Film > Rapunzel
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Autore: Constellation_    02/05/2011    6 recensioni
Rapunzel e Eugene conducono la vita da principe e principessa in apparente tranquillità. Il loro matrimonio è prossimo... ma l'arrivo di qualcuno di molto speciale sconvolgerà la situazione.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.

La vera fuga dalla torre

 

Mamm... Gothel, era morta. Non esisteva più e non l'avrei mai rivista ancora. Forse in qualche ricordo.

Pure Eugene stava morendo e quindi, dopo la sua morte, sarei rimasta sola. È un concetto strano questo, lei  me ne aveva parlato in modo molto sfuggente, tanto tempo fa.

 

Da sempre ho voluto stare in mezzo alla gente. Mi sono appena stati tolti una madre e una persona... estranea alla vita che facevo, conosciuta da pochissimo tempo, certo, ma con cui riuscivo ad essere felice senza tanti sforzi.

Sono libera. Libera di fare e andare dove voglio, stare in compagnia delle altre persone quanto mi pare.

Eppure mi sento così sola. Non so che fare.

 

Ma... che cos'è?

Anche con gli occhi appannati dalle lacrime, avevo scorto sul corpo di Eugene come uno... sfavillio?

Sul suo busto stava scendendo serpeggiante una linea dorata che si dirigeva... sì! Verso il suo fianco insanguinato.

Non credevo ai miei occhi, ma sapevo che non era il momento per chiedersi che cosa stesse succedendo.

Quel rigagnolo luccicante tentennò un attimo all'altezza della ferita e poi vi penetrò.

Non vi posso descrivere come il mio cuore si stesse scatenando nel mio petto.

Improvvisamente da Eugene sprizzarono fiotti di luce che illuminarono tutta la stanza, brillanti come il sole a

mezzogiorno, sinuosi come capelli appena lavati.

Nel punto dove il pugnale aveva inciso la pelle si era formato un fiore di luce, bellissimo, proprio come quello del simbolo del regno…

I raggi tutto d’un tratto svanirono, così come la mia disperazione.

Mi sporsi su Eugene, tirandomi indietro i capelli per far sì che non mi cadessero in avanti. Non serviva a niente, ma ormai era un gesto così abituale per me che non presi in considerazione la mia nuova... acconciatura.

La sua bocca si muoveva.

Aprì gli occhi.

E se non fosse più stato lui? Se non mi avesse riconosciuta? Tanti pensieri del genere mi si formarono nella mente, alcuni così assurdi che al sol ricordo me ne vergogno.

<< R… Rapunzel… >> Sapeva chi ero. Buon segno.

<< Eugene? >> riuscii solo a mormorare, mentre il formicolio che avevo allo stomaco si tramutò in una caricata di elefanti.

Fece un debole sorriso.

<< Rapunzel... te l' ho mai detto che ho un debole per le brunette? >>

Perfetto, nessun dubbio. Era lui senz'altro.

Che potevo fare?

Lo travolsi stringendolo forte, ripetendo il suo nome, la paura di perderlo che svaniva.

Quando eravamo al regno a vedere le luci fluttuanti, Eugene mi aveva preso la guancia con una mano e mi stava attirando verso di sé, più precisamente in direzione del suo viso.

Eravamo sempre più vicini... devo dire che le nostre bocche quasi si toccavano. Forse doveva essere così? Ma che senso aveva quel gesto? Pensavo che stesse per darmi un bacio. No, naturalmente non tipo quelli che mi dava Gothel. Una volta mi parve di averlo letto in un libro che ho trovato in camera sua. Sì, giusto. C’erano un uomo e una donna, solo che lui non aveva denti a punta, come Eugene. Il libro diceva: “ I due si avvicinarono l’una all’altro e, scoccandosi degli sguardi pieni di tenerezza e vergogna, si diedero dei baci sulle labbra… “ E questa cosa la facevano nei momenti in cui erano molto felici o molto tristi. Un contatto simile mi faceva un po’… ribrezzo. Chissà perché, dopo che ho chiesto a Gothel di spiegarmi perché lo facevano, non ho mai più rivisto quel libro.

 

Pure al villaggio ho potuto osservare certi paesani fare questa cosa, e devo dire che era affascinante. Forse gli uomini non erano così spaventosi come me li dipingeva Gothel.

