Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |      
Autore: GinnyAlien    02/05/2011    2 recensioni
Heidi è una ragazza che ha sempre vissuto di speranze. Ma quando il sogno di una vita si realizza, Heidi si ritrova catapultata in una realtà totalmente opposta a quella che immaginava. Da quel momento tutte le sue certezze verranno abbattute e quell'amore che credeva tanto puro, sarà la scintillà che farà scatenare la tempesta.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Una ragazza, si dirigeva veloce verso l'entrata di un hotel di Amburgo. Le sue valige erano già state portate in camera, mentre lei era andata a fare shopping per il corso di quella città mai visitata. Così, quando il receptionist le chiese cosa desiderava, invece di chiedere la chiave della sua camera, sapendo di essere in ritardo, chiese solamente se le persone che cercava fossero arrivate. Commise un enorme sbaglio. Il portiere la guardò tra il confuso e il divertito, evitò di essere sgarbato solamente perchè la ragazza lo guardava in maniera seria.
-Si, lo so, ma io devo incontrarli davvero!-
-Tesoro, ti capisco. Tutte le ragazze che sono là fuori devono incontrarli-, disse quello con fare comprensivo. -Quindi, se non alloggi qui, devo chiederti se, gentilmente, puoi accomodarti fuori con tutte le altre.-
-Ma io ho una stanza prenotata; le mie valigie sono già in camera.-
-Bene, sai dirmi il numero? A nome di chi è prenotata??-
-Ehm... Veramente no-, ammise lei, imbarazzata. -Non me l'hanno detto, non sono stata io a prenotare.-
-Sai dirmi almeno il tuo nome?-
-Heidi- rispose lei, d'un fiato.
Il receptionist era davvero divertito, ormai era certo che la ragazza lo stesse prendendo in giro. Perchè, in realtà, la cosa buffa era che la ragazza che portava il nome di Heidi, aveva una somglianza singolare con il personaggio del cartone animato. Non fosse stato per gli occhi, che quel giorno erano verdi. Gli occhi di Heidi erano dei burloni. Cambiavano colore a seconda del tempo. Quel giorno pioveva, Heidi non poteva proprio dimenticarselo. Quando pioveva, gli occhi di Heidi diventavano verdi.
-Adelaide Serpenti-, si corresse lei. Era abituata ad essere chiamata con il suo soprannome storico, perchè... Beh, il suo nome andava evitato per ovvie ragioni.
-Sono abbastanza in ritardo-, insistette lei. -La prego, se non è certo, controlli. Dovrei essermi presentata all'appunatamento già da un pezzo.- "E tu non mi stai aiutando per niente, pezzo di imbecille", concluse nella sua testa.
-Molto bene-, si arrese. -Controlliamo subito. Signore, questa ragazza dice di avere un appuntamento con lei-, dichiarò l'uomo con le braccia aperte e uno sguardo eloquente, riferendosi a qualcuno alle spalle della ragazza.
-Beh, vediamo: con chi ho l'onore di fare la conoscenza?-, chiese una voce a dir poco familiare, che, mentre quella si voltava, riempì Heidi di una stramaledetta nostalgia e di paura.
La mano di un angelo si tese per stringere quella di Heidi e un sorriso mozzafiato scoppiò sul volto del ragazzo che aveva parlato un'istante prima.
-Io sono Bill-, disse -Bill Kaulitz.-
 



Quando il suo cellulare squillò, Heidi nemmeno se ne accorse.
Era il giorno di Natale, un giorno che per tutti dovrebbe essere un giorno speciale, o perlomeno diverso.

