Naraku ha attaccato il vostro villaggio?» chiese d’improvviso, a bruciapelo. Gensuke-sama sobbalzò, colpito in pieno. Boccheggiò come un pesce spiaggiato, poi deglutì nervosamente e si decise a rispondere.
«So…Soichiro-sama ha cercato di blandirci con allettanti proposte, Sesshomaru-sama.- confessò, imbarazzato- E’ quasi un mese che tenta di comprare la nostra fedeltà. Noi abbiamo rifiutato…e Naraku ha organizzato un attacco notturno al nostro villaggio.»
«Se è così, mi sorprende che non vi abbia rasi al suolo. Se sapevate di essere in pericolo, perché non vi siete rivolti alla tribù Joro?» continuò Sesshomaru, sullo stesso tono.
«Abbiamo valenti guerrieri, Sesshomaru-sama! Teniamo questa terra come fecero mio padre e mio nonno, a cui vostro padre affidò Karenomi.- tentò di difendersi Gensuke-sama- Purtroppo, abbiamo perso molti valorosi, stavolta. Ci vorrà del tempo per riprenderci. Oh, ma ecco le mie figlie.»
Sesshomaru corrugò la fronte. In quelle parole si nascondeva qualcosa, ma al momento non riusciva a capire cosa. Non poteva scrollare quell'ammasso di ciccia per cavargli la verità, se non voleva veder saltare l’alleanza con Karenomi. Maledizione anche alla diplomazia…Purtroppo ora aveva altro a cui pensare. 
Due ragazze dai capelli neri, una che dimostrava almeno venticinque anni e l’altra poco più di una ragazzina, entrarono nella sala, sedendosi composte e ordinate ai lati del padre, per poi inchinarsi profondamente.
«Questi sono i miei gioielli. La maggiore si chiama Asari. La minore, Chisato. Entrambe sarebbero onorate di essere scelte, Sesshomaru-sama.» disse Gensuke-sama, improvvisamente tronfio.
Kagome e Sango si scambiarono un’occhiata. Ai loro occhi, le due parevano terrorizzate alla sola idea. Non era una buona base da cui partire. Sesshomaru le fissò per un minuto, non di più, dopodiché si alzò.
«Ah…Sesshomaru-sama…» balbettò il signore del castello.
«Nessuna di loro è la prescelta.» tagliò corto Sesshomaru. Kagome si accorse che la più piccola stava sospirando per il sollievo.
«Ma…se solo provaste a conoscerle…» tentò ancora Gensuke-sama.
«Quando l’avrò trovata, lo saprò. Non cercare di propinarmi le tue figlie quando ho già dato il mio diniego.» fu la gelida replica di Sesshomaru, che sfiorò la spada Tenseiga. La lama era rimasta tranquilla nel suo fodero, assicurandogli che nessuna delle due ragazze senza sale che gli stavano davanti era la prescelta. Fece un brusco cenno agli altri, esortandoli ad alzarsi.
«Perdonate, Gensuke-sama…ma mi risulta che abbiate tre figlie, non due.- intervenne Miroku, pur alzandosi in piedi- Posso chiedervi dov’è la terza? Forse si è già maritata?»
Gensuke-sama impallidì di nuovo.
«La secondogenita…purtroppo è rimasta uccisa durante l’attacco, onorevole monaco.»
«Uccisa?»  
I compagni si guardarono. Possibile che Naraku fosse arrivato prima di loro e che…Ma questo era in contraddizione con le parole di Kiokuchi-sama e tutti se ne accorsero dopo un attimo. Quando Sesshomaru era andato dalla dea, l’attacco a Karenomi era già avvenuto da paio di settimane. La principessa era già morta da un po’, perciò non poteva essere lei la prescelta. Era comunque un triste avvenimento.
Il gruppo si congedò dal signore di Karenomi e tornò a incamminarsi, seguendo Sesshomaru. Inuyasha, appena fuori dal villaggio, si approssimò al fratello.
«Quel tizio nasconde qualcosa.» esordì.
«Credi forse che non me ne sia accorto?- disse Sesshomaru, affibbiandogli un’occhiata sardonica- Non è il momento di indagare a fondo. Scoprirò cosa nasconde quando questa ricerca sarà finita.»
«Soichiro voleva comprare la loro lealtà…mi sembra davvero improbabile. Devono aver avuto un intrallazzo non indifferente con la vecchia tigre, se poi l’hanno fatta arrabbiare così tanto da farle ordinare un attacco in grande stile.» sbuffò Inuyasha.
«Quello che mi sorprende davvero è che sia rimasta in vita così tanta gente.» mormorò Sesshomaru, socchiudendo gli occhi ambrati. Inuyasha annuì. Per una volta, la pensava allo stesso modo di suo fratello.
«Ora dove si va?» chiese. Sesshomaru si voltò verso i ningen che li seguivano.
«Monaco, qual è la prossima tappa?» chiese, perentorio.
«Il villaggio di Nyokai, oltre le colline. Sono circa sette giorni di marcia, dobbiamo oltrepassare il territorio di Koga.» rispose Miroku, che aveva studiato un itinerario pressoché perfetto. Sesshomaru riprese a camminare, lasciando presto tutti indietro.
«Sesshomaru-sama, non camminate così veloce! Il vostro servitore non ha gambe così lunghe!» gracchiò Jaken, cercando di corrergli dietro. Inuyasha tornò dagli altri, sospirando. Non gli piaceva molto l’idea di rivedere Koga. Soprattutto, non gli andava che Koga rivedesse Kagome! La ragazza, che aveva intuito i suoi pensieri, gli si aggrappò al braccio.
«Non ti preoccupare.» gli disse soltanto, guardandolo con occhi luminosi. Inuyasha arrossì, poi fulminò con lo sguardo gli amici, che sogghignavano.
«Oi! Toglietevi immediatamente quel ghigno dalla faccia!» sbraitò. 
Ignorandoli del tutto, Sesshomaru continuò a camminare per i fatti suoi.