Eppure... eppure scoprii subito che l'idea di toccarsi in quel modo così strano e di sentirsi sempre più vicini non era poi tanto male. Era un gesto dal significato nuovo per me…

Quando lo vidi socchiudere gli occhi e schiudere le labbra lo imitai. Non so se per istinto o per il semplice motivo che non sapevo proprio cosa fare.

Però proprio quando stavamo per toccarci lui si era scostato con faccia turbata e aveva iniziato a guardare lontano, dietro di me... ma quello per altri motivi che ora non vi sto a dire. Lo sapete già.

 

Ero felicissima che fosse vivo e con me, anche se certo, c'era quel retrogusto così amaro per lei... se da una parte la sua scomparsa era sì una liberazione dall'altra mi faceva provare grande dolore.

Era un po' scosso, certo, sia per il fatto che non fosse morto sia per l'abbraccio travolgente di qualche secondo prima...

Sorrideva.

Mi misi a ridere.

Lo presi per il colletto, chiusi gli occhi e lo spinsi verso di me finché non ci toccammo.

Avevo messo le labbra nella posizione in cui davo normalmente baci, pensando fosse quella giusta.

Chissà cosa avrebbe fatto Eugene, a questo punto.

Mi toccava solo scoprirlo, stando immobile, in attesa.

Con la mano premuta sulla mia testa mi spinse a sé e staccò le sue labbra dalle mie per qualche istante, per poi riappoggiarcele.

Capii quello strano meccanismo e cominciai a fare anch'io così: aprire un po' di più la bocca, muovere le labbra, inclinando la testa.

Non capivo se fosse schifoso o bellissimo ( una buona metà strada) senza apparenti preoccupazioni…

Ad un certo punto sentii le labbra di Eugene mancarmi, e così aprii gli occhi.

Aveva un sorriso malizioso... va bene, più malizioso del solito e continuava ad accarezzarmi la schiena.

<< Sai, brunetta... niente male per una che fino a due giorni fa credeva che gli uomini avessero denti a punta... non te la cavi niente male... hai un talento naturale! >>

Sentii le guance avvampare, per non so quale motivo, ed emisi un risolino.

<< Ah... davvero? >>

Annuì. Fece per darmi ancora un bacio ma Pascal si parò davanti alle mie labbra, arrampicandosi sui nostri corpi.

<< Gelosone. >> borbottò Eugene fissando il piccolo rettile.

Pascal per tutta risposta gli lanciò una bella linguata vicino l’occhio, poi si rifugiò dietro il mio collo.

<< Potresti educare la tua rana? >> sbraitò Eugene pulendo le tracce della lingua di Pascal, con evidente fastidio.

Approfittai di quel momento di debolezza per sfuggire al suo abbraccio e mettermi in piedi.

<< Dai, Eugene. Sarà meglio andare. >> Sorrisi, facendo dietrofront.

<< E comunque, è un camaleonte. >>

<< Eh no aspetta, c’è un piccolo problema. >> Disse con voce grave, alzando il braccio.

Il suono acuto delle catene arrivò sgradevole alle mie orecchie.

<< Ah… giusto. Quelle. >> mormorai, portandomi l’indice sulle labbra in segno di riflessione.

<< Per me possiamo restare qui… da soli… non c’è problema! Davvero. Mi sacrifico. Lo faccio solo per te. >> Disse Eugene, abbassando la voce.

Gli scoccai un’occhiataccia, mentre lui assumeva quell’espressione a metà tra il maniaco e il cerebroleso che tanto odiavo.

<< Bisogna cercare qualcosa per spezzarle! >> esclamai guardandomi intorno.

<< Beh, certo, se bisogna stare qui, meglio tenerci occupati… no? >>

Lo fissai per un attimo. Frenai l’impulso di prenderlo a padellate che mi passò per la mente… ah, ecco, a proposito di padelle…

Corsi in cucina, ignorando Eugene che mi domandava cosa stessi facendo e presi una padella, quella più grossa e robusta che avevo trovato.

Voi… non potete immaginare che faccia fece Eugene quando mi vide palleggiare la padella tra le mani.

<< Ehm… Rapunzel? Che stai facendo? >> balbettò, rannicchiandosi per la paura.

<< Tu sta’ fermo. >> Gli intimai, avvicinandomi a lui.

<< No! Aspetta…! Che vuoi far… ! >>

Diedi la più potente padellata su quelle catene che avessi mai dato in vita mia. Sì, più potente di quando tramortii Eugene per la prima volta.