Adelaide Maria Stella Serpenti, 17 anni, nota a tutti come Heidi, alta, castana, occhi marroni che all'occorrenza e a loro piacimento diventavano verdi giada, magra da far paura, dopo un'infanzia passata ad essere sempre ricordata come la più grande di tutta la classe, in altezza e non solo. Studiava in un liceo classico cattolico di Roma, era un'inguaribile scrittrice, faceva praticantato già da un paio di anni presso una nota azienda di moda. Genitori immancabilemente separati, una mamma un po' pazza, un fratello maggiore un po' assente. Le piaceva leggere, assaporare il suo iPod fino a che non fosse scarico, starsene da sola, in silenzio, a riflettere, rimuginare, creare. La sua passione per la moda era quasi pari a quella della scrittura: gli unici due ponti di sbocco nel mondo, gli unici modi in cui riusciva ad esprimersi. Ragazza all'apparenza aperta, matura, solare - anche se famosa per i suoi pianti -, che in realtà, dentro di sè, possedeva una ragnatela di emozioni contrastanti. Costantemente comprensiva, indifesa e chiusa, orgogliosa, testarda e confusa. Una contraddizione vivente. Si portava appresso un bagaglio emotivo abbastanza pesante da sopportare in silenzio, ma non le piaceva far pesare i suoi problemi agli altri. Aspettava solo di poter diventare indipendente e andarsene con sua cugina a vivere lontano. Lontano da tutti. Heidi non aveva mai conosciuto di persona Hannah, la sua cuginetta tedesca. Nate lo stesso giorno, a distanza di un anno, le loro madri non le avevano mai fatte incontrare e non ne immaginavano il motivo. Sentivano solamente una grande sintonia, una intesa inscindibile che le legava. Forse era stata anche la loro "passione" in comune, ad unirle così tanto, anche da quella distanza. Una passione che le aveva cambiate molto e che aveva aiutato Heidi in ogni momento. Heidi, infatti, due anni prima rispetto a dove inizia la nostra storia, aveva partecipato ad un concorso per diventare stagista di Dsquared2, "Disegna un abito di scena per il tuo arista preferito". Aveva vinto, strabiliando tutti con il completo che aveva ideato per loro, i suoi artisti preferiti, i suoi angeli, la sua "passione". E adesso era la cocca di tutti da Dsquared, soprattutto di Dean e Dan, che la trattavano come fosse una sorella più piccola, un po' per il suo ingegno e la sua originalità, un po' per il suo modo di fare.
Così, quando il suo cellulare squillò, Heidi nemmeno se ne accorse. Si era assopita sulla sua poltrona preferita con un libro in mano e tutti, si sarebbe aspettata di sentire, tranne quei due geni pazzi per cui lavorava.
Non la chiamavano quasi mai nei suoi giorni liberi, anche perchè, avevano capito che non c'era proprio modo rintracciarla. Sbadata com'era, quando non doveva essere cercata da qualcuno di vitale importanza, lasciava sempre il suo cellulare chissà dove. Grazie al cielo, aveva la fissazione di controllare periodicamente il display per vedere l'ora e quando notò le innumerevoli chiamate perse, il suo viso prese un colorito un po' pallido. Si, si vergognava per essere così, ma non poteva farci nulla. Quello era il suo modo di fare, perdersi nei suoi mondi segreti, immaginarsi migliaia di storie, chiudersi sui suoi libri e lasciare gli altri al di fuori di se stessa. Anche con Hannah, in fondo, si comportava alla stessa maniera, ache se a lei riusciva a raccontare più che a chiunque altro. Sospirò e, mordicchiandosi l'interno del labbro, riscompose il numero di Dean.
-Hey!-, rispose quello al terzo squillo. - Allora sei viva.- Heidi rise e augurò un buon Natale ai gemelli, in vivavoce.
-Ascolta piccola, abbiamo deciso di fare la nostra buona azione per Natale e la vittima sei tu!-, minacciò Dean.
-Devo preoccuparmi? Di che si tratta?-, si informò lei.
-Nulla di che, vogliamo esaudire un tuo desiderio. Hai presente il modellino che abbiamo disegnato per la sfilata? Beh, le tue modifiche sono state inserite perchè erano veramente originali e sarebbe stato difficile trovare un modello che avrebbe indossato quel completo meglio di lui.
-Lui chi?-, Heidi era terrorizzata, un'idea a dir poco assurda stava prendendo forma nella sua testa. Doveva reprimerla, doveva mettere a tacere quella voce di speranza. Un'altra illusione che avrebbe portato l'ennesima delusione. Ma non potè fare a meno di credere che quell'impressione fosse in parte giusta. Heidi sapeva bene per chi aveva riadattato il completo.
-Heidi-, riprese Dan. -Siamo in contatto con lui da un po' di tempo, ha visto i modelli, ne è entusiasta da morire. Sarà lui a sfilare per noi. Scusa tesoro se non te lo abbiamo detto prima, ma volevamo farti una sorpresa.
-Beh, ci siete riusciti-, sussurrò lei a se stessa, lasciandosi cadare il cellulare dalle mani.
Se c'era una cosa difficile, era sorprendere Heidi. 


Sua madre, Matilda, la andò a cercare una decina di minuti dopo e la trovò seduta per terra, il suo vestito preferito tutto stroppicciato, gli occhi rossi e gonfi per il pianto e una gioia sconfinata mista al terrore, in essi.
-Mamma-, disse Heidi, -lo incontrerò.-
Non c'erano altre parole per esprimere quello che stava per succedere nelle loro vite.
