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Autore: aki_penn    01/05/2011    1 recensioni
Vieni via con me
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Franken Stein, Medusa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo. Sono ottocentotredici (813) parole più il titolo, avrebbe dovuto essere una Flashfic, ma ho un po’ sforato.

Questa shot l’avevo già pubblicata qualche giorno fa, ma l’ho cancellata subito perché mi pareva che mancasse qualche cosa, e quindi alla fine sono riuscita ad aggiungere qualche riga :3

Prima erano seicentosessantasei (666) parole, non è che sia cambiata di molto, ma così mi sembra più completa!

Comunque, a parte questi problemi tecnici, è una cosa molto veloce e si colloca dopo il volume undici del manga, l’anime l’ho visto solo fino a un certo punto, ma per quanto mi ricordo in questo punto si discosta un po’ dalla versione cartacea. Spero che se vi metterete a leggere ci capirete comunque qualche cosa!!

Spero che non sia venuta troppo male :3 Grazie per essere passati di qui!!

Aki_Penn

 

 

 

 

Il verme nel centro

 

 

Stein aprì lentamente gli occhi. Era sveglio, anche se non aveva voglia di affrontare una nuova giornata. Dalle imposte della finestra filtrava tra i listelli di legno la luce cattiva del deserto, anche se non era ancora mezzogiorno c’era già un gran caldo. E lui, a petto nudo, sdraiato sul letto in posizione fetale, appena sveglio, sudava già.

“Ti sei svegliato, eh?” chiese una voce sibilante e conosciuta. Stein sgranò gli occhi, mentre il suo cuore perdeva un battito.

Si voltò di scatto, ma non riuscì a ruotare più di tanto, perché lei gli stava sdraiata proprio dietro.

Allungò la mano e afferrò la prima cosa che gli venne a tiro. Probabilmente una gamba. E la strinse intenzionato a far male, magari a romperla, se ci fosse riuscito.

Medusa, alle sue spalle, incassò il colpo stringendo i denti in un sorrisetto tirato.

“Sei venuto qui per me” aggiunse facendo scivolare la mano attorno alla vita dell’uomo come un serpente, cercando di ignorare la presa dolorosa alla sua gamba. Nessuno dei due si poteva muovere,  si stavano tenendo fermi a vicenda, senza potersi guardare in faccia.

“Io e Marje siamo venuti a cercare l’assassino di Joe” rispose semplicemente appoggiando, arreso, la testa sul cuscino, tanto messi così nessuno dei due poteva fare granché.

“Però speravi di rivedermi. Io sono l’unica che ti somiglia così tanto, Stein” continuò lei, facendo scivolare lentamente la gamba tra le sue. La risposta fu una stretta ancora più dolorosa alla coscia. Medusa socchiuse gli occhi e deglutì.

“Se sei l’assassina di Joe, sì, ti stavo cercando”ghignò piuttosto infastidito. Sentiva la pressione del suo corpo alle spalle, ma non emanava calore, era fredda, come un rettile.

Aveva appena finito di scandire l’ultima parola, che sentì un dolore lancinante alla spalla sinistra, Medusa aveva affondato i denti nella carne poco più su della clavicola, lacerandogli la pelle.

Strinse di più i denti quando sentì Stein stringerle, a sua volta, ancora di più la coscia. Lui la voleva ammazzare. La voleva tagliare a metà, come aveva già fatto, la voleva fare a pezzi, dilaniare e vedere il cervello schizzare sulle pareti.

Medusa staccò la bocca dalla spalla dell’uomo, ansimando, le stava facendo davvero male, ma quello non era nulla rispetto a essere tagliata a metà.

“Non mentirmi” continuò con la voce che si faceva più languida, facendo scivolare anche l’altra gamba, tra le sue. In un movimento che a Stein parve languido e viscido allo stesso tempo.

“Te lo chiedo ancora, vuoi venire via con me…?” chiese con un tono falsamente dolce. Lui non rispose, rimase immobile, senza alzare la testa dal cuscino e senza allentare la presa spasmodica che esercitava sulla gamba della strega.

Medusa, con uno scatto, gli piantò le unghie nel petto con inaudita violenza, facendolo trasalire “Vieni via con me” disse di nuovo, e se lui non fosse stato di spalle avrebbe potuto vedere gli occhi di lei allargarsi a dismisura, tanto da assomigliare in maniera inquietante a un serpente.

Perché era proprio quello che era, un serpente, che lo stava soffocando con le sue spire, strisciando in mezzo alle sue gambe, e stringendolo come se volesse asfissiare, lasciva.

“Voglio ammazzarti” fu la risposta, più calma che riuscì a dare, mentre Medusa gli respirava silenziosa sul collo.

Sentì il dolore diminuire, mentre Medusa toglieva la mano da dove gli aveva conficcato le unghie. La pressione del suo seno sulla sua schiena svanì nello stesso modo, mentre la gamba sinistra strisciava lenta e inesorabile tra le sue. Era piacevole e massacrante allo stesse tempo. Avrebbe potuto strappargliela quella gamba, forse.

La strega appoggiò delicatamente la testa bionda alla sua schiena e parlò nuovamente, ma con un tono diverso. Quasi sincero e, a Stein parve incredibilmente, un po’ triste “Vieni via con me. Noi due siamo uguali, lo sai. Lo sai che continuerai a cercarmi”

Stein non rispose, spostò la mano della coscia di lei e le afferrò il ginocchio, intenzionato a spostarlo dalle sue gambe, e perché no, a romperglielo.

“Non puoi farci niente, Stein” aveva un modo tutto particolare di pronunciare il suo nome, un modo odioso “lo stai facendo anche adesso”concluse in un sussurro.

Fu quando la serratura della porta della pensione scattò che Stein sentì la consistenza del corpo di Medusa sparire, completamente, come il dolore alla spalla, e la mano che prima stringeva la gamba della strega, si ritrovò ad afferrare l’aria.

“Oh, ti sei svegliato, l’oste ha preparato la colazione, c’è anche del caffè. Non mi ricordo mai se lo bevi con lo zucchero” esclamò Marje con un sorriso gentile.

Stein la fissò per qualche secondo, nel suo vestito nero. Aveva i soliti capelli biodo grano, l’abito lungo, la benda sull’occhio, e portava un vassoio sbeccato in mano, che le aveva gentilmente prestato il padrone della pensione.

Marje… sei sicura di non averne un altro, di quei vermi nel centro del petto?” domandò piano.

 

 

   
 
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