Il lucchetto non si spezzò.

E così ne diedi un’altra, e un’altra ancora, senza dar peso alle urla terrorizzate di Eugene e ai gridolini divertiti di Pascal.

Con gioia, vidi i frammenti di ferro librarsi in aria, spaccati dalla mia forza.

Eugene era rimasto con gli occhi strizzati e i denti scoperti. Lentamente aprì le palpebre e fissò con stupore le catene rotte.

<< Caspita. >>

Sorrisi ansimando, accarezzando quel meraviglioso strumento da cucina.

<< Dove la tiri fuori tutta quella forza?! Sei tutta pelle e ossa… >

Chiese lui, ancora sconvolto.

<< Dettagli, Eugene, dettagli. >>

Gli risposi in tono beffardo, prendendolo in giro.

<< Sei davvero… violenta! Io non immagino quando… vabbè! Sei veramente troppo brusca! Rischi di rompere quella povera padella! >> Si alzò, avvicinandosi a me.

<< Dai, andiamo! Non c’è tempo da perdere. La mia vita… mi aspetta. >> Voltai lo sguardo verso la finestra. Da essa si poteva vedere un cielo limpido, pieno di nuvole.

<< Va bene, signorina. >> Disse calmo, facendo un inchino.

Mi misi a ridere e gli diedi dei buffetti sulla guancia. Notai, però, che sulla padella si era formata una crepa. La rigirai dall’altra parte appena in tempo, prima che Eugene se ne accorgesse.

<< Mi sono rimediato un bel braccialetto. >> disse in tono scherzoso, girando il polso destro sul quale era ancora attaccato un anello di metallo e i resti di una catena.

<< Ti sta bene. >> Dissi. << Ti fanno più… >>

<< Più scemo. Ecco. >> Tagliò corto lui, facendomi l’occhiolino. Per una volta non aveva fatto un battuta sulla sua bellezza. Che meraviglia.

Così mi prese la mano e mi condusse davanti al foro sul pavimento lì vicino. Quando ero piccola, ricordo, mamma… Gothel, usava quel passaggio per entrare nella torre.

Più tardi le venne l’idea di entrare e uscire dalla torre tramite i miei capelli, quando ovviamente raggiunsero una lunghezza ragionevole. In teoria potevo tranquillamente usare il passaggio segreto e la mia chioma per uscirmene da lì ma vedete, ero vincolata alla torre grazie ad una prigione morale che lei aveva costruito intorno a me.

Prima di mettere il piede nudo sopra il primo gradino, diedi uno sguardo a quello che era stato il mio luogo di vita negli ultimi diciotto anni. Non mi sentivo come quando ne uscii per la prima volta, circa tre giorni fa: infatti in quel caso mi accompagnava il pensiero che presto ci sarei ritornata. Ora era diverso. Me ne stavo andando definitivamente.

Vi avrei fatto ritorno per riprendere le mie cose, magari per l’illusione di rivivere qualche momento passato per mera nostalgia, ma tra un bel po’.

 

Quella scala a chiocciola non finiva più. E poi, il buio e il freddo erano opprimenti, benché fossimo agli inizi dell’estate. I miei piedi spesso toccavano cose strane sulle quali era meglio non indagare.

Eugene spesso si voltava senza di me per vedere se stavo bene.

Lui me lo chiedeva, e io gli rispondevo di sì, ma ormai un brutto pensiero si era intrufolato in me...

Finalmente uscimmo all’aria aperta.

Mi strinsi nelle braccia.

Sapevo che lei era lì da qualche parte. Avevo la paura… il desiderio di vederla. Cominciai a guardarmi attorno, in silenzio, mentre Eugene mi seguiva muto. Aveva capito.

Il mio sguardo fu rapito da un mantello, lontano, disteso tra le piante in fiore. Sentii Eugene che mi prendeva per le spalle e mi stringeva a sé.

<< Vieni Rapunzel… non vedere. >>

Con uno strattone mi separai da lui.

<< NO! Io devo vederla! Lo voglio. >>

Diressi la testa verso il mantello. Non badando a Eugene, gli corsi incontro.

Mi stavo immaginando le più orribili visioni pensando al corpo di Gothel che giaceva sull’erba.

Trovai cenere. Cenere sparsa tra le margherite e le pieghe del suo mantello.

