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Autore: Your guardian Angel    02/05/2011    5 recensioni
Tyler e Mark, padrone e servo. Entrambi con segreti scottanti da mantenere, entrambi legati indissolubilmente l'uno all'altro.
Inseriti nel regno della Regina Vittoria, dovranno mantenere una parvenza di normalità...
Agli occhi di chi non sa
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lacrime d'ambra

 

Prologo

 

 

2 Maggio 1838. Ore 5 P. M, Londra

 

 

Pioveva.
Ryan Travers, maggiordomo di trentacinque anni, guardò la moglie affaccendarsi intorno al fornello della cucina, tentando di preparare la cena. Erano dipendenti della nobile famiglia dei marchesi Petty-FitzMaurice e proprio da qualche settimana era nato il primogenito marchesino Tyler William Fabrice Petty-FitzMaurice.
La mole di lavoro era aumentata a dismisura, quindi. Tra cene, pranzi, visite di piacere e soggiorni più o meno lunghi di conoscenti e amici della nobiliare coppia i due coniugi non avevano un attimo di tregua: era un continuo rassettare, lucidare, cucinare e poi obbedire a ogni capriccioso ordine dei visitatori della casa.
Ryan e Mary non avevano figli: lei era sterile e la cosa l’aveva sempre fatta preoccupare. Infatti, benché Ryan non le avesse mai fatto pesare, la cosa Mary sapeva benissimo quanto desiderasse un bambino da poter crescere e coccolare.
A cui insegnare a giocare a scacchi, con cui andare per i boschi…
A cui insegnare qualcosa.
Qualcuno che gli avrebbe permesso di portare la sua traccia nel mondo, di lasciarla dopo la morte.
Mary sapeva questo. Lo sapeva fin troppo bene.
E nonostante le rassicurazioni di Ryan non poteva che sentirsi in qualche modo sbagliata: specialmente adesso che vedeva il marito contento per la nascita del padroncino.
«Mary…»
La voce di suo marito la riscosse, facendola voltare verso di lui.
Ryan aveva le sopracciglia aggrottate e sembrava in ascolto: sul suo volto un’espressione attenta, quasi guardinga.
«Ryan che cosa…»
Fu allora che anche lei lo sentì.
Era un bussare insistente ma lieve, il tocco di qualcuno che cercava disperatamente di farsi aprire: suo marito afferrò il fucile poggiato sulla parete e lo imbracciò.
Poi si diresse verso la porta e la aprì di scatto.
Ma quella che era sulla soglia non era una ladra: era una donna pallida, dai lunghi capelli neri e il volto segnato da diverse cicatrici: i vestiti strappati erano pieni di sangue e la donna reggeva in mano un fagotto urlante.
Un neonato.
A occhio e croce poteva avere appena qualche settimana.
Ma che ci faceva una donna con quel bambino appena nato? Cosa era successo?
Però…
Non poteva lasciarla lì.
Era ferita e sanguinante sulla porta di casa, e se l’avessero vista le guardie dei signori non avrebbero esitato ad aprire il fuoco, timorosi di qualche ladra venuta a rubare nei possedimenti dei padroni.
Si beh, non erano granché intelligenti…
Ryan si chinò su di lei e, passato il bambino alla moglie, prese in braccio la donna: sorprendendosi del suo corpo leggero. Eppure non sembrava denutrita, anzi.

Era una donna giovane, abbastanza bella nonostante tutte le cicatrici e le ferite che la segnavano: chiedendosi da dove venisse e perché fosse così ferita Ryan la stese sul letto della moglie.
«Secondo te chi potrebbe essere? » sussurrò la moglie. Il bambino aveva smesso di piangere e ora dormiva tranquillo, cullato dal battito del cuore di Mary.

Ryan scosse il capo.
« Non lo so tesoro, però…Oh, si sta svegliando. »
La donna stava infatti aprendo gli occhi: sbatté a fatica le palpebre, fissando il soffitto con aria stupita. Si mosse poi sul letto e, solo allora, i due coniugi notarono un prezioso monile d’oro appeso al collo della giovane poiché brillò alla luce delle lampade.
Li fissò con aria ora stupita ora con una consapevolezza e una dolcezza che li lasciò un po’ straniti.
« Grazie. » sussurrò con gentilezza.
Si girò, mettendosi supina con un gemito di dolore. Ryan si avvicinò a lei, scambiando un’occhiata con la moglie.
« Signorina…» iniziò. Ma la donna scosse il capo con decisione, chiudendo gli occhi: appariva stanca e provata, con la stessa aria di una che ha appena percorso miglia e miglia senza mai fermarsi, inseguita da qualcuno o da qualcosa che sopraffaceva la sua stessa forza di sopravvivenza.
« Mi chiami Vivianne. » mormorò con una calma che sembrava quasi innaturale per una che stava lentamente morendo.
Ryan sospirò, annuendo, mentre sua moglie si avvicinava al letto e porgeva il bambino alla ragazza: Vivianne sorrise e, se pur a fatica, riuscì a prendere in braccio il piccolo.
I due coniugi rimasero in silenzio, interdetti.
« Lui si chiama Mark. Ha pochi giorni, è nato il 28 Aprile… Credo…Credo sia un bel bambino, in buona salute e…Beh, spero di aver fatto la scelta giusta, andandomene. »
Vivianne posò gli occhi lucidi su moglie e marito. Era quasi febbricitante mentre parlava, eppure al contempo era lucida come non mai.
« Lo terrete voi? Gli darete quella famiglia di cui ha bisogno? Io…Io sto morendo e non posso offrirvi denaro. Però…Però io voglio bene a mio figlio e…E mi piacerebbe che lo adottaste voi…» mormorò la ragazza, il respiro sempre più fievole e debole.
Ryan si limitò ad annuire, mentre Mary singhiozzava sulla sua spalla.
Vivianne sorrise, di un sorriso sincero e dolce.
« Grazie. »
Si sfilò a fatica il medaglione.
« Datelo a mio figlio. Per quando crescerà…Sarete dei bravi genitori. Io lo so. » diede un ultimo bacio sulla fronte del bimbo e sospirò un ultima volta.
Vivianne morì così, col suo bambino stretto al petto e un sorriso sulle labbra.
E la consapevolezza, per una volta, di aver fatto la scelta giusta.

Note dell'autrice:


...
Tanti auguri Beatrice!XD
Sisi, lo so che è una storia bellissima e affascinante che potrebbe piacerti!^O^
Ringrazio Noemi per avermi sopportata in quest'avventura u.u
Alla prossima :-P

  
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