Matilda non rispose nulla, non sorrise, non pianse di gioia per sua figlia. Sapeva perfettamente quello che sarebbe accaduto. E prese piano piano la consapevolezza di quanto, in un momento, il loro destino fosse cambiato. Non riusciva a capacitarsi di come sua figlia, ogni volta, avesse la capicità di mandare all'aria i progetti del destino e cambiare la sua storia. Con fatica, sudore e caparbietà otteneva tutto quello per cui lottava. Matilda era debole sotto questo punto di vista e ammirava la figlia come uno studente con il suo mentore. Sapeva che quel giorno di solitudine non sarebbe mai potuto essere felice per nessuna delle due. Ma sapeva anche che, da adesso in poi, ogni giorno, sarebbe stato totalmente diverso.




Quella mattina, mentre si preparava per partire, Heidi, aveva ripercorso a mente la chiamata ricevuta dai gemelli nemmeno quindici giorni prima. Dean e Dan sapevano già quello che in segiuto lei avrebbe proibito loro di fare: non dovevano dirgli che Heidi era una loro fan. Termine orribile e inappropriato con il compito di descrivere quello che migliaia di ragazze come Heidi sentivano per quei quattro ragazzi. Un compito mai portato a termine, secondo Heidi. La ragazza aveva posto questa condizione per non influenzare il suo lavoro (e anche la sua salute psico-fisica a dirla tutta..) in modo che nessuno di loro avesse mai avuto dei pregiudizi nel confronto dell'altro.
La ragione segreta in realtà era un'altra. Non c'erano parole per descrivere ciò che Heidi sentiva per il suo angelo, ma era certa che in un modo o nell'altro fosse ricambiata.
Heidi non era mai certa di nulla. In tutta la sua vita non era mai stata certa di nulla. Tranne che di questo. Era certa che le loro anime fossero fatte per completarsi a vicenda, scambiarsi tutto quello che mancava nell'altro, ma rivelargli i suoi sentimenti, non avrebbe portatato il suo angelo a rendersi conto che fosse così. Se lui avesse saputo quello che provava Heidi, non sarebbe mai riuscito a ricambiare il sentimento puro che provava la ragazza.
Perciò quell'angelo, che portava il nome di Bill Kaulitz, non capì bene perchè la ragazza che si trovava davanti si fosse bloccata così nel vederlo.
Consapevole di essere, ehm, appariscente, riflettè sul fatto che una reazione del genere da una ragazza del genere che non lo conosceva nemmeno era un po' surreale.
Quella ragazza era bella come poche e non sapeva di esserlo, altrimenti avrebbe usato il suo fascino per ammaliarlo. L'iniziale sensazione di disagio cambiò radicalmente e la ragazza conquistò un punto positivo a suo favore. Bill apprezzò il tentativo di cambiamento d'espressione sul suo volto e anche se non ne intuiva il motivo, capiva perchè non riuscisse a parlare. In fondo non sapeva cosa dire nemmeno lui, il che accadeva davvero di rado.
Hedi era pietrificata. Il mondo intorno a loro due era scomparso. Conosceva la bellezza di quell'angelo, ma non immaginava quale fosse la sua vera faccia. Tutti i piccoli difetti in essa si trasformarono in nuovi punti da ammirare. Era bello da sentirsi male. Una reazione immatura, si, ma non riusciva a capire come facesse la gente intorno a lui a non rimanere paralizzata di fronte a tanto splendore. Già... Si ricordò improvvisamente, gli altri non provavano un briciolo del sentimento che bruciava in lei. Perciò si ricompose e, cercando di mettere da parte quel momento di imbarazzo, si presentò ricambiando la stretta di mano.
-Adelaide-, disse lei, distratta da quel tocco da capogiro. Le mani dell'angelo erano esattamente come se le aspettava: liscie, un po' fredde e sudate. La stretta era salda e rassicurante. Con un brivido si accorse di aver sbagliato di nuovo il nome pronunciato.
Bill la guardò confuso, perchè era certo di non avere nessun appuntamento con nessuna Adelaide.
-Heidi-, si corresse ancora lei, -Per piacere, chiamami Heidi.-
Sorrise soddisfatto (il nome Heidi se lo ricordava bene) e le disse di seguirlo.
-Ma, signore!- Protestò il receptionist di cui entrambi si erano dimenticati.
-Non preoccuparti, Gregor, mi occupo io di lei.-
Bill lo disse con legerezza, senza sapere che, nel suo subconscio, si era appena promesso di prendersi cura per davvero di quella ragazza.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: GinnyAlien