Mi inginocchiai. I miei occhi si stavano facendo pesanti… di lacrime. Allungai la mano verso il tessuto ma mi bloccai. Era troppo per me.

Mi portai le mani sugli occhi e iniziai a piangere, accolta nelle braccia di Eugene. Pascal si strusciava sul mio collo per darmi conforto.

Mi chiesi che espressione avesse Eugene guardando il mantello di colei, poco tempo prima, gli aveva tolto la vita con gran dolore.

Sentii gli zoccoli di Maximus avvicinarsi a me.

<< M-mi ha tradita. Tutto ques-sto tempo. Solo bugie… solo bugie… >>

Riuscivo a balbettare, tra singhiozzi e colpi di tosse.

<< Dovevo accorgermene prima… sono stata una stupida… io… sono stata cieca… >>

 

<< È vero. Ti ha rinchiuso in una torre per tutta la tua vita, ti ha sempre mentito e ti ha fatto vivere nella falsità. >>

Mormorò Eugene accarezzandomi la testa.

<< Eppure non è riuscita a imprigionare il tuo spirito. Non ce l’ha fatta. >>

 Lo guardai ( una parola grossa, visto che le lacrime mi distorcevano la visione del mondo) e lo abbracciai forte.

<< Lei…è stata sempre la mia realtà. Dopotutto mi ha cresciuta e… a livello di cure, mi stava sempre accanto… certo, perché era la sua fonte di vita ma… c’erano dei momenti… pochi… in cui io mi sentivo felice con lei, e penso che anche per lei fosse lo stesso. >>

Eugene soffriva nel vedermi, lo so. L’unica cosa che poteva fare era stringermi a sé e rassicurarmi.

<< È tutto finito. >> ripeteva lui, cullandomi tra le braccia, come faceva Gothel nei tempi che furono.

<< Tutto finito. >>

Non poteva immaginarsi quanto si stesse sbagliando.

 

 

 

 

 

 









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Bene. Ecco il prologo ( lunghino anche lui, lo sappiamo) di questa nuova avventura che accomuna ArysTheBigSquare, l’ideatrice originaria di questa fanfic e Trisha_Elric, che è stata così gentile da unirsi in questo progetto ( senza di lei la fanfic sarebbe uno schifo, parola di Arys). Un’idea che speriamo ci porterà grandi emozioni e in meravigliosi mondi. Entrambe amiamo Tangled e abbiamo pensato di dare il nostro contributo nell’omaggiare questo fantastico film che ci fa tanto battere il cuore.

Chi siamo? Scopritelo nella pagina del nostro account, Constellation_.

Parla Arys: Questa fanfic è il mio grande lavoro dopo tanto tempo. Subito dopo la visione del film ho pensato a una possibile fanfiction. Ma valutai bene la situazione: il mio problema è che forse do troppo spazio alle riflessioni psicologiche dei personaggi, e a volte risulto troppo crudele. Nei capitoli di tensione, mi è già capitato, divento noiosa. Yaya è diversa. Adoro la sua brillante comicità e i suoi meravigliosi doppi sensi che mi fanno scompisciare. Senza di lei la fanfic diventerebbe subito un polpettone psico-dramma-sentimentale.

L’unione fa la forza. Non ho mai amato questo detto ma in questo caso è più che adatto. Non a caso ( voglio fare un paragone blasfemo) i registi di Tangled sono due, non uno.

In questa fanfiction saranno presenti scene di ogni tipo. Si passa da quelle divertenti a quelle commoventi, psicologiche e d’azione, romantiche e piene di suspance… ovviamente entro i limiti ( purtroppo) del ratingarancione.

Alla fine di ogni capitolo ci sarà una fan art o un’immagine inerente al film u_u

Ah sì… le catene. Ogni volta che vedo il film mi chiedo come faccia a liberarsi XD E quindi, dopo varie riflessioni suggerite anche da nostri amici, siamo giunte alla conclusione di mettere in mano a Rapunzel una famigerata padella e farle prendere a padellate quelle maledette catene ( escludendo le ipotetiche chiavi nascoste chiuse nel cassetto. Troppo convenzionale. ) Molto meglio di Titanic, eh?

Speriamo che possiate accompagnarci in questo viaggio.


P.S. Gli altri capitoli non saranno narrati in prima persona. ( con dovute eccezioni, naturally)


ArysTheBigSquare e Trisha_Elric.

 


  
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