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Autore: xEsterx    01/05/2011    7 recensioni
[Lost Canvas]
-La prossima volta che ti cogliamo in flagrante ne parleremo al gran sacerdote e faremo in modo che tu venga allontanato dal grande tempio, feccia!-
E questa minaccia è la tua salvezza, perchè dopo averla pronunciata, i cavalieri si allontanano, lasciandoti in pace. Non so perchè non sono uscita prima dal mio nascondiglio ad aiutarti, ma non di certo per codardia; probabilmente volevo osservarti da lontano, senza intervenire, curiosa di quello che avresti fatto, di come avresti reagito, sperando fino all'ultimo di poter vedere di quale forza puoi essere capace.
Ispirata ad una fan art che mi ha molto colpita. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gemini Deuteros, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non gli basta averti scaraventato al muro e continuare a infierire su di te con bastoni e fruste, ti sputano addosso quelle orribili parole con un tale disprezzo e ribrezzo che mi sembra quasi impossibile che un uomo possa provare verso un suo simile.

Ombra, ti chiamano. Copia, Secondo arrivato.

Perchè non reagisci? Se solo volessi, potresti atterrare tutti e cinque quei cavalieri da solo in meno di un batter di ciglia, perchè non tiri fuori la forza che hai? Perchè lo so che ce l'hai, sei suo gemello, d'altronde. Avete lo stesso identico aspetto, la stessa costellazione, e anche lo stesso cosmo, ne sono sicura.

E' come se quella maschera non ti nasconda soltanto il viso, ma tenga segregato anche l'universo dentro di te, che scalcia ininterrottamente, protestando per uscire. Posso capirlo dallo sguardo arrabbiato, frustrato, che rivolgi a quegli idioti, posso vederci il tumulto che ti sconquassa l'anima e il corpo... Rendilo libero, perchè lasci che ti distrugga da dentro? Te ne stai lì, immobile, limitandoti a stringere i pugni con decisione, a sfidarli con quegli occhi, a prenderti tutte quelle botte e quelle brutte parole.

-La prossima volta che ti cogliamo in flagrante ne parleremo al gran sacerdote e faremo in modo che tu venga allontanato dal grande tempio, feccia!-

E questa minaccia è la tua salvezza, perchè dopo averla pronunciata, i cavalieri si allontanano, lasciandoti in pace. Non so perchè non sono uscita prima dal mio nascondiglio ad aiutarti, ma non di certo per codardia; probabilmente volevo osservarti da lontano, senza intervenire, curiosa di quello che avresti fatto, di come avresti reagito, sperando fino all'ultimo di poter vedere di quale forza puoi essere capace, ma dopo non aver assistito a niente di tutto ciò, è il senso di colpa che mi pervade, inducendomi a raggiungerti di slancio, per cercare di aiutarti almeno adesso.

Tu non ti muovi, caduto in ginocchio tutto ammaccato, ansimante per il dolore e con una mano a tenerti la spalla sanguinante per il colpo di frusta di poco prima. Gli ultimi metri che mi separano da te li percorro lentamente, con cautela, come per paura di spaventarti e di farti scappar via. In realtà sei tu che spaventi me, con tutta quella forza che ti vortica dentro e di cui posso percepire solo l’eco confuso dei suoi ruggiti.

 Una volta da te, mi ti inginocchio dinanzi, cercando di incontrare il tuo sguardo.

-Ti fa male?-

Te lo chiedo allungando delicatamente la mano, per sfiorarti il braccio e donarti così quel contatto che voglio ti trasmetta il conforto di non essere più da solo, ora. La cosa non va a buon fine, perchè tu scuoti energicamente il capo in risposta alla mia domanda e dai un piccolo strattone all'indietro con la spalla sana, rifiutando il mio gesto; però finalmente mi guardi, e lo fai con rabbia, rabbia che non è per me, lo so. Così non mi allontano, ti rimango vicina, a un soffio dal viso, provando a toccarti una seconda volta, e sorrido dolcemente vedendo che stavolta non mi neghi di poggiare la mano sulla tua, delicatamente.

-Perchè non reagivi?- E' come se quel gesto all'apparenza insulso abbia abbattuto quella barriera invisibile che si pone tra due persone sconosciute: sento che posso entrare davvero in contatto con te, ora, posso parlarti in confidenza, posso ascoltare con apprensione:  c'è un filo che mi tiene allacciata a te, nel tempo che la mia mano permane sulla tua.