***


Iniziarono ad avvertire una strana tensione nell’aria circa tre giorni dopo. Stavano attraversando un’ampia foresta, che entro un paio di giorni si sarebbe aperta sulle creste rocciose del territorio degli okami-yokai. Di quando in quando avevano trovato al suolo resti di demoni. Tutte le uccisioni erano piuttosto recenti.
«Yokai contro yokai. Questi erano di Naraku.» diceva Inuyasha, ma sia lui che Sesshomaru sembravano leggermente in dubbio riguardo alla sentenza. Inoltre, il numero dei cadaveri aumentava e nell’aria si avvertiva la tensione di un combattimento.
«Che sta succedendo da queste parti?» chiese Miroku, cupo. 
«Un po’ di movimento, finalmente. Mi sa che presto ci sarà da menar le mani.» disse Inuyasha, con un sorrisetto. Era inattivo da troppo tempo per i suoi gusti. 
Era quasi l’ora di pranzo del terzo giorno di cammino, quando Sesshomaru alzò improvvisamente il capo, annusando l’aria.
«Sangue.- mormorò- Sangue umano.»
Si mise a correre, seguito a ruota da Inuyasha e più lentamente dagli altri. Non dovettero fare molta strada. Si imbatterono in un piccolo cadavere sanguinante, circondato da quattro o cinque demoni di basso livello.
«Tessaiga!» esclamò Inuyasha, sfoderando la spada e menando un fendente. Ne polverizzò due, mentre suo fratello faceva a brandelli gli altri.  «Feh! Erano delle mezze cartucce. Cos’hanno…» si zittì quando i suoi occhi si posarono sul piccolo cadavere. Sibilò tra i denti. «Una bambina! Bastardi…»
A terra, in una pozza di sangue, giaceva una bambina sui sette anni. Era morta con gli occhi aperti, un’espressione terrorizzata sul volto. 
«Poverina…» mormorò Inuyasha, stringendo le labbra in una linea sottile. Sesshomaru non parlò. Mentre gli altri li raggiungevano e Inuyasha si affrettava a fare in modo che le ragazze non vedessero il pietoso cadavere, Sesshomaru si abbassò su un ginocchio per esaminare meglio il corpo, notando la buona fattura dello yukata e le pietre lavorate sulla spilla che tratteneva una ciocca dei capelli della bimba a lato della testa. Quella non era una povera bambina dispersa. Ciò che indossava rivelava che la sua famiglia doveva essere di buona condizione economica. Ma cosa ci faceva da sola in un posto tanto sperduto? E che collegamento aveva con le uccisioni di demoni in cui si erano imbattuti nelle ultime miglia?
«E’ molto strano…» mormorò, sfiorando i capelli della piccola morta. Fu allora che Tenseiga iniziò a pulsare.
   
 
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