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Autore: Ulisse85    02/05/2011    5 recensioni
Un piccolo one-shot scritto anni fa, durante la 6 ora, al liceo.. riprendendo e rovinando La pioggia nel Pineto...
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Taci. Su le soglie della scuola non odo parole che dici umane; ma ti sento come se sussurrassi lontano.

Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su terriccio calpestato dagli studenti, sulla palestra da poco costruita e già da ristrutturare, piove sugli studenti stanchi e svogliati, anche sui vostri infernali registri, sui gruppi di studenti desiderosi di coccole, piove sulle nostre mani che giochicchiano annoiate con le penne, sui nostri volti provati, e sui vostri verdi di rabbia perché nessuno sta ascoltando, piove sulla vagheggiata speranza che la giornata sia terminata, speranza che prima ti illuse, che ora mi illude, o professore.

Odi? Ci odi? E’ per questo tuo astio che continui a parlare con un crepitio che dura e varia nell’aria secondo le teste più vuote, men vuote?

Ascolta. Ormai non ti risponde più nessuno, il pianto di ogni studente si mischia alla pioggia scrosciante. E su quelli della prima fila ha un suono, su chi fa finta di prendere appunti un altro, strumenti diversi, con tanti innumerevoli dita che tamburellano ansiose. Ma immersi siamo nell’orario scolastico, di didattica vita viventi, ma il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e i tuoi capelli fradici, appiccicati sulla testa rivelano una incipiente calvizie, o professore.

Ascolta. Ascolta. L’accordo che avevamo fatto di non spiegare in 6° ora si dissolve nel pianto degli studenti. Ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dalle viscere ribollenti di rabbia di studenti esausti, contro te. Ma sordo, più fioco, s’allenta, si spegne.

Gli studenti tremano e non hanno il coraggio di dire basta.

Or s’ode tutta la classe biascicare proteste insensate.

Ascolta. Tu figlio… dell’aria, anche nella poesia da cui nasce tale mia invocazione c’era una rana che suggerisce una fin troppo facile rima… o professore.

Piova. Sui tuoi occhiali spessi e sporchi, e par che tu ci provi piacere, speriamo proprio che dalla tua scorza tu esca. La vita in noi era fresca e aulente, ora abbiamo solo freddo e non “auliamo” un bel niente, tra le palpebre gli occhi sono come batuffoli di morbide lacrime, i denti battono di rabbia e di freddo. E soffriamo di minuto in minuto, ora attenti ora disciolti ( e il tuo eloquio ci allaccia i malleoli, c’intrica i ginocchi), chi sa perché, chi sa perché?

E piove sui nostri volti esausti, piove sulle nostre mani ormai blu, piove sui nostri vestiti fradici, sulla speranza finalmente realizzata che la campanella segni la fine di questa inutile lezione di storia che hai voluto per forza tenere all’aperto anche se piove, o professore.

   
 
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