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Autore: UselessLesbianVampire    02/05/2011    3 recensioni
Il giorno dopo un'attentato terroristico al N.C.I.S., Vance decide di convocare una riunione. Ma Ziva David non si presenta e sembra essere scomparsa nel nulla. Intanto nell'ufficio del direttore arriva una lettera scritta in quello che sembrerebbe ebraico...
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Guardo l’orologio.
Sono le sette.
Le sette meno dieci,  per l’esattezza.
Non riesco a capire.
Il tempo passa, inesorabile, mentre mi avvicino alla morte.
Ma stavolta qualcosa è cambiato: ho paura.
Quante volte mi sono ritrovata in questa situazione?!
Eppure è strano, non avevo mai provato simili emozioni. Mai.
Mai il mio attaccamento alla vita si era fatto così forte.
E forse questa è una ragione in più per lottare, per resistere...ma non riesco a muovermi.
Il veleno impedisce ogni mio tentativo di fuga da quel buio baratro in qui sto precipitando.
E riduce anche la mia forza di volontà …
 
Che c’è, David? Non reagisci? Perché non provi ad alzarti? E magari riesci pure ad uccidermi …Dice in tono scherzoso il mio carnefice.
Non voglio reagire.  Sussurro.
Non ne ho voglia.
Sono così stanca …
 
McGee’s pov.
 
Due giorni prima.
 
Maledizione! Ero in ritardo di cinque minuti. Mi ero ripromesso di non prendere mai più la strada più lunga, ma l’altra era totalmente intasata a causa di un incidente.
Me lo sentivo, sta volta lo scappellotto di Gibbs non me lo avrebbe tolto nessuno. Mi massaggiai la nuca al ricordo dell’ultimo.
Odiavo i lunedì. Soprattutto i lunedì mattina.
A parte questi piccoli inconvenienti, di solito i lunedì mattina andavano a gonfie vele. Certo, se per gonfie vele si intende Gibbs che annuncia con freddezza glaciale: “Un marine morto a Baltimora. Muovetevi.”… era una cosa a cui, con il tempo, ci si abituava.
Ma sentivo che c’era dell’altro … avevo una strana sensazione quella mattina, come un malessere che penetrava nella care senza esitazione. Era raro che questo campanello dall’arme risuonasse nel mio cervello, e il più delle volte era motivato da successive disgrazie, quali la morte di Kate, il rapimento di Abby, l’improvvisa scomparsa dai radar della nave in cui era imbarcata Ziva e tanti altri eventi che mi fecero pensare che quella mattina sarebbe successo qualcosa che però, sta volta, avrebbe messo a repentaglio la mia di vita.
Perché? Beh, perché quel campanello d’allarme pulsava nella mia zucca dal giorno prima, quando per miracolo avevo evitato la pallottola di un terrorista psicopatico che ce l’aveva con Gibbs perché l’aveva sbattuto in prigione molti anni prima.
Entrai velocemente nell’ascensore, pestando i piedi a una giovane segretaria e aspettandomi di trovare anche il sorriso beffardo di Tony, ma non fu così.
L’ascensore si apri e invece di ritrovarmi davanti tutta la squadra già pronta con tutto l’occorrente, mi ritrovai davanti alle scrivanie. Vuote.
Già di per me avevo la sensazione che qualcosa non andasse, ma ora! Ora ne avevo assoluta conferma! Dove diavolo erano andati tutti! E perché io mi sentivo sprofondare nel panico più profondo?!
Calmati McGee! Probabilmente saranno nel laboratorio con Abby, o magari stanno parlando con Ducky!
Così mi fiondai in laboratorio, ma non trovai nessuno. Provai nell’obitorio e li trova Jimmy intento nel ricucire un cadavere. Nonostante le circostanze assai disgustose provai sollievo nel vederlo.
“Jimmy! Meno male che ci sei tu! Sai dove sono finiti gli altri?”
“Ciao anche a te McGee! Che ci fai qui? Dovresti essere alla riunione di Vance. Non te lo ricordi? Domani vi voglio vedere nel mio ufficio alle sette.” Disse imitando il vocione del direttore.
“Oh si, giusto! Ora ricordo!”
Me ne ero completamente dimenticato! Corsi su per le scale e spalancai la porta dell’ufficio di Vance.
“Finalmente, agente McGee, ha deciso di unirsi a noi.” Disse gelido il direttore, con il suo solito sguardo accigliato. Nella stanza si erano già accomodati Gibbs, Tony –che mi guardava e, stranamente non sorrideva affatto- e Ducky. Restavano due sedie vuote.
“Scusate direttore ma ho avuto un imprevisto e …”
“Al momento non me ne può fregar di meno dei suoi imprevisti. Vorrei solo sapere dove diavolo è finita l’agente David. Sono più di tre ore che il padre cerca di contattarla senza ottenere risultati. Il che l’ha costretto a rivolgersi a noi. E ciò che è peggio è il fatto che Tony non l’ha trovata neanche nel suo appartamento, ne tanto meno ha trovato la sua auto.” Disse agitandosi.
“Ziva? Credevo di essere solo io in ritardo …”
“Ziva ha scelto il momento sbagliato per mettersi nei guai. Oggi dovevamo discutere su quanto successo ieri a proposito della cellula terroristica diYussef  al Hamdani. A quanto pare sta estendendo i suoi commerci nel campo della droga. E sembra avere molto successo.” Disse  Gibbs, teso.
Strabuzzai gli occhi: Yussef  al Hamdani era colui che il giorno prima aveva tentato di uccidermi puntandomi un vecchio fucile da caccia in testa. “Come fa a gestire un traffico di droga se proprio ieri l’abbiamo rispedito in carcere?”
“È questo il mistero McGee. C’è qualcuno che intercede presso di lui in carcere e che fa il lavoro sporco al posto suo. Ma il punto è chi?” rispose Tony.
“E Ziva? Cosa c’entra le in tutto questo?” chiesi io, agitato.
“C’entra eccome. Se no non avrebbero mai spedito i loro uomini migliori per rapirla.” Disse Ducky, tristemente, e mi mostrò una lettera.
Era totalmente scritta in quello che sembrava ebraico: una chiara provocazione al Mossad.
“Dice che entro mezzogiorno i più grandi nemici della famiglia al Hamdani saranno eliminati. Chiaramente quei nemici siamo noi e il Mossad, che sotto ordine di Eli David ha collaborato segretamente con noi per l’eliminazione di questa pericolosa cellula terroristica. Ma ciò che più mi sorprende è che siano riusciti ad incastrare Ziva …” disse Gibbs.
“Infatti crediamo che non siano stati loro a cercarla ma lei a cercare loro.”disse Vance. ”Può darsi che stesse cercando qualche informazione e forse aveva trovato una pista, e loro l’hanno capito. Probabilmente si è trovata nel posto giusto al momento sbagliato.”concluse.
“Inoltre non penso neanche che sia stata una coincidenza …”
  
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