Tu per tutta risposta abbassi lo sguardo, senza pronunciare parola, ma io non mi arrendo mica: voglio aiutarti e ti aiuterò. Per questo insisto, piegando il collo per venirti dietro col viso, a cercare di nuovo quegli occhi tanto tormentati, unica cosa che quella brutta maschera mi lascia vedere della tua faccia.

-Ti lasci picchiare ogni volta rimanendo immobile, perchè?-

-Perchè hanno ragione.-

Finalmente sento la tua voce, anche se tremolante e ovattata dalla maschera. Ma quello che raggiunge le mie orecchie non mi piace neanche un po', e stringo la tua mano, di rimando.

-Come, hanno ragione?! Nessuno ha ragione quando picchia in quel modo noi ragazzini!-

Il tuo viso scatta su, e mi fissi con un'intensità che trapassa anche la coltre di lacrime che stai cercando di trattenere.

-Hanno ragione perchè è contro le regole che io assista agli allenamenti di Aspro.-

-Ma è tuo fratello! Perchè mai non potresti?-

Ho urlato e ho posto fine al contatto tra le nostre mani senza accorgermene, causando la rottura del filo.

Così urli anche tu, adesso, e qualche lacrima sfugge dal recinto dei tuoi occhi arrossati:

-Perchè io non sono come lui, sono nato sotto la stella del caos! E... ahn…- non riesci a concludere perchè torni a stringerti la spalla, che probabilmente s'è fatta sentire con una fitta più forte dovuta allo sforzo. E un po' mi sento in colpa, ti faccio arrabbiare, anzichè far star meglio, ma è più forte di me: è ingiusto che tu viva così, quando non hai fatto niente di male verso niente e nessuno. Porto il mio viso più vicino al tuo, voglio riuscire ad allacciarmi di nuovo a te con quel filo.

-Ch..che stai facendo?- c'è la paura, nelle parole che hai appena pronunciato, e non ne capisco il motivo, dato che ho solo sollevato le mani verso le fasce di ferro laterali della tua maschera. Le analizzo con le dita, cercando una chiusura o roba simile.

-F..ferma, non devi...- scuoti debolmente la testa, cercando di liberarti della mia presa,  che però io già ho lasciato scorrere a livello della tua nuca, cercando anche lì.

-E perchè non dovrei, mh?- Tengo le sopracciglia corrugate di concentrazione, le labbra tra i denti, e quello che nelle mie parole potrebbe sembrare un tono di dispetto, è in realtà determinazione.

Ora so che per aiutarti, devo toglierti quella cosa. E' lei la causa di tutto, è lei che tiene imbrigliato il tuo cosmo, che ti fa essere triste e tiene la gente lontana da te.

-S-sei proprio sicura di volerlo fare?-

Finalmente trovo l'incastro e lo forzo richiamando sulle dita solo un poco di cosmo, trattengo il respiro.

*Tlack*

 Si è aperta! Senza attendere oltre te la porto via dal viso, distendendo un ampio sorriso di soddisfazione.

Finalmente ti vedo, vedo che sei tale e quale a tuo fratello, tranne che per un particolare: ora che non c'è quel pezzo di ferro ad ombrarli, scorgo in quegli occhi blu liquido qualcosa che quelli di Aspro non hanno. E' diverso dal suo, il cosmo che brucia in te, mi sbagliavo a pensare che fosse lo stesso. Stessa potenza, sì, ma si potrebbe pensare come un colore della medesima densità, ma situato all'opposto della scala percettiva. Siete il fuoco e il ghiaccio, il giorno e la notte. C'è la ribellione delle fiamme, nei tuoi occhi, che, dapprima remissive,  aspettano solo di attecchire per mostrarsi in tutta la loro indomabilità. E c'è il tormento della notte, con le sue paure e il suo mistero.

Ma il fuoco è calore indispensabile, e la notte è madre di tranquillità e dolcezza. E io sento proprio questo, mentre te ne stai lì a fissarmi impaurito, con le gote arrossate: nessuna ferocia, nessun timore.

-Come ti chiami?-

-Deftero-

-Hai veramente degli occhi splendidi, Deftero.-

  
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